I tesori dell’archeologia, le saline, le delizie della gastronomia locale, i vitigni da cui nasce il celebre vino. Ecco le meraviglie della città di Marsala.
Marsala: per molti è sinonimo di sbarco dei Mille in Sicilia. E in effettisi respira un po’ dovunque, nella bella cittadina della Sicilia occidentale, la presenza di Giuseppe Garibaldi, a partire dalla sezione risorgimentale-garibaldina del Museo civico ospitato nel cinquecentesco complesso monumentale di San Pietro, ex Monastero delle suore Benedettine.
Questo, perfettamente restaurato, è oggi un centro multifunzionale che accoglie anche la biblioteca comunale oltre a una modernissima sala conferenze e alcune strutture per il tempo libero: fonoteca, videoteca, ludoteca e una zona ristoro ricavata dalle antiche cucine del Monastero. Comunque, ogni anno l’11 maggio Marsala rievoca lo sbarco dei Mille, l’episodio più significativo della sua storia recente.
Alla scoperta di Marsala
Antichissima è peraltro l’origine di Marsala, nata nel 397 a.C., a seguito della distruzione della vicina colonia fenicio-punica di Mozia ad opera dei Siracusani. Ed è l’isola di Mozia uno dei motivi dell’incanto esercitato da questo estremo lembo di Sicilia. Una zona punteggiato da saline storiche, oggi in gran parte riattate e visitabili, disperse nella laguna salmastra dello Stagnone. È da queste saline che si estrae buona parte delle 100 mila tonnellate annue del sale marino di Trapani. Un prodotto che ha da poche settimane ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta.
I vigneti del territorio marsalese
Dopo una breve traversata in barca, andare a zonzo per Mozia tra i vigneti dei vitigni Grillo e Catarratto, e i suggestivi resti archeologici, è un assaggio del meglio che il Mare Nostrum ci offre. Questa vista non è che l’antipasto rispetto a quello che ci attende nel piccolo museo della Fondazione Whitaker, che gestisce tutta l’isola. Qui, tra cimeli preistorici, fenici, punici e greci, ci aspetta infatti il magnifico Giovanetto di Mozia. Una monumentale statua in marmo di tipo greco, risalente alla seconda metà del V secolo a.C. e ritrovata una trentina di anni fa nell’isola stessa. La grazia e la perfezione di questa statua sono ammirevoli.
La Fondazione Whitaker gestisce l’eredità di Joseph Whitaker, imprenditore britannico che alla fine dell’Ottocento acquistò l’intera isola di Mozia. Fu il primo a intuirne l’importanza archeologica. La famiglia Whitaker riveste un ruolo importantissimo in queste terre, anche per un altro motivo. Fu infatti uno zio di Joseph, tal Benjamin Ingham, che nel 1806 avviò la modernizzazione della produzione delfamosissimo vino Marsala, consacrato a livello mondiale proprio grazie agli Inglesi.
Il Marsala, l’eredita dei Whitaker
Degustare questo dolce vino in uno dei bagli (una sorta di masserie) ancora sparsi nel territorio marsalese è un’esperienza da non perdere. Così come bisogna assolutamente provare qualcuno dei piatti tipici di questo affascinante territorio. Il nutrizionista sorride a approva le tante preparazioni a base di pesce, e si arrende di fronte ai meravigliosi dolci siciliani, dalla cassata ai cannoli, senza trascurare le sculturine in pasta di mandorle battezzate frutta martorana. Poi torna a sorridere di fronte a preparazioni semplicissime e leggere come il pane cunzato (condito). Un delizioso spuntino a base di una pagnotta appena sfornata, divisa a metà, condita con olio extravergine di oliva, sale e pepe, pomodorini freschi sfregati sul pane stesso, acciughe e origano.