Sommario
Si sente molto spesso parlare dell’intima relazione esistente tra la leptina, ormone proteico prodotto dal corpo umano e patologie metaboliche come sovrappeso e obesità.
La leptina, infatti, è una molecola con un ruolo chiave nella regolazione della fame e della spesa calorica, compreso il metabolismo e il bilancio delle riserve energetiche dell’organismo.
Una molecola tanto piccola, eppure capace di favorire la sazietà e quindi influire sulla deposizione di grasso e l’aumento\diminuzione di peso corporeo. In questo articolo si esploreranno le caratteristiche della leptina, dove si trova e qual è il suo rapporto con fame e obesità.
Cos’è la leptina e dove si trova
Scoperta negli anni ’90, la leptina è una molecola che è sempre stata al centro di studi scientifici e report medici per determinarne gli effetti biologici su cellule, tessuti e organi del corpo umano.
Dal greco λεπτός, leptòs, cioè “snello”, è un ormone di natura proteica con un peso molecolare di 16 kDa, che fa parte dei principali ormoni prodotti dal tessuto adiposo.
Fino a qualche anno fa si pensava che il grasso e gli adipociti fossero dei tessuti inerti e non capaci di partecipare alla produzione di molecole segnale, ormoni e altre sostanze capaci di avere un effetto biologico sul corpo umano.
Solo di recente si è scoperta la centralità degli adipociti nella produzione di ormoni, come appunto la leptina, capaci di influenzare importanti meccanismi endogeni come la fame e il senso di sazietà.
Se gli adipociti sono tra le principali cellule dell’organismo responsabili della produzione di leptina, è del tutto ovvia l’associazione di quest’ultima con l’obesità. In presenza di sovrabbondanza di queste cellule si avrà una maggiore produzione di leptina, in caso contrario, cioè in carenza di cellule adipose, si assisterà a un abbassamento dei livelli di tale ormone.
Chiamato anche “ormone anti-obesità” è stato messo più volte al centro di studi e ricerche su modelli animali, per verificare la fattibilità nella realizzazione di farmaci o terapie che potessero andare ad aiutare le persone nella gestione del senso di fame e nella perdita di peso.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’obesità.
A cosa serve la leptina?
E’ un ormone che è coinvolto in numerose reazioni che contribuiscono e partecipano alla regolazione del peso corporeo e nell’omeostasi energetica del corpo umano. Di seguito verranno riportati alcuni degli effetti biologici che questa molecola esplica su organi e tessuti dell’organismo.
Controllo dell’appetito
La leptina controlla il senso di fame agendo sul nucleo dell’ipotalamo conosciuto come centro dell’appetito (nucleo arcuato) e segnala al cervello che l’organismo ha già avuto abbastanza cibo.
È in questo modo che la leptina circolante all’interno del sistema circolatorio informa il cervello sulle riserve di energia presenti sotto forma di grasso. Quindi regola l’appetito e il metabolismo.
Aumentato della spesa energetica
La molecola non agisce solo sul senso di fame, ma anche sulla spesa energetica complessiva dell’organismo. Aumentando direttamente e indirettamente la termogenesi attraverso la secrezione di TRH (Thyrotropin Releasing Hormone), che stimola a sua volta la secrezione di TSH (ormone tireostimolante o tireotropina) che agisce sulla tiroide.
La termogenesi è indotta anche attraverso una modulazione del tono del sistema nervoso simpatico e attraverso la termogenesi nel tessuto adiposo bruno.
In questo tipo grasso, abbondante nei bambini e nelle popolazioni nordiche, grazie ad una specifica proteina chiamata UCP1, c’è una continua ossidazione dei grassi presenti negli adipociti, ma senza la concomitante produzione di ATP e, quindi, con dissipazione di calore e consumo calorico.
Azione anoressigena
Ha un’azione anoressigena perché inibisce la crescita del tessuto adiposo tramite la diminuzione dell’appetito. A sua volta riduce la lipogenesi (generazione acidi grassi) e l’aumento della spesa energetica e la lipolisi.
Questo meccanismo di feedback negativo garantisce il controllo sulla crescita della massa grassa. E’ per questo che una sua carenza o resistenza alla leptina può causare un tipo di obesità.
Regolazione orario dei pasti
I livelli nella produzione endogena di leptina seguono i ritmi circadiani. Ci sono picchi dell’ormone durante la notte per evitare la fame e livelli minimi durante le ore del giorno.
Ciò influenza i comportamenti alimentari e i ritmi sonno-veglia, determinando quelle che sono le abitudini e i ritmi di vita delle persone.
Effetti sulla riproduzione
La leptina può essere coinvolta anche nei meccanismi di riproduzione e fertilità. Lo confermano alcuni studi che vedono tale molecola agire di concerto con le gonadotropine e l’asse dell’ormone della crescita per avviare il complesso meccanismo della pubertà.
Le condizioni in cui lo stato nutrizionale è subottimale, come i disturbi alimentari, l’amenorrea indotta dall’esercizio fisico e l’amenorrea ipotalqamica funzionale, sono associate proprio a bassi livelli sierici di leptina.
Regolazione metabolica
La leptina interagisce anche con altri ormoni e molecole endogene implicate nella regolazione del peso corporeo e della massa grassa, come l’insulina che è fondamentale per la regolazione del glucosio nel sangue (glicemia).
La leptina renderebbe le cellule del muscolo e del fegato più sensibili all’azione dell’insulina stessa.
Leptina: qual’ è il rapporto con la grelina
Quando si parla di leptina bisogna menzionare anche la grelina per aver un quadro più completo dei meccanismi che sottendono il senso di fame, l’appetito e la regolazione complessiva del metabolismo energetico.
La grelina è un peptide formato da 28 unita amminoacidiche e ha un ruolo diretto sul metabolismo, essendo implicata anch’essa nella regolazione dell’appetito. Al contrario della leptina, però, questa sostanza riesce ad aumentare l’appetito mediante un aumento della sua concentrazione nel sangue. Più alti sono i livelli di grelina circolanti, più il soggetto si sentirà affamato.
Ovviamente, i due ormoni determineranno un equilibrio tra fame e sazietà, che però può essere messo in crisi e portare a condizioni particolari. L’alterazione nella produzione di leptina può essere peggiorata da stati di stress cronico e da ritmi alterati di sonno-veglia, che causano un aumento della grelina, creando un circolo vizioso che porta a mangiare in eccesso e fuori orario, e ad accumulare peso.
Viceversa, alcuni alimenti, come i carboidrati complessi o i pasti proteici associati a grosse porzioni di fibre, possono inibire la produzione di grelina creando un senso di sazietà più duraturo, oppure favorire la secrezione di leptina, come nel caso degli omega–3.
In sintesi, la regolazione dei meccanismi “fame-sazietà” dipende dalla composizione del pasto, dall’espansione meccanica delle pareti dello stomaco, ma anche da stati psichici e alterazioni dei normali ritmi circadiani, che possono influenzare la produzione endogena di uno o dell’altro ormone, provocando squilibri e quindi alterazioni metaboliche e di peso.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla grelina.
Resistenza alla leptina e obesità
Come spesso accade quando si parla di ormoni e asset ormonali, può capitare che il corpo umano e nello specifico i tessuti bersaglio della leptina possano diventare resistenti all’azione della molecola.
Questa condizione di leptino-resistenza è stata identificata come un fattore chiave nell’insorgenza e nella progressione dell’obesità e dell’aumento di peso.
La leptina viene sempre prodotta in proporzione alla quantità di grasso presento nel corpo: quando questo aumenta a dismisura, anche la produzione di questo ormone ne risente e aumenta vertiginosamente per cercare di sopprimere l’appetito e quindi l’ingestione di cibo che sta provocando l’aumento di peso.
Nelle persone obese, però, nonostante i livelli di leptina nel sangue siano alti, il cervello diventa sempre meno sensibile all’azione dell’ormone. Ciò significa che i segnali di sazietà inviati dalla leptina non vengono adeguatamente riconosciuti o non hanno l’effetto desiderato sul cervello.
Di conseguenza, le persone con resistenza alla leptina continuano a sentirsi affamate e a mangiare in eccesso, portando all’accumulo di più grasso corporeo. Si viene a creare un vero e proprio circolo vizioso che comporta l’incapacità di regolare l’appetito e il peso corporeo in modo efficace.
Anche se ad oggi non esistono in commercio farmaci o principi attivi capaci di regolare questo squilibrio ormonale e metabolico, le ricerche sulla resistenza alla leptina sono in corso, e alcuni farmaci (metformina, esfenvalerato e setmelanotide) sono stati studiati per il loro potenziale ruolo nel migliorare la sensibilità alla leptina o nel trattare l’obesità associata alla resistenza leptinica.
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Relazione con insulina
C’è anche da sottolineare la stretta relazione esistente tra insulina e leptina. Questi due ormoni si influenzano vicendevolmente per quanto riguarda la modulazione dei livelli glicemici nel sangue, l’appetito e il peso corporeo.
Come già accennato, può influenzare la sensibilità all’insulina e l’in-take del glucosio all’interno dei tessuti bersaglio. Nei casi di resistenza alla leptina, che può verificarsi in alcune condizioni di obesità, la capacità della leptina di influenzare positivamente la sensibilità all’insulina può essere compromessa e venir meno.
Quando uno di questi ormoni viene alterato significativamente nei suoi equilibri fisiologici, può influenzare l’altro e contribuire a problemi metabolici come l’obesità e il diabete di tipo 2.
Leptina e dimagrimento: perché è un ormone importante per la sazietà
Spesso la parola sazietà è associata al concetto di aumento e\o perdita di peso. Durante una dieta ipocalorica è molto frequente che il pasto, per composizione o quantità, non sia del tutto saziante.
Nel contesto di diete o alimentazioni di tipo dimagrante, la leptina può giocare un ruolo chiave nel promuovere la perdita di peso (in termini di massa grassa). Infatti, quando una persona comincia a perdere peso, i livelli di leptina nel sangue diminuiscono poiché il tessuto adiposo viene intaccato.
Questo segnale di diminuzione della leptina viene interpretato dal cervello come un segnale di pericolo e di “fame”, portando la persona a sentirsi affamata e bramare il cibo in modo più insistente durante l’arco della giornata.
Tuttavia, questo è un segnale importante perché indica che il corpo sta effettivamente bruciando il grasso immagazzinato negli adipociti e che si sta procedendo bene nel percorso di dimagrimento impostato.
L’utilizzo di alcuni consigli alimentari può aiutare ad aumentare il senso di sazietà e tenere alto l’umore durante un protocollo alimentare ipocalorico.
Scegliere alimenti con bassa densità energetica ma voluminosi (come le verdure) aiuta a riempire e distendere le pareti dello stomaco, senza apportare troppo calorie all’interno dell’organismo.
L’assunzione di alimenti integrali, ricchi in fibre, di alimenti proteici e con le giuste quantità di grassi “benefici” può aiutare a nutrirsi tenendo sotto controllo lo stimolo della fame.
Anche i carboidrati semplici vanno evitati per avere meno fluttuazioni della glicemia e di conseguenza dell’insulinemia, che possono portare all’accumulo di peso e all’instaurarsi di circoli viziosi che coinvolgono anche la leptina.
Valori normali della leptina e come regolarizzarla
La leptina all’interno dell’organismo presenta valori che possono variare da persona a persona e dipendono da fattori differenti, tra cui l’età, il sesso, il peso corporeo e il livello di attività fisica che viene praticata.
In generale, i livelli fisiologici di leptina nel sangue si aggirano attorno a:
- Per gli uomini intorno a 0,5 – 13 ng/mL.
- Per le donne intorno a 1,1 – 27 ng/mL.
Sono range molto ampi e ciò significa che le persone possono avere livelli di leptina molto diversi e ancora rientrare nelle soglie di normalità.
Sebbene sia frequentemente associata all’obesità, è importante notare che sia i soggetti magri che quelli sovrappeso possono avere valori di leptina nella norma, pur manifestando squilibri ormonali e metabolici.
Per normalizzare questi livelli endogeni, si possono adottare accorgimenti alimentari e legati allo stile di vita.
Mantenere un peso equilibrato
L’obesità è molto spesso associata alla resistenza alla leptina. Per tale ragione mantenere un peso corporeo sano attraverso una dieta equilibrata e l’esercizio fisico può contribuire a migliorare la sensibilità alla leptina e aiutare la regolazione metabolica.
Evitare diete estreme
Diete estreme e digiuno prolungato possono provocare degli abbassamenti eccessivi dei livelli di leptina circolante, che possono portare a una sensazione di fame durante l’arco della giornata.
Questo tipo di diete può essere fallimentare proprio per l’innesco di frequenti stimoli della fame.
Alimentazione
Includere alimenti ricchi di fibre e proteine nella propria dieta può essere fondamentale per regolare la leptina. Le fibre possono aiutare a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue, mentre le proteine possono promuovere la sazietà.
Attività sportiva costante e un sonno ristoratore della giusta durata (almeno 8 ore) possono contribuire positivamente alla regolazione della produzione endogena di leptina.
Leptina, tra integratori e farmaci: quali sono e come si usano
La produzione di integratori o di farmaci capaci di influenzare i livelli di leptina endogena è uno dei punti fermi della ricerca e degli studi sperimentali.
Ad oggi non esistono prodotti che hanno questa capacità, ma ci sono alcuni farmaci sui quali sono state portate avanti ipotesi per quanto riguarda il loro probabile legame con la modulazione dei livelli di questo ormone.
- La metformina è il primo di questi farmaci! Si tratta di un principio attivo comunemente utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, ma che è stato analizzato anche per il suo potenziale ruolo nella gestione del peso corporeo. Si ritiene che la metformina possa influenzare la sensibilità all’insulina e la regolazione dell’appetito, il che può indirettamente avere un impatto sulla leptina circolante nel sangue.
- L’esfenvalerato è, invece, un farmaco che agirebbe in modo specifico come un agonista del recettore della leptina. Vuol dire che presenta una struttura simile a quelle dell’ormone leptina e, quindi, è in grado di legarsi al suo recettore endogeno. Per questo è stato studiato per il suo potenziale utilizzo nel trattamento della resistenza alla leptina. Tuttavia, la sua efficacia e sicurezza non sono ancora certe e devono essere ulteriormente valutate in ricerche presenti e future.
Fonti
- – Moschos S, Chan JL, Mantzoros CS. Leptina e riproduzione: una recensione. Fertil Steril. 2002 Marzo;77(3):433-44. DOI: 10.1016/s0015-0282(01)03010-2. PMID: 11872190.
- Pradhan G, Samson SL, Sun Y. Ghrelin: molto più di un ormone della fame. Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2013 Novembre;16(6):619-24. DOI: 10.1097/MCO.0b013e328365b9be. PMID: 24100676; PMCID: PMC4049314.
- Paz-Filho G, Mastronardi C, Wong ML, Licinio J. Leptin therapy, insulin sensitivity, and glucose homeostasis. Indian J Endocrinol Metab. 2012;16(Suppl 3):S549–S555. doi:10.4103/2230-8210.105571.