Una dieta sana non solo fa bene alla salute e aiuta a contrastare l’obesità, ma è anche più sostenibile, quindi può contribuire a salvaguardare il benessere del pianeta.
E’ questo lo spunto di riflessione lanciato dalla Fondazione Barilla per la Giornata mondiale della salute del 7 aprile.
Nel mondo, oltre il 13% della popolazione è obesa, per un totale di oltre 650 milioni di over 18. In Italia, il dato scende a poco più del 10% della popolazione over 18. Numeri preoccupanti, se si pensa che l’obesità è uno dei fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, problemi respiratori, diabete, oltre a impattare sul sistema economico mondiale per 2 trilioni di dollari (2,8% del PIL mondiale): in Italia, i costi per le sole patologie cardiovascolari ammontano a oltre 15 miliardi di euro, quelli per la cura del cancro a poco meno di 7 miliardi.
Ma non solo le nostre diete poco equilibrate mettono a rischio la nostra salute e ci costringono a sostenere costi ingenti per le cure mediche. Anche il modo in cui produciamo il cibo che portiamo in tavola ha un impatto altrettanto serio: in gioco, in questo caso, c’è il benessere del Pianeta.
Sempre secondo l’analisi della Fondazione Barilla, la produzione di cibo è l’attività dell’uomo che contribuisce di più al cambiamento climatico (31%), superando il riscaldamento degli edifici (23,6%) e i mezzi di trasporto (18,5%): basti pensare che quasi 1/3 delle emissioni di gas serra deriva dal settore agricolo. Le conseguenze, in termini di inquinamento atmosferico e aumento delle temperature, possono essere drammatiche e mettere seriamente a rischio la salute, e la stessa sopravvivenza, dell’uomo e della Terra.
Seguire una dieta bilanciata può aiutare, non solo a salvaguardare la salute dell’umanità, ma anche a proteggere le risorse e i delicati equilibri del pianeta, già fortemente compromessi. Scopri perché.
La dieta che fa bene all’uomo e all’ambiente
La strada per invertire questa tendenza passa attraverso una dieta sostenibile, che non è benefica solo per l’uomo, ma anche per l’ambiente: il modello da seguire è quello della piramide alimentare, anzi della “doppia piramide”, alimentare e ambientale.
Come sottolinea la Fondazione Barilla, mangiare sano vuol dire anche mangiare sostenibile: gli alimenti a minore impatto ambientale sono, infatti, gli stessi per i quali i nutrizionisti consigliano un consumo maggiore, mentre quelli con un’impronta ambientale più alta sono quelli che andrebbero consumati con moderazione.
Ma che significa “dieta sostenibile”? Lo ha spiegato Katarzyna Dembska, nutrizionista e ricercatrice della Fondazione Barilla, che ha osservato come “negli ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo allontanamento da modelli alimentari sostenibili, come la Dieta Mediterranea, in favore di modelli ricchi di proteine di origine animale, alimenti trasformati con alte percentuali di zuccheri, sale, grassi o poveri di fibre. Soluzioni alimentari che ci possono esporre, sul lungo periodo, a malattie o problematiche di salute anche molto costose. Scegliere diete sostenibili, oltre a ridurre l’impatto sull’ambiente, può incidere positivamente sulla longevità. Ad esempio, un’alta aderenza alla Dieta Mediterranea si stima possa portare circa 4,5 anni di aspettativa di vita in più”.
La dieta Mediterranea: sana e a ridotto impatto ambientale
Seguire una dieta ispirata al regime Mediterraneo vuol dire, quindi, vivere più sani e più a lungo, ma anche portare in tavola cibi a più ridotto impatto ambientale, quantificato attraverso tre indicatori ambientali:
- Carbon Footprint: conosciuto anche come impronta carbonica, calcola l’impatto – espresso in termini di emissione di anidride carbonica equivalente (kg CO2 eq) – associato alla produzione di un bene o di un servizio, lungo il suo intero ciclo di vita. Nel calcolarlo si considerano le emissioni di tutti i gas a effetto serra.
- Water Footprint: l’impronta idrica è un indicatore del consumo di acqua impiegata per la realizzazione di un bene o di un servizio durante tutto il suo ciclo di vita. Considera sia i prelievi avvenuti in fase di produzione, sia quelli utilizzati per produrre le materie prime necessarie. Si misura in litri o metri cubi.
- Ecological Footprint: l’impronta ecologica permette di misurare la superficie terrestre o marina (biologicamente produttiva) necessaria a produrre le risorse che l’uomo consuma e i rifiuti che produce, in rapporto alla capacità della Terra di rigenerare le risorse naturali e assorbire le emissioni.
Fin dalla prima edizione della Doppia Piramide Alimentare, nel 2010, il Barilla Center for Food and Nutrition ha utilizzato questi indicatori, resi disponibili dalle banche dati a libero accesso e da diverse pubblicazioni scientifiche, per quantificare gli impatti ambientali degli alimenti. I risultati mostrano che una dieta ispirata a quella Mediterranea non è solo sana, ma consente anche di limitare il proprio impatto sull’ambiente.
Fonte: The Barilla Center for Food and Nutrition Double Pyramid
©BCFN Foundation 2016
Le regole del “vivere bene” e sostenibile
Ecco, riassunti in 14 punti, i cardini del “vivere bene”, ispirati ai principi della dieta Mediterranea, per volere bene a noi stessi e alla Terra:
- Fai almeno 30 minuti di attività fisica al giorno
- Evita di raggiungere condizioni di sovrappeso e obesità
- Evita l’eccessivo consumo di alcolici
- Adotta una dieta equilibrata
- Aumenta il consumo di frutta e verdura
- Scegli i carboidrati complessi e aumenta il consumo di cereali integrali
- Aumenta il consumo di legumi
- Consuma 2 o 3 porzioni di pesce alla settimana
- Scegli condimenti vegetali
- Limita il consumo di cibi a elevato contenuto di grassi
- Riduci il consumo di cibo fritto
- Limita il consumo di carne e pollame a 3 o 4 porzioni alla settimana
- Modera il consumo aggiuntivo di sale
- Limita il consumo di cibi e bevande ad alto contenuto di zuccheri.