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Bere poco fa male, è ormai noto. Ma anche bere troppa acqua non va bene. Infatti, quella che è definita “intossicazione da acqua” può causare una condizione detta iperidratazione, con alcuni effetti sulla salute soprattutto a carico di reni e cuore.
In linea generale, un adulto di media corporatura dovrebbe consumare tra 1,5 e 2 litri al giorno di acqua, anche se sono parametri che dipendono dallo stile di vita, l’età e il sesso. Superare queste quantità, tuttavia, non vuol dire automaticamente mettere a rischio la salute, salvo la presenza di malattie preesistenti che coinvolgono il ricambio idrosalino. Il corpo umano, infatti, può gestire fino a 4-5 litri di acqua in un giorno, soprattutto se associati a un’intensa attività fisica.
Allora, come si fa a stabilire se si sta bevendo troppa acqua? Quali sono i sintomi e le conseguenze?
Bere troppa acqua: cos’è l’iperidratazione
Cosa si intende esattamente per bere troppa acqua? Se si beve una quantità eccessiva di acqua in un breve periodo di tempo o in modo continuativo, si può verificare una condizione chiamata “iperidratazione” o “intossicazione da acqua”. Il corpo cioè accumula una quantità eccessiva di acqua rispetto a quanto necessario per il suo corretto funzionamento.
In altre parole, si verifica quando si assume più acqua di quanto l’organismo riesce a eliminare attraverso processi come la produzione di urina e la sudorazione. Questo può portare a un disequilibrio nei livelli di fluidi ed elettroliti, in particolare il sodio, un importante minerale che regola l’equilibrio dei fluidi.
Da cosa dipende?
Può essere causata da diverse circostanze come l’assunzione eccessiva di acqua, specialmente in un breve lasso di tempo, o da condizioni mediche che alterano il normale equilibrio dei fluidi corporei. È una situazione piuttosto comune, ad esempio, tra gli atleti che cercano di evitare la disidratazione bevendo troppo, senza bilanciare la perdita attraverso la sudorazione durante l’esercizio fisico intenso.
Anche alcune malattie psichiatriche, come la polidipsia psicogena, che porta le persone a consumare quantità eccessive di acqua, possono indurre l’iperidratazione o intossicazione da acqua.
L’impatto sulla salute può essere negativo, poiché può determinare uno squilibrio degli elettroliti e, in particolare, una diminuzione dei livelli di sodio nel sangue, nota come iponatriemia. Questo squilibrio può causare sintomi come nausea, mal di testa, confusione, crampi muscolari e in casi gravi può persino portare a problemi più seri come convulsioni e coma.
Affinché l’organismo accumuli una quantità eccessiva di acqua, quindi oltre la capacità di eliminazione, un adulto con funzione renale normale tuttavia dovrebbe consumare oltre 23 litri di acqua al giorno e in modo regolare.
Pertanto si tratta di una condizione più comune in chi ha difficoltà a escretare normalmente l’urina, come le persone affette da malattie cardiache, renali o epatiche o nei neonati prematuri, i cui reni sono ancora in fase di sviluppo.
Infine, anche alcuni farmaci, come certi antidepressivi, possono causare l’iperidratazione in soggetti predisposti o in chi soffre della sindrome da secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico. In questa condizione, l’ipofisi rilascia in eccesso vasopressina, nota anche come ormone antidiuretico, che spinge i reni a trattenere acqua anche quando non è necessario.
Se vuoi sapere di più, leggi il nostro approfondimento su quanta acqua bere al giorno.
Bere troppa acqua: sintomi dell’iperidratazione
Le cellule cerebrali sono particolarmente esposte all’iperidratazione e alla riduzione dei livelli di sodio nel sangue. Se si beve troppa acqua in modo lento e con lieve o moderata intensità, le cellule cerebrali hanno il tempo di adattarsi e potrebbero insorgere solo sintomi lievi, come scarsa concentrazione e sonnolenza. Quando, invece, l’iperidratazione si sviluppa rapidamente, insorgono vomito e difficoltà di equilibrio. Se peggiora, si aggiungono confusione, convulsioni o coma.
In caso di iperidratazione con volemia normale (cioè volume di sangue nella norma), l’acqua in eccesso si sposta verso l’interno delle cellule e non compare tumefazione (edema) dei tessuti. In caso contrario, cioè eccesso di volemia, i liquidi possono accumularsi nei polmoni e negli arti inferiori.
Segni e sintomi
I sintomi dell’iperidratazione, quindi, possono variare in base all’intensità e alla durata della condizione. Ecco una sintesi dei principali:
- Nausea e vomito: l’accumulo di acqua può causare una sensazione di disagio a livello dello stomaco, che può sfociare in nausea e vomito.
- Edema e gonfiore: le cellule possono gonfiarsi per l’eccessiva quantità di liquidi, causando un senso di gonfiore per la ritenzione idrica, in particolare nelle mani, nei piedi e nella zona addominale.
- Mal di testa: bere troppa acqua può influenzare l’equilibrio dei fluidi e degli elettroliti, causando mal di testa e sensazione di pressione.
- Confusione o alterazioni cognitive: uno squilibrio elettrolitico dovuto all’accumulo eccessivo di acqua può influenzare la funzione cerebrale, portando a confusione mentale, difficoltà di concentrazione e alterazioni dell’umore. Nei casi più seri, possono manifestarsi alterazioni neurologiche come convulsioni, confusione grave e persino coma.
- Debolezza muscolare: troppi liquidi nel corpo possono causare una diluizione dei livelli di elettroliti, come il sodio e il potassio, che sono essenziali per la funzione muscolare. Questo può causare debolezza muscolare e crampi.
- Minzione frequente: poiché il corpo cerca di eliminare l’eccesso di fluidi.
- Battito cardiaco irregolare: l’accumulo eccessivo di acqua può influenzare l’equilibrio elettrolitico fondamentale per la funzione cardiaca. Ciò può causare un battito cardiaco irregolare o anomalo come tachicardia o extrasistole ad esempio.
Cosa succede se bevi troppa acqua?
A parte i segni e sintomi immediati dell’iperidratazione, ciò cui prestare più attenzione sono le conseguenze nel tempo dell’intossicazione da acqua, soprattutto a danno di organi come cuore, cervello e reni.
Quando si beve troppa acqua, infatti, i reni, oltre un certo limite, non riescono a filtrarla e a espellerla correttamente. È una situazione che peggiora nei soggetti con insufficienza renale o cardiaca cronica.
Tutto ciò porta a uno scompenso dell’equilibrio elettrolitico e a una diminuzione dei livelli di sodio nel sangue con formazione di edemi (gambe e mani gonfie).
L’iperidratazione, infatti, comporta anche un aumento di volume delle cellule che, in pratica, “si riempiono d’acqua”. Questo è un problema, soprattutto per alcuni tipi di cellule, come quelle cerebrali, che sono contenute in uno spazio molto limitato che è la scatola cranica. Ma è un problema anche per il cuore, che è costretto a un maggiore affaticamento per gestire un volume ematico aumentato.
Sono invece più rari i casi in cui l’eccesso di acqua neutralizza la capacità del rene di eliminare le urine, determinando una dispersione di liquidi come nel caso del diabete insipido nefrogenico, che alimenta il disturbo principale. Si tratta di una malattia che consiste nell’incapacità di concentrare l’urina a causa di un’alterata risposta del tubulo renale alla vasopressina (ormone antidiuretico), con la conseguente emissione di grandi quantità di urina diluita.
Quali conseguenze e rischi?
Ecco in sintesi cosa può accadere se si beve troppa acqua:
- Diluizione degli elettroliti: uno squilibrio elettrolitico, noto come iponatriemia, può causare una serie di problemi, tra cui nausea, vomito, crampi muscolari, confusione e persino convulsioni.
- Irritazione dell’apparato digerente: bere grandi quantità di acqua in breve tempo può sovraccaricare il sistema digestivo e causare sintomi come nausea, sensazione di pesantezza addominale e disagio.
- Diluizione del sangue: l’iperidratazione può portare a una diluizione dei componenti del sangue, come i globuli rossi, che potrebbe influenzare la capacità del sangue di trasportare ossigeno e nutrienti.
- Edema: con gonfiore delle cellule e dei tessuti che causa un senso di gonfiore e pesantezza in diverse parti del corpo, in particolare mani e piedi.
- Squilibrio della pressione osmotica: può alterare l’equilibrio tra i fluidi all’interno e all’esterno delle cellule, causando cambiamenti nella pressione osmotica.
- Stress sui reni: i reni filtrano l’acqua in eccesso dall’organismo. Una grande quantità di acqua può affaticare questi organi, soprattutto se sovraccaricati in modo ripetuto.
È importante però evidenziare che l’iperidratazione grave è piuttosto rara e richiede un consumo molto elevato di acqua in un breve periodo di tempo.
L’organismo possiede meccanismi naturali per regolare l’assunzione di liquidi in base alle necessità. Tuttavia, è fondamentale mantenere un equilibrio adeguato tra l’assunzione di liquidi e la loro eliminazione per evitare sia l’iperidratazione, sia la disidratazione.
Perché si beve troppa acqua? Cause e fattori di rischio
L’intossicazione da acqua è una condizione molto rara soprattutto se si gode di buona salute, ma occasionalmente può capitare che gli atleti esagerino nell’assunzione di liquidi per compensare le perdite dovute a un’intensa attività fisica. Infatti, durante un esercizio fisico intenso, si può perdere molto sodio attraverso il sudore, ma un’eccessiva assunzione di acqua può ulteriormente diluirne i livelli nel sangue. Il rischio di iponatriemia è poi maggiore nelle attività fisiche prolungate e intense, come le maratone o i triathlon.
Ma anche gli anziani e le persone affette da determinate malattie o disturbi possono essere a maggior rischio di iponatriemia.
Fattori che favoriscono lo squilibrio elettrolitico
- Assunzione di farmaci: ad esempio diuretici, antidepressivi o alcune tipologie di antidolorifici, che possono interferire con le normali funzioni ormonali e renali che regolano i livelli di fluidi e di sodio nel sangue, portando a sentirsi più assetati e quindi a bere più acqua.
- Condizioni mediche: insufficienza cardiaca e malattie renali o epatiche: in questi casi si possono accumulare liquidi nel corpo, diluendo così i livelli di sodio nel sangue. In queste situazioni, il monitoraggio dell’assunzione di liquidi è necessario. Anche la Sindrome da ormone antidiuretico inappropriato (SIADH) determina una produzione eccessiva dell’ormone antidiuretico (ADH), che porta al ristagno di acqua nel corpo anziché all’eliminazione tramite le urine. Sono tutte condizioni che possono causare un’alterazione dell’equilibrio dei fluidi e degli elettroliti, spingendo le persone a bere troppa acqua per compensare.
- Vomito o diarrea cronici e altre cause di disidratazione: vomito o diarrea prolungati possono causare la perdita di sodio e di altri elettroliti, con un conseguente aumento dei livelli di ADH, che a sua volta può provocare una ritenzione eccessiva di liquidi.
- Morbo di Addison e problemi tiroidei: è una malattia caratterizzata da un’insufficienza delle ghiandole surrenali, e bassi livelli di ormoni tiroidei possono influenzare l’equilibrio elettrolitico e favorire l’iponatriemia.
- Disturbi psicologici: alcune condizioni psichiatriche, come la polidipsia psicogena, possono portare le persone a consumare quantità eccessive di liquidi a causa di impulsi o comportamenti compulsivi.
- Cattiva informazione: un’eccessiva enfasi sull’importanza dell’idratazione può portare alcune persone a pensare che più acqua si beve, meglio è, comportando un consumo eccessivo.
Come prevenire e curare l’iperidratazione
A questo punto è lecito chiedersi quanta acqua si può bere al massimo, anche per non stressare i reni?
L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) raccomanda, per i soggetti adulti, un apporto idrico giornaliero di 2-2,5 litri per i maschi e di 1,6-2 litri per le femmine.
Sono valori che, tenendo conto dell’acqua metabolica e di quella introdotta con gli alimenti, soprattutto frutta e verdura, si avvicinano a 1 g di acqua per ogni Kcal persa e pari a 30-35 ml di acqua per ogni kg di peso corporeo.
Oltre alla quantità di acqua bevuta, bisogna poi considerare anche la frequenza nel tempo.
Quindi, per prevenire i rischi dell’iperidratazione, occorre tararsi su queste quantità, ma parliamo di soggetti sani, ed essere bene informati.
Se invece si beve troppo per cause organiche o psicologiche, è importante limitare l’assunzione di liquidi e seguire un trattamento della causa dell’iperidratazione sotto controllo medico.
Se, ad esempio, l’iperidratazione è conseguente a un eccesso di volemia causato da patologie cardiache, epatiche o renali, il medico potrebbe ridurre l’apporto di sodio, poiché quest’ultimo causa la ritenzione dell’acqua nell’organismo.
Anche i farmaci che tendono a causare un eccesso di acqua possono essere sospesi. Talvolta, si prescrivono invece medicinali da monitorare costantemente da parte del medico.
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