I disturbi alimentari o del comportamento alimentare (DCA) sono problematiche psicologiche caratterizzate da una relazione patologica con il cibo e l’alimentazione.
Secondo la definizione del Ministero della Salute, oltre che da un anomalo rapporto con il cibo, i disturbi alimentari sono accomunati da un’eccessiva preoccupazione per la forma fisica e da un‘alterata percezione della propria immagine corporea.
Anoressia nervosa, bulimia, ortoressia sono solo alcuni dei più conosciuti e diffusi disturbi dell’alimentazione. Ma in questo gruppo rientrano tantissime condizioni patologiche che hanno come filo rosso che le lega un rapporto complesso con il cibo e con il proprio corpo.
Un tempo, si riteneva che i disturbi alimentari affliggessero principalmente le donne, ma le ricerche attuali dimostrano che sono presenti anche tra gli uomini. Le statistiche indicano poi un interesse crescente verso questi disturbi in età adolescenziale e, per le donne, in prossimità della menopausa.
È importante sottolineare che esistono vari tipi di problemi alimentari, ciascuno con caratteristiche distinte. Quindi, è bene non generalizzare.
Quali sono i disturbi alimentari? Elenco completo
1 – Bulimia nervosa
La bulimia, detta DAP-Disturbo Alimentare Psicogeno o MIA, si manifesta con abbuffate ricorrenti e compulsive in cui si mangia in poco tempo una quantità di cibo superiore a quella che mangerebbe la maggior parte delle persone: in media, da 5.000 a 20.000 calorie in un’ora.
A questi episodi, caratterizzati da un impellente e incontrollabile bisogno di mangiare e seguiti da senso di colpa e paura di ingrassare, chi soffre di bulimia cerca di porre rimedio con strategie compensative.
Tra queste, il vomito autoindotto, l’esercizio fisico esagerato, il ricorso ai lassativi o al digiuno, per svuotare subito lo stomaco o ridurre l’impatto calorico di quanto ha appena mangiato.
All’origine della bulimia nervosa, come dell’anoressia, ci sono un problema di autoaccettazione e una mancanza di autostima che derivano da una valutazione di sé fortemente influenzata dalle proprie forme e dal proprio peso.
2 – Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata da un significativo e rapido calo di peso causato da una drastica riduzione dell’apporto calorico rispetto al proprio fabbisogno.
Un disturbo alimentare determinato non da mancanza di appetito (come nel caso dell’anoressia di natura non nervosa), ma da un’alterata percezione del proprio corpo, dall’ossessione per la propria immagine e dalla paura di ingrassare.
Per questo, in chi soffre di anoressia, l’assunzione fortemente ridotta di cibo si associa spesso al ricorso ad un esercizio fisico molto intenso, al vomito e all’utilizzo di lassativi per favorire la perdita di peso, anche quando è già significativamente basso.
Se non trattata, l’anoressia nervosa può diventare cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni.
3 – Obesità
Anche l’obesità può essere considerata un disturbo alimentare se deriva non da problematiche di natura genetica o patologica ma da un rapporto squilibrato con il cibo.
Le cause, quando non sono di origine organica, devono essere ricercate in una vita sempre più sedentaria e in uno stile alimentare sregolato nella qualità e nella quantità dei cibi assunti.
Tra i fattori determinanti nello sviluppo dell’obesità, ci sono:
- Consumo eccessivo di alimenti ricchi di grassi, zuccheri e prodotti raffinati.
- Scarsa assunzione di fibre.
- Cattiva abitudine di saltare la colazione.
- Abuso di alcolici e bevande gassate e zuccherate.
L’obesità, quando diventa cronica, rappresenta un fattore di rischio per tantissime patologie, dal diabete alla sindrome metabolica, e può per questo anche portare a morte prematura.
4 – Binge Eating
Letteralmente il Binge Eating Disorder (BED) vuol dire disturbo da alimentazione incontrollata. È spesso confuso con la bulimia perché entrambi si caratterizzano dall’ingestione di grandi quantità di cibo in maniera incontrollata.
Il Binge Eating si contraddistingue, da episodi di abbuffate causati dalla perdita di controllo sul proprio comportamento. Chi soffre di questo disturbo alimentare avverte il bisogno di ingerire importanti quantità di cibo in poco tempo e voracemente. Accade poi, il più delle volte, senza avvertire il senso di fame, e comporta un doloroso e spiacevole senso di sazietà.
Sono episodi che si verificano ogni settimana per almeno tre mesi e si associano a diverse problematiche psicologiche e non, con un certo grado di compromissione della vita quotidiana e la possibile insorgenza di alcuni disturbi anche gravi come l’obesità, il diabete, l’ipertensione e il dolore cronico.
5 – Ortoressia nervosa
L’ortoressia consiste nell’ossessione per il cibo sano e naturale. Chi ne soffre è portato a ricercare in modo maniacale alimenti naturali, biologici e non contaminati.
Questo lo induce a condurre analisi esasperate sull’origine, la lavorazione, ma anche sul contenuto di grassi, zuccheri e calorie dei cibi che porta in tavola.
L’obiettivo è quello di tutelare la propria salute, ma questa finalità, che entro certi limiti può risultare condivisibile, in chi soffre di ortoressia assume la forma di una vera e propria fobia.
E’ un disturbo che può avere importanti conseguenze sia fisiche, in termini di carenze nutrizionali, sia psicologiche ed emotive.
6 – Fame nervosa
La fame nervosa è un disturbo dell’alimentazione che porta a mangiare in modo compulsivo, automatico, di solito privilegiando alimenti poco sani e ipercalorici.
Una ricerca di cibo smodata che non è dettata dalla fame ma da meccanismi psichici spesso attivati da emozioni negative. Ansia, frustrazione, stress, rabbia possono portare a rifugiarsi nel cibo, visto come consolazione di un evento emotivamente spiacevole.
Un corto circuito, per cui il cibo non è considerato nutrimento per il corpo ma per l’anima, che può arrivare a innescare vere e proprie dipendenze, provocando alterazioni del comportamento alimentare.
7 – Fame notturna o Sindrome da Alimentazione Notturna
La fame notturna, o Sindrome da Alimentazione Notturna (in inglese, Night Eating Syndrome – NES –), è un disturbo alimentare caratterizzato da anoressia mattutina che porta a saltare la colazione, scarso appetito durante il giorno e iperfagia, ovvero aumento della sensazione di fame, nelle ore serali e notturne.
Ne derivano difficoltà ad addormentarsi e continui risvegli che compromettono la durata e la qualità del sonno.
La fame notturna si differenzia dalla bulimia nervosa per 3 ragioni:
- non sono presenti comportamenti compensativi, come il vomito autoindotto, che mirano a rimediare all’eccesso di cibo ingerito.
- L’assunzione di cibo avviene prevalentemente in orario serale e notturno.
- Chi ne soffre non si abbuffa ma tende a mangiare l’equivalente di piccoli snack ripetuti.
La Sindrome da Alimentazione Notturna è clinicamente importante a causa della sua associazione con l’obesità.
La sua incidenza, infatti, cresce con l’aumentare del peso e circa la metà delle persone a cui è stata diagnosticata dichiara di non aver avuto problemi di sovrappeso prima di iniziare a soffrirne.
Tuttavia, il trattamento della NES è ancora agli inizi: prospettive promettenti sembrano essere offerte dalla fototerapia e dal ricorso ad antidepressivi, in particolare agli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI).
8 – Bigoressia o vigoressia
La bigoressia, o vigoressia, è una condizione caratterizzata da una percezione alterata della propria immagine corporea.
Questo disturbo porta al ricorso ad estenuanti sedute di allenamento, all’adozione di regimi nutrizionali molto rigidi (per esempio diete iperproteiche) e all’abuso di farmaci e integratori (soprattutto di steroidi anabolizzanti) per incrementare la massa muscolare e scolpire quella che viene considerata la figura perfetta.
Un disturbo chiamato anche “complesso di Adone”, dal nome del personaggio mitologico sinonimo di bellezza maschile. Alla base della bigoressia c’è infatti un complesso di inferiorità fisica generato da una visione distorta, dismorfica, del proprio corpo.
Chi soffre di questa patologia continua a vedersi esile e magro e a desiderare un fisico muscoloso e scolpito. Un’ossessione che porta all’isolamento e a disturbi psichici, ma anche fisici, legati soprattutto alle conseguenze dell’abuso di anabolizzanti su reni, fegato e apparato cardiovascolare.
9 – Picacismo
Il picacismo o pica, chiamato anche “allotriofagia”, è un disturbo alimentare che spinge a mangiare cose non commestibili. Tra queste, terra, sassi, gomma, detersivi, capelli, carta.
E’ una patologia rara su cui si hanno pochi dati certi e che non è ancora curata con terapie specifiche. Un disturbo non frequente, ma che negli ultimi anni è stato oggetto di interesse da parte della scienza, soprattutto per la sua componente psichiatrica.
Le conseguenze spaziano da soffocamento, cattiva digestione, ulcera a malnutrizione, infezioni, intossicazioni per i neonati nati da madri che ne hanno sofferto. A lungo termine, il picacismo può avere anche effetti più gravi, come perforazioni e ostruzioni di stomaco e intestino.
10 – Pregnoressia, l’anoressia in gravidanza
La pregnoressia è un disturbo alimentare che caratterizza le donne in gravidanza che non vogliono aumentare di peso e che, per questo, si sottopongono ad allenamenti prolungati e a diete ipocaloriche.
Un pericolo per la salute della donna ma anche per quella del feto. Infatti, seguire diete caratterizzate da una forte restrizione calorica in gravidanza aumenta, il rischio di carenze nutrizionali, che possono comportare conseguenze come:
- basso peso alla nascita.
- Parto pretermine.
- Emorragia post-partum.
- Malformazioni (difetti del sistema nervoso, come la spina bifida, difetti nello sviluppo scheletrico, malattie cardiache congenite, inadeguato sviluppo placentare).
- Problemi di salute nei primi anni di vita del bambino, come infezioni respiratorie e malattie allergiche.
- Maggiori rischi cardiovascolari in età adulta.
11 – Drunkoressia
“Drunkoressia” (dall’inglese “drunk”, ubriaco) è un termine che identifica l’abitudine di mangiare poco, arrivando anche a digiunare, per poter assumere forti quantità di alcolici. Un’abitudine sempre più diffusa fra i giovani tra i 14 e i 18 anni e in particolare fra le ragazze.
La rinuncia al cibo è un modo per compensare l’aumentato apporto calorico che deriva dal consumo di bevande alcoliche: permette quindi di bere alcol senza correre rischi per la linea. In più, fa “sballare” più in fretta, perché l’alcol a digiuno entra in circolo più velocemente.
Una “moda” dal forte impatto sociale, al cui sviluppo ha contribuito la diffusione tra i giovani di nuovi modelli legati al bere. Tra questi, il binge drinking, cioè la tendenza a bere a ritmi compulsivi e in poche ore più alcolici insieme, per essere accettati dal gruppo e avere relazioni più facili e disinibite.
Come riconoscere la drunkoressia? I sintomi sono quelli di un‘intossicazione da alcol (mal di testa, sonnolenza, confusione, nausea, vomito, calo dell’attenzione, peggioramento delle prestazioni scolastiche). Questi disturbi si associano ad un eccessivo controllo della propria alimentazione e all’adozione di regole anche molto rigide.
Ai rischi dell’anoressia si sommano quelli derivanti dall’abuso di alcol. Infatti, senza il filtro del cibo, riesce a entrare in circolo immediatamente, rendendo il fegato più sensibile a sviluppare steatosi epatica (il fegato grasso), insufficienza epatica, cirrosi e tumore.
Ma la drunkoressia si associa anche ad altre complicanze. Tra queste, malnutrizione, amenorrea e osteoporosi, che sono conseguenze del digiuno.
Il percorso terapeutico dovrà prevedere un supporto psicologico, come la psicoterapia, per indagare le cause profonde del problema.
Disturbi alimentari: come uscirne?
Come affrontare e trattare i disturbi del comportamento alimentare? Le raccomandazioni ufficiali, come quelle del Ministero della Salute, evidenziano l’importanza di affrontare la psicopatologia alla base dei disturbi alimentari e la necessità di un approccio che un’equipe multidisciplinare di professionisti, tra cui medici, nutrizionisti esperti in disturbi alimentari e psicologi specializzati.
Nel percorso di cura dei disturbi alimentari, la psicologia gioca un ruolo cruciale, dimostrando l’efficacia di approcci come la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia di gruppo e la terapia familiare.
Affrontare da soli questi disturbi non è possibile e il supporto specialistico è essenziale per il benessere fisico e mentale di chi soffre di DCA.
Disturbi dell’alimentazione: cause e conseguenze
Le origini dei disturbi alimentari partono da una complessità di fattori, come gli aspetti psicologici, socio-culturali e biologici.
- Fattori psicologici: esperienze traumatiche passate, abusi, esposizione a bullismo o dinamiche familiari problematiche, tendenze al perfezionismo e al controllo eccessivo, disturbi dell’umore e bassa autostima, nonché situazioni di stress intenso sono tutti elementi che possono contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari.
- Fattori socio-culturali: gli ideali estetici promossi dalla società possono sostenere sentimenti di inadeguatezza, soprattutto tra i giovani, sottolineando l’importanza della prevenzione in questo ambito.
- Aspetti biologici. La possibile predisposizione genetica ai DCA è stata esplorata da diversi studi come quelli sull’anoressia che hanno evidenziato possibili legami genetici sia con caratteristiche psichiatriche che metaboliche.
Le conseguenze dei problemi alimentari sono diverse e di natura sia fisica, sia psicologica. Le prime possono evidenziarsi sotto forma di debolezza di unghie e capelli, pelle secca, problemi cardiaci, edema a occhi e caviglie e difficoltà di concentrazione.
Le seconde, invece, possono erodere le relazioni interpersonali, generare disturbi depressivi e influenzare negativamente la qualità della vita di chi ne soffre.
Fonti