Parigi offre sempre novità, anche ai visitatori più affezionati. Una delle novità, per chi ha trascurato la capitale francese durante gli anni della pandemia, è un centro espositivo dedicato all’arte contemporanea e collegato a due spazi aperti nel nuovo millennio a Venezia.
La città lagunare ospita infatti già da tempo Palazzo Grassi e la Punta della Dogana, entrambi finanziati dal miliardario francese François Pinault.
Noto al di fuori delle pagine economiche perché è uno dei maggiori collezionisti di arte contemporanea (oltre 10mila opere!), ma anche perché ha sposato l’attrice Salma Hayek.
La mano dell’architetto Tadao Ando
Ebbene, la preferenza accordata all’Italia non poteva non essere bilanciata da un intervento in patria. Ed ecco che all’architetto giapponese Tadao Ando, artefice anche della sistemazione dei due spazi veneziani, viene affidata la ristrutturazione della centralissima Borsa del Commercio, a poche centinaia di metri dal Louvre.
Dentro la Borsa, che ha forma cilindrica, viene inserito un altro gigantesco cilindro di calcestruzzo, per creare un nuovo spazio e diversi percorsi di visita.
Dalle foto si vede bene il contrasto/dialogo fra l’edificio settecentesco usato un tempo come “borsa del grano”, la sua copertura ottocentesca in vetro e metallo, e il cilindro creato dall’architetto Ando. Gli arredi sono quelli originali, ovviamente rimessi a nuovo, così come i punti-luce. Il tutto è molto spazioso e rilassante.
Un cavaliere argentato all’ingresso
Dopo l’inaugurazione del 2021, all’esterno prendono posto opere d’arte, come il cavaliere d’argento di Charles Ray. All’interno, oltre alle esposizioni, trova sede anche un ristorante di grande eleganza ma relativamente abbordabile, affidato al mitico chef tristellato Michel Bras e al figlio Sebastien.
Arrivati alla Borsa piuttosto affamati, lo abbiamo provato prima di visitare la galleria, con grande soddisfazione: piatti leggeri ma di sostanza, ambiente minimalista e servizio impeccabile.
Spazioso e rilassante, ma…
Molta curiosità suscitano gli affreschi (politicamente scorretti) della volta e i piccioni imbalsamati di Maurizio Cattelan, ma anche l’eccezionale scala a doppia elica, creata nel Settecento per movimentare i sacchi di grano.
Si è conclusa da poco una grande mostra dedicata all’artista statunitense Mike Kelley, mentre le altre sale ospitano sia mostre temporanee che opere della collezione permanente.
Il tutto è molto spazioso e rilassante, ma chi conosce il Museo d’Orsay non se ne stupisce. Lo schema è simile, anche se qui – con tutto il rispetto – le opere esposte sono meno iconiche.
© Brugam