Dopo aver provato l’economica e gradevolissima birra alla spina di Hanoi, servita in molti locali di strada quasi solo agli abitanti della capitale, si parte per un’interessante gita in campagna, fra risaie e case su palafitte. La località è a sud-ovest della capitale, dalle parti di Mai Chau, in una zona di minoranze etniche come i Muong o i Thai, di lontana origine tailandese appunto. E’ l’occasione per girare in bicicletta fra le risaie e i piccoli villaggi, per conoscere una realtà molto diversa dalle metropoli con milioni di abitanti.
Ma, il momento più esilarante e straordinario è la nostra estemporanea incursione in una delle centinaia di cerimonie nuziali che vediamo lungo la strada. Quindi, chiediamo alla guida, se sia possibile fermarsi a osservare con discrezione. E, lui non solo ci fa scendere, ma ci presenta come Vip italiani di passaggio. Risultato: una mezz’ora solo per accontentare tutti gli invitati che vogliono farsi un selfie con noi!
La cosiddetta “Ha Long terrestre”
La conclusione del viaggio ci porta in due siti. Hanno una certa somiglianza fra loro. Tanto che quello a poca distanza dalla zona agricola a sud ovest di Hanoi è noto come “baia di Ha Long terrestre”. Invece, la vera Ha Long con le sue settemila e più isole si trova a est della capitale, in pieno Golfo del Tonchino.
Ma andiamo per ordine: la prima visita è al bel complesso dei templi dei re Dinh e Le, che risalgono a mille anni fa. Vasto e molto frequentato, ci prepara alla folla che a Tam Coc aspetta di salire sui sampan, sorta di gondole i cui remi sono spesso mossi con i piedi invece che con le mani.
Stipati sui sampan che tracciano due lunghi serpentoni in entrambi i sensi, ci godiamo un lungo e affascinante percorso fluviale. Incontriamo risaie, grotte, piccolissimi mercatini fluviali e quei “panettoni” di calcare che spuntano dall’acqua, con una fauna e una flora molto particolari.
Inoltre, il colpo d’occhio richiama davvero le stesse formazioni che in seguito vedremo – nel mare – in tutta la baia di Ha Long.
La vera baia di Ha Long
Ed eccoci all’ultima tappa: la baia di Ha Long, patrimonio Unesco dal 1994. Ormai è famosa in tutto il mondo, grazie alle foto che peraltro riescono a dare solo una minima idea del luogo, davvero unico.
Noi lo abbiamo visto in 24 ore, con una crociera su una giunca. Ci ha permesso di pernottare a bordo, di ammirare sia il tramonto che l’alba, di raggiungere un’isoletta con una grotta, una pagoda e il villaggio galleggiante di Vung Vieng con relativo mercato. Inoltre, abbiamo partecipato a un piccolo corso di cucina sui famosi involtini primavera realizzati con la “carta di riso”.
Una visione certo ravvicinata della baia, ma per vederla davvero servirebbero settimane, dato che conta alcune migliaia di isole, alcune delle quali microscopiche, altre invece assai estese e incluse in parchi naturali protetti.
Il sogno proibito della Vespa
La visita a una fabbrica di perle artificiali, aperta dai giapponesi nell’ambito della loro politica di scambi commerciali col Vietnam, ci riporta in una dimensione più prosaica. Ancora pochi anni e anche le zone meno turistiche del paese saranno sempre più globalizzate.
Visitatelo al più presto, pandemia permettendo. I giovani vietnamiti, soprattutto coloro che hanno vissuto gli ultimi anni dell’embargo, della chiusura all’occidente e del razionamento di cibo, sono comprensibilmente ansiosi di vivere come noi, con l’ultimo Samsung e l’agognata Vespa, visto che l’auto è ancora quasi un sogno proibito.
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