Sommario
L’insufficienza renale è l’impossibilità dei reni di svolgere le normali funzioni. Se cronica, tipica degli anziani, non può guarire ma in molti casi è compatibile con una vita normale. Invece, se acuta, con un trattamento corretto e tempestivo può essere reversibile; se rapidamente progressiva può portare a morte.
Fra i sintomi, prurito e alterazioni unghie, ipertensione, ritenzione idrica (piedi, gambe, occhi e mani gonfi). Febbre, vomito e brividi di freddo sono segni di possibile infezione renale. Non è presente dolore.
La diagnosi richiede esami del sangue (valori della clearance della creatinina…) e test strumentali.
Per quanto riguarda l’alimentazione, ci sono alimenti vietati, di solito quelli ad alto contenuto di fosforo, potassio, proteine (è prevista una dieta ipoproteica). Vengono indicate frutta e verdura (e farmaci) da evitare. Negli stadi avanzati non bisogna bere tanto.
La terapia (bicarbonato, vitamina D…) include l’uso di farmaci per trattare le cause e ripristinare gli elementi mancanti. Negli stadi avanzati, è prevista la dialisi o l’operazione di trapianto.
Anche cani e gatti possono avere insufficienza renale.
Insufficienza renale: che cos’è?
E’ una condizione in cui i reni non svolgono più le loro funzioni di filtraggio e di mantenimento dell’equilibrio idrico e dei livelli dei sali nell’organismo.
Con l’espressione blocco renale (o collasso renale) si intende l’insufficienza renale acuta, nota anche come lesione renale acuta o insufficienza funzionale acuta. Altri nomi con cui viene definita la forma cronica sono malattia renale cronica e scompenso renale.
Nel primo caso, la sintomatologia compare improvvisamente con:
- Stanchezza profonda.
- Edemi.
- Ipertensione.
- Confusione mentale.
Se non trattata con urgenza e in maniera opportuna, può portare alla perdita irreversibile della funzione renale, che costringe alla dialisi o al trapianto. Nei casi più gravi, il paziente può morire. Con un corretto intervento si può, in molti casi, guarire.
Nel secondo caso, i sintomi sono più o meno gli stessi, ma insorgono gradualmente nel tempo.
Lo specialista di riferimento è il nefrologo.
Il disturbo non colpisce solo l’uomo, ma anche molti animali domestici. Cani e gatti possono soffrire di malattie (come il rene policistico, la displasia renale e la glomerulonefrite) che portano ad una riduzione della funzione dei reni. Anche negli animali viene trattata con farmaci e modifiche all’alimentazione.
Insufficienza renale acuta o cronica: cosa sapere
Si parla di insufficienza renale acuta quando la funzione dei reni viene persa rapidamente, nel giro di ore o giorni. È una condizione che mette a rischio di vita il paziente e per questo richiede un trattamento tempestivo. Se trattata velocemente e in maniera corretta, la funzione renale può essere ripristinata.
Quando l’evoluzione delle condizioni dei reni è progressiva e lenta, la patologia è detta insufficienza renale cronica. In questi casi, la perdita di funzione non è reversibile e il rischio è quello di dover ricorrere alla dialisi o al trapianto.
I sintomi sono analoghi, ma l’intensità e le modalità con cui compaiono diverse. Nella forma acuta insorgono e raggiungono il picco nel giro di ore o giorni; in quella cronica si assiste a un lento e graduale crescendo. Il tipo di evoluzione, insieme ai sintomi sfumati e poco specifici, rende difficile la diagnosi tempestiva.
Anche dal punto di vista del trattamento l’approccio è differente. In acuto, il fattore più importante è il tempo: la rapidità della diagnosi può fare la differenza fra la vita e la morte del paziente.
Nel paziente cronico, l’urgenza non è così stretta, ma è necessario introdurre farmaci e comportamenti che evitino il peggioramento e le conseguenze.
Sintomi dell’insufficienza renale
I sintomi sono analoghi. Ma, a seconda che l’insufficienza sia acuta o cronica, compariranno repentinamente oppure con il tempo. Quando la progressione è graduale, i pazienti possono scambiare i sintomi iniziali per quelli di altre malattie meno gravi.
Il declino della funzione renale comporta stanchezza e debolezza. Mentre nella forma acuta è presente anche sonnolenza continua, in quella cronica ci possono essere problemi di insonnia.
Poiché i liquidi non vengono smaltiti correttamente, si ha ritenzione idrica nelle gambe, nei piedi, occhi e nelle mani, che appaiono gonfi e pesanti. Se i liquidi si raccolgono nei polmoni (edema polmonare) la respirazione diventa difficoltosa e la vita del paziente può essere a rischio.
L’incapacità dei reni di depurare il sangue lascia in circolo sostanze nocive. Questo porta a un’intossicazione generale, pericolosa per gli organi più sensibili, come il cervello. Possono subentrare:
- Confusione mentale.
- Convulsioni.
- Nei casi più gravi, il coma.
Quando viene meno l’attività di equilibrio idrosalino dei reni si hanno alterazioni del bilancio elettrolitico. La concentrazione dei sali nei diversi compartimenti dell’organismo non è più quella fisiologica e ciò provoca crampi e contrazioni muscolari involontarie.
Se i reni lavorano meno del dovuto la quantità di urina prodotta è inferiore alla norma e di colore più scuro.
Forma cronica
Nella forma cronica possono essere presenti prurito generalizzato intenso, alterazioni delle unghie e ipertensione. Mentre il blocco renale può comparire a qualsiasi età, la malattia renale cronica è tipica dell’anziano con problemi renali e insorge dopo i 65 anni.
La malattia non ha cause genetiche dirette, ma può essere provocata da disturbi che hanno origine genetica. Alcune malformazioni delle vie urinarie, se non corrette, possono causare infezioni renali ricorrenti e portare al declino della funzione renale. Il rene policistico e il diabete di tipo 1, per due diverse ragioni, sono disturbi congeniti che aumentano il rischio di insufficienza renale.
Le cause dell’insufficienza renale acuta
I reni possono andare in insufficienza acuta quando la quantità di sangue che ricevono è insufficiente per mantenerli in funzione. Questo si verifica a causa di:
- Emorragia che sottrae sangue alla circolazione.
- Stato di disidratazione, dovuto a febbre molto elevata e prolungata o a un’ustione.
- Insufficienza cardiaca, una malattia in cui il cuore perde la capacità di pompare il sangue nei vasi e la circolazione rallenta.
- Shock anafilattico per una reazione allergica grave o shock settico provocato da un’infezione: queste condizioni abbassano velocemente la pressione e mandano i reni in blocco.
La funzione renale può essere persa per una malattia autoimmune o un tumore. Oppure per la presenza di un trombo che ostruisce un vaso sanguigno: la trombosi è alla base della cosiddetta insufficienza prerenale. O ancora per un’infezione (nefrite, glomerulonefrite).
Alcuni tipi di intossicazione da farmaco provocano blocco renale.
I medicinali a rischio sono alcuni antitumorali, diversi antibiotici, il litio e gli antinfiammatori.
Questi ultimi, in particolare, sono molto insidiosi. Molti di essi sono prodotti da banco, acquistabili senza ricetta medica: questo può innescare un pericoloso senso di sicurezza, che spinge a non preoccuparsi degli effetti collaterali di un’assunzione a lungo termine.
La funzione dei reni può crollare a causa di un avvelenamento, da metalli pesanti o droghe d’abuso.
Anche i disturbi delle vie urinarie possono causare gravi danni, ad esempio, quando è presente una massa (un calcolo oppure un tumore) che impedisce all’urina di fluire fisiologicamente. Allo stesso modo, la prostata ingrossata (ipertrofia prostatica) può comprimere le vie urinarie intrappolando l’urina.
Le cause dell’insufficienza renale cronica
La causa più comune è una patologia cronica non adeguatamente controllata con la terapia e con gli stili di vita. Capita di frequente con il diabete e l’ipertensione.
La funzione renale può deteriorarsi progressivamente nelle persone affette da rene policistico, altre malattie genetiche, infezioni (glomerulonefriti, pielonefriti, condizioni che danno febbre alta, vomito, brividi di freddo) croniche o tumori.
Altre cause sono da cercare nelle malformazioni delle vie urinarie. Il reflusso vescicoureterale è un disturbo in cui l’urina non fluisce normalmente nelle vie fisiologicamente predisposte, ma tende a ritornare indietro verso il rene. I bambini affetti da reflusso hanno un aumentato rischio di infezioni e danni renali. Se il problema non viene corretto chirurgicamente, da adulti possono sviluppare la malattia renale.
Le persone che devono assumere cronicamente alcuni tipi di farmaci, soprattutto antinfiammatori, sono esposte ad un maggior rischio di danno renale cronico. Per questo le terapie con medicinali nefrotossici richiedono un monitoraggio regolare della funzione renale.
Diagnosi
L’insufficienza renale viene diagnosticata dal medico attraverso la visita nefrologica ed alcuni esami. Accanto al riconoscimento del disturbo, lo specialista deve verificarne le cause, per poter risolvere il problema alla radice.
Malgrado la forma cronica non guarisca, la maggior parte dei pazienti vive una vita normale.
Quali esami fare per la diagnosi? In primis, una serie di esami del sangue (creatinina, albumina, azoto ureico, emocromo, sodio, potassio, calcio, fosforo, vitamina D 25 OH, paratormone, acido urico) e delle urine (esame completo, livelli di sodio, proteinuria). Sebbene HE4 non sia un marcatore specifico, i suoi valori possono essere alterati.
Il nefrologo verifica anche che la pressione arteriosa del paziente sia nella norma.
Vi sono poi esami strumentali che permettono il riconoscimento della malattia. La presenza di malformazioni, calcoli o altri disturbi può essere rilevata con l’ecografia.
Se questa non scioglie i dubbi, si ricorre ad esami non di ruotine, come biopsia e scintigrafia, che studiano le alterazioni strutturali del rene e il suo funzionamento.
Quali sono gli stadi della malattia renale cronica
Il paziente con la forma cronica deve essere monitorato nel tempo, per valutare l’evoluzione e l’efficacia della terapia. A questo scopo, i test più usati sono il dosaggio della creatinina urinaria, azoto e sodio urinari, emogas analisi e il peptide natriuretico di tipo B (BNP).
L’obiettivo è fare in modo che la terapia farmacologica e gli stili di vita rallentino il declino della funzione renale.
Il parametro che si usa per classificare i gradi del decorso è la velocità di filtrazione glomerulare (GFR):
- Stadio 1: danno renale con GFR normale o leggermente aumentata (non ci sono sintomi).
- 2: danno renale con lieve riduzione di GFR (non ci sono sintomi).
- 3a: moderata riduzione di GFR (45-59 mL/min).
- 3b: riduzione moderata di GFR (30-44 mL/min) che può associarsi ad anemia e acidosi.
- 4: severa riduzione del GFR (15-29 mL/min) che richiede l’avvio di una predialisi.
- 5: stadio finale (GFR inferiore a15 mL/min), nel quale sono necessari la dialisi o il trapianto.
Cura dell’insufficienza renale: terapie e trattamenti
L’approccio alle due forme di insufficienza renale è diverso.
Nella forma acuta il fattore che sposta l’ago della bilancia è il tempo: se si riesce a intervenire precocemente nella maniera adeguata, la funzione renale ha buone probabilità di essere reversibile.
In quella cronica occorre mettere in atto una serie di misure (farmacologiche, comportamentali) per detossificare l’organismo e rallentare il decorso. Ma la guarigione non è possibile.
Forma acuta
L’aspetto determinante è il tempo. Il trattamento, anche se corretto, può non dare l’esito sperato se istituito in ritardo. In questi casi, il paziente può non recuperare la funzione del rene (e quindi avere bisogno della dialisi o del trapianto) oppure morire.
L’approccio è quindi multiplo e comprende:
- Ripristino dell’attività di filtraggio anche con sistemi di dialisi temporanea, per ridurre subito i livelli di tossine in circolo.
- Trattamento della causa di base.
- Intervento sulle conseguenze rischiose per la vita del paziente (edema polmonare, squilibri elettrolitici, acidosi del sangue).
Deve essere monitorato il bilancio idrosalino. Il paziente viene sottoposto a flebo se è disidratato (un segnale possono essere le urine di cattivo odore) e gli vengono somministrati diuretici se presenta gonfiori ai piedi, alle gambe, alle mani e agli occhi.
Forma cronica
Non esiste ad oggi una cura definitiva.
Il medico deve effettuare una revisione della terapia, cioè esaminare i farmaci assunti dal paziente e stabilire quali possono continuare a essere presi e quali da evitare perché nefrotossici.
Deve inoltre aggiungere i medicinali che servono a curare le conseguenze della malattia renale e prescrivere una serie di abitudini che contribuiscano a tenere sotto controllo le complicanze.
Devono essere monitorati parametri quali la pressione arteriosa, la glicemia (nei pazienti diabetici) e l’acidosi del sangue.
In alcuni casi, lo specialista prescrive una dieta ipoproteica, per non appesantire ulteriormente il lavoro dei reni.
Se presente l’anemia, vengono prescritti integratori a base di ferro. In caso di riduzione della massa ossea, possono essere indicati farmaci specifici che agiscono sul metabolismo dell’osso.
Quando queste misure non sono sufficienti, cioè in fase avanzata, le soluzioni sono solamente la dialisi e il trapianto. Queste soluzioni vengono intraprese quando nel sangue cominciano ad accumularsi sostanze tossiche che i reni non riescono più a tenere sotto controllo.
Dieta per l’insufficienza renale
L’alimentazione gioca un ruolo di grande importanza nel mantenimento della salute dei reni.
La qualità e la quantità di ciò che introduciamo determinano l’entità del lavoro che i reni dovranno compiere per garantire la detossificazione dell’organismo.
Va detto che per le persone che soffrono di insufficienza renale è necessaria la consulenza di un nutrizionista che, in collaborazione con il nefrologo, stabilisca uno schema alimentare personalizzato. Esistono però indicazioni generali valide, e alimenti vietati, in tutti i casi.
È importante raggiungere e mantenere il peso forma e vanno tenuti sotto controllo tutti i parametri che, alterati, potrebbero segnalare problemi metabolici rischiosi per i reni: glicemia, colesterolo, trigliceridi.
Ridurre il sale
Occorre poi ridurre il più possibile l’apporto di sale. I cibi che acquistiamo già pronti contengono cloruro di sodio in grande quantità. Di questo dobbiamo tenere conto quando ci mettiamo a tavola. Una mossa intelligente consiste nel non utilizzare salini a casa.
È anche vantaggioso fare uso di spezie e insaporitori alternativi, come il succo di limone. Da evitare:
- Dadi per brodo.
- Salumi.
- Conserve in salamoia.
- Formaggio.
Limitare le proteine
La dieta prevede un apporto limitato di proteine. La digestione di questi nutrienti produce infatti urea, una sostanza tossica normalmente eliminata con le urine ma che, nelle persone che soffrono di reni, tende ad accumularsi nel sangue.
Oltre a ridurre il consumo di carne, pesce e latticini, potrebbe essere richiesto il ricorso ad alimenti a fini medici, speciali aproteici, che si trovano in farmacia.
Fosforo
Da limitare anche l’assunzione di fosforo, contenuto in legumi secchi, frutta a guscio, cioccolato e cacao, formaggio, fegato e nel tuorlo d’uovo.
Frutta e verdura fresche possono essere mangiate liberamente, a parte nella malattia in stato avanzato a causa della loro ricchezza in potassio (un esempio di frutto da evitare è la banana).
Quanto bere?
Quanta e quale acqua bere? Negli stadi avanzati, i medici raccomandano ai pazienti di bere acqua minimamente mineralizzata (cioè con pochissimi sali disciolti) nel volume strettamente necessario a soddisfare la sete.
Complicazioni e conseguenze
Il rallentamento della funzione renale provoca la riduzione dei livelli degli ormoni che regolano il metabolismo dell’osso. Come risultato, si ha un osso più povero di calcio e quindi più fragile. Aumenta, quindi, il rischio di frattura, anche spontanea.
Le persone con insufficienza renale devono controllare periodicamente i valori di calcio, fosfato, paratormone e vitamina D per verificare lo stato di salute dell’osso.
Per ridurre il rischio di problemi ossei, è necessario limitare l’apporto di fosfati. Nei casi in cui il problema non può essere controllato semplicemente con la dieta, vengono prescritti farmaci specifici.
Se è presente una carenza di vitamina D deve essere somministrata un’opportuna integrazione.
Un altro rischio cui vanno incontro i pazienti con insufficienza renale è l’acidosi metabolica, che causa gravi conseguenze e peggiora le condizioni dell’osso. Viene trattata somministrando sostanze che neutralizzano gli acidi in eccesso, come il bicarbonato di sodio, e una dieta prevalentemente vegetale.
La scarsa attività renale porta a una riduzione della sintesi di eritropoietina, un ormone che stimola la formazione e lo sviluppo dei globuli rossi. La conseguenza è l’anemia, che può essere trattata con eritropoietina ricombinante e integratori di ferro.
Occorre tenere presente che qualsiasi farmaco dato a una persona i cui reni non funzionano correttamente può dare problemi di tossicità.
È quindi essenziale chiedere sempre il parere del medico prima di assumere un medicinale o un integratore.
Come prevenire l’insufficienza renale
Non è sempre possibile prevenire l’insufficienza renale, ma sono comunque note alcune raccomandazioni che possono limitare il rischio.
In primo luogo, è necessario tenere sotto controllo eventuali malattie croniche presenti, come il diabete, l’ipertensione, l’ipertrofia prostatica e le malattie cardiovascolari, per evitare che nel tempo possano danneggiare i reni.
Alle persone con familiarità per problemi renali viene consigliato di sottoporsi ad una visita nefrologica ed esami del sangue e delle urine specifici ogni anno. I soggetti che assumono farmaci nefrotossici per lunghi periodi devono tenere monitorata la funzione renale.
In presenza di calcoli renali, è bene tenerli sotto controllo mediante controlli nefrologici periodici.
Smettere di fumare, ridurre il consumo di alcol e praticare regolare attività sportiva sono comportamenti che abbassano il rischio cardiovascolare e metabolico. Indirettamente, quindi, aiutano anche a proteggere dall’insufficienza renale.
Le persone con insufficienza renale cronica possono fare richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile.
Fonti
- A.S. Levey at al. Uses of GFR and Albuminuria Level in Acute and Chronic Kidney Disease. New England Journal of Medicine. (2022).
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