Per 20 anni si è sempre pensato che il nuoto fosse lo sport migliore da consigliare per risolvere problemi di scoliosi e mal di schiena. Oggi uno studio sviluppato da Isico, Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale, dimostrerebbe che non è così e che, se praticato a livello agonistico, questo sport potrebbe addirittura rivelarsi negativo e indurre mal di schiena.
La ricerca si è basata sulla messa a confronto di due gruppi adolescenti: uno costituito da 112, fra maschi e femmine, che praticano nuoto a livello agonistico (almeno 4-5 volte a settimana), l’altro da 217 studenti di pari età che praticano sport in modo amatoriale o non lo praticano. Il risultato, dopo aver misurato gibbi, cifosi e lordosi e rilevato la presenza di mal di schiena, è stato che fra i nuotatori agonisti, soprattutto femmine, erano più frequenti asimmetrie accentuate del tronco, ipercifosi e mal di schiena. Per saperne di più ne parliamo con il dottor Fabio Zaina, fisiatra che presso Isico lavora come clinico e ricercatore.
Il nuoto praticato a livello agonistico può essere considerato una causa della scoliosi?
Il tipo di studio che abbiamo condotto ha documentato un’associazione fra alcune patologie della colonna vertebrale, come la scoliosi e il dorso curvo o ipercifosi, e la pratica del nuoto a livello agonistico. Quindi il nuoto non è responsabile di scoliosi e dorso curvo, può esserne un fattore aggravante, mentre può essere considerato uno dei responsabile del mal di schiena.
Insomma il nuoto fa male?
Non è questo che intendiamo. A livello amatoriale non ci sono problemi, ma ogni sport, se praticato intensamente, ha i suoi vantaggi e svantaggi. Il nuoto è uno sport fatto in scarico che mobilizza molto la colonna vertebrale senza lavorare sui muscoli che danno sostegno alla schiena. Per questo motivo, nei ragazzi che lo praticano a livello agonistico, da un punto di vista posturale si può verificare un collasso alla schiena nel momento in cui escono dall’acqua dopo un allenamento intenso.
A che età si può iniziare a praticare l’agonismo in questo sport?
Di solito l’attività agonistica inizia intorno ai 10-11 anni, ma non si possono dare delle indicazioni generali. Quello che si dovrebbe fare sono delle valutazioni individuali della colonna vertebrale, che ad esempio non rientrano negli accertamenti di routine effettuati prima di passare all’agonismo, per verificare l’idoneità e permettere all’adolescente o al bambino di fare la sua scelta avendo tutte le informazioni necessarie sul suo stato di salute e sui rischi.
Se nostro figlio soffrisse di scoliosi o altre patologie della colonna, come dovremmo intervenire? Dovremmo fargli sospendere l’attività sportiva?
Noi non consigliamo mai uno stop drastico, perché non è sufficiente smettere di praticare nuoto per risolvere il problema. È necessario rivolgersi ad un esperto di patologie vertebrali e poi seguire le sue indicazioni. Di solito noi affianchiamo all’attività sportiva intensa una terapia adeguata, fatta di esercizi specifici, oppure l’uso del busto, oppure la chirurgia per i casi più gravi.
Dunque la convinzione che il nuoto sia uno sport terapeutico è da smentire?
Nessuno sport è terapeutico né preventivo, soprattutto quando si parla di scoliosi. È sicuramente un complemento che può portare benefici a livello fisico, sociale e psicologico, ma consigliarlo come terapia è del tutto sbagliato e lo confermano anche le linee guida internazionali per il trattamento della scoliosi.
Luisa Carretti