La naringenina, presente negli agrumi, soprattutto nel pompelmo, potrebbe essere il tallone d’Achille dell’infezione da Covid-19.
Ad affermarlo uno studio coordinato dall’Università “La Sapienza” di Roma, in collaborazione con altri atenei italiani, e pubblicato sulla rivista “Pharmacological Research”.
Naringenina: che cos’è
Come ci spiega il dottor Lorenzo Traversetti, biologo nutrizionista, esperto in nutrizione: “La naringenina è un flavanone della famiglia dei flavonoidi, noto per la sua rilevante azione antinfiammatoria. Proprio questa sua qualità lo ha reso protagonista di molti studi circa il suo utilizzo contro patologie legate a una fenomenologia infiammatoria”.
La naringenina previene l’infezione perché sarebbe in grado di contrastare efficacemente la dannosa produzione di citochine dell’infiammazione, la cosiddetta tempesta infiammatoria, che si scatena nel corso dell’infezione virale.
Se vuoi saperne di più sull’argomento, leggi il nostro approfondimento su Coronavirus: cos’è, quali sono i sintomi del Covid-19, come si trasmette, le misure di prevenzione.
La naringenina combatte il Covid-19? Lo studio
“Alcuni gruppi di ricerca italiani, legati all’Università la Sapienza e all’Università Vita-Salute San Raffaele – spiega Treversetti – hanno testato la sua efficacia contro l’infezione da SARS-CoV-2. Infatti, si è visto che questa molecola, in vitro, sembrerebbe agire attivamente sui canali ionici lisosomiali TPC (Two-PoreChannels).
Questi canali sono direttamente interessati nel processo infettivo in quanto sembrerebbero responsabili della sua evoluzione.
L’azione della naringenina, abbondante negli agrumi, in particolare negli estratti di pompelmo, sembrerebbe in grado di inibire l’infezione”.
Naringenina e coronavirus: i risultati dello studio fanno sperare
Quindi, la naringenina è veramente efficace?
“Un primo studio- risponde Treversetti – ribadisco, condotto in vitro, ovvero su cellule, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Pharmacological Research. Questi risultati preliminari fanno sicuramente ben sperare riguardo il possibile utilizzo della naringenina nel trattamento di fenomenologie infiammatorie, come quella scatenata dal Coronavirus.
Va però sottolineato come si tratti ancora di studi in vitro e che sono necessarie sperimentazioni sull’uomo per poter affermare di aver scoperto un utile rimedio contro il Covid-19″.
Naringenina e coronavirus: la sperimentazione
La scoperta è ora nella fase di sperimentazione. L’obiettivo è trovare le più basse concentrazioni possibili del farmaco, che agiscano in modo efficace e selettivo sulle aree interessate.
“L’identificazione di un bersaglio cellulare e la dimostrazione che è possibile colpirlo in modo efficace, rappresentano un sostanziale passo avanti verso l’ambizioso obiettivo di arrestare l’epidemia da Covid-19”, commenta in una nota Antonio Filippini del Dipartimento di Scienze anatomiche, istologiche, medico-legali e dell’apparato locomotore de La Sapienza, coordinatore del team di ricerca.
“La sfida successiva, a cui stiamo lavorando, con l’importante ausilio di nuove competenze nanotecnologiche interne a Sapienza – aggiunge – è individuare la formulazione ottimale per veicolare il farmaco alle più basse concentrazioni possibili in modo efficace e selettivo alle vie aeree, il primo fronte critico su cui combattere l’infezione”.
Fonte: Università la Sapienza
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su Pinterest.