Sommario
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) o iperplasia prostatica è un aumento di volume della prostata. Contribuisce all’ingrossamento della ghiandola sia l’aumento delle dimensioni del tessuto prostatico (ipertrofia) che degli elementi cellulari che lo compongono (iperplasia).
I sintomi sono la conseguenza diretta dell’ingrossamento della prostata, cioè la compressione dell’uretra (il canale in cui passa l’urina) che rende difficile la minzione.
Piuttosto comune dopo i 50 anni, le cause sono ancora sconosciute, ma si ipotizzano modifiche a livello ormonale dovute all’avanzamento dell’età. In caso di sintomi severi, la cura può prevedere l’assunzione di farmaci o il ricorso alla chirurgia.
L’impatto sociale ed economico, ma anche sulla qualità di vita, delle patologie prostatiche è rilevante. Negli ultimi anni, infatti, c’è stato un notevole incremento del numero di prestazioni sanitarie relative ai disturbi della prostata, secondi in termini di incidenza soltanto all’ipertensione.
Secondo l’American Urological Association, la prevalenza dell’ipertrofia prostatica benigna negli uomini tra i 55 e 74 anni è del 19% .
Che cos’è l’ipertrofia prostatica benigna
Si tratta di una condizione molto comune che colpisce gli uomini al di sopra dei 50 anni di età. Il volume della prostata aumenta gradualmente nelle diverse fasi di vita. Le cause dell’ipertrofia (o iperplasia) prostatica benigna quindi riguardano principalmente l’avanzamento dell’età e i cambiamenti ormonali associati.
I sintomi sono a carico del basso tratto urinario e si manifestano con la difficoltà ad urinare.
Infatti, la prostata ingrossata esercita una pressione sull’uretra, ostacolando la normale fuoriuscita dell’urina. L’aumento delle dimensioni prostatiche non evolve necessariamente in tumore. Tuttavia anche le neoplasie della prostata sono maggiormente frequenti con l’avanzamento dell’età e non è esclusa la compresenza di ipertrofia e tumore prostatico.
Nei casi lievi, non è necessaria alcuna terapia, ma monitorare la situazione e adottare uno stile di vita corretto. Invece, nei casi più gravi, è utile un trattamento farmacologico per alleviare la sintomatologia.
Epidemiologia
In Italia sono più di 6 milioni gli over 50 colpiti da ipertrofia prostatica benigna: il 50% nell’età compresa fra i 51 e i 60 anni, il 70% tra i 61 e i 70, per arrivare al 90% dopo gli 80 anni.
Nonostante il basso tasso di mortalità, gli studi evidenziano che la progressione della severità dei sintomi ha un impatto negativo sulla qualità di vita.
Che cos’è la prostata: cenni di anatomia
La prostata è una ghiandola, presente solo nel corpo maschile, posta sotto la vescica. Circonda la parte superiore dell’uretra, il canale che ha la funzione di trasportare l’urina e lo sperma all’esterno mediante il pene. È quindi posta al di sotto della vescica e davanti al retto, da cui è separata dalla fascia fibromuscolare retroprostatica (o di Denonvilliers).
Ha la forma di una castagna e nell’adulto, in condizioni normali, pesa circa 20-25 grammi, il diametro longitudinale è di 30 mm, il trasverso di 40 mm e l’anteroposteriore di 25 mm.
È suddivisa in tre zone specifiche:
- periferica, che contiene quasi il 70% del tessuto ghiandolare; è l’area più spesso interessata dal carcinoma e dall’infiammazione della ghiandola
- centrale, che contiene circa il 25%, delle strutture ghiandolari, circonda i dotti eiaculatori e si estende dalla base della prostata allo sbocco dei dotti eiaculatori
- di transizione (che ne contiene solamente il 5%) che costituisce la sede di origine dell’ipertrofia prostatica benigna, mentre il tessuto fibromuscolare anteriore non presenta strutture ghiandolari.
A cosa serve
La sua funzione principale è quella di produrre un fluido denso e trasparente che, mescolandosi agli spermatozoi, forma il liquido seminale. Tale fluido, detto liquido prostatico, serve a nutrire e a trasportare gli spermatozoi nel loro viaggio verso la fecondazione dell’ovulo femminile.
Partecipa anche al meccanismo della minzione ed è in stretta relazione con il sistema vescico-uretrale e con quello riproduttivo.
Funzioni fisiologiche della prostata
Le principali funzioni fisiologiche della prostata sono:
- escretoria: produce gran parte dello sperma. Il liquido seminale, ricco di sostanze nutritive come zuccheri, proteine e sali minerali, serve a nutrire gli spermatozoi. Le sue componenti alcaline invece servono per neutralizzare la parte acida del muco vaginale che potrebbe danneggiare gli spermatozoi.
- Eiaculatoria: la ghiandola incorpora al suo interno i dotti eiaculatori che riversano lo sperma nel canale uretrale e da qui all’esterno. Durante l’orgasmo il tessuto della prostata si contrae per spingere, appunto, il liquido seminale nell’uretra.
- Urinaria: posta intorno all’uretra, il benessere delle due strutture anatomiche va di pari passo. In condizioni normali, l’urina presente nella vescica scorre all’esterno attraverso il canale uretrale senza problemi.
Ipertrofia prostatica benigna: l’ingrossamento della prostata
La ghiandola prostatica, solitamente delle dimensioni di una noce, può diventare grande quanto una palla da tennis.
La conseguenza è lo schiacciamento dell’uretra, che trasporta l’urina fuori dal corpo. Per questo motivo l’urina fluisce più lentamente o in quantità ridotta.
Cause e fattori di rischio
Sebbene sia molto comune negli uomini con l’avanzare dell’età, in particolar modo dopo i 50 anni, non si conoscono ancora con esattezza le cause dell’ingrossamento della prostata.
Sembrerebbero però associate ai cambiamenti ormonali, in particolare del testosterone, l’ormone maggiormente coinvolto nella proliferazione delle cellule prostatiche.
Invece, secondo alcuni studi potrebbero entrare in gioco anche fattori genetici o una predisposizione ereditaria, soprattutto negli uomini con un’età inferiore ai 60 anni.
Sintomi dell’ipertrofia prostatica
L’ingrossamento della prostata si ripercuote soprattutto nella minzione. Infatti, l’aumento di volume può esercitare una compressione sull’uretra, ostacolando il normale deflusso dell’urina.
Generalmente nei casi di sintomatologia lieve non è necessario alcun trattamento. In presenza, invece, di disturbi più severi, che hanno un impatto negativo sulla qualità della vita, è opportuno considerare la terapia farmacologica o chirurgica.
I sintomi più comuni sono difficoltà nel riempimento e nello svuotamento della vescica che si manifestano con:
- bisogno di urinare spesso e di svegliarsi di notte per urinare
- necessità improvvisa di urinare e la difficoltà nel trattenere le urine
- perdita involontaria di urina (incontinenza paradossa)
- flusso urinario intermittente e non immediato (esitazione minzionale)
- necessità di sforzarsi per iniziare la minzione
- prolungato tempo di svuotamento vescicale
- ritenzione di urine acuta o cronica.
Inoltre, i disturbi post minzionali includono:
- sensazione che la vescica non sia totalmente vuota (svuotamento incompleto)
- perdita involontaria o gocciolamento urinario.
Diagnosi dell’ipertrofia prostatica
I sintomi dell’iperplasia prostatica possono essere anche secondari a patologie diverse. È dunque necessario eseguire dei test diagnostici per porre una diagnosi corretta.
Il primo passo è la raccolta delle informazioni mediante un’anamnesi accurata e un esame obiettivo.
In seguito, sono utili esami del sangue e delle urine ed esami diagnostici strumentali a carico della vescica e della prostata.
Gli esami più comuni sono:
- esplorazione rettale per avere un’idea del volume della ghiandola
- flussometria con valutazione del ristagno post-minzionale che misura la velocità di uscita dell’urina e può dare un’idea dello stato di salute della vescica
- ecografia prostatica transrettale.
Cure e terapia
Se la sintomatologia a carico delle vie urinarie è lieve e moderata, non occorre sottoporsi a terapia farmacologica o a interventi chirurgici. È importante però modificare lo stile di vita per ridurre i sintomi e effettuare controlli medici periodici.
Infatti, non esiste una forma di prevenzione all’ipertrofia prostatica, ma una vita sana e un regime alimentare corretto e bilanciato possono ritardarne l’insorgenza.
Farmaci
Nei casi più severi, invece, se i sintomi hanno un impatto rilevante sulla vita quotidiana, è possibile seguire, in accordo con l’urologo, un trattamento farmacologico specifico.
Si utilizzano generalmente:
- farmaci alfa-adrenergici (come terazosina, doxazosina, tamsulosina, alfuzosina o silodosina) che inducono il rilassamento di alcuni muscoli della prostata e della vescica migliorando il flusso urinario.
- Altri farmaci (come la finasteride e la dutasteride) che possono, invece, ostacolare gli effetti degli ormoni maschili responsabili della crescita della prostata, riducendone il volume.
Invece, in caso di disfunzione erettile può essere assunto il tadalafil che contribuisce ad alleviare questo specifico sintomo.
Tra gli integratori, il più diffuso è l’estratto dei frutti di Serenoa repens (una specie di palma) che, tuttavia, non ha un’efficacia dimostrabile.
Ipertrofia prostatica: quando si ricorre alla chirurgia
Se i sintomi peggiorano, nonostante le cure, si può andare incontro a complicazioni come:
- serie difficoltà ad urinare (ritenzione urinaria cronica)
- calcoli vescicali
- dilatazione dei reni (idronefrosi bilaterale)
- insufficienza renale
- infezioni ricorrenti
- ematuria (sangue nelle urine).
Con l’intervento chirurgico è rimossa la parte ostruente della prostata (adenoma). L’obiettivo è alleviare i sintomi e migliorare il flusso dell’urina.
La tecnica chirurgica più utilizzata è la resezione transuretrale della prostata (Transurethral Resection of the Prostate, TURP).
Si esegue con l’inserimento di un endoscopio (strumento a fibre ottiche) attraverso l’uretra. Un elettrobisturi collegato all’endoscopio permette di asportare parte della ghiandola prostatica.
Trattamenti chirurgici alternativi e meno invasivi
Si eseguono prevalentemente con strumenti inseriti attraverso l’uretra per eliminare il tessuto prostatico in eccesso. Tra questi:
- uso del calore da microonde (termoterapia a microonde transuretrale o ipertermia)
- inserimento di un ago (ablazione con ago transuretrale)
- onde di radiofrequenza (vaporizzazione a radiofrequenza)
- ultrasuoni (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità)
- vaporizzazione elettrica (elettrovaporizzazione transuretrale)
- laserterapia.
Ipertrofia prostatica: complicanze
La prostata ingrossata può causare alcune complicanze che però riguardano una percentuale molto piccola di soggetti affetti da ipertrofia prostatica.
Tra queste:
- alterazione della funzionalità renale: l’ostruzione del flusso urinario comporta la ritenzione di una certa quantità di urina nella vescica limitando il flusso di urina dai reni, sottoponendoli a uno sforzo maggiore.
- Distensione della vescica: causata dall’ostruzione del flusso urinario che può causare incontinenza da iperafflusso.
- Ematuria: quando la vescica si distende si distendono anche le piccole vene nella vescica e nell’uretra. Talvolta queste venuzze si rompono, soprattutto forzando la minzione, causando il passaggio di sangue nelle urine.
- Ritenzione urinaria: con blocco dell’urina che rende impossibile la minzione e provoca dolore nella zona dell’addome inferiore.
Quindi, la ritenzione urinaria può essere dovuta a:
- immobilità (ad esempio, lunghi periodi di riposo a letto)
- minzione ritardata per lunghi periodi di tempo
- uso di anestetici, alcol, anfetamine, cocaina, oppioidi o farmaci con effetto anticolinergico come gli antistaminici, i decongestionanti e alcuni antidepressivi.
Prevenire l’ipertrofia prostatica: alimentazione e stile di vita
Sono sempre più numerose le ricerche che evidenziano quanto sia importante la dieta e l’attività fisica nella prevenzione delle patologie prostatiche.
Le linee guida per una sana alimentazione comprendono:
- abbondanza di frutta e verdura, cereali integrali e legumi per l’alto contenuto in fibre
- pochi grassi, privilegiando i grassi “buoni”
- limitare i cereali, farine e zuccheri raffinati
- bere molti liquidi, soprattutto acqua (ma non la sera per ridurre il bisogno di urinare durante la notte)
- consumare alimenti freschi, non raffinati, non trattati e privi di ormoni e pesticidi
- evitare gli zuccheri, latticini, alimenti raffinati, fritti, cibi da fast food, caffeina e alcool
- limitare gli alimenti contenenti grassi saturi, specialmente la carne rossa.
Convivere con l’’ipertrofia prostatica: l’impatto psicologico
I sintomi di questa condizione hanno un impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto non indifferente.
Ad esempio, la nicturia, cioè la necessità di alzarsi durante la notte per urinare, può avere effetti negativi. Infatti, la mancanza di un sonno continuo e prolungato riduce il livello di energia necessario per affrontare le attività quotidiane.
Anche il bisogno di urinare spesso può essere difficile da gestire soprattutto nella vita sociale per la paura, per esempio, di uscire e trovarsi in situazioni dove non vi siano servizi igienici a disposizione.
Anche le relazioni sentimentali e la sessualità possono risentirne.
Non è facile, infatti, sentirsi attraenti o essere intimi con il proprio partner quando non si ha il pieno controllo del proprio corpo. Gli episodi di incontinenza o urgenza minzionale possono essere imbarazzanti e ridurre l’autostima. Gli effetti collaterali dei farmaci infine, come la mancanza di desiderio sessuale o la disfunzione erettile, certamente non aiutano.
In tutti questi casi è bene chiedere supporto all’urologo per concordare strategie terapeutiche e/o comportamentali che possano consentire una convivenza con il disturbo per ridurre l’impatto dei sintomi nella vita di tutti i giorni.
Con la consulenza del Dott. Gastone Sabatini, Urologo c/o il CTO Andrea Alesini, ASL Roma 2.
Fonti
- Diagnosi e cura delle patologie della prostata, Dott. P. Puppo.
- Patologie prostatiche, E. Pisani, E. Montanari, A. Mandressi, A. Trinchieri, E. Patelli.
- Linee Guida per iperplasia prostatica benigna, Associazione Urologi Italiani.
- Ipertrofia prostatica benigna, Associazione Europea di Urologia– Uroweb.
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