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La cistite è un’infiammazione della vescica causata, generalmente, da un’infezione batterica. È un disturbo piuttosto comune che colpisce il tratto urinario, soprattutto nelle donne. Può creare spesso un notevole disagio, poiché i sintomi della cistite sono molto fastidiosi come bruciore, aumento dello stimolo a urinare e difficoltà nella minzione.
Secondo le statistiche, ne soffre 1 donna su 10, a tutte le età, e va curata con attenzione per evitare recidive e cronicizzazione. Per questo motivo, all’arrivo dei primi sintomi, è necessario intervenire subito con terapie mirate, anche con gli antibiotici se occorre.
Ma come fare a capire se si ha la cistite? Quali sono le cause, i sintomi, i rimedi e le cure consigliate?
Come capire se è cistite?
La cistite è uno dei disturbi più frequenti delle vie urinarie e può interessare adulti (compresi gli uomini) e bambini. Si tratta di un’infiammazione della vescica, causata da un’infezione batterica delle basse vie urinarie.
È tipica del sesso femminile, tanto che la metà delle donne ha affrontato, almeno una volta nella vita, un episodio acuto di cistite.
Dopo i 50 anni, la cistite è frequente anche tra gli uomini, il più delle volte favorita dall’aumento di volume della prostata (ipertrofia prostatica).
Se non adeguatamente curata, può diventare cronica e comportare frequenti ricadute.
L’infiammazione può manifestarsi con una sintomatologia fastidiosa e anche dolorosa, con bruciore alla minzione, difficoltà ad urinare e la sensazione di dover spesso correre in bagno. A volte si avverte anche una percezione di peso nella zona genitale. Tuttavia, si tratta di una malattia benigna, facilmente curabile e non pericolosa per la salute.
È necessario però intervenire già ai primi sintomi, anche per evitare possibili complicanze, come il coinvolgimento dell’uretere e quindi del rene (pielonefrite).
Sintomi della cistite
Come si fa a sapere se si ha la cistite? L’infezione si presenta di solito con sintomi tipici che ne consentono una diagnosi veloce, come la difficoltà nella minzione, necessaria per individuare il trattamento più efficace e rapido.
Quando preoccuparsi? Se i sintomi non si risolvono in due o tre giorni dalla cura, se si aggravano o se la cistite si ripresenta con una certa frequenza. In questi casi è meglio consultare il proprio medico.
Dove fa male quando si ha la cistite? Ecco i principali sintomi della cistite.
- Stranguria. Si riferisce a una minzione caratterizzata da bruciore, dolore e brividi. L’urina poi è intermittente (goccia a goccia) e associata a tenesmo vescicale, cioè uno spasmo doloroso a cui segue il bisogno, urgente, di fare pipì. Sono diversi i disturbi che si manifestano con stranguria: dalle varie affezioni a carico dell’apparato urinario (cistite, vaginite, uretrite, prostatite, pielonefrite, calcoli renali), fino a malattie più gravi.
- Pollachiuria. Si intende una minzione frequente e dolorosa durante il giorno senza però un aumento del volume totale dell’urina emessa. Si caratterizza da una sensazione di urgente necessità a urinare. Il dolore, o il bruciore, rimangono anche dopo aver fatto pipì.
- Disuria. È la difficoltà a urinare, a volte accompagnata da dolore e bruciore. Il malessere spesso è più intenso subito dopo aver smesso di fare pipì e a volte si percepisce anche nella zona dei genitali. Si verifica quando l’infiammazione e l’irritazione delle vie urinarie stimolano le terminazioni nervose della vescica e dell’uretra.
- Urine torbide, a volte maleodoranti per la presenza di pus, muco, batteri, sangue o materiale lipidico. Possono presentare anche cattivo odore, tracce di sangue e bruciore durante la minzione. Solitamente questo sintomo è uno dei primi campanelli di allarme per sospettare una cistite.
- Ematuria. È la presenza di sangue nelle urine. Se il sangue è visibile a occhio nudo, cioè il colore della pipì è rosa o rosso scuro, si parla di macroematuria. Invece, se il sangue è occulto e quindi non evidente, che si può rilevare soltanto con l’esame delle urine, si parla di microematuria.
- Febbre. Solitamente la cistite non causa febbre, che è l’espressione di un aggravamento del disturbo. Infatti, se la temperatura è al di sopra dei 38°C, con brividi e dolore lombare, è possibile che l’infezione si sia propagata alle alte vie urinarie.
Quali sono le cause che provocano la cistite?
Perché mi viene la cistite? Si tratta di un disturbo più frequente nelle donne per la loro specifica conformazione anatomica, che favorisce la colonizzazione della vagina e delle vie urinarie da parte di germi solitamente provenienti dall’intestino. Gli agenti patogeni, infatti, possono risalire l’ultimo tratto urinario (uretra), arrivando ad infettare la vescica e determinando così l’infiammazione alla base dei sintomi di cistite.
Questo perché l’uretra femminile è più corta di quella maschile e ciò rende più semplice la risalita dei germi dai genitali esterni. Inoltre la vicinanza anatomica con la vagina rende la vescica sensibile ai traumi “meccanici” come quelli causati dai rapporti sessuali quando la lubrificazione non è adeguata.
Ma come si può prendere la cistite? La causa più importante della cistite sono i rapporti sessuali. Infatti, la risalita batterica dall’uretra alla vescica è facilitata dal rapporto in maniera meccanica.
Nelle donne soggette ad amenorra o in menopausa, è consigliabile valutare il livello di estrogeni e il pH vaginale: una terapia estrogenica locale è normalmente sufficiente per porre fine all’infezione.
Quanto tempo può durare la cistite? Il tempo è variabile ma solitamente una cistite senza complicazioni o altri fattori di rischio può durare circa una settimana se curata prontamente.
I tipi di cistite
Cosa fa peggiorare la cistite? Dipende dal tipo. Infatti, le cistiti solitamente si distinguono in semplici e complesse: tra queste ultime rientrano quelle in cui ai sintomi classici si accompagnano anche febbre e perdite di sangue.
Invece, se prendiamo in esame le cause per cui insorgono, le cistiti possono essere infettive e non infettive. Poi, abbiamo anche un’altra importante distinzione per le cistiti: acute, croniche e ricorrenti.
Ogni tipo ha una sintomatologia simile, ma che si presenta in modi diversi e va, per questo, trattato con cure opportune.
Cistite emorragica
La cistite emorragica è una forma di cistite o una sua complicanza caratterizzata da sanguinamento, cioè l’infiammazione della vescica si manifesta anche con il sangue nelle urine (ematuria). Spesso la causa è un danno alla mucosa vescicale da parte di batteri, radiazioni, farmaci o malattie.
Le cause infettive della cistite emorragica includono batteri e virus, mentre la forma non infettiva si verifica più comunemente nei soggetti sottoposti a radioterapia pelvica, chemioterapia o entrambi.
Cistite interstiziale
La cistite interstiziale è una condizione cronica non infettiva di origine infiammatoria. È caratterizzata da dolore pubico e aumento della frequenza minzionale diurna o notturna, in assenza di altre malattie o infezioni urinarie.
Perché viene la cistite interstiziale? Non è ancora possibile identificare una causa precisa e i sintomi sono spesso sovrapponibili a quelli di una cistite di origine batterica. Comprendono: dolore nella zona pelvica e un senso di peso e difficoltà nello svuotamento vescicale con aumentata frequenza minzionale, minzione notturna o dolorosa.
È dunque una condizione abbastanza complessa che richiede un cambiamento dello stile di vita e dell’alimentazione, ginnastica vescicale (ad esempio gli esercizi di Kegel) e uso di farmaci.
Cistiti complesse
Rientrano tra queste tutte le cistiti che, accanto ai sintomi tipici come dolore, bruciore alla minzione e urgenza di urinare, si manifestano anche con sangue nelle urine (cistite emorragica) o febbre. Si tratta di segnali che indicano che l’infezione si è propagata alle alte vie urinarie.
Infettive e non infettive
Le cistiti infettive sono le più comuni, e tra queste, quelle batteriche rappresentano da sole il 90% di tutte le forme di cistite. Sono causate per lo più da batteri normalmente presenti a livello del colon che risalgono le vie urinarie e raggiungono la vescica. L’agente patogeno più comune è l’Escherichia Coli.
Ci sono poi cistiti infettive da fungo, come quelle da Candida albicans, che hanno origine dalla flora vaginale o dalla cute della zona del perineo.
Tra le cistiti non infettive, invece, ci sono quelle che derivano da un danno a carico della vescica dovuto alla radioterapia per la cura dei tumori, in particolare per quelli della prostata, del colon retto o dell’utero. La cistite non infettiva può anche essere la conseguenza dell’impiego di un catetere vescicale.
Acute, croniche o ricorrenti
La cistite acuta in genere ha una durata abbastanza breve, pochi giorni, ma i sintomi sono molto intensi e piuttosto dolorosi. Si caratterizza da un episodio singolo, spesso isolato, che può manifestarsi dopo un rapporto sessuale, durante la gravidanza o dopo aver avuto la diarrea.
La cistite cronica, invece, è caratterizzata da sintomi più lievi ma che si protraggono nel tempo, per mesi o perfino anni.
È importante distinguere le due tipologie di cistite: nella cronica, i sintomi sono sempre presenti, anche se di lieve entità, mentre nella forma ricorrente, gli episodi di cistite acuta si ripresentano più volte durante l’anno, almeno 4 volte nell’arco dei dodici mesi.
Cosa fare quando si ha la cistite? Cure, rimedi e trattamenti
La cistite, pur essendo un disturbo piuttosto diffuso e in genere poco grave, può comunque causare alcune complicanze infettive a livello renale, pertanto deve essere adeguatamente curata. Grazie a un trattamento efficace, i sintomi di solito scompaiono in pochi giorni e si scongiura il rischio di recidive.
La cistite batterica, in genere, si risolve abbastanza facilmente, bevendo più acqua e seguendo una terapia antibiotica. Quelle non batteriche, invece, hanno un decorso più complesso con l’utilizzo di farmaci e riabilitazione del pavimento pelvico e perineale. Dopo la menopausa, la terapia per la cistite cronica può avvalersi anche di estrogeni naturali o sintetici.
Anche bere molta acqua, almeno due litri al giorno per diluire la carica batterica e ottenere un “lavaggio” delle vie urinarie, è molto utile. Così come è indicata un’accurata igiene personale, soprattutto durante il ciclo mestruale e dopo i rapporti sessuali.
Per prevenire le recidive è utile anche regolare la funzione intestinale e utilizzare integratori alimentari (come quelli a base di mirtillo rosso o prebiotici) e praticare esercizi specifici per il pavimento pelvico.
Nel caso di cistite post rapporto sessuale, l’uso di lubrificanti specifici può minimizzare il rischio di piccole lesioni vaginali.
Farmaci
Oggi sono disponibili antibiotici molto efficaci, che consentono di curare la cistite in modo semplice e rapido, ad esempio assumendo una sola compressa al giorno per 3 giorni. Gli antibiotici devono però essere sempre prescritti dal medico, che individuerà il farmaco più adatto in base al tipo e alla gravità della cistite.
Qual è il miglior antibiotico per la cistite? L’ampicillina è tra i più consigliati. È ad ampio spettro d’azione e fa parte delle penicilline in cui il principio attivo è ampiamente impiegato nella cura della cistite, ma spetta sempre al medico prescrivere quello più appropriato.
Una cura adeguata consente di guarire definitivamente, tuttavia, nel caso di ricaduta, è fondamentale tornare dal medico. Infatti, è bene non assumere di propria iniziativa l’antibiotico eventualmente “avanzato” dalla precedente terapia, perché potrebbe non essere più efficace.
Rimedi naturali per curare la cistite
Se il disturbo si presenta in modo episodico si può ricorrere a semplici rimedi naturali per la cura della cistite che non presentano controindicazioni. Si tratta per lo più di infusi e tisane a base di piante con proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e antibiotiche che aiutano a disinfettare le vie urinarie.
Naturalmente, se il disturbo diventa cronico o è particolarmente acuto, è necessario consultare il proprio medico per stabilire la terapia più adatta. Se, invece, si tratta di episodi isolati con sintomi lievi, si può tentare la strada dei rimedi naturali.
Cistite in gravidanza
La cistite in gravidanza, del tutto simile alle altre forme di cistite acuta, può essere favorita dai mutamenti che il corpo della donna subisce in questa fase della vita. In particolare, i cambiamenti ormonali possono esporre la vescica a un più alto rischio di infiammazione.
L’aumento del livello di progesterone, infatti, induce il rilassamento della muscolatura liscia e diminuisce il tono dell’uretere e dell’uretra, elemento che può rallentare il flusso urinario e determinare lo sviluppo di un reflusso.
Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla compressione meccanica esercitata dall’utero in crescita sull’uretere. Soprattutto negli ultimi mesi di gestazione, questo fenomeno ostacola il completo svuotamento della vescica (stasi urinaria).
Tutte queste componenti possono creare un ambiente fertile per l’attecchimento dei germi vaginali o intestinali (in prevalenza Escherichia Coli) che risalgono l’uretra.
La sintomatologia è la stessa degli altri tipi di cistite. Sul fronte dei trattamenti, è in genere consigliabile una terapia antibiotica, che non presenta rischi né per la donna né per il feto.
Questo anche per allontanare il rischio di complicanze, come le infezioni renali (pielonefrite) e il parto prematuro, che sono comunque molto rare.
Cistite nell’uomo
Non è vero che la cistite colpisce soltanto le donne. La cistite maschile, anche se meno frequente, può manifestarsi con sintomi piuttosto fastidiosi come bruciore durante la minzione e dolore nella zona pelvica.
Le secrezioni della prostata svolgono una lieve attività antibatterica e antiinfiammatoria, aiutando a ridurre la colonizzazione batterica e prevenendo le infezioni. Tuttavia, la cistite nell’uomo può essere facilitata da un ingrossamento della ghiandola prostatica che può determinare un’ostruzione durante la minzione. La vescica, quindi, non si svuota completamente e, in presenza di un’elevata carica batterica nelle urine, favorisce la proliferazione dei germi e l’insorgenza del disturbo.
Come per quella femminile, il trattamento prevede l’uso di antibiotici e semplici regole di igiene intima come forma di prevenzione.
Cistite nei bambini
Il rischio di cistite nei bambini, quindi di infezione delle vie urinarie, è piuttosto alto, soprattutto entro i 10 anni di età. La causa è sempre una contaminazione batterica dell’apparato urinario.
Il sintomo che indica una possibile infezione, in particolare nei bambini più piccoli, è la febbre, anche molto alta e senza altri sintomi.
La febbre vuol dire che i batteri sono riusciti, attraverso le vie urinarie, ad arrivare al rene (pielonefrite). È una condizione più rischiosa dell’infezione vescicale che si manifesta con sintomi tipici come bruciore durante la minzione e stimolo a urinare spesso o dolore al pube.
Si accerta con un semplice esame delle urine e la cura prevede l’uso di antibiotici prescritti dal pediatra.
Nelle bambine, è bene non confondere una cistite con una vaginite. Quest’ultima, infatti, si manifesta quasi sempre con perdite vaginali, ma a volte anche con bruciore durante la minzione.
Cistite in menopausa
L’alterazione ormonale tipica di questa età femminile, nello specifico la carenza di estrogeni, modifica l’ecosistema vaginale, favorendo la colonizzazione batterica. Vi è anche una riduzione della lubrificazione vaginale che, associata a un’iniziale atrofia delle mucose, predispone l’organismo a vaginiti batteriche o irritative, facilitando le cistiti.
Quella della menopausa, è anche un’età in cui si possono verificare dei lievi prolassi vescicali che comportano uno svuotamento vescicale incompleto. Il ristagno dell’urina potrebbe quindi favorire la cistite.
In questi casi il ginecologo può prescrivere una terapia locale con ovuli e creme a base di estrogeni per favorire il trofismo delle mucose.
Anche la ginnastica perineale (esercizi di Kegel) può migliorare lo svuotamento vescicale e tonificare la muscolatura del pavimento pelvico.
Fattori di rischio
I fattori di rischio più frequenti, quelli che rendono la donna maggiormente vulnerabile alla cistite, sono molti e diversi tra loro. Ecco i principali:
- Stitichezza: la permanenza delle feci a livello rettale facilita le infezioni da parte di batteri come l’Escherichia Coli e l’Enterococcus faecalis.
- Menopausa: in questa fase della vita cambia l’equilibrio ormonale. La carenza di estrogeni è la causa dell’alterazione del trofismo vaginale, quindi della secchezza, che favorisce le vaginiti e rende il rapporto sessuale più difficile.
- Rapporti sessuali frequenti, che facilitano l’ingresso dei batteri a livello vescicale.
- Utilizzo di crema spermicida e/o di diaframma, anticoncezionali che possono alterare l’ecosistema vaginale.
- Uso frequente di antibiotici, che alterano la flora batterica vaginale rendendola facilmente colonizzabile da batteri come l’Escherichia Coli.
- Non corretta igiene personale o uso di detergenti troppo aggressivi.
- Cambiamenti ormonali durante la gravidanza che agiscono sull’apparato urinario, rendendo la gestante più soggetta a piccole infezioni.
- Malformazione dell’apparato urinario, che può causare un costante reflusso dell’urina nell’uretra.
Diagnosi ed esami
La diagnosi di cistite non è particolarmente complicata e si può basare sulla storia clinica dei sintomi (bisogno impellente di urinare, la sensazione di pesantezza al basso ventre, il bruciore e il dolore, ecc.), associata all’assenza di secrezioni vaginali o irritazioni. Le persone anziane possono presentare, invece, sintomi più subdoli, come un dolore a livello addominale non ben identificato.
La cistite si può quindi diagnosticare rapidamente e dopo aver consultato il proprio medico che prescriverà semplici esami di laboratorio per evidenziare la presenza di globuli bianchi, batteri e a volte sangue. Tra questi c’è un test diagnostico che si effettua tramite l’esame delle urine, nello specifico, urinocoltura e antibiogramma.
Se l’esame colturale delle urine è positivo, ossia c’è in atto un’infezione delle vie urinarie, grazie all’antibiogramma è possibile identificare l’antibiotico più efficace per eradicare il microrganismo responsabile dell’infezione.
In caso di cistite cronica o infezioni recidivanti (cistite ricorrente) è consigliato un tampone uretrale e, se il medico lo ritiene opportuno, un esame ecografico dell’apparato urinario per verificare la presenza di un’ostruzione delle vie urinarie o di un’infezione renale (pielonefrite).
Come prevenire la cistite
Per prevenire la cistite è possibile mettere in atto alcuni accorgimenti, tra cui:
- Bere molta acqua. È la strategia più semplice per prevenire la cistite, eliminando i batteri dalla vescica e dalle vie urinarie prima che riescano ad insediarsi. Assumere più liquidi, infatti, favorisce uno svuotamento vescicale più frequente. È importante anche urinare appena si avverte lo stimolo e assicurarsi di aver ben svuotato la vescica.
- Igiene intima. I genitali andrebbero puliti con un movimento che va da avanti a indietro. I batteri, infatti, possono anche provenire dall’ano. È consigliabile anche lavarsi prima e dopo un rapporto sessuale per allontanare i batteri dall’uretra. È meglio poi evitare detergenti intimi irritanti, che alterano il pH vaginale. Meglio scegliere pertanto dei prodotti che rispettano il pH e proteggono la cute.
- Anticoncezionali. Il diaframma o lo spermicida possono facilitare le cistiti e quindi la proliferazione batterica. Se si contraggono infezioni urinarie con una certa frequenza e si utilizza uno di questi metodi anticoncezionali, potrebbe essere utile considerare un altro tipo di contraccettivo.
- Urinare quando si avverte lo stimolo, senza trattenere la pipì.
- Biancheria. È consigliabile indossare biancheria intima di cotone e di colore bianco ed evitare pantaloni troppo aderenti che possano intrappolare i batteri vicino all’uretra, trattenendo calore e umidità. Anche le fibre sintetiche impediscono la traspirazione e quindi potrebbero favorire una cistite. Si consiglia quindi l’uso di biancheria di cotone per l’intimo, poiché è una fibra naturale che può stare a contatto con la pelle delle parti intime senza creare possibili disturbi o disagi.
Cistite e alimentazione: cosa mangiare?
In caso di cistite è molto utile modulare la dieta per alleviare i sintomi e prevenire recidive. Il primo consiglio è bere molto, soprattutto acqua e succo di mirtillo, che aiutano a diluire l’urina e ridurre la proliferazione batterica.
Includere poi alimenti ricchi di probiotici come yogurt e kefir può equilibrare la flora intestinale e urinaria. Non dimenticare però di consumare frutta e verdura ad alto contenuto di acqua come cetrioli e anguria.
Cosa non si deve mangiare quando si ha la cistite? Sono da evitare gli alimenti irritanti per la vescica come caffeina, alcol, spezie come il peperoncino, agrumi e pomodori, che possono aggravare i sintomi della cistite. Meglio preferire una dieta leggera e non irritante, è la strategia migliore.
Conclusioni
La cistite è un’infiammazione della vescica generalmente causata da un’infezione batterica. È più comune nelle donne a causa della loro anatomia urogenitale. I sintomi principali includono dolore o bruciore durante la minzione, urgenza e frequenza urinaria aumentata, e talvolta dolore pelvico.
La prevenzione può includere una buona idratazione, igiene intima adeguata e svuotamento regolare della vescica. Il trattamento comprende, invece, l’assunzione di antibiotici, prescritti dopo una diagnosi medica.
Fonti:
- NHS, Cystitis.
- Neuromed, Istituto Neurologico Mediterraneo, Cistite? Spegni il bruciore.
- Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna, Cistite acuta. Che cosa fare?
- Mayo Clinic, Cystitis
- Istituto Superiore di Sanità, Cistite.