Sommario
La rosacea è una malattia infiammatoria cronica della pelle caratterizzata da arrossamento del viso, eritema centro-facciale (che interessa naso, palpebre, mento e la parte alta delle guance), prurito e bruciore. In fase avanzata compaiono formazioni globose localizzate prevalentemente sul naso (rosacea fimatosa).
Talvolta viene confusa con la couperose per la presenza di capillari dilatati sul volto (rosacea teleangectasica). I brufoli che caratterizzano la forma papulo-pustolosa sono analoghi a quelli dell’acne. La rosacea può interessare anche gli occhi, provocare disturbi quali congiuntivite e blefarite e determinare una riduzione della capacità visiva.
Quanto dura? La rosacea non guarisce; le fasi di remissione dei sintomi sono di durata variabile.
Colpisce prevalentemente donne comprese fra i 30 e i 50 anni (è rara nei bambini), di carnagione chiara.
Le cause sono ignote, ma probabilmente è un malfunzionamento del sistema immunitario a dare il via all’infiammazione responsabile delle lesioni. Alcune delle teorie ipotizzate coinvolgono alterazioni del fegato, dell’intestino e della tiroide. Fra i fattori scatenanti anche lo stress, il sole, la mascherina. L’alimentazione (se si eccettuano alcol e caffè) non sembra avere un ruolo nello sviluppo della patologia.
Ad oggi non esiste una cura, ma sono disponibili farmaci sintomatici, in particolare antibiotici (metronidazolo) e antinfiammatori (ivermectina), e terapie laser o luce pulsata per migliorare i sintomi e l’aspetto delle lesioni. Viene raccomandato l’uso di creme lenitive, detergenti specifici e di un make-up in grado di mascherare il rossore (camouflage).
Rosacea: che cos’è
La rosacea è una malattia infiammatoria cronica della pelle.
Come per molte altre patologie, la sua conoscenza parte già dalla definizione, che è in grado di fornirci molti elementi.
Il tratto tipico della malattia è l’infiammazione, che si conserva in tutte le fasi del decorso (anche se si acuisce in uno step preciso) e in entrambe le forme (quella cutanea e quella oculare).
È l’infiammazione a produrre le lesioni che consentono il riconoscimento della patologia, a determinare la sua evoluzione nel tempo e a rappresentare il bersaglio della maggior parte dei farmaci ad oggi impiegati.
Il secondo aspetto è costituito dalla cronicità: la rosacea, ad oggi, non è guaribile. Può (anzi, deve) essere trattata con farmaci sintomatici e con terapie laser o chirurgiche mirate al miglioramento dell’aspetto delle lesioni. Ma la prevenzione dell’esposizione ai fattori scatenanti rimane l’aspetto terapeutico principale.
Infine, occorre attribuire la giusta importanza agli aspetti psicologici di una malattia che provoca lesioni sul viso e impatta, inevitabilmente, sulla vita sociale e affettiva delle persone che ne soffrono. A causa dell’imbarazzo generato dal rossore e dalle formazioni che si accompagnano alla rosacea, i pazienti tendono a non rivolgersi al dermatologo, a non cercare una diagnosi precisa e a ricorrere a cosmetici mascheranti che peggiorano il quadro.
Chi colpisce
I soggetti più colpiti sono quelli di età compresa fra i 30 e i 50 anni, principalmente donne di carnagione chiara, di provenienza soprattutto nord-europea. In Svezia la prevalenza è del 10%, in Germania del 2-5% e in Irlanda del 2,85%.
Può interessare anche persone di colorito più scuro e, in questo caso, le manifestazioni sono meno evidenti.
In Italia, le stime indicano che sono oltre 3 milioni di persone a soffrire della malattia, ovvero il 7-8% della popolazione adulta. Ma la diagnosi appropriata viene effettuata solo in un caso su 10.
Quindi, è una patologia sottodiagnosticata e, inevitabilmente, sottotrattata.
Rosacea: come si manifesta
Con sintomi di tipo infiammatorio e andamento caratterizzato da periodi di remissione alternati a fasi di riacutizzazione.
Tuttavia, ad ogni remissione, non corrisponde un ritorno alle condizioni di pelle sana: la tendenza all’arrossamento è una costante della malattia, qualche volta accompagnata dall’eritema.
Allo stesso modo, ogni riesacerbazione non è necessariamente uguale alla precedente: in alcuni casi, il quadro clinico peggiora di volta in volta. E così il paziente passa da una fase iniziale nella quale l’arrossamento è l’unica manifestazione, via via verso una tardiva nella quale la sua pelle diventa ipertrofica e i lineamenti del suo volto cambiano.
In altri casi, l’evoluzione si ferma prima e si stabilizza ad un livello intermedio.
Quanto tempo dura?
La rosacea è una malattia cronica: quindi non guarisce.
Essendo il suo decorso composto da fasi di remissione dei sintomi e fasi di riacutizzazione, attraversa intervalli di tempo in cui la sintomatologia è più lieve: questi hanno durata variabile a seconda della forma e dello specifico paziente.
La rosacea del viso
Come anticipato sopra, la rosacea del viso è una malattia infiammatoria cronica che colpisce la pelle del viso e che ha, con qualche eccezione, un andamento caratterizzato da fasi in sequenza.
La maggior parte dei pazienti rimane nella fase iniziale e in quella vascolare o papulo-pustolosa. Relativamente pochi, e prevalentemente uomini, sono quelli che arrivano alla fase tardiva.
La pre-rosacea
La parola chiave è arrossamento: un flushing (così è definito l’avvampamento) che può creare molto imbarazzo al paziente, interferire con la sua vita sociale e che è talvolta accompagnato da una fastidiosa sensazione di pizzicore, bruciore e calore.
Gli episodi di flushing sono attivati dall’esposizione a:
- Fattori ambientali: sole, climi freddi o molto caldi, vento, escursioni termiche.
- Stress, sia emotivi che fisici (l’attività sportiva può scatenare la comparsa di arrossamenti anche intensi).
- Alimenti particolari: alcol, cibi speziati, bevande calde.
- Stimoli chimico-fisici: alcuni cosmetici, bagni caldi.
La sintomatologia tipica della pre-rosacea si mantiene pressoché inalterata anche in tutte le altre fasi della malattia, comprese quelle di miglioramento.
La fase vascolare
L’eritema del volto interessa il naso, il mento, la parte alta degli zigomi e, a volte, le palpebre: per questa sua distribuzione viene definito eritema centro-facciale.
L’infiammazione richiama liquidi nei tessuti: ecco perché, oltre ad arrossarsi, la pelle si gonfia, si ispessisce (complessivamente questo fenomeno è detto edema).
E poi compaiono i sintomi che attribuiscono il nome alla fase nella quale la malattia si trova (la fase cosiddetta eritemato-teleangectasica): i capillari, iperreattivi (abbiamo richiamato nei paragrafi precedenti cosa significa), si dilatano e diventano visibili attraverso la superficie cutanea.
Li chiameremmo capillari rotti, ma questa espressione è inappropriata: meglio usare quella specifica, teleangectasie multiple, che descrive anche il quadro della couperose.
La fase infiammatoria
L’infiammazione è sempre presente nella rosacea; anzi, è il suo tratto peculiare.
Allora perché definire in questa accezione la terza fase? Perché è solo qui che l’infiammazione entra nel suo vivo o, per meglio dire, combina i suoi danni.
Il rilascio di sostanze aggressive determina la formazione di papule e pustole che ricordano i brufoli dell’acne. Ecco perché la malattia in questa fase (rosacea papulo-pustolosa) viene anche detta “acne dell’adulto“.
Non solo: in alcuni casi, le due malattie vengono addirittura scambiate fra loro. Ma i dermatologi hanno un riferimento quasi infallibile per differenziarle: i comedoni, assenti nella rosacea.
La fase tardiva
Quando, sfortunatamente, l’evoluzione procede fino alla fase tardiva (succede più spesso nell’uomo) le conseguenze dell’infiammazione sono piuttosto pesanti.
La liberazione delle molecole tipiche di questo stato causa la deposizione di fibre di collagene, alterando l’architettura del tessuto cutaneo.
La pelle diventa sempre più edematosa e le sue cellule vanno incontro ad una proliferazione incontrollata: questo fenomeno viene definito iperplasia e nel caso della rosacea prende il nome di fima.
I rigonfiamenti cutanei assumono nella rosacea fimatosa forme bulbose, bitorzolute, in particolare a livello del naso (rinofima), che può diventare simile a una lampadina, e alterano i lineamenti del viso.
La rosacea degli occhi
In un terzo dei pazienti la malattia coinvolge anche gli occhi, producendo manifestazioni quali:
- Blefarocongiuntivite: infiammazione delle palpebre e delle congiuntive (le membrane che rivestono i bulbi oculari).
- Infiammazione delle ghiandole di Meibomio, che partecipano alla secrezione delle lacrime.
- Irite: infiammazione dell’iride.
- Sclerite: infiammazione della sclera, il tessuto che costituisce la parte bianca dell’occhio.
- Cheratite: infiammazione della cornea (è la conseguenza più grave, che può mettere seriamente a rischio la vista).
Quali sono i sintomi associati a queste condizioni? Prurito, arrossamento, sensibilità accentuata alla luce (fotofobia), sensazione di corpo estraneo, visione offuscata ed eritema dell’occhio.
Se non trattate correttamente, queste condizioni possono determinare una riduzione dell’efficienza visiva.
La rosacea in gravidanza
Sebbene siano stati descritti in letteratura alcuni casi di rosacea con esordio durante la gestazione, normalmente i sintomi migliorano nelle mamme in attesa.
Rosacea: quali sono le cause
Le cause sono ad oggi ignote, ma la comunità scientifica si è fatta qualche idea sui meccanismi che potrebbero essere alla base della malattia. Oltre a queste ipotesi, non è escluso che possa esistere una sorta di predisposizione ereditaria a sviluppare la malattia.
Di fatto, il difetto accertato e presente in tutte le forme della malattia è il malfunzionamento del sistema immunitario: è un errore delle nostre difese a scatenare l’infiammazione, il tratto tipico della rosacea.
Esistono, in aggiunta alle cause, alcuni fattori scatenanti, che possono attivare, nelle persone che soffrono della patologia, la comparsa dell’arrossamento e dell’eritema. Alcuni di questi fattori sono evitabili, mentre altri no:
- Escursioni termiche.
- Sosta in ambienti troppo riscaldati o nei quali l’aria condizionata è intensa.
- Assunzione di farmaci (specialmente cortisonici, in particolare se applicati sulla pelle), di alcol o caffè, di bevande calde o di cibi speziati.
- Stress fisici (inclusa l’esecuzione di attività sportiva intensa) ed emotivi.
- Menopausa.
- Parkinson.
Quanto c’entrano i vasi sanguigni?
L’arrossamento e la presenza dei capillari dilatati, tipici del disturbo, hanno addensato i sospetti attorno ai vasi sanguigni e al loro ruolo nella genesi del disturbo.
Nelle persone con la rosacea, i vasi sono iperreattivi, si dilatano in risposta a stimoli che non hanno lo stesso effetto nelle persone sane e aumentano il flusso di sangue che irrora la pelle del viso.
Ma non è solo questione di ipereattività: nella pelle delle persone diagnosticate con la malattia vengono anche prodotti nuovi vasi sanguigni (un fenomeno chiamato neoangiogenesi), che potenziano ulteriormente l’afflusso locale di sangue.
Una prova del coinvolgimento dei vasi? Se il paziente prende farmaci vasocostrittori i suoi sintomi migliorano.
Rosacea: i responsabili diretti dell’infiammazione
Cosa hanno in comune fra di loro i farmaci impiegati nel trattamento della patologia? Sono tutti antinfiammatori: direttamente o indirettamente, riducono la concentrazione e l’attività delle molecole che mantengono attiva l’infiammazione.
In particolare, tutti questi medicinali agiscono sulle cosiddette specie reattive dell’ossigeno (dall’inglese Reactive Oxygen Species), un gruppo di sostanze che comprende l’acqua ossigenata e che danneggia le membrane delle cellule.
Le ROS potrebbero avere una funzione precisa nella patogenesi? Forse, ma sono necessari altri studi per confermare questa ipotesi.
Acari
Siamo abituati a sentire parlare di acari in relazione alle forme allergiche. In questo caso, un elemento della categoria (il Demodex folliculorum) viene chiamato in causa per ben altro.
Si è, infatti, osservato che la sua presenza nella pelle dei soggetti con la rosacea è molto più nutrita rispetto a quella riscontrata negli individui con la pelle sana.
E non è l’unico microrganismo ad essere coinvolto in questa disamina. Anche l’Helicobacter pylori, più popolare per il suo ruolo nella patogenesi di alcune forme di gastrite e ulcera gastrica, potrebbe giocare una parte importante.
Stimoli ambientali
Una new entry della ricerca sulla rosacea degli ultimi anni è la catelicidina: alcuni studi hanno dimostrato che questa sostanza ha una funzione nel promuovere l’infiammazione durante il decorso della malattia. E hanno cercato di immaginare, sulla base delle informazioni emerse, cosa succede nel tessuto cutaneo.
Alcuni stimoli ambientali (chiamiamoli fattori scatenanti) fra cui i raggi UV del sole attiverebbero, per errore, la sintesi di catelicidina.
A questo punto partirebbe una reazione a catena che avrebbe come conclusione l’attivazione di speciali molecole incaricate (in condizioni normali) di combattere virus e batteri provenienti dall’esterno.
Queste sostanze, dette peptidi antimicrobici, causerebbero le modificazioni vascolari, la degenerazione delle fibre di collagene e il reclutamento delle cellule del sistema immunitario impegnate nell’infiammazione tipici della rosacea (ma è ancora solo un’ipotesi).
Farmaci e alimenti
Se si eccettuano alcol e spezie, per le quali la scienza ha accertato un ruolo di promozione della comparsa dell’arrossamento, sembra che l’alimentazione non influenzi né la comparsa né l’andamento della patologia.
Non si può dire la stessa cosa dei farmaci. Si è, infatti, accertato che alcuni medicinali possono peggiorarne il decorso.
Fra questi:
- Amiodarone, un antiaritmico.
- Cortisonici, sia per uso topico che in formulazione spray nasale: vedremo in seguito che applicare pomate al cortisone sulle lesioni da rosacea non è una buona idea.
- Dosi elevate di vitamina B₆ e B₁₂.
- Vasodilatatori: è intuitivo che assumere una sostanza che dilata ulteriormente i vasi sanguigni non può che peggiorare i sintomi.
Può essere il fegato?
Cercando e ricercando fra le varie malattie che possono avere un nesso con lo sviluppo di questa affezione dermatologica, gli studiosi sono arrivati alle patologie del fegato.
La steatosi epatica, che forse conoscete meglio come fegato grasso, è una condizione piuttosto diffusa nell’anziano e anche una comorbidità (ossia un disturbo presente contestualmente) della rosacea.
Si sono allora domandati se fosse una semplice casualità oppure se ci fosse una correlazione precisa. Una bella domanda, alla quale non è ancora stata data una risposta.
Microbioma
Potevano i ricercatori non prendere in esame un possibile ruolo patogenetico del microbioma alterato?
Come noto, la composizione della popolazione batterica presente a livello delle nostre mucose (intestinali e non solo), quella che un nostalgico definirebbe flora batterica, è fondamentale per la realizzazione di numerose reazioni metaboliche. L’alterazione nel mix delle specie può ripercuotersi su molti tessuti e organi, causando vere e proprie malattie.
Da cosa nasce l’idea che il microbioma possa avere parte in tutto ciò? Dal fatto che molti degli individui diagnosticati con la rosacea hanno anche la sindrome del colon irritabile e altri disturbi correlati alla disbiosi.
Anche qui si tratta semplicemente di ipotesi, teorie. Ma, per non rischiare, gli esperti consigliano ai pazienti con la rosacea che hanno anche sintomi intestinali di rivolgersi al gastroenterologo per un approfondimento.
La rosacea da mascherina
L’occlusione della pelle che si verifica quando viene indossata la mascherina per molte ore, in particolare se si sosta in ambienti umidi e con scarso ricambio di aria, può aggravare problemi di acne o rosacea pre-esistenti. Mentre conosciamo già tutti la maskne, non è stato ancora coniato il corrispondente neologismo per la rosacea.
Ma allora la mascherina è una causa della rosacea? No. La mascherina, va sottolineato, non è una causa della malattia, ma rientra fra i fattori scatenanti dei sintomi. Questo significa che è possibile proteggersi dal contagio della COVID-19 riducendo i rischi di peggioramento dei sintomi cutanei.
Come? Quando è necessario indossare il dispositivo di protezione individuale per un intervallo di tempo relativamente lungo, è bene sostituirlo spesso e osservare norme di igiene molto stringenti, lavandosi spesso le mani e ricorrendo sempre a detergenti specifici per il viso.
Truccarsi non è controindicato, in generale, in caso di rosacea. Tuttavia, applicare il make-up sotto la mascherina può dare problemi.
La rosacea nei bambini
Sono stati descritti solo rari casi di rosacea pediatrica, tutti con gli stessi sintomi osservati negli adulti.
I numeri registrati sono effettivi oppure i casi sono più numerosi di quelli accertati? Sarebbe interessante saperlo: per ora gli esperti ipotizzano che i casi siano molti di più.
Tanti piccoli pazienti verrebbero diagnosticati per errore con altre dermatosi, con sintomi analoghi ma più peculiari di questa fascia di età, come: la dermatite atopica, la dermatite periorale, la dermatite granulomatosa periorifiziale infantile e il lupus miliaris disseminatus faciei.
Diagnosi: Come si riconosce la rosacea?
La malattia viene diagnosticata solo su base clinica. Ad oggi non sono disponibili esami specifici.
Solo l’osservazione scrupolosa delle lesioni cutanee permette al dermatologo di differenziare la rosacea da altre malattie locali o sistemiche, che producono manifestazioni di questo tipo.
Vediamo quali sono le principali:
- Acne: la diagnosi differenziale è supportata dall’età di insorgenza dei sintomi, che nel caso dell’acne è giovane, mentre invece per la rosacea è più adulta (il picco di incidenza riguarda la fascia di popolazione fra i 30 e i 50 anni). Un segno infallibile? I comedoni, assenti nella rosacea.
- Lupus eritematoso sistemico.
- Sarcoidosi.
- Fotodermatite: in questo caso, però, l’eruzione e l’arrossamento coinvolgono tutto il viso, non solo le zone centrali.
- Eruzioni causate da farmaci: i più correlati sono i cortisonici.
- Dermatomiosite.
- Granulomatosi cutanee.
- Dermatite seborroica, che però è associata ad un eritema desquamante più concentrato a livello delle pieghe nasolabiali, del cuoio capelluto e del tronco.
- Dermatite periorale, caratterizzata dalla comparsa di papule e pustole solo intorno alla bocca.
Rosacea: come si cura
Per il trattamento della sintomatologia sono disponibili numerosi farmaci, nessuno dei quali specifico e, soprattutto, nessuno dei quali curativo.
Va da sé che, vista anche la conoscenza dettagliata dei fattori scatenanti e la loro evitabilità, il trattamento sia più che altro concentrato sull’introduzione di abitudini che modifichino lo stile di vita e prevengano l’esposizione ai fattori scatenanti evitabili.
Stile di vita
È importante che il paziente impari a conoscere i fattori che attivano il flushing e l’eritema e ad evitarli.
Occorre mettere in atto una serie di comportamenti che proteggono la pelle dai fattori fisici e chimici scatenanti, tipo:
- Detergere la pelle con prodotti non schiumogeni e non profumati, preferibilmente detergenti oleosi che rispettino il rivestimento protettivo della barriera cutanea e rimuovano i detriti per affinità.
- Evitare l’uso di creme profumate.
- Preferire la doccia al bagno, effettuata con acqua moderatamente calda.
- Struccare il viso accuratamente prima di coricarsi.
- Evitare l’uso di prodotti di make-up in crema.
- Evitare il più possibile le escursioni termiche, la sosta in ambienti troppo riscaldati o con aria condizionata intensa: quando il clima è molto caldo nebulizzare il viso con acqua fresca per abbassare la temperatura superficiale della pelle e ridurre il suo livello di infiammazione.
- Ridurre al minimo l’esposizione al sole e, quando ci si espone, applicare un filtro protettivo specifico consigliato dal dermatologo (di solito vengono prescritti foto riflettenti a base di argilla, che riparano i vasi sanguigni dall’azione della radiazione ultravioletta)
- Ridurre al minimo il consumo di caffè, alcol, bevande calde e cibi speziati.
Sono disponibili in commercio prodotti dermocosmetici in grado di mascherare l’arrossamento (camouflage), il cui uso può migliorare la vita sociale del paziente.
Si tratta, di solito, di formulazioni contenenti pigmenti verdi, che, per un meccanismo di complementarietà della luce, neutralizzano il rosso della pelle.
Trattamento farmacologico: che crema usare per la rosacea?
Per il trattamento quotidiano della malattia vengono consigliate creme lenitive ed emollienti.
Invece, per trattare l’infiammazione sono indicati alcuni antibiotici. Perché usare degli antibiotici per trattare una malattia non causata da batteri? Perché viene sfruttato l’effetto antinfiammatorio di questi farmaci, che viene espresso quando sono somministrati a dosi inferiori.
Fra quelli per uso topico, il più usato è il metronidazolo. Quelli per uso sistemico (doxiciclina, tetraciclina, minociclina) vengono impiegati per trattare la rosacea con papule e pustole multiple e quella oculare.
Ulteriori opzioni sono rappresentate dall’acido azelaico in crema e dal perossido di benzoile, che viene associato in qualche caso, per controllare meglio la sintomatologia.
Un discorso a parte merita l’ivermectina (in crema). Si tratta di un farmaco antiparassitario balzato agli onori delle cronache di recente perché protagonista di alcuni studi nei quali è stato testato per la sua azione contro SARS-CoV-2: in questo caso viene utilizzato per la sua azione contro l’acaro Demodex folliculorum e per la sua azione antinfiammatoria.
Per trattare il flushing o l’eritema persistente sono indicate la brimonidina gel (per uso topico) e l’ossimetazolina cloridrato crema.
Nei casi resistenti alle terapie di prima linea, possono essere impiegati i retinoidi (isotretinoina orale).
Farmaci per la rosacea oculare
In aggiunta alle terapie previste per la forma cutanea, per le forme che coinvolgono anche gli occhi sono indicati colliri ad azione antibiotica o antinfiammatoria.
Possono essere usate salviettine oculari per detergere le palpebre infette.
Microdermoabrasione
L’esfoliazione dello strato corneo, il più superficiale della pelle, viene indicata per migliorare lo stato del rinofima, con risultati estetici buoni.
Si tratta di un trattamento mininvasivo di resurfacing: è come carteggiare la pelle perché si rinnovi.
Il laser
Per ridurre l’impatto estetico delle telangectasie si può ricorrere al trattamento laser con particolari lunghezze d’onda, che provocano la coagulazione dei capillari in evidenza e ne riducono il diametro.
Si impiega anche la luce pulsata intensa.
Durante il trattamento il paziente percepisce pizzicore e, nei giorni seguenti, le aree trattate si arrossano e si gonfiano moderatamente. La guarigione completa si verifica in qualche settimana.
Chirurgia plastica
Si tratta dell’unico trattamento indicato per la fase tardiva: il rinofima può essere solo rimosso chirurgicamente in modo cruento. Possono essere utilizzati laser chirurgici (laser CO₂) oppure può essere eseguito un intervento chirurgico vero e proprio, durante il quale viene effettuata la decorticazione del tessuto esuberante tramite bisturi o idrochirurgia.
Gli aspetti psicologici della patologia
Sono tanti e pesanti.
Una survey condotta online dall’istituto di ricerca Face Value in una popolazione di persone diagnosticate con la rosacea ha mostrato come l’arrossamento del viso sia condizionante a livello emotivo nell’88% dei casi, a livello sociale nel 77%, a livello professionale nel 78% e nel comportamento relazionale nel 72%.
Non solo. Il 58% dei pazienti dichiara di provare imbarazzo per il giudizio altrui, anche nell’ambiente di lavoro (32%) e di avere poca sicurezza nell’affrontare colloqui di lavoro (27%).
Il 23% delle persone intervistate sostiene di provare imbarazzo anche per il giudizio di famigliari o amici, e di essere a disagio nel fare nuovi incontri (33%). Il 25% dei pazienti si dichiara imbarazzato per il giudizio del proprio compagno/a.
Questi dati non stupiscono, anche se fa un certo effetto vederli nero su bianco. Oltre a causare conseguenze drammatiche sul piano personale, lo stato d’animo dei pazienti può avere ricadute non positive sulla gestione della malattia e sulla sua evoluzione verso le fasi avanzate.
Molte persone non ancora diagnosticate sono convinte che il rossore sia una naturale (e, ovviamente, indesiderata) caratteristica della loro pelle.
Quindi anziché rivolgersi al dermatologo ricorrono all’applicazione di cosmetici mascheranti. Spesso, però, questi prodotti sono inappropriati e determinano un peggioramento della sintomatologia.
Rosacea: pazienti celebri
Una delle espressioni con cui è nota la rosacea è “sindrome di Rembrandt”, dal nome del pittore olandese, un paziente celebre del passato.
In epoche recenti, diversi personaggi in vista del mondo dello spettacolo e della politica hanno raccontato al pubblico della loro esperienza di pazienti, oppure ne sono stati diagnosticati virtualmente a causa dell’evidenza del rossore caratteristico.
Bill Clinton condivide con Winston Churchill e con il Principe Carlo d’Inghilterra il tipico arrossamento del viso.
Un sintomo tenuto sotto controllo da attrici come Cameron Diaz, Renée Zellweger e Cynthia Nixon, alle quali la malattia non ha scalfito la bellezza dei volti.
Fonti
- Canadian practice guidelines for rosacea – Y. Asai et al – Journal of Cutaneous Medicine and Surgery, 2016.
- Pivotal Trial of the Efficacy and Safety of Oxymetazoline Cream 1.0% for the Treatment of Persistent Facial Erythema Associated With Rosacea: Findings from the Second REVEAL Trial – L. Baumann et al – Journal of Drugs in Dermatology, 2018.
- New developments in the treatment of rosacea – role of once-daily ivermectin cream – L.A. Cardwell et al – Clinical, Cosmetic and Investigational Dermatology, 2016.
- Galderma online survey, 2021.
- Treatments for rosacea – Cochrane Review, 2015.
- Introduzione alla dermatologia – M. Castello, Università degli Studi Pavia.
- Rosacea and WNT: How fatty liver alters follicle cell fate in the midface – C. Reisz – Journal of the American Academy of Dermatology, 2017.
- Association of rosacea with bowel diseases – F.Y.Wang et al – Medicine, 2019.
- Rosacea is associated with thyroid autoimmunity: a case control study – S.B. Hayta et al – Acta Endocrinologica, 2018.
- Papulopustular rosacea improvement in pregnancy: A case report – S. Shangraw et al – Journal of the American Academy of Dermatology, 2017.
- The molecular pathology of rosacea – K. Yamasaki et al – Journal of Dermatological Science, 2009.
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