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Che tipo di epatite è la più pericolosa? E quali sono i primi sintomi dell’epatite? Sono domande molto comuni, ma intanto definiamo la malattia: per epatite si intende un processo infiammatorio a carico del fegato. La causa è solitamente un’infezione virale, anche se esistono altre forme di epatiti non infettive, come quelle, ad esempio, autoimmuni o l’epatopatia alcolica dovuta a un consumo eccessivo di alcolici.
È una malattia che si trasmette soprattutto per contatto con sangue infetto, ma può essere anche la conseguenza di altre malattie o del consumo di alimenti non sicuri o poco cotti (come nell’epatite A).
Nonostante ci sia una terapia mirata, resta comunque una malattia da non sottovalutare. Infatti, l’infiammazione cronica del fegato può degenerare in malattie più gravi a carico del fegato.
Epatiti: che cosa sono
Sono delle malattie infiammatorie del fegato che però differiscono nelle cause e nella diffusione a livello epidemiologico e per sviluppo.
La causa è generalmente un virus, ma in realtà l’origine greca della parola (hêpar, fegato, mentre il suffiso -ite vuol dire che è in atto un processo infiammatorio) denota un’infiammazione del fegato, qualunque ne sia la causa scatenante.
Infatti, si dividono in due grandi gruppi: infettive e non infettive. Fanno parte del primo tutti i processi infettivi causati da virus, che sono diversi anche in termini di diversa distribuzione epidemiologica e frequenza di infezione.
Invece, nel secondo gruppo ci sono quelle causate da: abuso di alcol, malattie autoimmuni, sostanze tossiche, cattiva alimentazione e uso prolungato di specifici farmaci.
Quante epatiti ci sono? Attualmente sono 5 i tipi di epatite virale conosciuti e sono: epatite A, B, C, D e E
Esistono poi altri virus che, associati a una malattia di base, possono causare un’epatite più o meno grave. Sono definiti virus epatici minori e sono: citomegalovirus, virus di Epstein-Barr, virus Coxsackie ed herpes.
Epatite: quali sono i sintomi?
Come ci si accorge di avere l’epatite? In linea generale, l’epatite virale si può manifestare con vari sintomi, da una lieve sindrome simil-influenzale, all’insufficienza epatica grave. Anzi, a volte la malattia è del tutto asintomatica.
In generale, chi soffre di epatite può sperimentare stanchezza e una sensazione di malessere generale. Il dolore addominale, soprattutto nella parte superiore destra dell’addome dove si trova il fegato, è un altro segno frequente, così come la nausea o il vomito, che possono indicare un aggravamento della malattia.
Uno dei sintomi più visibili, invece, è l’ittero, che causa un ingiallimento della pelle e degli occhi. Questo sintomo è particolarmente preoccupante, perché indica un malfunzionamento del fegato nella produzione della bilirubina, una sostanza che deriva dal riciclo dei globuli rossi.
Alcuni tipi, come l’epatite A ed E, sono contratti solitamente attraverso il consumo di acqua o cibo contaminato e tendono a non diventare cronici, con una ripresa completa senza troppi danni a lungo termine al fegato. Invece, altri tipi, come l’epatite B e C, possono diventare cronici e portare a complicazioni gravi, come la cirrosi o il carcinoma epatico, soprattutto se non curati.
L’epatite D, una forma rara, può manifestarsi solo correlata a un’infezione da epatite B e può aggravare notevolmente la situazione.
Anche fattori non infettivi possono causare epatite, come l’abuso di alcol, che porta all’epatite alcolica, o l’uso di alcuni farmaci che possono essere tossici per il fegato.
Riconoscere questi sintomi è fondamentale, così come la prevenzione gioca un ruolo essenziale, specialmente per le epatiti virali, attraverso vaccinazioni e pratiche di sicurezza sanitaria come l’uso di aghi sterili e la protezione nei rapporti sessuali.
Quali sono le cause dell’epatite?
Dove si prende l’epatite? Non sono poche le cause di questa malattia: dai virus, all’abuso di sostanze e alcol, fino alle malattie autoimmuni. In base all’origine, le modalità di trasmissione sono diverse e quindi definiscono le strategie di prevenzione e trattamento.
Le forme virali dell’epatite (le più note sono A, B, C, D ed E), sono scatenate da differenti virus che colpiscono il fegato.
L’epatite A ed E si trasmettono, invece, principalmente attraverso acqua o cibo contaminati. Sono più frequenti, infatti, in aree con scarse condizioni igieniche.
Le epatiti B, C e D si trasmettono con il contatto diretto con fluidi corporei infetti. Nello specifico, la B si può trasmettere attraverso il sangue, la saliva, il contatto sessuale o da madre a figlio/a durante il parto. L’epatite C, invece, è diffusa attraverso l’uso condiviso di aghi tra chi fa uso di droghe iniettabili, ma anche tramite procedure mediche dove le norme di sterilità non sono adeguatamente rispettate. L’epatite D, che può svilupparsi solo in persone già infette da epatite B, segue le stesse vie di trasmissione dell’HBV.
Oltre alle cause virali, l’epatite può anche dipendere da altri fattori. L’abuso di alcol, ad esempio, può portare all’epatite alcolica, una condizione che si manifesta dopo anni di consumo eccessivo di alcol e può progredire fino a cirrosi e insufficienza epatica. Allo stesso modo, alcuni farmaci e tossine possono causare epatite da farmaci, un tipo di epatite indotta chimicamente che varia in gravità in base al farmaco responsabile.
Inoltre, condizioni autoimmuni, in cui il sistema immunitario attacca per errore il fegato, possono generare forme di epatite autoimmuni. Sono forme meno comuni ma possono essere gravi e richiedono trattamenti specifici.
La conoscenza approfondita delle cause e delle vie di trasmissione delle diverse forme di epatite non solo aiuta a comprendere come proteggersi e intervenire, ma sottolinea anche l’importanza delle misure preventive, come la vaccinazione per le epatiti A e B, e le pratiche di sicurezza sanitaria per ridurre il rischio di esposizione ai virus delle epatiti B, C e D.
Principali tipi di epatite
Come ti accorgi di avere l’epatite e come si contrae? Che tipo di epatite è la più pericolosa? Ecco allora le principali tipologie di epatite virale e non, per conoscere meglio questa malattia del fegato. Ricordiamo che il fegato è un organo molto importante, anzi fondamentale per la salute del nostro organismo. Infatti, non esiste nessun macchinario in grado di sostituire le sue funzioni.
1 – Epatite A
L’epatite A è una malattia virale del fegato che si trasmette per contatto con feci infette. Gli alimenti a rischio sono vegetali e molluschi crudi contaminati, ma la trasmissione può avvenire anche con lo scambio di posate, bicchieri, spazzolini e asciugamani con persone infette.
Il virus (HAV) ha un periodo di incubazione che va dalle due settimane fino a più di un mese.
Cosa provoca l’epatite A? I sintomi più comuni dell’epatite A sono: nausea, vomito, febbre e ittero. Ma in alcuni casi la malattia può essere asintomatica.
La diagnosi si basa sull’esame del sangue, con il dosaggio degli anticorpi IgM contro il virus.
Il vaccino per l’epatite A protegge dal contagio per tutta la vita.
2 – Epatite B
Come si può contrarre l’epatite B? L’epatite B è un’infiammazione del fegato causata dal virus HBV. Si tratta di un virus altamente infettivo e solo il 10% delle persone infette sa di essere portatore della malattia.
Il virus si può trasmettere da madre a figlio durante il parto (via verticale) e attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi corporei, inclusi i rapporti sessuali non protetti con un partner infetto. Il contagio può avvenire anche con la condivisione di: aghi, siringhe infette, rasoi, altri strumenti non sterilizzati.
Il vaccino e una maggiore informazione sui comportamenti a rischio sono la più efficace forma di prevenzione.
Il rischio di sviluppare un’infezione cronica del fegato, che può comportare nel tempo conseguenze anche gravi (come la cirrosi epatica e il tumore del fegato), è più elevato quando il contagio avviene nei primi anni di vita.
3 – Epatite C
L’epatite C è causata da un virus (HCV) che infetta le cellule del fegato dando il via a un processo infiammatorio, la fase acuta della malattia.
Nella maggior parte dei casi, i soggetti infettati non sviluppano sintomi, o solo manifestazioni lievi, che sono facilmente confuse con quelle influenzali o da virus para-influenzale.
La trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto diretto con sangue infetto; meno frequente quella sessuale o per contagio accidentale.
Come si fa a prendere l’epatite C? La causa più comune di contagio è l’uso promiscuo di aghi e siringhe infette.
A tutt’oggi non esiste un vaccino contro l’epatite C e l’uso di immunoglobuline non si è mostrato efficace.
4 – Epatite D
L’epatite D si deve al virus HDV, ma l’infezione non può verificarsi in assenza del virus dell’epatite B. La co-infezione da HDV-HBV è considerata la forma più grave di epatite virale cronica a causa della più rapida progressione verso il tumore al fegato.
I soggetti maggiormente a rischio di infezione sono quelli che fanno uso di droghe per vena, chi ha contatti sessuali non protetti e chi usa strumentazione non sterilizzata.
Dopo un periodo di incubazione di circa 3-7 settimane iniziano a comparire i primi sintomi, come: ittero (pelle gialla), urine di colore scuro, febbre e sintomi gastro-intestinali.
Il tasso di mortalità oscilla tra il 2% e il 20% dei casi e la vaccinazione contro l’epatite B è l’unico metodo per prevenire anche l’infezione da HDV.
5 – Epatite E
Il virus dell’epatite E (HEV) è la causa più comune di epatite virale acuta nel mondo che, per via dei sintomi poco specifici, spesso non è diagnosticata.
Si trasmette principalmente per via oro-fecale e l’acqua contaminata da feci è il veicolo principale di infezione. In genere, la malattia provoca un’epatite acuta, il più delle volte benigna, che si risolve spontaneamente, ma nei soggetti immunodepressi si può sviluppare una forma cronica.
L’infezione da HEV è più comune nei Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni di sanificazione dell’acqua sono scarse.
I sintomi sono molto simili a quelli del virus dell’epatite A, tipo: ittero, febbre, vomito, dolori addominali.
Non esiste un vaccino per prevenire l’infezione, ma fare attenzione alla cottura delle carni, evitare il pesce crudo non abbattuto e lavare accuratamente frutta e verdura rientrano nelle misure igieniche di base per prevenire il contagio.
6 – Epatite alcolica
L’epatite alcolica è causata da un eccessivo consumo di bevande alcoliche. È quindi strettamente associata all’alcolismo.
Si tratta di un’infiammazione cronica dei tessuti epatici che porta alla morte cellulare (necrosi) e all’alterazione della funzionalità epatica.
È una malattia frequente negli alcolisti (circa il 50% dei forti bevitori), il cui rischio aumenta in proporzione alle quantità di alcol consumato e alla durata dell’abuso.
La trasformazione dell’alcol da parte del fegato produce sostanze tossiche per l’organismo che avviano il processo infiammatorio, ma i ricercatori non escludono anche una predisposizione genetica in alcuni soggetti.
I sintomi sono quelli tipici di altri quadri di epatite: febbre, astenia, ittero, dolore al quadrante superiore dell’addome destro, oltre che un aumento del volume del fegato.
Le conseguenze più gravi comportano cirrosi epatica che può progredire in tumore.
7 – Epatite da farmaco
Sarebbero almeno 600 i principi attivi contenuti nei farmaci che possono causare sofferenze al fegato. Alcuni studi, infatti, indicano che l’epatite da farmaco sarebbe responsabile del 10% del totale delle epatiti.
Alcuni di questi, come le statine ad esempio (usate per la cura del colesterolo alto), possono aumentare i livelli di enzimi epatici e causare un danno al fegato senza dare sintomi.
Infatti, il danno epatico cronico da farmaci si caratterizza solitamente con forme sub cliniche che si manifestano anche dopo molti anni in cui si è utilizzato un farmaco in maniera continuativa e regolare.
Come si cura l’epatite?
Il trattamento varia in base alla natura dell’infiammazione e alle sue cause specifiche. Nei casi di epatite acuta, spesso è sufficiente un periodo di riposo e seguire una dieta controllata, preferibilmente povera di grassi e senza alcol. Al contrario, le forme croniche si possono curare con i farmaci, inclusi antivirali e corticosteroidi.
La prevenzione è certamente la cura migliore, quindi adottare strategie per mitigare il rischio. Per prima cosa, evitare l’esposizione agli agenti patogeni, ad esempio adottando le corrette pratiche igieniche nella manipolazione e preparazione degli alimenti, praticando sesso sicuro e astenendosi dallo scambio di oggetti personali come rasoi, siringhe e altri utensili taglienti.
È inoltre possibile proteggersi dall’epatite A e B attraverso la vaccinazione obbligatoria per chi è nato a partire dal 2001, con tre dosi da somministrare nei primi mesi di vita. Il vaccino contro l’epatite A, invece, è raccomandato soprattutto per chi viaggia in aree dove la malattia è endemica.
Infine, adottare un regime alimentare a basso contenuto di grassi, evitando l’alcol, può rallentare il progresso della malattia e prevenire l’insorgenza di insufficienza epatica.
È altresì importante consultare il proprio medico prima di assumere farmaci o integratori per la funzionalità epatica.
Inoltre, per chi convive con l’epatite cronica, sono indispensabili monitoraggi medici regolari per valutare l’efficacia dei trattamenti e lo stato di salute del fegato.
Vaccino contro l’epatite: per chi è indicato
Quando si fa il vaccino per l’epatite A o B? E quanto dura il vaccino per l’epatite? Attualmente esistono vaccini molto efficaci contro l’epatite A e B. In particolare, per l’epatite B, già dal 1990 il vaccino è obbligatorio per i bambini fino ai 12 anni.
Per gli adulti invece è consigliato soprattutto ai soggetti a rischio, cioè sieropositivi, che fanno o hanno fatto uso di droghe, che hanno un partner malato di epatite B o per gli operatori sanitari.
Inoltre, la vaccinazione è consigliata anche alle donne che vogliono pianificare una gravidanza, perché durante la gestazione le difese immunitarie si abbassano e il rischio di contrarre l’infezione aumenta.
Non c’è, invece, nessun vaccino per l’epatite C, mentre è disponibile (ma non obbligatorio) quello per la A. È somministrato in due dosi a distanza di sei mesi ed è consigliato alle persone che viaggiano per lavoro in zone in cui la malattia è molto diffusa o a chi svolge una professione in cui c’è un alto rischio di contrarre questo tipo di infezione.
Consigli pratici
Le misure igieniche sono fondamentali per prevenire le epatiti, soprattutto A ed E.
Se poi si viaggia in Paesi dove queste infezioni sono diffuse, è consigliabile:
- Evitare di bere acqua non imbottigliata e sigillata e di aggiungere ghiaccio alle bevande.
- Non consumare cibi crudi, in particolare pesce e frutti di mare. Attenzione anche a frutta a verdura non lavate e disinfettate.
- Lavarsi spesso le mani con il sapone o con soluzioni disinfettanti.
È inoltre importante, prima di mettersi viaggio, informarsi del rischio epatite e valutare con il medico se sottoporsi alla vaccinazione preventiva.
Invece, per le epatiti B e C, che si contraggono attraverso i rapporti sessuali non protetti e il sangue, ecco le regole preventive principali da seguire:
- Non scambiarsi siringhe, rasoi, spazzolini e oggetti (inclusi i sex toys) o indumenti che siano stati a contatto con i fluidi corporei di una persona a rischio.
- Evitare i rapporti sessuali (compresi quelli oro-genitali) senza protezione (preservativo maschile o femminile), soprattutto se con partner a rischio.
- Fare attenzione a piercing e tatuaggi; è bene controllare le misure igieniche adottate durante l’intervento. Infatti, è assolutamente necessario che gli strumenti siano sterili.
Cosa si può mangiare con l’epatite?
Per tutti i tipi di epatite seguire un regime alimentare specifico ed equilibrato è molto importante. L’obiettivo è ridurre l’affaticamento del fegato, compensare alcune funzioni metaboliche eventualmente carenti e prevenire un aggravamento della malattia.
In linea di massima, la dieta mediterranea è molto valida per la salute del fegato. Ma niente diete “fai-da-te”, è sempre il medico (insieme a un nutrizionista) a prescrivere la dieta adatta per ogni tipo di esigenza.
Tuttavia, di seguito vogliamo indicare alcuni consigli generali per un fegato più sano.
- Evitare cibi ricchi di grassi, zucchero e sale, quindi fritti e panini da fast food. Ma anche i crostacei crudi o poco cotti.
- È meglio non consumare alcol o farne un uso moderato (20 g/die nelle donne e 30 g/die negli uomini, meglio se durante i pasti). Molto dipende dallo stato di salute del fegato.
- Seguire una dieta equilibrata in cui mangiare un po’ di tutto, cereali, frutta, verdura, carne, latte, formaggi e olio. Vi deve essere un abbondante apporto di frutta e verdura, soprattutto se fresche e di stagione, ricche di vitamine antiossidanti.
- Non dimenticare le fibre che aiutano il fegato a lavorare meglio.
- Bere molta acqua, previene la disidratazione e aiuta il fegato a funzionare meglio.
- Ridurre caffè e cioccolato, sale e zucchero aggiunto.
- Mantenere sempre un equilibrio nutrizionale (evitare quindi sia il digiuno, sia l’eccesso calorico).
Conclusioni
Comprendere la natura delle epatiti è fondamentale per la prevenzione e la gestione efficace di queste infezioni. I sintomi variano e possono essere acuti, tra cui febbre, stanchezza e ittero.
È importante sapere come si trasmette l’epatite: il contatto con sangue infetto, il rapporto sessuale non protetto e l’uso condiviso di siringhe sono vie comuni. Fortunatamente, per alcune forme di epatite, esistono vaccini efficaci che prevengono l’infezione.
In molti casi, si guarisce completamente dall’epatite acuta, mentre le forme croniche richiedono una gestione attenta e continuativa. Pertanto, la prevenzione attraverso la vaccinazione e la consapevolezza su come si trasmette l’epatite restano strumenti essenziali nella lotta contro queste infezioni.
Fonti
- Istituto Superiore di Sanità.
- Fondazione italiana per la ricerca in epatologia ONLUS.