Di San Gimignano, arcinota località senese in genere soffocata dal turismo soprattutto straniero, pensavo di conoscere quasi tutto, dall’architettura alla mitica Vernaccia Docg.
Invece nell’ultimo giro in questo borgo medievale quasi intatto, mi sono imbattuta in un bene del Fondo Ambiente Italiano, FAI, della cui esistenza non ero a conoscenza.
Come quasi sempre, le sorprese sono le chicche più gustose nei miei viaggi: la Torre e Casa Campatelli non sfuggono a questa regola.
Cosa resta delle oltre settanta torri
Si tratta di un complesso che ingloba una delle 14 torri giunte ai giorni d’oggi delle 72 erette a San Gimignano tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Periodo del suo massimo splendore, quando le famiglie più ricche della zona facevano a gara nel costruirle.
Giusto per ricordare quanto le epidemie abbiano segnato la storia dell’umanità, fu la peste del 1348 (quella magistralmente rievocata da Boccaccio) che decretò l’inizio della decadenza del borgo, che rimase, per così dire, pietrificato tra le sue stesse pietre.
Una preziosa donazione
Ma torniamo ai Campatelli. All’inizio dell’Ottocento acquisirono il pregevole manufatto, arrivato al FAI nel 2005 grazie a Lydia Campatelli, che lo donò a condizione che venisse aperto al pubblico.
Entrando, si viene catapultati nell’elegante mondo glamour di una famiglia benestante otto-novecentesca. E così, tra mobili d’epoca, preziose suppellettili e quadri del pittore Guido Peyron, zio di Lydia, succede pure di fare un’esperienza multimediale a tutto campo.
Un bel documentario spiega tutto
Sulle pareti delle soffitte ci si può infatti immergere in un filmato del documentarista Giovanni Carrada. Vi si ripercorre con leggerezza e rigore la storia di San Gimignano e del suo territorio.
Ancora oggi splendido nella suddivisione in curati poderi, retaggio della mezzadria che a lungo è stato l’elemento fondante dell’organizzazione agraria di questa zona.
E poi … ecco che si arriva nel ventre della torre. L’unica a San Gimignano il cui spazio interno è rimasto completamente vuoto e che quasi ci fa venire il capogiro per i suoi 28 metri di altezza.
Gelato da provare e riprovare
Usciti dal bene FAI, recatevi in un altro posto imperdibile per tutt’altri motivi: la gelateria Dondoli, in piazza della Cisterna. Qui vi attendono i gelati creati da Sergio Dondoli tra tradizione e innovazione.
E’ impossibile assaggiare tutti i gusti, unici e accattivanti, di questo geniale gelatiere. Eccone alcuni. Crema di Santa Fina (patrona di San Gimignano), sangue di bue, Venere nera, sorbetto di Vernaccia, curva Fiesole (indovinate per quale squadra di calcio tifa Sergio?) …
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