Attenzione ai cibi che arrivano in Europa dalla Turchia: possono nascondere rischi per la salute. Il Paese è infatti al primo posto, davanti alla Cina, per numero di allarmi alimentari fatti scattare nell’Unione Europea. Nel mirino ci sono soprattutto prodotti ortofrutticoli con pesticidi oltre i limiti, ma anche fichi secchi, pistacchi e nocciole con eccesso di aflatossine cancerogene.
E’ l’allarme lanciato da Coldiretti, in riferimento alle ipotesi di bloccare il processo di adesione della Turchia all’Unione Europea e di pianificare sanzioni dopo l’offensiva contro le forze curde in Siria.
I dati si basano sulle rilevazioni dell’ultimo rapporto Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), che registra gli allarmi per rischi alimentari legati a residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell’Unione Europea.
Ingresso di prodotti non conformi nella UE: il primato della Turchia
Sono 3.622 gli allarmi alimentari scattati nel 2018 nell’Unione Europea. La Turchia è il Paese responsabile del maggior numero di notifiche per prodotti non conformi (318), seguita dalla Cina (310).
“Una situazione – dichiara Coldiretti – che evidenzia chiaramente la distanza dagli standard di sicurezza alimentare dell’Unione Europea, con evidenti rischi per la salute dei consumatori per l’assenza di adeguati controlli”.
I pistacchi con aflatossine di provenienza turca sono finiti anche nella black list, stilata da Coldiretti, dei 10 prodotti più pericolosi venduti in Italia nei primi 9 mesi del 2019. L’analisi, basata sempre sui dati del RASFF sugli allarmi alimentari, è stata presentata al Forum Internazionale dell’agroalimentare a Cernobbio. Tra i prodotti a rischio, al primo posto il pesce dalla Spagna per l’alto contenuto di mercurio, seguito da quello francese per l’infestazione del parassita Anisakis. Sotto accusa anche le arachidi dall’Egitto per la presenza di aflatossine e le cozze dalla Spagna contaminate da Anisakis.
Nei prodotti importati, sottolinea Coldiretti, c’era una presenza irregolare di residui chimici più che doppia rispetto a quelli italiani. In generale, i controlli hanno messo in evidenza le maggiori garanzie di sicurezza dei prodotti nazionali, a fronte di pericoli che arrivano soprattutto dalle importazioni.
“Eat Original”: oltre un milione di firme a favore dell’obbligo dell’etichetta di origine
Proprio per questo, Coldiretti si è recentemente fatta promotrice di una petizione a favore dell’obbligo di indicare in l’etichetta, per tutti gli alimenti che circolano in Europa, l’origine nazionale dei prodotti.
La campagna “Eat Original”, che si è conclusa il 2 ottobre, ha raggiunto l’obiettivo di raccogliere 1,1 milioni di firme di cittadini europei. L’obiettivo, chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo dell’etichettatura di origine a tutti gli alimenti. Al momento, infatti, l’origine deve essere riportata solo per alcuni alimenti: miele, olio d’oliva, frutta e verdura fresca, pesce, carni bovine, suine, ovine, caprine e avicole (fresche, refrigerate o congelate).
Per tutti gli altri alimenti, l’etichettatura di origine è volontaria. Questo vale per prodotti a base di carne, latte, latticini, alimenti non trasformati e prodotti a base di singoli ingredienti (ad esempio farina o zucchero). Il rischio è quindi quello di portare in tavola alimenti di origine sconosciuta, prodotti con ingredienti di bassa qualità o addirittura tossici. L’auspicio è che il successo della petizione di Coldiretti lanci un segnale all’Europa perché la normativa venga rivista. Questo, a tutela della salute dei consumatori, contro le frodi alimentari e a difesa dei prodotti italiani di qualità.
Fonte: Ansa