Chi non ha mai vissuto il dolore terribile di sentirsi negato dall’altro e sentire salire la gelosia? Appena la si prova, questa angoscia fa venir voglia di buttare tutto all’aria oppure di uccidere. Poi, a mente fredda, ci si chiede: “Ma che cosa mi è successo”? La risposta è diversa per ognuno di noi perché la gelosia è un sentimento molto complesso e cela spesso frustrazioni e desideri inconfessabili anche a se stessi.
Di tutti i sentimenti, è probabilmente quello che nascondiamo di più a noi e agli altri.
Ma se diventa frequente, sfiorando l’ossessione, bisogna fare qualcosa per non rovinare la nostra vita e quella dei nostri cari. Viaggio nel mondo della gelosia con Floriana Ventura, la psicologa di Melarossa.
Vacanza fa spesso rima con crisi di gelosia, perché?
Perché d’estate ci sono più occasioni per uscire, si frequentano più persone, si sta più svestiti, la seduzione del corpo scoperto può mettere a dura prova anche i più riservati e rigidi, si crea un clima di maggiore goliardia, possono calare i freni inibitori ed ecco che non ci si sente più così solidi e inattaccabili, si teme che una terza persona possa portarci via il nostro amato/a, ci si sente in pericolo, minacciati…. e… di botto arriva la scarica di gelosia che fa perdere ogni legame con la realtà!
Che cos’è la gelosia: un sentimento o una malattia?
La gelosia è un sentimento provocato dall’idea di poter perdere da un momento all’altro la persona amata e di essere abbandonati e che fa sperimentare a chi la vive la paura della separazione, paura di non avere nessuno che si prenda cura di lui/lei e invidia per le caratteristiche dell’altro/a, il tutto generato dal pensiero di fondo secondo cui il partner è una proprietà esclusiva.
Una gelosia “sana” raggiunge livelli accettabili e fa sentire l’altro considerato, riconosciuto, amato e, in piccole dosi, aggiunge vivacità, rinforza l’intimità della relazione e si basa su un rapporto di reciprocità: io ti amo e mi fido di te, tu mi ami e ti fidi di me.
La gelosia, invece, diventa patologica quando si attiva anche in assenza di un evento reale, inventando una realtà inesistente e costruendo, in una sorta di delirio, scenari di persone, situazioni e luoghi pressoché immaginari. Il geloso patologico vive in un continuo stato di sospettosità, controllo, paura irrazionale che sfocia nell’angoscia e nell’abbassamento dell’autostima.
Il o la gelosa/o è un dipendente affettivo?
La gelosia, se non gestita adeguatamente, è ciò che ci avverte che stiamo entrando nella dimensione della dipendenza affettiva dominati dalla paura schiacciante di rimanere da soli. Questo timore violento provoca nel geloso/dipendente affettivo comportamenti esagerati di controllo nei confronti del partner che lo fanno sentire braccato, e, per fuggire alla ricerca di maggiore leggerezza, rischiano di far si che metta effettivamente in atto il tradimento.
Gelosia: come uscire da questo circolo vizioso
Esistono degli accorgimenti per imparare a tenere a bada gli aspetti disturbanti della gelosia, rispettando comunque il proprio modo di essere:
Per il geloso
- Utilizzare comportamenti meno deleteri come ad esempio, passare dal sospetto simil-delirante alla richiesta di spiegazioni appropriate.
- Spiegare al partner le proprie paure, le proprie difficoltà, senza attaccare e con un linguaggio che metta l’altro in una condizione di apertura piuttosto che di chiusura difensiva.
- Accettare, come reale fonte di arricchimento personale, che il partner possa interagire con altre persone ed avere interessi differenti dai propri.
Per chi subisce la gelosia
- Ascoltare con disponibilità i timori del partner
- Modificare i comportamenti che attivano maggiormente la gelosia, come ad esempio gli atteggiamenti seduttivi, e far sentire l’altro compreso
- Evitare di trascurare il proprio amato/a in presenza di altre/i
Quando, nonostante queste accortezze, la situazione rimane invariata, o se non si riesce a metterle in pratica, è bene rivolgersi ad uno psicoterapeuta che sostenga la coppia nella soluzione delle ataviche scenate e che aiuti ogni membro della coppia a comprendere e rispettare le fragilità dell’altro, rinsaldando la fiducia reciproca.
L’essere gelosi di tutti: che fare?
Spesso si incorre nell’errore di confrontarsi con gli altri e credere che la loro vita sia sempre migliore della propria. Questo modo di pensare quasi sempre deriva non da una reale conoscenza della situazione, ma solo da fantasie sganciate da qualcosa di reale. Se si osserva come stanno effettivamente le cose, astenendosi da giudizi frettolosi, si può notare come tutte le persone attraversano nel corso della propria vita momenti più o meno difficili, anche quelle che sembrano non avere mai problemi, tristezze o difficoltà. La differenza sta nel fatto che queste ultime hanno imparato a non fare paragoni e a combattere con energia le proprie battaglie. Quindi, per uscirne, bisogna smettere di confrontarsi.
Come riuscire a razionalizzare prima di agire/pensare
Bisogna contare fino a mille, ricordando che una reazione impulsiva, violenta e aggressiva, verbalmente, o ancor peggio, fisicamente, può minare definitivamente la stabilità della relazione. Può essere utile imparare una tecnica di rilassamento da utilizzare al bisogno e aspettare che l’istinto ad agire perda forza, aspettando di calmarsi per poi, a freddo, discuterne assertivamente con il partner.
Bisogna capire da dove viene la gelosia?
La comprensione dell’origine della gelosia distruttiva può essere di grande aiuto, se guidati da un esperto, perché permette di entrare in contatto con il timore profondo, nucleare, che è alla base dei comportamenti gelosi, e perché dà la possibilità di ridurre notevolmente il disagio che si prova o addirittura annullarlo completamente.
Uomo o donna: chi è il più geloso?
Probabilmente la gelosia viene sperimentata in modo abbastanza equivalente, nell’uomo e nella donna. Ciò che fa la differenza è la capacità di gestirne la parte dolorosa, il disagio che provoca e le emozioni disturbanti ad essa legate. La donna sembra avere maggiori competenze e risorse emotive per affrontare queste situazioni, mentre l’uomo sembra soccombere più passivamente davanti a questa evenienza e riesce a gestirla prevalentemente attraverso l’azione, che può passare dalla sfuriata fino, purtroppo, al femminicidio.
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