Alluminio in cucina: quante volte avrai usato la carta stagnola per incartare un panino da portare al lavoro o la merenda del tuo bambino? E quante volte ti sarà capitato di conservare gli avanzi di una cena chiusi in un contenitore di alluminio?
Si tratta di un materiale pratico e versatile, che in cucina è utilissimo ma che nasconde anche qualche pericolo, perché se non lo usi nel modo giusto può contaminare gli alimenti con cui entra in contatto e diventare potenzialmente nocivo.
Il Ministero della Salute ha lanciato una campagna informativa che punta proprio a sensibilizzare sui possibili rischi per la salute dell’alluminio e sul suo uso corretto in cucina.
I rischi dell’alluminio in cucina e come evitarli
I principali rischi sono legati al fatto che, a contatto con i cibi, l’alluminio può migrare da contenitori, utensili e imballaggi, contaminare gli alimenti e diventare potenzialmente tossico. Il rilascio, comunque, può essere evitato prestando attenzione a tre fattori:
- tempo di conservazione
- temperatura
- composizione dell’alimento.
Guarda il video con il vademecum del Ministero della Salute.
Leggi bene le etichette
In Italia, i contenitori di alluminio destinati al contatto con gli alimenti devono obbligatoriamente riportare in etichetta una serie di istruzioni, come:
- non idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o fortemente salati
- destinato al contatto con alimenti a temperature refrigerate
- adatto al contatto con alimenti a temperature non refrigerate per tempi non superiori alle 24 ore
- destinato al contatto per tempi superiori alle 24 ore a temperatura ambiente.
Queste indicazioni sono valide nel caso in cui l’alluminio entri a diretto contatto con i cibi e non nel caso in cui ci sia una barriera (ad esempio, un rivestimento) che impedisce la migrazione del metallo. Leggere bene le etichette e seguire le istruzioni riportate sulle confezioni è quindi la prima regola per proteggere la propria salute e non correre rischi.
La temperatura giusta
Ci sono alimenti che possono restare a contatto con l’alluminio per più di 24 ore anche a temperatura ambiente: prodotti di cacao e cioccolato, caffè, spezie ed erbe infusionali, zucchero, cereali e prodotti derivati, paste alimentari non fresche, prodotti della panetteria, legumi secchi e prodotti derivati, frutta secca, funghi secchi, ortaggi essiccati, prodotti della confetteria e prodotti da forno fini a condizione che la farcitura non sia a diretto contatto con l’alluminio. E’ invece consigliabile tenere in frigo o in freezer gli altri cibi, se vuoi conservarli in contenitori di alluminio per più 24 ore.
I cibi sì e i cibi no e le buone pratiche per usare i contenitori
E’ bene evitare di usare i contenitori in alluminio per conservare cibi molto acidi o molto salati (succo di limone, aceto, alici salate, capperi sotto sale). Il Ministero della Salute raccomanda anche di non riutilizzare i contenitori monouso, di non graffiare pentole, padelle e altri contenitori durante l’utilizzo e di non pulirli con prodotti abrasivi. Queste buone pratiche riducono il rischio che l’alluminio possa contaminare gli alimenti.
Chi deve prestare particolare attenzione
Nei soggetti sani, rassicura il Ministero della Salute, il rischio tossicologico è limitato per via dello scarso assorbimento e della rapida escrezione dell’alluminio. In sostanza, anche nel caso in cui questo materiale dovesse contaminare gli alimenti, verrebbe assorbito in misura minima dall’organismo e rapidamente espulso.
Ci sono però alcune categorie di persone più vulnerabili alla tossicità orale dell’alluminio, che devono quindi prestare particolare attenzione. Tra queste, anziani, bambini sotto i 3 anni, donne in gravidanza e chi soffre di malattie renali che possono ridurre la capacità di smaltire questo materiale.
A ribadirlo è un documento del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), che sottolinea che l’alluminio presente nelle vaschette metalliche e nei fogli di carta stagnola utilizzati per conservare e cuocere i cibi può migrare negli alimenti e “portare a un superamento della dose massima stabilita” con “potenziale rischio per la salute per fasce vulnerabili della popolazione”.
Alluminio: le dosi tollerate
Il comitato ha rivalutato la problematica già esaminata nel parere del 2017 “Esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare” alla luce dei risultati di nuovi studi svolti dall’Istituto Superiore di Sanità. Come affermato nel precedente parere, la principale fonte di esposizione all’alluminio per la popolazione resta quella alimentare.
Il documento ricorda che esiste una dose massima tollerabile di alluminio che possiamo assumere senza correre rischi e che dipende dal peso corporeo. L’ha definita nel 2008 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa): è pari a 20 mg alla settimana per un bambino di 20 kg e a 70 mg per un adulto di 70 kg. Gli studi condotti negli Stati membri “indicano una significativa probabilità di superamento di tale dose nei bambini e nei giovani poiché maggiormente esposti all’alluminio contenuto negli alimenti”. Al contrario, “le fasce di età superiori risultano meno esposte sia per le diverse abitudini alimentari sia per il minore rapporto consumo di cibo/peso corporeo”. Anche i diversi tipi di alimenti e condimenti possono favorire la migrazione, in particolari quelli acidi, come il succo di limone.
Il consiglio è quindi quello di usare correttamente l’alluminio in cucina e di non abusarne. Lo stesso Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) sottolinea l‘importanza di utilizzare materiali alternativi o leghe “che minimizzino la cessione”.