Mille piedi al forno, tarantole fritte, spiedini di cavallette o di grilli, bruchi al sugo piccante, pasta all’uovo artigianale ai grilli. Non è il racconto tratto dal diario di bordo di un viaggiatore in Asia ma il tavolo allestito dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura tenutosi a Cernobbio il 21 ottobre scorso.
Se non si tratta di un corner dedicato ai piatti etnici provenienti da paesi lontani, perché è stato esposto? E’ il modo per annunciare, forse in modo un po’ provocatorio, che questi cibi sono in arrivo sulle tavole degli italiani a partire da gennaio 2018. Già, perché in base al nuovo regolamento europeo sui novel food, gli insetti interi vengono riconosciuti sia come nuovi alimenti. Vengono considerati prodotti tradizionali di altri paesi, aprendo così le frontiere al loro allevamento e alla conseguente vendita.
Ma cosa pensano gli italiani?
Secondo un’indagine della Coldiretti, il 54 per cento degli italiani è contraria a questa innovazione alimentare. Considerano gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale. Gli indifferenti sono il 24 per cento, mentre i favorevoli si fermano al 16 per cento. In particolare, sono davvero molto pochi quelli disposti a mangiare gli insetti interi. Una maggiore disponibilità viene invece mostrata nei confronti di prodotti che contengono insetti nel preparato, come ad esempio la farina di grilli.
Quali sono i vantaggi sull’introduzione degli insetti?
Con una previsione di crescita che vedrà la popolazione mondiale toccare i nove miliardi nel 2050, è stata la FAO per prima a portare alla ribalta il tema. Ha indicato il consumo di insetti come una delle soluzioni per sfamare il pianeta in modo sostenibile.
Questi animali infatti contengono proteine di alta qualità e vitamine pari a quelle della carne, ma emettono meno gas nocivi per l’ambiente degli altri allevamenti. Per crescerli, basta del rifiuto organico. Un semplice esempio: a parità di proteine prodotte, il fabbisogno dei grilli – una delle circa 1.900 specie di insetti commestibili– è sei volte inferiore a quello dei bovini, quattro volte a quello delle pecore e due rispetto a quello del pollame. Inoltre gli insetti potrebbero aprire nuovi mercati economici e industriali creando nuove opportunità lavorative.
Quali sono i dubbi espressi da Coldiretti
Al di là del normale ostracismo da parte degli italiani verso prodotti davvero distanti dalla tradizionale cultura alimentare, “l’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità degli insetti”. Così ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo nel ricordare che “la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come la Cina o la Thailandia, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”.
Una volta erano le tartine…
Al Forum Internazionale dell’Agricoltura:
- millepiedi cinesi arrostiti e croccanti
- tarantole arrostite senza conservanti né coloranti provenienti dal Laos
- vermi arrosto giganti dalla Tailandia che, dicono, abbiano un sapore simile alle patatine
- gli aperi-insetti, vermi della farina aromatizzati alla paprica, al curry e al sale marino made in Belgio.
Questi alimenti sono consumati ogni giorno in Europa. Pronti per un nuovo apericena esotico all’ombra del Colosseo?