Vellutate, dai bei colori rosati, profumate e succose, le pesche sono un frutto simbolo dell’estate… e quelle sciroppate ci portano un po’ di bella stagione tutto l’anno. Le pesche sciroppate nascono proprio come una scorta per i periodi freddi, e oggi si propongono come un’opzione versatile, golosa e decisamente gourmet.
Ideali come dessert, magari servite con panna montata e scaglie di cioccolato o mandorle. Oppure come ingrediente per farcire gelati e cheesecake, torte, ciambelle, crostate, strudel e altre prelibatezze. Possono essere una merenda, uno spuntino, o ancora una buona abitudine per la prima colazione, magari abbinate allo yogurt.
Nella cucina contemporanea, è possibile trovare le pesche sciroppate anche in piatti diversi, come primi sperimentali o secondi agrodolci. Oramai anche questa preparazione può accostarsi a qualsiasi sapore.
Ma come fare le pesche sciroppate in casa? Il risultato finale è sfizioso anche se non si è chef stellati? La risposta è sì. Il consiglio è comunque quello di scegliere delle pesche a pasta gialla, giallone o percoche dalla polpa compatta e densa, di ottima qualità, senza ammaccature, mature, sode e profumate.
Ecco la ricetta di Melarossa da provare facilmente nella propria cucina.
La ricetta delle pesche sciroppate fatte in casa
Pesche sciroppate
Ingredienti
- 1 kg pesche
- 500 ml acqua
- 180 g zucchero
- Cannella q.b. (facoltativa)
- Vaniglia q.b. (facoltativa)
- Chiodi di garofano q.b. (facoltativi)
Istruzioni
- Lava bene i barattoli da confetture in acqua corrente poi mettili in una pentola capiente per sterilizzarli. Coprili completamente di acqua e fai bollire per 20 minuti; dopo inserisci anche i coperchi nuovi mai utilizzati, meglio ad avvitamento, e riporta a bollore per altri 10 minuti. Spegni la fiamma, fai intiepidire e ponili a scolare su un panno asciutto.
- In una pentola prepara lo sciroppo con zucchero semolato e acqua. Per aromatizzare puoi aggiungere un bastoncino di cannella, dei chiodi di garofano, dell'anice stellato o della vaniglia, poi porta sul fuoco e mescola continuamente con una spatola per far sciogliere lo zucchero. Lo sciroppo è pronto quando l'acqua diventa trasparente, non deve essere né troppo concentrato né troppo diluito. Spegni la fiamma e fai raffreddare.
- Ora lava le pesche, sbucciale, elimina le imperfezioni, aprile a metà, togli il nocciolo ed eventuali filamenti rossi con un coltellino: puoi lasciarle a metà o dividerle in 4 parti.
- Sistema i pezzi di pesca nei vasi sterilizzati ben asciutti, con la parte piatta sempre rivolta verso il basso; riempi lasciando almeno 1 cm dal bordo del vasetto libero.
- Ora versa lo sciroppo fino a 1 cm dal bordo del vasetto e avvita con cura.
- In una grande pentola poni tutti i vasetti avendo cura di separarli con dei canovacci o di avvolgerli con della carta da cucina perché non sbattano tra loro. Riempi d'acqua la pentola, i vasetti devono essere completamente coperti. Metti sul fuoco e da quando bolle, fai bollire 3 minuti così avviene la pastorizzazione. Togli i vasetti dall'acqua e mettili a raffreddare a testa in giù coperti con uno strofinaccio. Quando sono freddi girali e verifica se si è formato il sottovuoto: premendo sul tappo non si deve sentire il “clik”. Conserva i vasetti in luogo buio e fresco.
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Calorie e uso a dieta e nei menù di tutti i giorni
Se le pesche mangiate fresche sono un vero toccasana con apporto energetico moderato e molta acqua, le pesche sciroppate hanno un apporto energetico molto più elevato fornito dallo zucchero aggiunto: circa 500 kcal a vasetto, per un totale di 1000 o poco più per la nostra ricetta complessiva, con alto indice glicemico insulinico.
Inoltre, essendo sbucciate, contengono meno fibre che le rendono più digeribili ma non favoriscono il giusto assorbimento intestinale. Nella dieta non sono adatte in caso di iperglicemia, diabete 2 mellito, sovrappeso o trigliceridi alti. Sconsigliate anche a chi soffre di carie dentaria.
Via libera, invece, ai vegetariani, agli intolleranti al glutine e al lattosio. È consigliato mangiarle lontano dai pasti principali per non aggiungere carico glicemico.
- Affilato: lama e impugnatura sono integrate nella progettazione del pezzo fucinato. La grande…
- Multiuso: il coltello da frutta affilato è progettato per affettare, guarnire, tritare, sbucciare e…
- Materiale: la lama è in acciaio tedesco, Acciaio inossidabile 1.4116, che conserva la nitidezza e…
Le proprietà delle pesche sciroppate
La pesca è un alimento prezioso e benefico, ricco di vitamine e minerali. Il frutto fresco contiene vitamina A e vitamina C, retinolo, carotenoidi, acido folico e parecchi sali minerali, come potassio, fosforo, sodio, calcio. Durante la lavorazione e la pastorizzazione delle pesche, previste nella ricetta delle pesche sciroppate, le vitamine, potenti antiossidanti, e l’acido folico, necessario in gravidanza, si deteriorano e diminuiscono drasticamente i loro valori nutrizionali in quanto termolabili; non resistono quindi alle alte temperature.
Non avendo subito cottura diretta, alcune proprietà del frutto fresco rimangono, come l’effetto benefico sull’intestino, adiuvante in stipsi, diverticolite, emorroidi. Le pesche sciroppate sono anche un buon rivitalizzante e ricostituente.
Pesche sciroppate: quale storia?
La storia delle pesche sciroppate è davvero antichissima. Il cuoco e scrittore romano Apicio, autore del “De re coquinaria”, libro di ricette dell’antica Roma, conservava le pesche in aceto e santoreggia. Nel passato nulla andava sprecato, i frutti integri venivano sciroppati mentre con quelli ammaccati, troppo maturi o verminati, venivano preparate le marmellate o confetture, un vero tesoro per l’inverno.
Nel 1800 la tecnica dell’inscatolamento permise di rendere le pesche sciroppate disponibili al commercio diventando così richiestissime, soprattutto durante il periodo delle guerre mondiali a causa dello scarseggiare di frutta fresca.
La pesca è uno dei frutti più antichi dell’umanità: nello Yunnan in Cina, sono stati trovati noccioli di pesca fossili di 2,5 milioni di anni fa, molto prima della comparsa dell’uomo. Già 8.000 anni fa, l’albero di pesco, originario della Cina, era simbolo di immortalità; non a caso, ancora oggi le spose al matrimonio portano fiori di pesco come augurio di felicità e benessere.
Nell’antica Roma era chiamata “mala persica”, mele persiane. Alessandro Magno la diffuse in tutto il bacino mediterraneo, mentre Carlo Magno diede il via alle coltivazioni nei monasteri. Un albero e un frutto che diventò un vero e proprio simbolo: in Francia e in Italia si credeva di liberarsi dei mali mordendo la corteccia di un giovane pesco, mentre in Giappone proteggeva da fantasmi e forze malefiche. Il fiore lo troviamo dipinto in porcellane cinesi e il frutto compare nelle rappresentazioni più antiche anche in Occidente. La stessa Pompei presenta dei magnifici esempi, così come le raffigurazioni nelle Madonne del Rinascimento.