Sommario
Il pugilato o boxe è uno degli sport da combattimento più antichi e noti, che prevede l’incontro tra due atleti diversi dentro un campo da combattimento denominato ring. I due pugili si affrontano colpendosi con dei pugni chiusi per una durata di tempo determinata. Sono protetti da dei guantoni appositi, allo scopo di indebolirsi e di riuscire a mandare a terra l’avversario.
Il pugilato è uno sport che può essere praticato in maniera agonistica da dilettanti e professionisti, ma anche in maniera non agonistica attraverso moderne discipline ricreative.
La boxe è uno sport impegnativo e completo, che prevede uno studio preparatorio molto ampio da parte dei contendenti, in funzione dello scambio di colpi che avviene sul ring.
I pugili combattono su un ring di 5 metri per 5 metri, con le dimensioni all’interno delle corde che scendono a 4 metri per 4, e che ospita i soli contendenti e l’arbitro. I pugili cercano di colpirsi con dei pugni senza essere a loro volta colpiti dall’avversario.
Durante l’incontro, ai contendenti è vietato girare la schiena all’avversario. Sono solo permessi colpi effettuati con le nocche del pugno sulla parte superiore del corpo dell’avversario, dalla cintura fino alla fronte.
Inoltre, è vietato tenersi, spingersi, combattere corpo a corpo e voltarsi di lato.
Pugilato: cos’è
La parola pugilato deriva dal latino pugilatus, che trae la sua origine da pugil, termine che indica l’atleta che lotta con il pugno.
Gli atleti che praticano questo sport sono denominati pugili, ma anche pugilatori o pugilisti. Il pugilato è chiamato anche Boxe, termine francese che indica questo sport.
Pugilato: etica e valori
Come dimostrato dalla sua storia e dalla sua diffusione, la boxe si è affermata come uno sport di riscatto, soprattutto per coloro che vogliono conquistarsi una vita migliore.
Infatti, molti campioni hanno alle spalle una passato difficile, e con la pratica di questo sport hanno cercato il riscatto e imparato molti valori. Il rispetto verso il maestro, l’avversario, l’arbitro e il regolamento, sono valori base per un pugile.
Dedizione e puntualità sono aspetti anch’essi importanti per la crescita dell’atleta, che poi può spenderli nella vita quotidiana. Nel pugilato il successo, vista la grande quantità di incontri, si conquista sul ring un passo alla volta.
Il pugile sottomette l’avversario nel rispetto delle regole. La ricerca dell’etica è giustificata dalla volontà di ottenere traguardi personali altrimenti non raggiungibili:
- Atletismo.
- Creatività.
- Resistenza.
- Equilibrio psico-dinamico.
Cinque sono poi i principi su cui si basa il pugilato, che valgono come guida per valutare positivamente il pugile:
- Responsabilità.
- Integrità della persona.
- Sano agonismo.
- Rispetto assoluto dell’altro.
- Superamento di sé.
- Bendaggio semi-elastico
- Protegge il polso e l’articolazione della mano
- Preserva il guantone dal sudore
Pugilato: combattimenti e regole
Durante il combattimento, l’arbitro può iniziare il conteggio, che serve per dare un momento di pausa al pugile in difficoltà, e ha una durata minima di 8 secondi e massima di 10.
Se il pugile atterrato non riesce a riprendersi per tempo, l’arbitro interrompe l’incontro ed emette il suo verdetto, senza interpellare i giudici a bordo ring, che poi informa della sua decisione.
Affinché l’arbitro effettui il conteggio, è necessario che un pugile, che ha subito colpi regolari, sia:
- A terra.
- Parzialmente fuori dalle corde.
- Aggrappato alle corde.
- Appoggiato alle corde.
- In difesa passiva.
Quando il conteggio arriva a 10, il pugile subisce la sconfitta per KO.
Oltre che per KO, un incontro può terminare con la fine delle riprese previste oppure per abbandono o per intervento del medico.
Il verdetto è stabilito dall’arbitro o dai giudici, che stabiliscono il vincitore in caso l’incontro si svolga nella sua interezza. I giudici conteggiano i punti per ogni ripresa e assegnano la vittoria a chi ne ha di più, stabilendoli sulla base di:
- Colpi regolari.
- Correttezza.
- Tecnica offensiva e di quella difensiva.
Le scorrettezze
Durante l’incontro sono vietati alcuni colpi e alcune azioni, considerati come scorrettezze e quindi come falli. I colpi proibiti sono diversi:
- Colpire con il dorso della mano, il taglio o il palmo.
- Colpire con la testa, la spalla o l’avambraccio.
- Girare su sé stessi e colpire.
- Colpire l’avversario a terra o in parti non valide.
Oltre ai colpi proibiti esistono alcuni falli, che sono riconducibili a condotte irregolari:
- Usare le corde (prendere slancio, appoggiarvisi, toccarle).
- Tenere e colpire.
- Spingere l’avversario, la sua testa, o gravargli da sopra.
- Condotta pericolosa (abbassare la testa sotto la cintura dell’avversario, mettergli la testa sotto il mento).
- Condotta sleale (pestare i piedi all’avversario).
- Simulazione.
- Scarso agonismo (offendere l’avversario, correre sul quadrato, dare le spalle all’avversario).
- Disobbedire all’arbitro.
- Mordere.
- Liberarsi delle protezioni obbligatorie.
- Tenere il guantone avanzato diritto, ad ostruzione della visuale avversaria.
- Colpire nonostante gli ordini di break o di stop.
- In robusta finta pelle
- Classica forma imf con ammortizzazione ottimale
- Chiusura in velcro larga 7,5 cm
Abbigliamento e protezioni per il pugilato
Le protezioni previste dal regolamento sono obbligatorie, e qualora l’atleta se ne privasse volontariamente incorrerebbe in una sanzione da parte dell’arbitro. Se una protezione si rompe può essere sostituita entro 5 minuti, pena la sospensione dell’incontro.
Le mani per indossare i guanti devono essere bendate, con la lunghezza e la larghezza delle bende che si differenziano tra dilettanti e professionisti, con questi ultimi che utilizzano bende più lunghe a fronte di guantoni più leggeri.
Inoltre, è obbligatorio l’uso del casco, che deve essere indossato dopo che si è saliti sul ring e deve essere omologato. Generalmente usato dai dilettanti, i professionisti non ne fanno uso.
È previsto l’uso della cintura di protezione, serve a proteggere dai colpi che accidentalmente arrivano sotto la cintura.
Oltre alla cintura, il pugile deve portare anche un paradenti, che non può essere di colore rosso in quanto maschererebbe la fuoriuscita di sangue.
Ultima e più importante protezione, i guantoni, che servono a proteggere le mani e vanno indossati prima di salire sul ring. Togliere i guanti prima della fine dell’incontro indica l’abbandono di quest’ultimo.
Ci sono diversi tipi di guantoni:
- Da sacco, che presentano il pollice libero.
- Per dilettanti, da 10 o 12 once.
- Con antishock per professionisti.
- Da 8 a 10 ance.
- Per bambini.
- Per lo sparring, da 14 once o di maggior peso.
Pugilato: la tecnica
Le doti fisiche richieste per un pugile sono quelle legate a:
- Velocità.
- Forza.
- Agilità.
- Resistenza.
Oltre a ciò, il pugilato richiede anche sforzi aerobici e anaerobici. Proprio per questo l’allenamento è volto al miglioramento della resistenza nel tempo, tramite corsa, salto con la corda e allenamenti a corpo libero, oltre che al miglioramento della forza e dello sviluppo della massa muscolare.
Il pugilato richiede inoltre un’alta soglia di sopportazione del dolore e della fatica. Quindi, se la parte tattica va sviluppata con pazienza ed esperienza, quella tecnica, fatta di attacchi, difese e movimenti, va migliorata con l’esercizio.
Il bagaglio tecnico di un pugile è composto dalla sua bravura nell’eseguire le singole tecniche, che siano esse di:
- Attacco.
- Difesa.
- Guardia.
- Spostamento.
Le tecniche di attacco
Nel pugilato, gli attacchi sono tre, e si possono lanciare con la mano anteriore o posteriore.
- Diretto. Con il termine inglese Jab si intende generalmente il diretto sinistro leggero, volto all’azione di disturbo, mentre il destro è denominato Cross. Per colpire con il pugno anteriore si ruotano le spalle, mentre per colpire con il pugno posteriore c’è bisogno di far ruotare tutto il corpo.
- Gancio. Colpo potente che trae la sua forza dalla potenza sulla leva fornita dalla spalla, dalla rotazione dell’anca e dalla posizione ad angolo retto del braccio. È il colpo di chiusura per eccellenza, ed esprime al massimo la sua efficacia se eseguito nella corta distanza.
- Montante. Colpo circolare eseguito per allontanare un avversario che si avvicina troppo. É eseguito dal basso verso l’altro.
Le schivate
Oltre agli attacchi, nel pugilato ci sono tre tipi di schivate, derivate tutte dal tipo di attacco che si vuole schivare (diretto, gancio o montante).
Difesa nel pugilato: le tecniche
Le azioni di difesa sono le più disparate, e dipendono soprattutto dalla guardia, se destra o mancina.
- Assorbimento. Consiste nel muoversi leggermente nella direzione del colpo per smorzarne l’impatto.
- Abbassamento. Si utilizza contro colpi mirati alla testa come diretti e ganci, e consiste nell’abbassarsi sulle ginocchia senza distogliere lo sguardo dall’avversario.
- Copertura. I guantoni vengono usati come uno schermo, vengono portati quasi all’altezza degli occhi con i gomiti chiusi e le braccia rigide.
- Deviazione. Si utilizza una mano per deviare un colpo lateralmente.
- Bloccaggio. Con una parte del corpo si blocca un colpo che arriva a segno.
- Parata. Si utilizza il pugno avanzato per ostacolare il colpo avversario che arriva dallo stesso lato.
- Piegamento. Dalla posizione di guardia ci si abbassa sulle ginocchia eseguendo un movimento a U verso l’avversario.
- Sway Back. Movimento del busto per schivare un colpo.
- Slipping. Movimento per cui si va incontro ai colpi ma uscendo dalla loro traiettoria, schivandoli.
- Bob and Weave. Tradotto come “abbassati e ondeggia”, è una schivata aggressiva da usare in fase di attacco.
La guardia
La guardia è un fattore tecnico che influenza le possibilità di attacco e difesa del pugile. Ci sono vari tipi di guardie, con alcune che vanno utilizzate solo in alcuni momenti.
- Normale. Desta o sinistra avanti, si basa su un assetto semifrontale.
- Guardia con sinistro in basso. Si tiene il sinistro in basso mantenendo un assetto semilaterale, in modo da avere una postura più equilibrata e mono faticosa.
- Alta. Adatta per un atteggiamento aggressivo e nel gioco stretto, la testa è difesa dai guantoni.
- Guardia seduta. Simile a quella alta ma unita alla tecnica dell’abbassamento per difendere la testa.
Oltre a questi stili, durante l’approccio dell’avversario è possibile cambiare guardia, anche ripetutamente. Questa tecnica serve per disorientare l’avversario, cambiare peso e potenza dei colpi, oppure per trovare angoli scoperti.
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Benefici del pugilato
I benefici portati dalla pratica del pugilato sono molteplici, e toccano molti aspetti della persona.
Innanzitutto, il pugilato aiuta ad ottenere un fisco asciutto e tonico, dal momento che l’allenamento fa bruciare molte calorie e rinforza muscoli e cuore.
Inoltre, non vengono rinforzati solo gli arti inferiori, ma anche la parte superiore del corpo ha i suoi benefici derivanti dagli allenamenti.
Il pugilato tonifica i muscoli addominali e quelli del dorso, oltre all’allenamento cardiovascolare, che aiuta a bruciare grassi e migliorare la circolazione sanguigna.
Oltre a questo, il pugilato è anche un sport utile per allontanare lo stress e per sfogarsi dalle arrabbiature quotidiane.
I diversi tipi di pugilato
Pugilato non agonistico
Fanno parte della pratica non agonistica attività ricreative legate allo sport del pugilato, che possono essere di molti tipi diversi.
- Gym Boxe: è un pugilato amatoriale, di natura ludica.
- Soft Boxe: una forma di pugilato amatoriale, senza contatto.
- Light Boxe: prevede il contatto controllato e quello intenzionale è sanzionato.
- Boxe competition; una forma di pugilato sperimentale che si rivolge a coloro che non possono o non vogliono rivolgersi all’agonismo.
- Boxe in action: risponde all’esigenza di chi vuole sfruttare i benefici dell’allenamento della boxe per la propria forma fisica, e di chi vuole avvicinarsi al pugilato agonistico.
Dilettantistico
I pugili dilettanti sono atleti che partecipano a gare per spirito agonistico e non per scopi di lucro. Sono inquadrati per:
- Fasce d’età.
- Peso.
- Punteggio accumulato.
Combattono vestendo una canottiera del colore del proprio angolo, paradenti e guantoni da 10 once. I pugili maschi devono anche indossare la conchiglia, mentre le donne il corsetto toracico protettivo oltre alla cintura di protezione pelvica.
Pugilato professionistico
I pugili professionisti disputano incontri sulla distanza minima di 4 riprese e massima di 12. Gli atleti possono gareggiare fino ad oltre i 40 anni, purché dopo questa età si sottopongano a una risonanza magnetica celebrale ogni anno. Vengono utilizzati guantoni da 8 once, tranne che per i superwelter e i pesi massimi, che utilizzano quelli da 10.
Prima di diventare pugili Pro, si passa per la categoria dei neo-pro, una categoria di transizione tra pugilato dilettantistico e professionistico. Possono chiedere poi di diventare pugili pro i pugili neo-pro che hanno effettuato almeno cinque incontri.
Giochi olimpici
Il pugilato olimpico non è altro che il pugilato dilettantistico, dove i pugili si affrontano divisi in squadre organizzate dalle rispettive nazioni di appartenenza.
Gli stili del pugilato
Molti sono gli stili del pugilato, differenziati soprattutto dalle nazioni di appartenenza dei pugili.
- Cubano. Influenzato dalla cultura popolare del ritmo e della musica, i pugili cubani si distinguono per la coordinazione ritmica e per tecnica e tattica stilose.
- Europeo. Prima della seconda guerra mondiale gli stili europei erano molto diversificati tra loro, ma dopo di questa si è verificato un amalgama. I pugili europei prediligono eseguire una serie di colpi brevi e dinamici, con un buon gioco di gambe, e combinazioni in partenza dopo un’azione difensiva.
- Russo. Deriva da quello sovietico, ha mantenuto molte delle sue caratteristiche originarie, come il modo di colpire deciso e mirato. Oggi i russi si focalizzano però maggiormente sui movimenti attivi e aggressivi. La preparazione tecnica di base è molto considerata, ma sempre focalizzandosi sulle abilità fisiche e fisiologiche del pugile particolare.
- Stile statunitense. Riflette il retroterra culturale ed etnico di un vasto ventaglio di allenatori. L’elemento più caratterizzante è l’elevato livello di atletismo dei pugili statunitensi, caratteristica che permette di avere molte energie da spendere, e molto a lungo.
Modi per definire alcuni stili
Esistono inoltre alcuni modi per definire alcuni stili, che molti pugili padroneggiano indistintamente e utilizzano anche durante lo stesso incontro.
- Mexican style. E’ uno stile aggressivo fatto di colpi decisi e della constante ricerca del corpo a corpo. I pugili sono però carenti in difesa, con la tecnica di attacco che non è particolarmente definita.
- Stilista/Out-fighter. Il pugile stilista rimane all’esterno della guardia dell’avversario, che cerca di tenere a distanza colpendolo con pugni veloci e che arrivano da lontano, distruggendo gradualmente la sua resistenza. Gli out-fighter sono considerati i migliori strateghi del pugilato, grazie alla loro abilità di controllare l’andamento dell’incontro.
- Boxer-Puncher. E’ un pugile abile nel boxare a distanza ravvicinata unendo la tecnica alla potenza e alla velocità. È un pugile che ha la capacità di mettere spesso fuori combattimento l’avversario con combinazioni di pugni o anche solo un unico colpo.
- Picchiatore/Slugger. E’ un pugile solitamente carente nella parte tecnica, che compensa questa carenza con la grande forza delle gambe e dei suoi pugni. I picchiatori trascurano le combinazioni, privilegiando la ripetizione di colpi singoli di grande potenza.
- Aggressore/In-Fighter. E’ un pugile che aggredisce continuamente, che boxa dall’interno della guardia dell’avversario, tentando di rimanergli addosso aggredendolo con continue raffiche e intense combinazioni di ganci e montanti. Il pugile deve essere un buon incassatore, visto che per la maggior parte del tempo è esposto ai colpi dell’avversario.
- Colpitore d’incontro/Counter puncher. E’ un pugile che usa come difesa i movimenti della testa e i blocchi per contrastare l’avversario. Il colpitore ha spesso una grande potenza nei suoi pugni, che va a sommarsi alla forza contraria del movimento di sbilanciamento in avanti del pugile che è stato schivato.
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Rischi e controindicazioni della boxe
Il pugilato è uno sport di contatto, nel quale si possono riportare traumi, ferite e lesioni.
Questi possono derivare dagli allenamenti, ma arrivano soprattutto dagli incontri, che possono portare, nonostante le protezioni, a molti infortuni.
Questi possono manifestarsi come una concussione cerebrale, derivata dai colpi alla testa; come una frattura della mandibola; o sotto forma di lesioni oculari, al naso, o alla cuffia dei rotatori.
Quindi, i rischi legati a questo sport sono relativi alla grande varietà di infortuni che si possono presentare, e che il pugile può risolvere solo con il tempo e le giuste cure.
La storia del pugilato
I primi cenni riconosciuti del pugilato risalgono a un bassorilievo sumero trovato in Iraq, e risalente al terzo millennio a.C., ma anche a bassorilievi assiro-babilonesi e ittiti risalenti al secondo millennio.
Inoltre, a Tebe in Egitto, una scultura risalente al 1350 a.C. raffigura due pugili e diversi spettatoti attorno a loro. Tutte queste testimonianze mostrano dei combattimenti in cui i pugili combattevano a mani nude o con i polsi fasciati da bende.
L’introduzione dei guantoni, basandosi sulla prima prova trovata, risale invece al 1650 a.C. In un affresco riconducibile alla civiltà minoica, sono presenti due giovani pugili che combattono con le mani coperte.
Antichità
Nell’antica Grecia, il pugilato era una pratica sportiva molto sviluppata e popolare. Venne introdotta per la prima volta nella 23esima Olimpiade del 688 a.C., durante la quale i pugili, per coprire le mani, utilizzavano delle fasce di cuoio che avvolgevano attorno alle nocche.
L’incontro non prevedeva round. Ma si protraeva fino a quando uno dei due contendenti non chiamava la resa oppure non era più in grado di continuare. Oltre a non prevedere round, non erano previste categorie di peso, con i pugili più pesanti che erano quindi i dominatori della disciplina.
Anche durante l’epoca romana, il pugilato era estremamente popolare. Anche qui i pugili utilizzavano delle fasce di cuoio sulle nocche, anche se più tardi iniziarono ad usare materiali più duri per la protezione delle mani, rendendo i pugni molto più forti.
Infatti, il cestus era un tipo di protezione che prevedeva l’inserimento di pezzi di metallo tra le stringhe di cuoio. I combattimenti avvenivano negli anfiteatri. Spesso duravano fino alla morte di uno dei due pugili, che si affrontavano all’interno di un cerchio disegnato attorno a loro, da cui poi derivò il nome ring (anello in inglese).
Dopo l’abolizione delle Olimpiadi da parte di Teodosio nel 393 d.C., il pugilato cadde in declino fino al XVI secolo.
Le regole di Londra
Durante il XVI secolo, in Inghilterra si abbandonò l’abitudine di portare con sé una spada e tornò vivo l’interesse per un’arte di combattimento con le sole mani.
Quindi, risorse un tipo di combattimento a mani nude che prese il nome di prizefighting. Oltre a prevedere l’utilizzo dei pugni, gli incontri di pugilato in questa epoca vedevano l’utilizzo anche di pugnali e bastoni.
Il 6 gennaio 1681 abbiamo notizia del primo incontro organizzato di pugilato in Gran Bretagna. Il duca di Albemarle Christopher Monck organizzò un incontro tra il suo maggiordomo e il suo macellaio, dove quest’ultimo vinse aggiudicandosi la posta in denaro.
Questa forma di pugilato non prevedeva regole, né divisione per classi di peso. Non c’era nemmeno la presenza di un arbitro, cosicché gli incontri risultavano molto caotici.
Pugilato: il primo regolamento
Il primo regolamento per il pugilato fu stilato nel 1743 da Jack Broughton. Queste regole introdussero importanti novità, che ancora oggi si ritrovano nel regolamento ufficiale.
Se un contendente fosse caduto a terra e non fosse riuscito a riprendere il combattimento entro 30 secondi, l’incontro si sarebbe concluso con la vittoria dell’avversario.
Inoltre, venne proibito di colpire l’avversario a terra e afferrarlo sotto la vita. Broughton stesso spinse poi i pugili ad utilizzare i muffers, una sorta di guanti o di bendaggi a protezione delle mani, utili per attutire i colpi sul corpo dell’avversario durante gli allenamenti e nei combattimenti amichevoli.
Inoltre, ogni pugile aveva la possibilità di far sospendere l’incontro inginocchiandosi con un solo ginocchio a terra in qualsiasi momento, a seguito del quale gli sarebbe stato applicato il conteggio dei 30 secondi, che veniva spesso utilizzato per riposare e riprendere fiato.
Nel 1838, vennero introdotte le London Prize Ring Rules, con le quali il pugilato divenne molto simile a quello attuale.
Le regole del Marchese di Queensberry
Visti gli interessi economici e le scommesse che iniziavano a ruotare intorno al pugilato, nel 1867 il Marchese di Queensberry John Sholto Douglas insieme al pugile John Graham Chambers, stilarono un insieme di regole che avrebbero regolato i combattimenti tra pugili amatoriali.
Le regole, oltre a introdurre l’uso obbligatorio dei guantoni, stabilivano che i combattimenti dovevano essere dei “regolari incontri di pugilato” in cui i pugili dovevano stare in piedi, realizzati all’interno di un quadrato di 24 piedi quadrati.
Il combattimento veniva diviso in round di tre minuti ognuno, inframezzati da un minuto di riposo. Ogni combattente avrebbe avuto a sua disposizione 10 secondi dopo essere stato atterrato per poter riprendere l’incontro, venendo vietato qualsiasi colpo che non fosse un pugno diretto.
Inoltre, vennero introdotte le classi di peso, allo scopo di rendere più equi gli incontri.
Questi diventarono così meno caotici e più lunghi, obbligando i contendenti ad applicare strategie e tecniche diverse a seconda dell’avversario che si trovavano di fronte.
Nel 1882, una sentenza di un tribunale britannico segnò la fine del pugilato a mani nude a vantaggio di quello con i guantoni.
Ascesa americana del pugilato
Attorno al pugilato iniziavano a girare interessi economici enormi, in particolare attorno alla categoria dei pesi massimi. Ai pugili venivano dati grandi premi in denaro, e il pubblico amava scommettere sugli incontri.
Il 7 febbraio del 1882 lo statunitense John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo nella categoria dei pesi massimi, battendo il campione in carica Paddy Ryan, e spostando così il centro d’interesse della disciplina dall’Inghilterra agli Stati Uniti.
Sull’onda della crescita economica del paese, il pugilato si diffuse in tutti gli Stati Uniti, divenendo uno degli sport più praticati e rappresentativi delle classi disagiate, che vedevano in questo sport un modo per uscire dalla loro situazione.
Nei primi del ‘900, si definirono nuove categorie di peso. Si stabilì un numero massimo di riprese, per limitare la durata degli incontri:
- 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali.
- 12 per titoli nazionali.
Limitando la durata dell’incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la vittoria ai punti, e il problema fu risolto con l’istituzione dei giudici di gara.
Diffusione mondiale del pugilato
Nel 1908 si affermò a livello mondiale Jack Johnson, primo pugile statunitense di colore, che perse il titolo nel 1915 contro Jess Willard.
Nei primi anni del ‘900, il pugilato iniziò a diffondersi anche in Italia. Nel 1916, venne creata a San Remo la FPI (Federazione Pugilistica Italiana), che spostò la sua sede a Roma nel 1929.
Dal 1929, anno della crisi economica, fino al 1933 il pugilato perse molta importanza e notorietà. Ma in quell’anno divenne campione del mondo Primo Carnera, pugile italiano che tenne il titolo per un anno.
Fino al 1964, il titolo passò per varie mani, fino all’arrivo nel 1964 di Cassius Clay, conosciuto anche come Muhammad Ali, già vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960.
Con lui il pugilato assunse una rilevanza planetaria, con la sua popolarità che cresceva a dismisura.
Fonti
- Federazione Pugilistica Italiana- FPI.
- Instagram di Muhammad Ali- materiale fotografico.