Sommario
I fichi d’India, nonostante le spine, sono un frutto incredibilmente dolce e prezioso e ricco di proprietà per la salute. Contengono fibre, vitamine, sali minerali e antiossidanti, sono un concentrato di benessere, una specie di elisir di lunga vita.
Si chiamano fichi d’ India ma non hanno nulla a che fare con l’India. Sono spinosi all’esterno ma teneri e dolce all’interno, tipici dell’estate, anche se i frutti migliori si gustano d’inverno. In breve, sono ancora poco conosciuti ma sono oggetto di diversi studi scientifici che tentano di svelare il mistero delle loro proprietà nutraceutiche.
Oltre a fare bene, i fichi d’India possono essere consumati in diversi modi. Si possono gustare come spuntino a metà mattina o a merenda, oppure farne un succo. Ma si prestano anche a nuove ricette: dai dolci light alle insalate, non ci sono limiti alla fantasia.
Fichi d’India: cosa sono
Il fico d’India è il frutto di piante appartenenti alla famiglia delle Cactaceae. Predilige i climi caldi e asciutti e produce frutti ricoperti da spine o da setole. Il loro colore può variare sia nella buccia sia nella polpa e anche i semi sono di diversi colori.
I primi fichi d’India si trovano sui banchi del mercato da fine di luglio fino a ottobre.
Si possono indifferentemente chiamare Fico d’India o Ficodindia, nomi che al plurale diventano Fichi d’India e Fichidindia.
La pianta (Opuntia ficus-indica L.) è originaria dell’America centrale, in corrispondenza dell’attuale Messico. È carnosa e ricca di acqua come tutte le piante grasse che si sono adattate a climi molto aridi. Pertanto, ha favorito lo sviluppo nel fusto di strutture adatte a immagazzinare riserve di acqua da utilizzare gradualmente nei periodi di siccità. Il fusto si articola in grossi cladodi verdi di forma ovoidale, le cosiddette “pale”.
Le principali varietà di fichi d’India prodotte in Italia sono:
- Gialla (o Sulfarina o Nostrale), che rappresenta l’86% degli esemplari e proviene da piante di notevole vigore e con cladodi molto grandi.
- Rossa (o Sanguigna), che rappresenta circa il 10% degli esemplari, con piante mediamente vigorose e resistenti anche a climi più rigidi.
- Bianca (o Muscaredda o Sciannarina), che rappresenta il restante 4% degli impianti specializzati e riguarda piante molto produttive.
Fichi d’India: proprietà nutrizionali
La presenza di una quantità non eccessiva di zuccheri nel frutto (in particolare fruttosio) conferisce al fico d’India un apporto calorico abbastanza moderato.
Certamente, la componente fibrosa della polpa e la notevole quantità di semi indigeribili aumentano il senso di sazietà e riducono l’assorbimento degli zuccheri, rendendo questo frutto un valido aiuto per chi desidera seguire una dieta ipocalorica.
Inoltre, Il fico d’India ha la caratteristica di essere un frutto dissetante.
Infatti, ha una buona riserva di acqua, di cui è composto per oltre l’80% del suo peso, e possiede un buon assortimento di sali minerali, che reintegrano quelli dispersi attraverso la sudorazione nei mesi di fine estate, soprattutto potassio e magnesio.
Le vitamine ben rappresentate sono la vitamina C e quelle del gruppo B, in particolare la vitamina B5 e B6, oltre ai folati.
Infine, i fichi d’ India contengono pigmenti naturali che ne colorano la polpa: le betalaine, sostanze antiossidanti e antinfiammatorie molto efficaci.
Fichi d’India: valori nutrizionali per 100 g
MINERALI | |
Sodio (mg) | 1 |
Fosforo (mg) | 25 |
Ferro (mg) | 0.4 |
Potassio (mg) | 190 |
Calcio (mg) | 30 |
Magnesio (mg) | 57 |
Manganese (mg) | 0.13 |
Zinco (mg) | 0.60 |
Selenio (µg) | 0.6 |
VITAMINE | |
Tiamina (mg) | 0.02 |
Riboflavina (mg) | 0.04 |
Niacina (mg) | 0.40 |
Vitamina C (mg) | 18 |
Vitamina B6 (mg) | 0.06 |
Folati (µg) | 6 |
Vitamina E (mg) | 0.11 |
Vitamina A (µg) | 10 |
Vitamina K (µg) | 4.70 |
Fonte: Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia e CREA Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
Fichi d’India: composizione chimica per 100 g
Acqua (g) | 83.2 |
Energia (kcal) | 63 |
Proteine (g) | 0.8 |
Lipidi (g) | 0.1 |
Colesterolo (mg) | 0 |
Carboidrati disponibili (g) | 13 |
Fibra totale | 5 |
Fonte: Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia e CREA Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
A cosa fanno bene i fichi d’India: benefici per la salute
Perché fa bene mangiare i fichi d’India? Perché sono frutti che apportano diversi benefici per la salute e sono ricchi di importanti micronutrienti come vitamine, sali minerali e antiossidanti.
Anche il fusto della pianta è impiegato a scopo medicinale, in particolare nel trattamento dell’ipercolesterolemia, nel controllo della pressione sanguigna e contro acidità gastrica, ulcera, dispnea, glaucoma, disturbi del fegato e per la cura delle lesioni cutanee.
Alle pale della pianta, invece, sono attribuite proprietà antinfiammatorie utili in caso di edema, artrosi, pertosse e per prevenire l’infezione delle ferite.
Antiossidanti
Sono stati condotti molti studi sulla composizione e sugli effetti dei fitocomposti dei fichi d’India, che hanno evidenziato un’importante presenza di antiossidanti che aiutano l’organismo a contrastare gli effetti dei radicali liberi e dello stress ossidativo.
In particolare: biotioli, betalaina, taurina, carotenoidi, flavonoli, tocoferoli e composti fenolici.
Azione neuroprotettiva
Secondo recenti studi, i flavonoidi contenuti nei fichi d’India sono utili anche per proteggere il cervello e rinforzare la memoria.
Si stanno ancora studiando i loro effetti su importanti patologie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Tuttavia, i composti naturali del fico d’India sono stati identificati come una fonte utile di molecole bioattive con promettenti capacità neuroprotettive.
Trattamento della sindrome metabolica
Particolare attenzione è stata data negli ultimi decenni all’uso del fico d’India per il trattamento della sindrome metabolica (MetS), che è principalmente una condizione correlata allo sviluppo del diabete mellito, e dell’apparato circolatorio.
È stato osservato che i composti nutraceutici presenti nel frutto sarebbero in grado di interagire nel trattamento delle malattie correlate alla sindrome metabolica, confermando, tra l’altro, le indicazioni sui suoi potenziali effetti sulla salute umana descritti fin dall’antichità, principalmente attraverso la medicina tradizionale.
Questa spiccata attività anti-iperglicemica e anti-diabetica, secondo un recente studio, risulterebbe più marcata nei costituenti dei cladodi (pale) piuttosto che nei frutti.
Proprietà cicatrizzanti
Ancor oggi, nella cultura contadina isolana, l’applicazione diretta della “polpa” delle pale su ferite e piaghe costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, ricostruttivo dell’epitelio e cicatrizzante.
Il potenziale antimicrobico e di guarigione delle ferite del ficodindia è stato oggetto di studio anche sull’olio che si ricava dai semi del frutto.
L’olio di semi di fico d’India è usato nella farmacopea della medicina tradizionale per la sua ricchezza in composti bioattivi naturali. Si è dimostrato efficace nel miglioramento e nella guarigione delle ustioni cutanee indotte.
Inoltre, l’olio ha mostrato di prevenire le infezioni cutanee, riducendo i tempi di riformazione della parte epiteliale.
Alleati della dieta
Il ridotto apporto calorico e di carboidrati, da un lato, e la buona presenza di fibra alimentare e di acqua, dall’altro, rendono i fichi d’India particolarmente indicati per chi segue una dieta ipocalorica. Inoltre, il consumo di fichi d’India crea un efficace senso di sazietà.
Grazie alla fibra e ai semi, possiedono anche proprietà lassative che aiutano la peristalsi intestinale, mantenendo sotto controllo i livelli di colesterolo.
Il contenuto di acqua favorisce l’idratazione e la diuresi, prevenendo il rischio di formazione di calcoli renali e, in alcuni casi, favorendo l’eliminazione di quelli già presenti. Infine, poiché agisce sulla ritenzione idrica, costituisce un efficace anticellulite naturale.
Amici della pelle e dei capelli
Mangiare fichi d’India presenta vantaggi anche per la pelle e i capelli. Gli estratti di questo frutto, infatti, si usano anche nell’industria cosmetica per balsami e creme per la cura della pelle.
Alcuni dei suoi composti, come gli acidi grassi (presenti soprattutto nei semi e nella buccia) e gli antiossidanti, svolgerebbero, secondo alcuni studi, un ruolo importante per proteggere cute e capelli dai danni esterni.
Fichi d’India: usi in cucina
Per conoscere gli usi più comuni del fico d’ India in cucina è sufficiente rifarsi alla cucina tradizionale siciliana dove lo si trova in macedonie, marmellate, liquori, granite e mostarde.
Il frutto viene generalmente consumato allo stato fresco, opportunamente sbucciato. La polpa è succosa ma contiene numerosissimi semi legnosi che rappresentano un ostacolo per molte elaborazioni.
È possibile ricavare dal fico d’India un “estratto”, consistente in un liquido sciropposo, da cui prendono origine i “mostaccioli”.
Questi vengono preparati aggiungendo farina di semola e aromi al succo ristretto per ebollizione. Anche la “mostarda” è preparata in modo analogo ma addizionata di succo d’uva a cui viene aggiunta frutta candita.
Oltre che granita e liquore, può essere utilizzato anche come alimento per alcuni piatti da portata, come il risotto con i fichi d’India.
Ad esempio, i trucioli di riso con polpa di ficodindia e vitello, serviti su un fondo di fico d’India e sfilacci di vitello, o i gamberi alla crema di fico d’India con granita di “scozzolati”.
In Sicilia si produce tradizionalmente uno sciroppo attraverso la concentrazione della polpa privata dei semi, che ha consistenza e gusto simile allo sciroppo d’acero, e che viene utilizzato per preparare dolci rustici e come infuso per un liquore digestivo.
Se vuoi saperne di più, leggi le ricette con i fichi d’India di Melarossa.
Fichi d’India: come sbucciarli e conservarli
Normalmente, i fichi d’ india in commercio sono stati spazzolati e non presentano spine, ma talvolta, qualche piccola spinetta residua è possibile incontrarla.
Per privare il frutto della scorza, senza dover maneggiare il frutto, è utile conoscere questa facile e pratica tecnica.
Con una forchetta, infilzi la superficie del frutto e, appoggiandolo su un tagliere, elimini le estremità con un coltello.
Poi esegui un taglio in senso longitudinale sulla buccia, evitando di scendere in profondità, senza intaccare la polpa. Quindi con l’aiuto della forchetta e del coltello, separi la parte della polpa del fico facendola “rotolare” sulla sua stessa buccia, svolgendola interamente dal punto in cui hai effettuato il taglio longitudinale.
Infine, al termine dello srotolamento, la buccia resta sul tagliere e il frutto può essere riposto su un piatto pulito, senza che sia entrato in contatto con eventuali spinette residue.
I fichi d’ India, opportunamente sbucciati, oltre che per il consumo fresco, possono essere utilizzati anche per la preparazione di dolci e gelati. Si possono elaborare in confetture o anche per la preparazione di un liquore.
Come conservare i fichi d’India? Puoi conservarli a lungo in frigorifero, anche per diverse settimane, purché non vengano tenuti chiusi in contenitori o sacchetti di plastica che agevolano la formazione di marciumi.
Controindicazioni
Come tanti frutti, è consigliato non esagerarne il consumo. L’assunzione di un eccessivo quantitativo di questo frutto potrebbe provocare disturbi gastrointestinali, come costipazione e addirittura blocco intestinale a causa dei numerosi semi. Per questa ragione è sconsigliato a chi soffre di diverticolosi.
Si registrano anche casi di ipersensibilità, soprattutto sotto forma di dermatiti, che si manifestano con gonfiore di labbra, lingua e gola, oppure prurito o rossore cutanei.
Molto raramente sono stati registrati casi di congiuntivite causati dal contatto con le spine.
Meglio chiedere consiglio al medico curante, se si è in terapia con farmaci ipoglicemizzanti, perché i fichi d’India potrebbero generare un potenziamento dell’effetto farmacologico.
Stessa raccomandazione per chi è sotto trattamento con diuretici come la furosemide e l’idroclorotiazide, perché il fico d’India potrebbe aumentare la diuresi.
Usi alternativi
Con i fiori dei fichi d’India è possibile realizzare infusi dalle ottime proprietà diuretiche e contro i bruciori di stomaco.
Anche se la sua destinazione è mirata soprattutto alla produzione di frutti e derivati, non è da trascurare l’impiego “alternativo” del fico d’India come alimento integrativo per le diete dei ruminanti nelle piccole aziende, in quanto bovini e ovini gradiscono molto i cladodi più giovani, sia per la tenerezza, sia perché presentano spine meno dure.
Ma questi frutti sono protagonisti anche di ottime maschere di bellezza per una pelle nutrita e luminosa.
Maschera idratante con polpa di fico d’India
Questa maschera favorisce l’idratazione e l’elasticità della pelle. Inoltre è ricca di minerali, vitamine e aminoacidi. Occorre avere a disposizione:
- 1 cucchiaio di yogurt intero (preferibilmente bio).
- 1 cucchiaino di panna (preferibilmente bio).
- 2 acini di uva verde.
- 1 fico d’India.
- Fecola di tapioca q.b.
Come si prepara? Pela il fico d’India e frullalo con gli acini d’uva. Amalgama il composto con lo yogurt e la panna, poi aggiungi a mano a mano la tapioca fino ad ottenere un consistenza densa.
Lava e asciuga la pelle del viso. Applica la maschera lasciandola agire per una quindicina di minuti, poi risciacqua abbondantemente con acqua tiepida.
Fichi d’India: guida all’acquisto
I fichi d’India in commercio vengono generalmente sottoposti a un trattamento di spazzolatura con macchinari specifici per rimuovere la quasi totalità delle spine.
Questa cura è particolarmente importante per evitare che il consumatore rischi di ferirsi con le fastidiose spinette dei frutti.
Il frutto non presenta un’omogeneità di forma, colore e dimensioni. Questa mancanza di uniformità si osserva non solo tra varietà differenti, ma anche all’interno della stessa cultivar.
Quindi, al momento dell’acquisto, puoi trovare frutti dalla scorza di colore differente, di forma più o meno allungata o di grandezza variabile.
Quando il fico è acerbo, la buccia ha lo stesso colore verde delle pale, mentre a maturazione completa vira al rosso o al giallo secondo il colore specifico della cultivar. La varietà di colore più chiaro mantiene la buccia di colore verde.
Fichi d’India D.O.P.
I frutti vengono raccolti a mano. Gli addetti specializzati, accuratamente protetti dalle spine, raccolgono uno ad uno i frutti avendo cura di separarli dalle pale senza danneggiarle.
Il fico d’India non conosce parassiti ed è assolutamente naturale, in quanto ancora oggi la coltivazione avviene a basso impatto ambientale, senza impiego di trattamenti chimici, ma semplicemente con interventi colturali migliorativi.
Quelli a Denominazione d’Origine Protetta a livello europeo, sono: Fico d’ India dell’Etna D.O.P. e Fico d’India di San Cono D.O.P.
Fichi d’India: botanica
I fichi d’India fioriscono da maggio fino a metà giugno. I fiori sono ermafroditi, cioè muniti sia organi di maschili (stami) che di organi femminili (pistilli) e presentano un’appariscente corolla a coppa che, a seconda della varietà, è di colore rosso o giallo o arancione o verdognolo.
Anche se il fiore resta aperto per circa 2 settimane, il periodo di fecondità non va oltre i 2 giorni. L’impollinazione è spesso autogama, ovvero il pistillo riceve il polline dal medesimo fiore, ma può essere anche effettuata da insetti pronubi che ne favoriscono l’eterogamia.
I frutti che nascono sono bacche (Fichi d’India o Fichidindia), ombelicate all’estremità, esternamente ricoperte da una buccia spessa e spinosa. Inoltre, hanno una parte interna costituita da una polpa dolce, succosa e più o meno croccante in cui sono disseminati numerosissimi semi (da 100 a oltre 400 per frutto).
I semi dei fichi d’India sono resistenti all’azione dei succhi gastrici. Protetti da una dura scorza, non vengono digeriti ma espulsi integri dagli animali che se ne nutrono, rappresentando un efficace mezzo di spargimento del seme e, quindi, della diffusione della specie. La moltiplicazione attraverso il seme (“gamica”) normalmente non produce piante perfettamente uguali.
La raccolta dei fichi d’ India, secondo il normale ciclo biologico della pianta, avviene nei mesi di agosto e settembre. Pertanto, nel periodo della fioritura, vengono recisi manualmente i primi fiori formati dal fico d’India. Questa tecnica è chiamata “scozzolatura” perché stimola lo sviluppo di una nuova fioritura, più tardiva, che consente di raccogliere i frutti, detti bastardoni, tra ottobre e dicembre.
Fichi d’India: un po’ di storia
I fichi d’India sono originari dell’America centrale. Le popolazioni autoctone centro-americane ne facevano largo consumo prima ancora dell’arrivo dei colonizzatori europei.
Gli Aztechi lo chiamavano “nopalli” e lo scelsero come elemento dell’emblema della loro città più importante, Tenochtitlán, fondata nel 1325.
La leggenda narra che la scelta dell’insediamento Azteco sia stato profetizzata dalla visione di un’aquila posata su un cactus. La stessa immagine ha ispirato l’aquila sulla pianta di fico d’India intenta a divorare un serpente (simboleggiante il male), raffigurata al centro dell’attuale bandiera tricolore messicana.
Durante i viaggi di Cristoforo Colombo, che inizialmente pensava di aver raggiunto le Indie, il frutto venne battezzato con il nome Fico d’India.
Solo successivamente, ci si rese conto che l’impresa di Colombo aveva aperto ben altre frontiere, quelle di un Nuovo Mondo. Però, Il frutto non ha cambiato nome e così il fico d’India giunse in Europa con le prime spedizioni navali degli spagnoli.
Nonostante sia una pianta che predilige zone desertiche, terreni rocciosi e ambienti aridi, la sua grande adattabilità ne ha permesso la diffusione con facilità e spontaneamente, in vaste aree oltre che dell’America centrale e meridionale, anche della California, del Sud-Africa e del Mediterraneo.
Fichi d’India siciliani
Nell’area mediterranea, i fichi d’India hanno trovato un clima ideale. La Sicilia e parte della Calabria rappresentarono le zone in assoluto più favorevoli, tanto da rendere il fico d’India un elemento caratteristico del paesaggio, nonché un vero simbolo dell’identità siciliana.
Secondo lo storico Denis Mack Smith, nella sua “History of Sicily”, i fichi d’India furono introdotti in Sicilia alla fine del sedicesimo secolo dagli Spagnoli, grazie anche ai frequenti scambi commerciali via mare. Inoltre, i marinai facevano consumo dei frutti delle piante che trasportavano sulle navi come efficace rimedio per lo scorbuto.
Lo sviluppo della coltivazione in Sicilia si deve a diversi fattori non solo climatici. Le piante di fichi d’India venivano utilizzate come espediente agronomico per dissodare il terreno lavico e arido della zona coltivata dell’Etna, perché capaci di sopportare lunghi periodi di siccità e di propagarsi facilmente nelle fenditure della roccia.
Inoltre, la pianta costituiva un ideale sistema per marcare il perimetro degli appezzamenti tenendo a distanza visitatori non graditi o, semplicemente, facendo da barriera naturale frangivento.
I fichi d’India rappresentavano una risorsa alimentare non solo per l’uomo, ma anche e soprattutto per gli animali. Le pale più tenere costituiscono tuttora delle ottime foraggere per bovini, ovini ecc.
Fonti:
- Healthline, Prickly Pear: Nutrition, Benefits, Recipes, and More.
- Società Italiana di Medicina di Prevenzione e degli stili di vita, Il fico d’India.