Sommario
La tricomoniasi è una delle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse al mondo, i cui sintomi sono a carico degli apparati genitali e delle vie urinarie sia nelle donne, sia negli uomini. Il batterio responsabile dell’infezione è il Trichomonas vaginalis, un protozoo flagellato, che si trasmette specialmente attraverso i rapporti sessuali. I sintomi sono a carico dell’apparato uro-genitale e si manifestano con infiammazioni vaginali, dell’uretra e della prostata.
Nell’uomo è meno frequente ma può colpire l’uretra (il canale che porta l’urina all’esterno) e la prostata sia in forma asintomatica, sia con dolori al livello del pene e bruciore alla minzione.
Il più delle volte l’infezione tende a guarire spontaneamente ma una terapia farmacologica mirata è opportuna per evitare che il Trichomonas attacchi le mucose dell’utero e della cervice uterina (nella donna) o della prostata e dei testicoli (nell’uomo).
Tuttavia non è sempre facile porre una diagnosi precisa, poiché i sintomi sono molto simili alla Candida o alla Gardnerella vaginalis.
È dunque sempre necessario un test di laboratorio che confermi il sospetto di tricomoniasi.
Anche i neonati possono contrarre l’infezione durante il parto se la madre è infetta. Ma a differenza di altre malattie a trasmissione sessuale, non ci sono serie complicazioni a medio o lungo termine per il bambino.
La cura è farmacologica e la migliore forma di prevenzione sono i rapporti protetti e con un numero di partner limitato.
Cos’è la tricomoniasi
E’ un’infezione dell’apparato genitale sessualmente trasmessa e causata da un protozoo, il Trichomonas vaginalis. E’ stato scoperto da Alfred François Donné, medico e microbiologo, nel 1836.
Si tratta di un microrganismo di forma ovoidale flagellato. E’ munito di 4 flagelli liberi anteriori e di un flagello posteriore, grazie ai quali riesce a muoversi e ad ancorarsi alla cellula bersaglio. Infatti, è un parassita che non penetra nei tessuti, bensì aderisce alle cellule epiteliali del tratto genitale.
L’infezione colpisce sia gli uomini, solitamente in forma asintomatica, sia le donne, con un’incidenza più alta in quest’ultime, soprattutto in età fertile.
L’incidenza è di difficile valutazione nella popolazione poiché generalmente non è sottoposta all’obbligo di registrazione. Il contagio avviene quasi esclusivamente attraverso i rapporti sessuali.
Gli uomini portatori asintomatici dell’infezione sono il più importante veicolo della malattia. La percentuale di infezioni asintomatiche varia dal 9 al 56% dei casi, ma circa un terzo di queste diventano sintomatiche entro 6 mesi se non trattate.
Il periodo di incubazione del Trichomonas varia dai 3 ai 28 giorni.
La tricomoniasi è più comune nelle donne e si manifesta (nel 50-75% dei casi) con un’infiammazione della vagina caratterizzata da:
- prurito
- secrezioni vaginali anomale (che possono essere maleodoranti, abbondanti, schiumose e di colore giallo-verdastre)
- bruciore alla minzione e durante i rapporti sessuali.
Altri tipi di Trichomonas
Oltre al Trichomonas vaginalis, esiste anche il Trichomonas orale o tenax (Trichomonas della bocca) e il Trichomonas hominis.
Il primo è sempre un protozoo che vive comunemente nella cavità orale degli esseri umani e che difficilmente si riesce ad eliminare con l’igiene orale (da qui il nome latino che vuol dire “tenace”). Infatti, questo parassita è presente generalmente nelle infezioni parodontali. Non provoca direttamente le infezioni ma può acutizzare la malattia in atto.
Il secondo è sempre un protozoo flagellato che normalmente vive nell’intestino crasso. Finché è presente in numero ridotto, non è patogeno. Ma se riesce a moltiplicarsi può provocare disturbi intestinali come la diarrea.
Epidemiologia
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2016 sono stati segnalati circa 156 milioni di casi di tricomoniasi in soggetti con un’età compresa tra i 15 e i 49 anni.
Quindi, la tricomoniasi è al primo posto tra le malattie sessualmente trasmesse, seguita da:
- clamidia (127 milioni di nuovi casi)
- gonorrea (86 milioni di nuovi casi)
- sifilide (6,3 milioni di nuovi casi).
In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), diffusi nel 2019, i casi di tricomoniasi sono diminuiti progressivamente dal 1991 al 2013, per poi aumentare e stabilizzarsi nel 2017.
Trichomonas: come avviene il contagio
Il contagio avviene principalmente per via sessuale, quindi con i rapporti sessuali non protetti, anche anali e orali. Più è alto il numero di partner sessuali, più aumenta il rischio di contrarre l’infezione. Infatti, il Trichomonas è piuttosto diffuso tra chi ha più di un partner sessuale.
Altre forme di trasmissione, anche se più rare, sono:
- scambi di asciugamani, biancheria intima o i sex toys
- da madre infetta a neonato durante il parto.
Si stima che una percentuale tra il 14 e il 60% dei partner maschili di donne affette da tricomoniasi presenti i sintomi dell’infezione. Invece, sono riscontrabili nel 67-100% delle donne con partner maschili infetti. Quindi, questi dati evidenziano che l’infezione sintomatica colpisce prevalentemente le donne.
Tricomoniasi: sintomi e decorso
Il protozoo si localizza, nella donna, sulle cellule epiteliali della vagina, causando piccole emorragie e una significativa riduzione della flora batterica vaginale, prima barriera contro gli agenti patogeni.
Anche nell’uomo predilige l’apparato genitale, causando:
- uretriti (infiammazione dell’uretra)
- epididimiti (infiammazione dell’epididimo)
- prostatiti.
Si può presentare in tre forme diverse.
- Asintomatica, soprattutto nell’uomo. Nelle donne, e in minor misura negli uomini, tuttavia, se non trattata, la tricomoniasi diventa sintomatica entro 6 mesi.
- Acuta, con vulvo-vaginiti, dolore nei rapporti sessuali, leucorrea abbondante (aumento della secrezione vaginale), infiammazione dell’area genitale e minzione dolorosa.
- Cronica. In questa forma i sintomi sono lievi (prurito e scarsa secrezione vaginale). Il soggetto, non pienamente consapevole di essere affetto da Trichomonas, diventa veicolo di trasmissione dell’infezione.
Solitamente l’infezione tende a guarire spontaneamente. Ma la terapia farmacologica è necessaria per evitare che si estenda, nella donna, alle mucose dell’utero e della cervice uterina e, nell’uomo, alla prostata e ai testicoli.
Tricomoniasi nella donna
L’infezione da Trichomonas è la principale causa delle vaginiti femminili. Nel 50-70% dei casi l’infezione si manifesta con:
- Secrezioni vaginali più abbondanti del solito, alla vista schiumose, di colore giallastre e a volte maleodoranti.
- Irritazione e dolore nell’area genitale.
- Gonfiore delle labbra (nei casi più gravi).
- Senso di bruciore alla minzione.
- Prurito intimo.
- Dolore più o meno intenso durante i rapporti sessuali (dispareunia).
- Piccole macchie emorragiche sulla mucosa vaginale visibili durante la visita ginecologica (aspetto “a fragola”).
La sintomatologia varia anche in base alle fasi del ciclo mestruale. Infatti, l’infezione, latente durante l’ovulazione, a volte peggiora con l’arrivo del mestruo.
Secondo gli studi ci sarebbe un legame con le variazioni del pH e dei livelli ormonali durante le varie fasi del ciclo. Infatti, durante la fase ovulatoria, l’ambiente vaginale diventa ostile per il protozoo che preferisce spostarsi nel canale endocervicale in cui trova un ambiente più favorevole.
Un’altra ipotesi sul peggioramento dei sintomi all’arrivo del ciclo riguarda la disponibilità di ferro utile per il metabolismo del Trichomonas.
Trichomonas in gravidanza
Secondo alcune ricerche, si assiste a un aumento delle infezioni sintomatiche durante la gravidanza.
Infatti, potrebbe esserci, secondo i ricercatori, una relazione con la variazione del ciclo mestruale e dei livelli ormonali, che renderebbero l’ambiente vaginale più vulnerabile all’infezione da Trichomonas.
In altre parole, si modifica la composizione del microbiota vaginale, la prima barriera contro gli agenti patogeni, aumentando il pH vaginale.
Solitamente le complicanze che si manifestano più comunemente, anche se poco frequenti, sono:
- parto prematuro
- rottura precoce delle membrane
- basso peso del neonato alla nascita
- endometrite post parto o puerperale (l’infiammazione dell’endometrio, la mucosa che riveste l’utero).
I bambini nati da madre con tricomoniasi possono poi, anche se raramente, presentare infezioni urinarie o vaginali. La trasmissione dell’infezione avviene durante il passaggio nel canale del parto.
Infezione da trichomonas in menopausa
Con l’avanzare dell’età, diminuisce la percentuale delle donne affette da tricomoniasi. Ciò coincide con l’arrivo della menopausa e della post-menopausa.
Tuttavia, l’infezione può rimanere latente anche per anni, per poi presentarsi a causa di un’alterazione del pH vaginale, tipico della menopausa. Si modifica, cioè, l’equilibrio fisiologico della flora batterica vaginale che favorisce il passaggio di microrganismi nocivi come il Trichomonas.
Ma ci sono altri fattori che possono agevolare l’alterazione del pH e quindi la penetrazione di agenti patogeni come il Trichomonas. Ad esempio la secchezza vaginale o l’uso di detergenti troppo aggressivi, nonché la variazione ormonale che determina un cambiamento anche nelle secrezioni vaginali.
Trichomoniasi: diagnosi
La diagnosi non è sempre facile da porre, soprattutto nei casi asintomatici o con sintomatologia lieve. Infatti, i sintomi spesso sono comuni anche ad altre malattie o disturbi dell’apparato genitale.
Se i risultati delle analisi poi confermano la presenza di Trichomonas vaginalis, il medico può richiedere anche i test per la clamidia e la gonorrea poiché spesso queste malattie coesistono.
I seguenti sintomi permettono di effettuare una prima diagnosi clinica:
- presenza di sintomi come prurito genitale
- dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali)
- secrezioni anomale
- eventuale presenza di microlesioni “a fragola” sulla vulva e sulla vagina.
Però, la conferma è data solo dalle analisi di laboratorio.
Il test per il Trichomonas
Quindi, per una diagnosi più precisa è necessario eseguire specifici test attraverso un tampone vaginale per la donna e uretrale per l’uomo. Si utilizzano anche campioni di urine e di sperma o di secrezioni prostatiche per gli uomini.
L’esame al microscopio del secreto vaginale o uretrale è la metodologia più rapida per individuare il Trichomonas. Tuttavia, il campione deve essere analizzato subito dopo il prelievo, per evitare risultati falsamente negativi. Infatti, è necessario mantenere la vitalità del protozoo poiché muore rapidamente fuori dall’organismo che lo ospita.
Poi, c’è l’esame colturale, considerato il metodo d’elezione per la diagnosi di tricomoniasi, poiché consente di avere risultati quasi certi.
Al momento il test più specifico per individuare il Trichomonas vaginalis utilizza la tecnica di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT) su campioni vaginali (raccolti tramite tampone o pap test) o uretrali per gli uomini.
Tipi di test per il Trichomonas
- Test molecolare. E’ basato sull’amplificazione degli acidi nucleici (NAAT), è il più sensibile per il Trichomonas vaginalis ed è considerato il test di riferimento per la diagnosi di tricomoniasi. Inoltre, questo test può essere usato per rilevare anche altri microrganismi o altre malattie sessualmente trasmissibili come l’infezione da clamidia o gonorrea.
- Wet prep. Cioè l’analisi al microscopio di un campione fresco di secrezione vaginale o uretrale posto su un vetrino ed esaminato il prima possibile, senza l’utilizzo di particolari colorazioni. Questo test tuttavia non fornisce risultati certi.
- Esame colturale. E’ un test specifico ma richiede circa 7 giorni per il risultato (per permettere la crescita di sufficienti quantità di parassita per essere rilevate). La coltura di urina o il tampone uretrale sono i test usati per individuare il Trichomonas negli uomini.
Trichomoniasi: complicazioni
Se l’infezione da Trichomonas non è curata, possono verificarsi delle complicanze anche severe, sebbene abbastanza rare.
Uomini
- Infiammazione della prostata.
- Irritazioni del pene.
- Nei casi più gravi sterilità.
Donne
Uretriti o cistiti (infezioni delle vie urinarie).
Invece, nei casi più gravi:
- infiammazione pelvica
- neoplasia alla cervice
- parto pretermine e basso peso del neonato alla nascita (nelle donne in gravidanza)
- infezioni alle ghiandole di Bartolini (poste nella vulva, ai lati dell’apertura vaginale)
- endometrite (infiammazione dell’endometrio)
- raramente sterilità.
Infine, evidenze scientifiche dimostrano un’associazione tra la tricomoniasi e una maggiore vulnerabilità all’infezione da HIV (il virus responsabile dell’AIDS), anche a causa delle microlesioni sulle mucose genitali causate dal Trichomonas.
È possibile osservare anche un’associazione con il Papilloma virus che, indebolendo la flora batterica vaginale, favorisce la proliferazione di agenti patogeni.
Tricomoniasi: cura e terapia
La terapia per la tricomoniasi è farmacologica e l’unico farmaco in grado di ostacolare e debellare il Trichomonas è il metronidazolo o tinidazolo. La cura va seguita dal soggetto infetto, ma anche dal suo partner e la percentuale di guarigione è dell’82-88%.
Invece, il trattamento della tricomoniasi in gravidanza, presenta alcune difficoltà per la tossicità del principio attivo del farmaco in grado di attraversare la placenta.
Infatti, è sconsigliato nel primo trimestre, durante il quale si può soltanto ricorrere a trattamenti locali per alleviare la sintomatologia. Dal terzo trimestre in poi, invece, non si segnalano solitamente rischi per il feto dopo la somministrazione del metronidazolo per via orale. Tuttavia, è sempre meglio assumerlo in caso di effettiva necessità.
Considerando l’alta incidenza di recidive, è opportuno fare dei controlli dopo un paio di mesi dal trattamento. È poi necessario che la terapia sia seguita anche dal partner (per evitare le reinfezioni) ed è meglio astenersi dai rapporti sessuali per la durata della terapia, fino alla completa guarigione di entrambi.
L’importanza della terapia
Il più delle volte l’infezione tende a guarire spontaneamente. Tuttavia la terapia farmacologica è necessaria in caso di diagnosi da tricomoniasi per evitare che il Trichomonas si estenda, nella donna, fino alle mucose dell’utero e della cervice uterina e nell’uomo alla prostata e ai testicoli.
In particolar modo negli uomini, i sintomi possono essere molto lievi e sparire nel giro di qualche settimana.
Tuttavia, senza alcuna terapia si resta infetti e quindi si continua ad infettare i propri partner sessuali anche senza rendersene conto.
Cure naturali
Anche se la cura per la tricomoniasi è prettamente farmacologia, aiutare il sistema immunitario e potenziare la flora batterica vaginale è utile per sconfiggere il Trichomonas.
Tra le sostanze naturali che aiutano a contrastare l’infezione troviamo:
- Pompelmo e Tea tree, che hanno un effetto antibiotico e antibatterico.
- Uva ursina, utile per le infiammazioni delle vie urinarie, svolge un’azione antibatterica anche associata al mirtillo rosso.
- Probiotici, adatti soprattutto se si assumono farmaci, poiché aiutano il sistema immunitario a debellare il parassita.
- Yogurt bianco. Secondo un recente studio dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, pubblicato su Sexually Trasmitted Diseases, lo yogurt sembra essere un ottimo alleato per le infezioni vaginali, poiché aiuta a ridurre il pH ostacolando l’adesività del Trichomonas alle mucose.
- Calendula, i cui estratti dei fiori aiutano a rallentare la crescita del Trichomonas.
Come prevenire la tricomoniasi
La forma di prevenzione più importante è limitare il numero di partner sessuali e avere rapporti protetti. Anche se è noto che il preservativo non è in grado di bloccare tutte le malattie sessualmente trasmissibili.
Infatti, nei soggetti infetti, il partner può entrare in contatto con zone del corpo non protette dal preservativo.
Ma anche l’igiene intima è importante, ed è utile usare detergenti poco aggressivi e che mantengono in equilibrio il pH vaginale.
Poi, è consigliabile rivolgersi subito al proprio medico in presenza di sintomi a carico dell’apparato vaginale (bruciore, perdite vaginali anomale e abbondanti) o riconducibili ad altre patologie sessualmente trasmissibili.
Se si contrae l’infezione poi, è necessario astenersi dai rapporti sessuali per non infettare i propri partner che a loro volta possono infettare altre persone. È anche necessario informare i partner affinché possano accedere alla cura.
Con la consulenza della Dott.ssa Laura Anelli, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Responsabile del percorso citologico Asl Roma1, Responsabile di Branca Ostetricia e Ginecologia Asl Roma 1.
Fonti
- Vaginiti e Vaginosi, F. De Seta, Ricci G., M. Piccoli, F. Panerari, E. De Ambrosi, C. Pozzobon, S.
- Guarnieri, S. Guaschino, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo.
- Trichomonas vaginalis, G. Bracchitta.
- Le infezioni vaginali: un problema banalizzato? B. Guerra, U.O. di Medicina dell’Età Prenatale
- Unità Complessa di Istituti di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Bologna.
- ISS – Istituto Superiore di Sanità
- Ministero della Salute
- MSD.
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