A 16 anni dall’accordo di pace di Dayton, viaggio in una città che tenta di conquistarsi un posto fra le capitali del turismo culturale. Vi portiamo a Sarajevo.
Cosa vedere a Sarajevo
La Sarajevo del 2011 mostra una downtown all’americana, con la Twist Tower Avaz (un grattacielo di 36 piani) e il grattacielo che ospita il Parlamento. Molti edifici, distrutti dalle bombe serbe che piovevano sulla città dalle colline circostanti, sono stati ricostruiti o restaurati. Alcuni di questi ospitano il Museo Nazionale, dotato di una bellissima sezione archeologica e l’adiacente Museo Storico.
Quest’ultimo ha dedicato una grande sala alla guerra civile e ai tre anni dell’assedio. Anni di follia e di capovolgimento totale della realtà, anni nei quali il vicino di casa poteva – una sera, all’improvviso – prenderti a fucilate. Non a caso, si preferiva vivere in stanze prive di finestre. Al posto dei vetri, introvabili e pericolosi perché trasparenti, si usavano dei teli di plastica semiopaca forniti dall’Onu.
Un doveroso omaggio alla tragedia dell’assedio è stato reso dal “Museo del tunnel”, nei pressi dell’aeroporto. Una casa crivellata di colpi, di proprietà della famiglia Kolar, era il capolinea di un tunnel lungo quasi un chilometro, che permetteva di uscire dalla città assediata e raggiungere l’aeroporto, protetto dalle Nazioni Unite. Piegati come minatori, per uscire o rientrare a Sarajevo, gli assediati percorrevano il tunnel portando quel poco che sarebbe servito a lavarsi o a mangiare. Dopo la guerra, i Kolar hanno lasciato aperto un breve tratto del tunnel, divenuto un piccolo ma toccante museo.
Da vedere poi, con un unico biglietto, il museo della città e alcune bellissime case ottomane. Ma anche il punto dell’attentato che scatenò la Prima guerra mondiale, le moschee e la madrassa della città vecchia. Da non perdere anche una visita ai ponti storici e tutta la zona centrale, con i suoi tavolini all’aperto e un’atmosfera rilassata e piacevole, che nulla fa intuire di ciò che successe solo pochi anni fa.
La cucina e il mercato di Sarajevo
Il mercato ortofrutticolo Markala, per esempio, è animato e vivace. Ma su una parete un murale ricorda le decine e decine di vittime di due sanguinosi bombardamenti. Allo stesso modo, sul ponte Vrbanja alle spalle del Parlamento, una piccola lapide ricorda le prime due vittime della guerra, nell’aprile1992, e il volontario italiano Moreno Locatelli che proprio lì fu ucciso, l’anno dopo, da un cecchino.
Un altro motivo per visitare Sarajevo è la cucina, buona ed economica. Vi segnaliamo due templi della cucina bosniaca di tradizione: Pod Lipom, che ricorda con grandi foto la visita di Bill Clinton, e Inat kuca. In entrambi potete provare gli antipasti con carne affumicata e formaggi bosniaci, oppure zuppe come la begova corba (con pollo, verdure e formaggio fresco da sciogliere) o la terhana corba (con una specie di pastina simile alla fregula sarda, in un brodo a base di pomodoro). Un secondo tradizionale è il sahan, un piatto misto con spezzatino, involtini di carne macinata in foglia di vite o verza e cipolle, anch’esse imbottite di carne.
L’offerta vegetariana in città
Per i vegetariani, che saranno inorriditi a sentire queste ricette, o per chi preferisca una cucina più leggera e creativa, ci sono Vegehana e l’ottimo Karuzo. Da quest’ultimo, gestito dal bravo e simpatico Sasha, formatosi all’estero e tornato a Sarajevo pochi anni fa, vi consigliamo di provare un paio di deliziose zuppe (quella di lenticchie e spinaci oppure quella di carote e arance), ma anche due secondi piatti come il “seitan con formaggio e tofu” o l’insalata col formaggio di capra. Chiusura alla grande con ottimi dolci, del tutto originali rispetto alla pasticceria bosniaca che è ricca, ma ricalca un po’ quella turca e un po’ quella mitteleuropea. Provate il “pudding di amaranto”, per esempio, oppure il “cubo di mela e cioccolato”, che non usa né uova né burro, e nemmeno farina o zucchero!