Alle prime indicazioni che vi ho dato qualche giorno fa su Gaeta ne devo aggiungere altre, non meno significative. Sul piano gastronomico, per esempio, oltre alla tiella Gaeta rivendica anche il primo documento che citi la pizza: il Codex Cajetanus datato 997, custodito nel Museo diocesano.
Una bella cattedrale con un magnifico campanile
Questo museo si trova, come potete immaginare, a pochi passi dalla Cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta. La cattedrale si caratterizza per un pavimento cosmatesco, il candelabro del cero pasquale, la cripta ma soprattutto, ben visibile e vero landmark, l’elegante campanile normanno-moresco alto quasi 60 metri.
Un castello diviso in due
Se alzate lo sguardo dalla base del campanile, vedrete che alle sue spalle si trova la parte antica della città, dominata da un massiccio castello frutto di due diverse sezioni. Quella angioina, che adesso ospita una sede universitaria ed è occasionalmente visitabile, e quella aragonese, diventata invece da tempo una caserma della Guardia di Finanza.
Una chiesetta quasi dentro il mare
Ci sarebbero da citare tanti altri aspetti, dal recente Monumento al sommergibilista alle numerose antiche porte monumentali, ma due altre visite sono assolutamente da consigliare.
A poca distanza dalla Cattedrale, la chiesa di San Giovanni al mare, versione più piccola ma ugualmente pittoresca della mitica “Cattedrale del mare” di Barcellona raccontata da Falcones.
Una strada che sembra un presepe
E poi via Indipendenza, un vero microcosmo di case e botteghe popolari, la spina dorsale del Borgo di Gaeta sorto fuori dalle mura, che un secolo fa era un comune a sé stante.
Ancor oggi è molto legato alla comunità dei pescatori, che tengono vive tante attività di pesca artigianale e di ristorazione.