Sommario
La glicemia indica la quantità di glucosio nel sangue. Mantenere i valori della glicemia entro il range normale è importante per la salute. Infatti, l’iperglicemia (glicemia alta) e l’ipoglicemia (glicemia bassa) sono condizioni che richiedono una certa attenzione.
Monitorare la glicemia è facile, si utilizza un misuratore che con molta semplicità fornisce una lettura immediata dei livelli di glucosio.
Ma quando i valori della glicemia sono preoccupanti? E come abbassare la glicemia alta in poco tempo? O cosa mangiare quando si ha la glicemia alta?
Ecco cosa fare.
Che cos’è la glicemia
La parola glicemia (dal greco antico: glukýs, “dolce” e haîma, “sangue”). Si intende, quindi, la concentrazione di glucosio nel sangue. E’ una sostanza fondamentale per il nostro organismo poiché è un nutriente essenziale per tutte le cellule, che lo assumono direttamente dal sangue.
La regolazione nel sangue è affidata a specifici ormoni: quelli ipoglicemizzanti, che abbassano il livello di glicemia, come l’insulina, e gli iperglicemizzanti, come il glucagone, che lo innalzano. L’equilibrio tra questi ormoni consente di mantenere i valori a digiuno in un range tra 70 e 100 mg/dl.
Il glucosio e il suo metabolismo
I livelli normali di glicemia a digiuno oscillano tra > 70 e < 100 mg/dl. Questo stato di normalità è garantito dall’equilibrio di due ormoni antagonisti tra loro:
- Il glucagone, iperglicemizzante, prodotto dalle cellule α del pancreas endocrino.
- L’insulina, ipoglicemizzante, secreta dalle β-cellule pancreatiche.
In condizioni di normalità, dopo il pasto, il pancreas aumenta la secrezione di insulina per fare in modo che il glucosio ingerito con il cibo sia utilizzato dalle cellule.
Invece, in caso di sovrappeso o obesità, si sviluppa un fenomeno noto come “insulino resistenza”. Si tratta di una condizione caratterizzata da una diminuita capacità delle cellule degli organi periferici, in particolare muscoli, tessuto adiposo e fegato, di rispondere all’insulina.
Queste cellule diventano, quindi, meno sensibili all’azione dell’insulina, rendendo necessaria più insulina per assolvere ai suoi compiti. Nelle fasi iniziali il pancreas, per compensare, produce più insulina. Tuttavia, con il tempo, sottoposto a un maggiore carico di lavoro, inizia a non essere più in grado di sopperire alla maggiore richiesta di insulina da parte dell’organismo.
Quando ciò accade, la glicemia inizia ad aumentare e questo costante aumento, può, negli anni, se non si interviene adeguatamente, sfociare in diabete mellito di tipo 2.
Come si misura la glicemia?
È piuttosto semplice. Si misura tramite un prelievo di sangue o utilizzando un misuratore di glicemia, uno strumento chiamato glucometro. In pochi secondi esegue il controllo su una goccia di sangue prelevato dal polpastrello tramite un pungidito.
Ma come misurare la glicemia senza pungersi? Ultimamente sono sempre più diffusi, soprattutto tra i pazienti diabetici, dei dispositivi CGM (continuous glucose monitor) che consentono di monitorare la glicemia in modo continuativo attraverso piccoli sensori applicati su alcune parti del corpo.
Questi sensori comunicano con un device che scarica i dati immagazzinati. Si può così ricostruire, quasi in tempo reale, l’andamento della quantità di glucosio nel sangue.
Consente anche di ricevere un allarme in caso di valori di glicemia bassa o glicemia alta.
Quali sono i valori della glicemia
Nei soggetti sani, con una vita regolare e un’alimentazione corretta, solitamente durante il giorno i valori della glicemia oscillano tra i 60 e i 130 mg/dl. A digiuno, invece, i valori glicemici possono variare dai 70 ai 100 mg/dl. Tuttavia:
- Tra 100 e 125 mg/dl si parla di glicemia alterata a digiuno, o iperglicemia, una situazione da non sottovalutare e che prevede una maggiore attenzione allo stile di vita.
- Uguali o superiori a 126 mg/dl sono, secondo l’American Diabetes Association, da considerarsi segni di un possibile diabete e occorre effettuare ulteriori indagini diagnostiche.
- Al di sotto dei valori di normalità (meno di 70 mg/dl), si parla di ipoglicemia.
Iperglicemia o glicemia alta
Quando la glicemia è alta? L’iperglicemia o glicemia alta è un eccesso di glucosio nel sangue. I sintomi possono variare da persona a persona e generalmente si manifestano con valori di glicemia superiori ai 100 mg/dl. Le cause sono molteplici.
Principalmente la glicemia alta si deve a un’insufficiente produzione di insulina o a una sua alterata funzionalità. Infatti, l’insulina è un ormone secreto dal pancreas che stimola l’assunzione di glucosio nelle cellule muscolari regolandone anche i livelli ematici.
Valori normali della glicemia sono compresi tra 70 e 100 mg/dl a digiuno da almeno 8 ore.
La glicemia alta è un aumento anormale della quantità di zucchero (glucosio) nel sangue.
Sono diversi i fattori che possono contribuire, tra cui:
- Scelte alimentari e quelle legate all’attività fisica.
- Alcune malattie di cui il paziente soffre.
- Farmaci prescritti per altre condizioni (non legate al diabete).
- Il fatto che la persona non abbia assunto la dose richiesta del trattamento farmacologico prescritto per ridurre la concentrazione di glucosio nel sangue o abbia saltato una dose.
Quali sono i sintomi per chi ha la glicemia alta?
I principali sintomi della glicemia alta si manifestano gradualmente e soltanto quando i livelli di zucchero nel sangue sono molto alti e includono:
- Sete eccessiva e frequente bisogno di urinare, dovuti all’azione dell’organismo per eliminare il glucosio attraverso i reni.
- Visione offuscata a causa di alterazioni temporanee del cristallino.
- Affaticamento.
- Nei casi più gravi: come nausea, vomito e confusione mentale (con possibile presenza di chetoacidosi diabetica, una condizione potenzialmente pericolosa).
Ipoglicemia o glicemia bassa
L’ipoglicemia o glicemia bassa è una riduzione dei livelli di zucchero (glucosio) nel sangue sotto i valori di normalità (meno di 70 mg/dl). Quando i valori dell’ipoglicemia sono bassi, il corpo non riesce a produrre energia sufficiente per svolgere le funzioni organiche.
Solitamente, l’ipoglicemia si associa a sintomi caratteristici che possono variare da persona a persona, ma che regrediscono ripristinando un normale livello di glicemia.
La causa principale è il diabete, tuttavia, anche se raramente, si può manifestare anche in altre condizioni cliniche.
Si parla, invece, di ipoglicemia reattiva in soggetti affetti da disturbi alimentari o predisposti (come nell’obesità o nell’insulino-resistenza), se l’ipoglicemia si rileva a 2-3 ore dal pasto, soprattutto se ricco di carboidrati, oppure a causa di un digiuno prolungato.
L’ipoglicemia si associa generalmente al diabete e, in particolare, nelle seguenti situazioni:
- Dosaggio eccessivo di farmaci o di insulina per abbassare la glicemia.
- Intensa attività fisica.
- Eccessivo consumo di alcol.
Si manifesta raramente nei soggetti sani e non diabetici. Tuttavia se capita, può essere dovuta a una dieta non equilibrata, al consumo di alcolici (in particolar modo a stomaco vuoto), a interventi chirurgici dell’apparato gastro-intestinale o ad alcune patologie come il morbo di Addison.
Quali sono i sintomi della glicemia bassa?
I sintomi della glicemia bassa possono manifestarsi rapidamente e includono:
- Vertigini.
- Sudorazione eccessiva.
- Tremori.
- Pallore e stanchezza.
- Fame intensa, per la necessità del corpo di aumentare i livelli di glucosio.
- Alterazione del battito cardiaco (tachicardia o palpitazioni).
- Irritabilità.
- Mal di testa.
Confusione mentale e difficoltà di concentrazione possono, invece, manifestarsi se i livelli di glucosio nel sangue restano bassi per più tempo, così come visione offuscata, sonnolenza e collasso, fino, nei casi davvero gravi, a perdita di coscienza e coma.
Quali sono le cause che fanno alzare la glicemia?
L’ipoglicemia, cioè la glicemia bassa, può essere causata da diversi fattori. Tra le cause più comuni c’è l’eccessivo consumo di alcol, soprattutto a digiuno, specifiche terapie farmacologiche o un sovradosaggio di insulina nei soggetti diabetici.
Altre cause, ma più rare, sono: cirrosi epatica, tumori del pancreas o il morbo di Addison, che colpisce le ghiandole surrenali.
Invece, l’iperglicemia o glicemia alta, è spesso dovuta a una produzione insufficiente di insulina (diabete di tipo 1), all’incapacità dell’organismo di utilizzare l’insulina prodotta (diabete di tipo 2) o all’uso di farmaci come i corticosteroidi.
Nei casi più rari, malattie come l’acromegalia, la sindrome di Cushing, pancreatiti, tumori del pancreas, eventi stressanti o infezioni acute possono scatenare un innalzamento glicemico. Nelle persone diabetiche, infine, l’iperglicemia può scaturire da una scarsa aderenza alla dieta o alla terapia antidiabetica, da una vita troppo sedentaria o dall’inefficacia dei farmaci prescritti.
Cos’è l’indice glicemico degli alimenti
L’indice glicemico (IG) misura la velocità con cui un alimento fa aumentare i livelli di zucchero nel sangue. Tale velocità si esprime in percentuale prendendo come riferimento il glucosio in soluzione acquosa o il pane bianco (che corrispondono al 100%). Quindi un alimento con un indice glicemico del 50% determina un innalzamento della glicemia pari alla metà di quello indotto dal glucosio oppure dal pane bianco.
Ad esempio, 50 g di carboidrati contenuti in 100 g di fagioli secchi (alimento a basso indice glicemico) hanno un minor impatto sulla glicemia rispetto allo stesso quantitativo di carboidrati contenuti in una fetta di pane di 90 g (alimento ad elevato indice glicemico).
L’IG tiene conto solo della qualità dei carboidrati, mentre la risposta glicemica a un alimento si misura con un altro indice, il “Carico Glicemico” che evidenzia l’impatto dei carboidrati sulla glicemia.
Si tratta di indici molto utili per capire l’effetto sulla glicemia di un pasto composto da cibi con IG differenti.
Cosa si deve mangiare per abbassare la glicemia?
Tenere sotto controllo la glicemia è molto importante poiché:
- Previene il diabete.
- Consente di controllare il peso corporeo.
- Diminuisce la produzione endogena di colesterolo.
- Favorisce l’attenzione e la concentrazione.
È bene, dunque, seguire un corretto stile di vita e una sana alimentazione privilegiando gli alimenti che abbassano la glicemia.
Infatti, alcuni nutrienti alzano la glicemia più di altri, vediamoli nel dettaglio:
- Carboidrati. Fanno aumentare la glicemia a livelli più elevati e più velocemente rispetto alle proteine e i grassi. Quindi, conoscere quali sono gli alimenti che contengono carboidrati e la loro quantità nel pasto facilita il controllo della glicemia. I carboidrati presenti nella verdura, frutta e cereali integrali (ricchi di fibre alimentari) sono da prediligere rispetto a quelli contenuti nei cibi ad alto contenuto di zuccheri aggiunti.
- Proteine. Gli alimenti proteici non determinano l’aumento dei livelli glicemici. Tuttavia, è necessario tenere sotto controllo la quantità di proteine nella dieta.
- Grassi. Sono nutrienti importanti in una dieta bilanciata, soprattuto quelli contenuti nell’olio EVO e nel pesce azzurro (da consumare almeno due volte a settimana). Non alzano il livello di glucosio nel sangue.
Come fare per far scendere la glicemia?
Ecco alcuni consigli:
- Seguire una alimentazione equilibrata, con cibi sani, il meno possibile industriali. Evitare troppe cene al ristorante e alimenti grassi e molto elaborati. Limitare anche i dolci e le bevande alcoliche.
- Mangiare almeno 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura, anche per l’apporto di fibra che aiuta la motilità intestinale. Preferire i cereali integrali e limitare il consumo di zuccheri, già presenti in molti alimenti sia naturali che industriali.
- Bere e idratarsi. Con circa 8 bicchieri di acqua al giorno si assicura all’organismo la giusta idratazione. Evitare però le bevande zuccherate.
- Ridurre il consumo di alimenti ricchi di zuccheri semplici come gelati, dolci, snack, biscotti e limitare l’uso dello zucchero nel caffè, nel tè o nel caffellatte.
- Favorire cibi ricchi di omega 3 come il pesce.
- Non esagerare nel consumo di carboidrati a medio indice e ad alto carico glicemico (pasta, pane, patate, cereali ecc.).
- Evitare pasti troppo abbondanti ma suddividerli in 4 o 5 al giorno.
Come abbassare la glicemia immediatamente?
L’acqua e l’attività fisica sono i nostri alleati nella gestione della glicemia.
L’acqua, infatti, è fondamentale per mantenere in salute tutti gli organi e gli apparati del nostro organismo e aiuta ad abbassare la glicemia.
Se assunta nella giusta quantità, diluisce gli zuccheri nel sangue. Inoltre, favorisce la depurazione e l’eliminazione degli zuccheri in eccesso attraverso le urine. Poi, migliora la funzionalità renale e sostiene la circolazione sanguigna.
L’attività fisica è l’altra componente basilare nella gestione dei livelli di zucchero nel sangue e nella riduzione del rischio di diabete.
L’esercizio regolare riduce, infatti, i fattori di rischio cardiovascolari, come appunto la glicemia, sovrappeso e obesità, ipertensione e dislipidemia. Gli studi dimostrano come sia quasi due volte più efficace della terapia farmacologica nel diminuire l’insulino-resistenza.
Gli sport aerobici sono particolarmente consigliati e dovrebbero essere praticati 3-4 volte a settimana per massimizzare i benefici.
Conclusioni
Quali sono i valori minimi e massimi della glicemia? Cosa succede se la glicemia è alta? La glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, è un parametro essenziale per la salute.
Mantenere i valori della glicemia entro un range ottimale è fondamentale per evitare condizioni come iperglicemia (glicemia alta) e ipoglicemia (glicemia bassa), che possono avere gravi conseguenze per l’organismo.
Una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare aiutano a gestire questa condizione e a prevenire il diabete di tipo 2 e l’insulino-resistenza. Inoltre, il monitoraggio della glicemia con un misuratore e la gestione dei sintomi associati a variazioni dei livelli glicemici sono importanti per prevenire complicazioni.
Mantenere una corretta alimentazione e un’adeguata attività fisica sono passi necessari per una vita sana e un buon equilibrio glicemico.
Fonti
- ISS
- Diabete.com.
- Ospedale Niguarda.
- G. Derosa, Le alterazioni della glicemia: possibilità di intervento farmacologico con il nutraceutico.