Ti capita spesso di arrivare a casa e di trovare i tuoi bambini abbandonati su un divano che con gli occhi spenti e l’espressione imbronciata esclamano “Mamma, mi annoio!”.
Una frase che ti rende inquieto, aggiungendo altri interrogativi alla lunga lista di dubbi sulla tua capacità di essere una buona madre o padre. Ma la noia è veramente un problema?
Sara Silvan, psicologa ad orientamento cognitivo-costruttivisto, ti aiuta a capire meglio perché i tuoi bambini si annoiano, come affrontare e sopravvivere a questo sentimento.
E’ normale che i bambini si annoiano?
Già a partire dai 3-4 anni possono manifestare atteggiamenti di noia. Prima sono troppo piccoli.
C’è sempre un momento in cui si annoiano. Certo, non è semplice, né utile, dare una definizione generale di questo sentimento, poiché ogni bambino attribuisce il suo significato e lo vive in modo diverso. É quindi importante capire ed indagare queste differenze.
I motivi di questo sentimento
La prima associazione che viene in mente è con la solitudine: se un bimbo si sente solo si annoia. Ma può provare noia anche perché è stanco di fare lo stesso gioco o c’è una difficoltà che non riesce a superare. Questo sentimento può manifestarsi, inoltre, in conseguenza al tipo di routine che vive durante la settimana. la tendenza ad impegnargli tutti i pomeriggi fa sì che i momenti di inattività o di pausa fra le diverse attività possano essere percepiti come noiosi.
La noia è salutare?
Si dovrebbe osservare come il bambino elabora questo sentimento e quali insegnamenti ne trae.
La noia può essere salutare laddove permette al bambino, una volta vissuta, di elaborare le proprie strategie per affrontare momenti di “vuoto”, di assenza di stimoli. Ma tutti abbiamo paura del vuoto.
La noia permette di entrare in contatto con ciò che il bambino sente: nella modalità “stand-by” il bambino si ferma, non fa, ma sente.
Questo spazio può diventare così una risorsa per il bambino per ascoltarsi al fine inoltre di comprendere ciò di cui ha bisogno. La noia è il seme della creatività. Svuotare il cervello, potersi fermare invece di correre tra un’attività e l’altra, avere la facoltà di scegliere cosa fare e decidere di non fare nulla: questa è l’attività migliore per sviluppare idee nuove.
Quale strategia usare per arginare questo sentimenti
I genitori devono chiedersi “Ma anche noi ci annoiamo”. E’ un sentimento che tutti proviamo e che dobbiamo imparare ad affrontare.
Esiste comunque una strategia efficace e molto semplice, che ciascun genitore può adottare. Parlare con il proprio bambino e aiutarlo a dare un nome preciso a questo sentimento.
Capita, infatti, che i più piccoli non riconoscano la sensazione di noia e spesso etichettino in questo modo altri sentimenti. Per fare un esempio, spesso il bambino confonde la stanchezza con la noia oppure con la sua incapacità di portare a termine un compito o con la sua difficoltà a completare un esercizio.
Una volta attribuito il nome giusto a sentimenti ed emozioni, noi adulti dobbiamo capire in quali momenti della giornata, i nostri piccoli si annoiano e quindi i significati attribuiti dal bambino a questa parola. Sempre evitando di soffocare o spegnere il sentimento, ma spronando il bambino a riflettere e prendere consapevolezza delle sue emozioni.
In ogni caso, i genitori devono imparare a mantenere la giusta distanza, non intervenire subito tappando il buco della noia con qualcosa che distragga il bambino. E’ importante lasciargli lo spazio per vivere e conoscere le sue emozioni.
Quale lezione si impara dalla noia
Imparare ad affrontare le difficoltà e le frustrazioni. Un bambino si annoia quando si trova davanti ad un ostacolo o a qualcosa che non riesce a fare. Se noi genitori non gli permettiamo di vivere le diverse situazioni, provare questo sentimento e superarlo in modo costruttivo, lo priviamo dell’occasione di conoscere meglio le sue emozioni ed imparare a gestirle in modo positivo.
E se il bimbo si annoia a scuola?
Anche in questo caso, il suggerimento è cercare di capire cosa si nasconde dietro questa etichetta che lui attribuisce. Forse ha delle difficoltà con i maestri, o con il gruppo dei pari e chiede aiuto parlando di noia.
La strategia è sempre la stessa: parlare, capire, lasciargli lo spazio per affrontare e intervenire solo per aiutarlo a trovare strumenti e risorse per superare il problema.