A dirlo è una napoletana, che ben conosce – e per certi aspetti perfino ama – il disordine della metropoli sotto il Vesuvio! Ma arrivare al portone di ingresso e ritrovarsi in un’oasi di pace, silenzio, ordine e verde ben tenuto è una sorpresa impagabile.
Non solo per i napoletani ma anche per i romani che fanno subito paragoni impietosi con Villa Borghese. Forse ci voleva proprio un direttore francese per riportare il Museo (e soprattutto l’annesso Parco di Capodimonte) allo splendore di tre secoli fa, quando erano rispettivamente la Reggia e il Real Bosco, cioè terreno di caccia di Carlo di Borbone.
La mano ferma del direttore francese
Sylvain Bellenger, in carica dal 2016, ha realizzato in questi anni un vero miracolo. Almeno agli occhi di chi ricordava il parco e il museo come luoghi certamente molto belli, ma tenuti un po’ come il resto della città, cioè alla meno peggio.
Invece la situazione attuale è quella di un museo non solo ricchissimo, ma sottoposto a un costante aggiornamento espositivo. E di un parco che ha già raggiunto i traguardi dell’ordine e della bellezza, e punta deciso alla sostenibilità.
Un’antica serra che diventa un bistrot
Da questo punto di vista, è stato un ottimo segnale la recente riapertura della Stufa dei Fiori, l’antica serra ottocentesca, diventata una piacevolissima tisaneria-bistrot, dove bere o mangiare qualcosa in un ambiente luminoso e colorato.
Quanto al museo, si accennava al nuovo criterio espositivo della ricchissima collezione permanente, all’insegna del titolo “Oltre Caravaggio”.
Un modo per rimescolare le carte, ovvero le opere del Seicento napoletano, e rivalutare l’influsso di un grande ospite di Napoli come Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto. Grande maestro iberico che sotto il Vesuvio lavorò per decenni e lasciò un’impronta indelebile.
Due mostre temporanee di alto livello
Ma in queste settimane il visitatore può godere di un altro paio di novità. La personale di Salvatore Emblema, artista molto interessante nato a Terzigno (nei pressi di Napoli) nel 1929 e morto nel 2006.
E il grande omaggio al pittore definito “il patriarca bronzeo dei Caravaggeschi”. Battistello Caracciolo nacque a Napoli nel 1578 e lì morì nel 1635. Dopo un’intensa attività che adesso si può rivalutare grazie a questa esposizione temporanea arricchita dai prestiti di musei italiani e stranieri.