Sommario
L’emoglobina è la proteina che si trova nei globuli rossi e che trasporta l’ossigeno nel sangue grazie alla presenza di ferro.
Viene misurata con un esame del sangue, come tale o come emoglobina glicata (utile nella diagnosi del diabete), libera o media: tutti questi parametri vengono usati a scopo diagnostico.
I sintomi dell’emoglobina bassa (pallore, stanchezza, tachicardia, cefalea) sono simili a quelli dell’emoglobina alta, perché entrambe le condizioni derivano da una scarsa ossigenazione.
Quando severa, l’anemia è trattata con la trasfusione di sangue.
Cosa mangiare in caso di anemia? Il corretto apporto di derivati animali (carne, uova e pesce), legumi, vegetali (broccoli, zucca, peperoni e agrumi) e frutta a guscio contribuisce a riportare i valori nella norma se è stata rimossa la causa primaria di anemia.
Cos’è l’emoglobina: definizione e caratteristiche
E’ la proteina che trasporta nel sangue l’ossigeno necessario ai tessuti del corpo e l’anidride carbonica che deve essere eliminata.
Grazie alla sua particolare struttura, può trasportare dei gas in un ambiente liquido.
Dalle sue caratteristiche, dipende anche il colore del sangue. Questa proteina contiene atomi di ferro, che combinato con l’ossigeno attribuisce al sangue il tipico colore rosso, più chiaro (rosso rubino) se arterioso e più cupo (rosso carminio) se venoso.
Se la sua struttura viene alterata, a causa per esempio di mutazioni genetiche, si possono verificare malattie severe, come l’anemia falciforme.
A causa di patologie e mutazioni ereditarie, l’emoglobina può essere presente in una delle sue varianti.
Quando la concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia) rimane alta per un certo periodo di tempo, lo zucchero in eccesso si lega all’emoglobina: si forma così l’emoglobina glicata (o glicosilata), variante che viene indicata nei referti degli esami del sangue con la sigla HbA1c. L’emoglobina glicata è un parametro per la diagnosi e il monitoraggio del diabete e di tutti i disturbi che comportano iperglicemia.
Rispetto alla variante fisiologica, la glicata è meno efficiente nel trasporto dell’ossigeno: questo è causa di alcuni degli effetti del diabete.
Altre varianti sono prodotte da mutazioni genetiche, difetti presenti fin dalla nascita che possono comportare grossi problemi di salute.
Una di queste è l’emoglobina S (HbS): voluminosa e goffa, questa molecola non riesce a muoversi nei capillari e, quindi, a portare ossigeno nei tessuti.
Un’altra variante è l’emoglobina H (HbH), presente nella talassemia, patologia che provoca anemia, astenia, pallore (della pelle e delle mucose) e alterazioni funzionali della milza e del fegato.
Come si misura e come funziona l’esame per rilevarla
La concentrazione di emoglobina presente nei globuli rossi viene rilevata con l’esame del sangue: un campione di sangue venoso viene prelevato dal braccio oppure da una puntura del polpastrello (nei bambini e negli adulti) o del tallone nei neonati.
L’esame non richiede preparazione, ma occorre presentarsi a digiuno.
Il test dell’emoglobina glicata (indicata nei referti con la sigla HbA1c) è prescritto alle persone che soffrono di iperglicemia, per escludere o confermare il diabete. Viene anche eseguito per monitorare pazienti già diagnosticati con questa patologia.
L’emoglobina libera è presente in quantità misurabile se i globuli rossi si rompono, a causa di una malattia (anemia emolitica, malaria) o dell’assunzione di alcuni farmaci in persone predisposte: pertanto, se il suo valore è al di sopra della norma, il paziente deve sottoporsi ad ulteriori controlli.
L’emoglobina media (MCHC, concentrazione media dell’emoglobina corpuscolare) misura la quantità media di emoglobina all’interno di un singolo globulo rosso. Se il suo valore è basso ogni globulo rosso contiene meno ossigeno del normale e può essere un indice di disturbi come l’anemia sideropenica e la talassemia. Viceversa, un MCHC alto indica la presenza di globuli rossi più ossigenati del normale, un fenomeno che si osserva in malattie quali la sferocitosi.
Questi esami vengono prescritti quando sono presenti sintomi che inducono a sospettare l’anemia o per monitorare l’andamento dell’anemia nel paziente già diagnosticato.
Oppure per verificare l’idoneità alla donazione di sangue: la normativa prevede, infatti, che i candidati donatori abbiano un valore di emoglobina pari almeno a 12,5 g/dL nelle donne e 13,5 g/dL negli uomini.
Emoglobina: quali sono i valori normali?
I valori usuali dell’emoglobina sono riportati sotto:
- Popolazione femminile di età inferiore ai 4 anni: 4,0 -5,92 g/dL; di età compresa fra 5 e 14 anni: 4,14 – 5,68 g/dL; di età superiore ai 15 anni: 3,75 – 5,63 g/dL.
- Popolazione maschile di età inferiore ai 4 anni: 4,0 – 5,92 g/dL; di età compresa fra 5 e 14 anni: 4,19-5,96 g/dL; di età superiore ai 15 anni: 4,18 – 6,25 g/dL.
Per quanto riguarda l’emoglobina glicata, la Società Italiana di Diabetologia individua i seguenti valori:
- Inferiori al 5,7% (inferiori a 39 mmol/mol): normali.
- Compresi fra 5,7 e 6,4% (39-46 mmol/mol): ad alto rischio di diabete nei cinque anni successivi.
- Uguali o superiori a 6,5% (maggiore di 47 mmol/mol) in due misurazioni condotte in tempi diversi: diagnosi di diabete.
L’emoglobina glicata deve essere tenuta sotto stretto controllo in gravidanza, periodo nel quale è previsto un limite superiore pari a 5,4% (nel primo e nel secondo trimestre).
I valori normali dell’emoglobina libera sono compresi fra 0 e 20 mg/L, sia per la donna che per l’uomo.
È molto importante tenere sotto controllo i valori dell’emoglobina perché essi sono un indice di quanto il sangue è ossigenato. Infatti, in caso di ipossia, le conseguenze sugli organi vitali, in particolare sul cervello, possono essere gravi.
Essendo quest’organo molto sensibile alla quantità di nutrimento che riceve, in caso di ipossia si possono avere confusione mentale, stordimento, disorientamento e vertigini, fino a veri e propri svenimenti.
Emoglobina bassa: cause e sintomi
Si parla di emoglobina bassa (anemia) quando il valore scende (indicativamente) al di sotto dei 13,5 g/dL nel maschio e 12 g/dL nella femmina.
L’emoglobina può abbassarsi per perdite importanti di sangue. Se l’emorragia è esterna, visibile e l’intervento medico tempestivo, l’anemia è meno grave. Se è interna, trascorre più tempo prima che sia diagnosticata: per questo è generalmente più grave e, in alcune condizioni, potenzialmente letale. Quando la perdita di sangue è severa vengono effettuate trasfusioni di sangue.
Un’alimentazione non equilibrata e povera di ferro può provocare anemia: il disturbo può essere corretto aumentando l’apporto di carne, uova, legumi e vegetali quali spinaci e broccoli, oppure assumendo integratori specifici.
Le malattie infiammatorie croniche e la celiachia riducono la capacità della parete intestinale di assorbire i principi nutritivi: nelle persone che ne soffrono, uno dei primi elementi che vengono a mancare è proprio il ferro.
I pazienti oncologici vanno incontro ad anemia sia a causa della malattia che delle terapie assunte per curarla. Per loro è importante seguire una dieta ricca di cibi ad elevato apporto calorico unitario. Alimenti freschi e non acidi, che aiutino a prevenire dolore e fastidio alla mucosa orale, irritata dalle terapie oncologiche. Ideale il gelato, i dolci al cucchiaio, il formaggio morbido, i passati di verdura tiepidi.
In caso di emoglobina bassa, la pelle del paziente è pallida, le sclere degli occhi osservate abbassando la palpebra inferiore sono biancastre, così come le gengive.
Alcune forme di sanguinamento del sistema digerente possono essere evidenziate con la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Emoglobina alta: cause e sintomi
Meno frequente dell’emoglobina bassa, questa condizione è dovuta spesso a cause simili, cioè a disturbi che comportano una ridotta ossigenazione del sangue.
La causa principale di emoglobina alta è la policitemia, un disturbo che provoca l’aumento di volume dei globuli rossi. Ne esistono diverse forme, correlate a malattie del midollo osseo o mutazioni genetiche.
Le forme secondarie sono associate a malattie che riducono cronicamente la quantità di ossigeno nel sangue: tipico il caso delle malattie cardiovascolari e delle patologie respiratorie croniche, come l’enfisema polmonare, la bronchite cronica, le apnee ostruttive del sonno, nelle quali i pazienti respirano poco e male.
L’emoglobina alta richiede un trattamento specifico in funzione del disturbo che l’ha provocata. Malgrado ciò, esistono i sintomi condivisi in tutti i casi: i pazienti sono generalmente deboli, stanchi, soffrono di attacchi frequenti di cefalea, hanno un respiro affannoso.
Inoltre, possono andare incontro a stati di stordimento e confusione mentale.
L’emoglobina glicata
Il test per la misurazione dei livelli di emoglobina glicata (anche indicata come HbA1c) viene consigliato alle persone che hanno valori eccessivi di glicemia (iperglicemia), per escludere o confermare la diagnosi di diabete o sindrome metabolica. Viene anche eseguito per monitorare pazienti già diagnosticati con queste patologie.
Si effettua su un campione di sangue prelevato da una vena del braccio e non richiede alcuna preparazione. Viene richiesto, tuttavia, che la persona che deve sottoporsi al test si presenti a digiuno.
Rispetto alla misurazione della glicemia, consente di effettuare uno studio del metabolismo del glucosio più a lungo termine. Mentre il valore della glicemia è un indice istantaneo, che fotografa una situazione potenzialmente modificabile, quello dell’emoglobina glicata fornisce un’idea dell’andamento della glicemia negli ultimi mesi.
Il legame stabilito fra il glucosio e l’emoglobina è, infatti, irreversibile e dura fino al termine del ciclo di vita dei globuli rossi, ovvero tre o quattro mesi circa.
Scopri il nostro approfondimento su l’emoglobina glicata.
Emoglobina nelle urine
In condizioni normali, l’emoglobina è contenuta nei globuli rossi. Non è presente nel plasma e neppure nelle urine.
In caso di eventi patologici come la rottura dei globuli rossi (emolisi), un’importante quantità di emoglobina si riversa nel plasma, costringendo l’organismo a potenziare i sistemi metabolici in grado di digerirla ed eliminarla. Se questi meccanismi non riescono a metabolizzarla completamente, una quota di emoglobina come tale finisce nelle urine.
La presenza di emoglobina nelle urine, pertanto, deve essere approfondita con ulteriori controlli.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi dei problemi legati all’emoglobina viene effettuata sulla base dell’esame di un campione di sangue venoso.
A seconda del tipo di anomalia che emerge dal test (emoglobina bassa, emoglobina alta, presenza di una variante) il medico procede con ulteriori controlli oppure con la diagnosi.
Lo specialista da consultare è l’ematologo, che si occupa dello studio del sangue e, in particolare, dei globuli rossi.
Il trattamento
L’intervento prevede in primo luogo il reintegro del sangue perduto attraverso una trasfusione se l’anemia è stata provocata da emorragie: in questo modo i valori di emoglobina vengono rapidamente avvicinati alla norma.
Se il paziente è fuori pericolo, occorre indagare su eventuali malattie che possono avere causato il problema.
Quando l’emoglobina è bassa a causa di carenze nutrizionali o patologie croniche, il medico considera l’ipotesi di prescrivere integratori alimentari specifici.
Le buone abitudini da adottare tutti i giorni
Le anemie da carenza di ferro traggono vantaggio da una dieta ricca di alimenti di origine animale, come:
- Carni rosse magre
- Tacchino
- Pollo e pesci quali tonno, merluzzo e salmone.
L’assorbimento del ferro viene, inoltre, promosso dalla contemporanea assunzione di cibi contenenti vitamina C (broccoli, peperoni, pomodori, agrumi, kiwi), cisteina (carne, pesce), vitamina A (presente nel fegato di bovino, nella frutta e nella verdura gialla, come zucca, peperoni, albicocche, nel tuorlo d’uovo e nella frutta a guscio).
Scopri gli alimenti ricchi di ferro.
L’alterazione dei livelli di emoglobina: qualche cenno sulla prevenzione
Non esiste uno schema preventivo specifico per questi problemi.
Quando rivolgersi al medico?
L’alterazione dei livelli di emoglobina richiede sempre un consulto medico. Ma se si tratta di un fenomeno transitorio si normalizza spontaneamente nel tempo, senza assumere farmaci o adottare misure particolari.
Quando, invece, il disturbo persiste è necessario sottoporsi ad un controllo più approfondito e, nel caso in cui sia indicato, ad un trattamento.
L’anemia non si può prevenire ma in molti casi è possibile evitare che peggiori.
Se soffri di anemia, una dieta equilibrata può supportare la terapia e prevenire un inasprimento dei sintomi. Introducendo la corretta quantità di alimenti di origine animale (principalmente carne e uova), commisurata con età e fabbisogno, puoi contribuire a riportare i valori di emoglobina nella norma.
Questo vale in particolare se segui diete restrittive, come quella vegana, e sei per questo esposto ad un rischio aggiuntivo di anemia. In questo senso, l’assunzione di integratori alimentari specifici potrebbe assumere un significato preventivo.
Fonte
- UniRoma 2. Una proteina in azione: l’emoglobina.
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