Sommario
L’ansia è uno stato di preoccupazione o paura che può manifestarsi in modo lieve o più grave. Può contagiare diversi aspetti della nostra vita e a volte essere difficilmente controllabile.
Ognuno di noi la sperimenta in determinati momenti della vita, ad esempio quando si deve sostenere un colloquio di lavoro o un esame all’università o si deve andare a un appuntamento galante. È quella che generalmente chiamiamo ansia da prestazione. Sono tutte circostanze in cui sentirsi un po’ ansiosi è del tutto normale.
Tuttavia, l’ansia, a volte, può diventare eccessiva o persistente e può perfino condizionare la vita quotidiana. Infatti, gli attacchi di ansia possono causare disagio e compromettere il funzionamento della persona in ambito sociale, lavorativo o personale.
Cos’è l’ansia: caratteristiche e tipologie
L’ansia è un termine di cui tutti siamo convinti di conoscere il significato, anche se poi non è così facile darne una definizione chiara. Indubbiamente, rientra nella sfera dell’affettività ed è un’emozione o un sentimento che può avere intensità o cause diverse.
Il termine ansia deriva dal latino angĕre, che significa stringere. Difatti, è spesso descritta come una sensazione di tensione psicofisica, di preoccupazione e di inquietudine che può sconfinare nella paura.
Ma non è sempre sinonimo di malattia. Per questo è importante stabilire i confini tra un’ansia del tutto normale, fisiologica, e un’ansia patologica.
L’ansia normale o fisiologica è un aspetto molto importante per la nostra sopravvivenza. È uno stato di allerta psichica, con attivazione generalizzata dell’organismo, diretta contro uno stimolo reale. Si può dire dunque che è una reazione d’allarme, che non interferisce negativamente, ma potenzia le capacità del soggetto di risolvere una determinata situazione.
Quindi, se l’ansia esiste, dobbiamo “ringraziare” il nostro attuale patrimonio genetico. I nostri progenitori, infatti, che non avevano “i geni per l’ansia” sono probabilmente finiti nello stomaco di qualche predatore affamato.
Percezione del pericolo
Nello stato ansioso quindi si ha la percezione di un pericolo o di un evento futuro negativo, che però non è chiaramente tracciato. È questo che distingue l’ansia dalla paura, che invece si riferisce a un oggetto o a un evento ben definiti. Nell’ansia si vive uno stato diffuso di allerta, senza sapere però con chiarezza di che cosa abbiamo paura.
Si tratta comunque di una distinzione teorica, che non è facile applicare. Una situazione esterna, realmente pericolosa, può evocare atteggiamenti istintivi che producono ansia.
L’ansia, quindi, è un meccanismo innato che aumenta la vigilanza, l’attenzione e l’attivazione di una risposta biologica di “attacco o fuga”. In questo modo si anticipa la percezione del pericolo prima che questo si manifesti.
Ansia patologica
Gli attacchi di ansia, invece, diventano patologici quando comportano reazioni esagerate, con evidente caduta del livello delle prestazioni. Per capire meglio il rapporto tra ansia e prestazioni, facciamo l’esempio di uno studente universitario che deve preparare un esame. Con un basso livello di ansia non si impegnerebbe come dovrebbe. Un minimo di ansia, invece, diventa uno stimolo a superare l’ostacolo e magari a prendere un buon voto. Ma se il livello di ansia fosse troppo alto, rischierebbe di non concentrarsi, come dovrebbe, sullo studio. La possibile conseguenza è fare scena muta davanti al professore.
Quindi, l’ansia diviene patologica quando ci impedisce di vivere le normali attività quotidiane, avere rapporti sociali, lavorare, intrattenere relazioni affettive, ecc. Tornando all’esempio dell’esame, se l’ansia è così forte da impedirci di laurearci per paura di dare gli esami, allora parliamo di ansia patologica. Perché diventa un disturbo che ci toglie la possibilità di affermarci professionalmente, di avere una vita autonoma, ecc.
Zone del cervello implicate
L’ansia coinvolge complessi meccanismi cerebrali e diversi circuiti neuronali. In particolare, sono state identificate diverse zone implicate nella modulazione dell’ansia, tra cui il talamo, per l’elaborazione dello stimolo ansiogeno, e l’amigdala, responsabile dell’espressione della paura condizionata.
Le vie del cervello implicate nel circuito ansia-paura coinvolgono il sistema simpatico e parasimpatico, determinando sintomi tipici dell’ansia, come l’aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della sudorazione, i “peli che si drizzano”, la dilatazione pupillare, ecc.
Tipi di ansia
I principali disturbi d’ansia sono i seguenti:
- Ansia da prestazione.
- Disturbo d’ansia generalizzata (DAG).
- Agorafobia.
- Disturbo di panico.
- Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale).
- Disturbo d’ansia di separazione.
- Mutismo selettivo.
- Fobie specifiche.
Ansia da prestazione
È forse il tipo di ansia più noto. Chi di noi non ha mai provato l’ansia da prestazione quando doveva affrontare un esame, una gara o una qualsiasi prova di abilità? È bene però definirne le caratteristiche, che vanno oltre l’ansia legata alle prestazioni sessuali.
Non molti sanno, infatti, che quando si parla di questo tipo di ansia, in realtà ci si riferisce, in modo generico, al timore di fallire o di non raggiungere un obiettivo prefissato. Ecco perché sarebbe utile imparare, sia nella vita, sia sul lavoro, come contrastarla per stare meglio.
C’è l’ansia da prestazione relazionale, in cui si è alla continua ricerca di stima da parte degli altri perché ci si sente non all’altezza di una situazione o di un compito.
Un’altra forma molto diffusa è quella scolastica, lavorativa o sportiva, cioè la paura di non essere in grado di svolgere il compito assegnato o di conquistare i risultati sperati.
E arriviamo all’ansia da prestazione sessuale, cioè la paura di deludere il partner e che riguarda senza distinzioni uomini e donne. La conseguenza è vivere male l’esperienza sessuale, come un momento spiacevole e fonte di emozioni negative.
I sintomi tipici di questa forma d’ansia aumentano man mano che il compito, o l’”esame”, si avvicina e sono:
- Stress e irritabilità.
- Insonnia.
- Problemi digestivi.
- Disturbi del desiderio sessuale.
Disturbo d’ansia generalizzata (DAG)
È quello più comune, si contraddistingue per sintomi ansiosi, sia psichici che fisici, non legati a un evento o a una situazione specifica ma, appunto “generalizzata”.
Mentre nelle fobie specifiche l’ansia o la paura si associano a un oggetto o una situazione evidente (ad esempio la paura di volare in aereo, dei cani o di altri animali, delle siringhe ecc.), le persone con DAG si preoccupano per circostanze quotidiane come un incarico lavorativo, questioni economiche, salute dei familiari o piccole cose, come lavare i piatti o fare tardi agli appuntamenti.
Inoltre, non sempre i soggetti riconoscono i motivi che generano ansia, quindi tendono a essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa e, nel tempo, ad avere una riduzione significativa della qualità di vita.
Agorafobia
L’agorafobia è un tipo di disturbo ansioso che molte persone sviluppano entro i 35 anni.
Tra le situazioni o i luoghi che creano questo tipo di ansia ci sono:
- Stare in coda in una banca o alla cassa di un supermercato.
- Seduti al centro di una lunga fila di poltrone in un teatro o in un’aula.
- Usare i mezzi di trasporto pubblici, come autobus pieni o aerei.
In alcuni casi si sviluppa dopo la comparsa di un attacco di panico in una di queste situazioni. Altri soggetti possono, invece, avvertire solo un certo disagio in questi contesti, senza sviluppare un attacco di panico.
L’agorafobia è un disturbo che spesso condiziona la vita quotidiana, a volte in modo così incisivo che le persone si chiudono in casa.
Disturbo da panico
Gli attacchi di panico possono manifestarsi nell’ambito di qualsiasi disturbo d’ansia o di disturbi psichiatrici (come la depressione). Solitamente si presentano in risposta a una specifica situazione. Ad esempio, un soggetto che ha paura dei serpenti può avere un attacco di panico se ne incrocia uno. Altri attacchi possono insorgere senza una causa apparente.
Sono abbastanza frequenti ma spesso molte persone guariscono senza alcun trattamento; altri invece sviluppano un disturbo vero e proprio.
Il disturbo da panico consiste nella preoccupazione di avere altri attacchi di panico e/o nel fare di tutto per evitarli. Interessa il 2-3% della popolazione, in cui le donne ne sono 2 volte più soggette rispetto agli uomini. Di solito esordisce nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta.
Fobia sociale
Le fobie sono un tipo di disturbo d’ansia in cui alcuni oggetti o situazioni generano paura e ansia che sono del tutto sproporzionate rispetto al pericolo reale. Esistono varie fobie specifiche.
Circa il 13% delle persone presenta nel corso della vita una fobia sociale. Questo disturbo colpisce il 9% delle donne e il 7% degli uomini.
Chi soffre di fobia sociale è preoccupato che le sue attività o azioni possano sembrare inappropriate. Spesso teme che la sua ansia sia evidente, che possa sudare, arrossire, vomitare o tremare, oppure avere la voce tremante. Teme, inoltre, di perdere il filo del discorso o di non riuscire a trovare le parole adatte per esprimersi.
Alcune fobie sociali inducono ansia quando sono collegate a determinate attività da svolgere in pubblico. Infatti, la stessa attività, se eseguita da soli, non provoca ansia. Tra le situazioni più comuni che possono scatenare l’ansia in un soggetto fobico sono:
- Parlare in pubblico.
- Esibirsi davanti a un pubblico, come leggere in chiesa o suonare uno strumento musicale.
- Mangiare insieme ad altri.
- Conoscere nuove persone.
Disturbo d’ansia da separazione
Il disturbo d’ansia da separazione è uno stato normale dello sviluppo. Solitamente inizia verso gli 8 mesi, con un picco d’intensità tra i 10 e i 18 mesi, ma il più delle volte si risolve spontaneamente entro i 24 mesi. Va distinto dal disturbo d’ansia da separazione che si verifica più tardi, in un’età in cui tale reazione è inappropriata e non favorisce lo sviluppo. Il rifiuto di andare a scuola è il sintomo più frequente.
È un disturbo che accade quando i neonati iniziano a capire che sono una persona separata dal loro genitore, ma non hanno ancora compreso il concetto che qualcosa esiste anche se non è visto o sentito. Così, quando i neonati sono separati dai genitori, non sanno che il genitore tornerà. Inoltre, non hanno la concezione del tempo, quindi temono che il distacco sia permanente.
L’ansia da separazione inizia a risolversi quando i piccoli cominciano a sviluppare il senso della memoria. Questo gli permette di conservare l’immagine dei loro genitori nella mente quando sono lontani e ricordare che, in passato, i genitori sono sempre tornati.
L’ansia da separazione si risolve generalmente entro i 2 anni di età. Se persiste, può rappresentare un problema, interferendo con lo sviluppo del bambino.
Mutismo selettivo
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che si manifesta nell’età evolutiva e si caratterizza per l’assenza di comunicazione verbale in alcune situazioni.
Il termine “selettivo”, infatti, indica che il bambino comunica solo con alcune persone e non riesce a esprimersi in determinati contesti, come quello scolastico o in altri ambiti sociali.
Tale disturbo è l’espressione di una forma di ansia sociale e non è causato da deficit sensoriali o neurologici. È un comportamento che evita al bambino sensazioni spiacevoli provocate dalla pressione sociale o dall’aspettativa di parlare in alcuni contesti. Si tratta comunque di un tipo di ansia piuttosto raro, con un tasso d’incidenza tra lo 0,03% e 1%.
I primi sintomi, come evidente timidezza, paura delle persone, ecc. si avvertono tra i 2 e 3 anni, ma l’esordio avviene solitamente prima dei 5 anni, quando si inizia ad andare a scuola e al bambino è richiesto di esprimersi verbalmente.
Fobie specifiche
I disturbi fobici specifici comportano ansia e paura intense, senza motivi apparenti e persistenti, scatenate da specifiche situazioni, circostanze o oggetti.
È un disturbo che può anche interferire con la vita quotidiana, poiché chi ne soffre evita alcune attività e situazioni.
Le fobie sono disturbi d’ansia piuttosto comuni che interessano circa l’8% degli adulti. Le fobie più comuni sono la paura degli animali (zoofobia), delle altezze (acrofobia), dei temporali (astrafobia o brontofobia) o degli ascensori. Almeno il 5% delle persone teme la vista del sangue o le iniezioni.
La persona fobica tenta di evitare le situazioni o gli oggetti che attivano l’ansia, oppure sopporta con profondo malessere. Il più delle volte comunque riconosce che l’ansia è eccessiva ed è quindi consapevole del problema.
Sono più di 500 le fobie classificate. Eccone alcune anche un po’ particolari.
Che sintomi ha l’ansia
L’ansia può arrivare all’improvviso o rivelarsi gradualmente nel giro di pochi minuti, ore o perfino giorni.
Non ha una durata definita e la sua intensità può manifestarsi sotto forma di lieve apprensione o di attacco di panico vero e proprio, con affanno, vertigini, tachicardia e tremore.
Ogni persona la percepisce in modo diverso e il disagio che comporta si deve al sentirsi fuori controllo, poco centrati, come se ci fosse una disconnessione tra mente e corpo. Si prova una sensazione diffusa di paura e preoccupazione, oppure si teme un avvenimento specifico.
I sintomi generali dell’ansia sono abbastanza tipici. Tra i principali ci sono:
- Senso di paura e di pericolo.
- Paura di morire o di perdere il controllo.
- Stato di tensione nervosa generale
- Difficoltà a rilassarsi.
- Apprensione e ipervigilanza.
- Inquietudine e irritabilità.
- Nodo allo stomaco.
La sintomatologia si distingue anche in psicologica e neurovegetativa. Tra i sintomi psicologici dell’ansia ci sono: preoccupazioni eccessive per questioni non gravi, tendenza al catastrofismo, difficoltà a concentrarsi, sensazione di perdita del senso della realtà, disturbi della memoria e del sonno.
Tra i sintomi neurovegetativi, invece, ci sono: respirazione difficoltosa e affanno, senso di oppressione, vertigini, sensazione di instabilità, formicolio in varie parti del corpo, vampate di calore, sensazione di “nodo alla gola” o “pugno nello stomaco”, bocca secca, battito cardiaco accelerato o non regolare, bisogno di urinare, diarrea e tensione muscolare.
Il soggetto affetto da un disturbo d’ansia (tranne che per alcune specifiche fobie, come l’aracnofobia) ha almeno due volte più probabilità di cadere in depressione rispetto ai soggetti sani.
A cosa è dovuta l’ansia
Le cause dell’ansia sono diverse e complesse e possono dipendere da alcuni fattori.
Fattori ereditari
Ci sono studi genetici che hanno rilevato come, frequentemente, gli individui con disturbi d’ansia abbiano un famigliare affetto dalla stessa condizione. Si ipotizza quindi che la familiarità del disturbo possa avere una certa rilevanza.
In particolare, uno studio del 2015, pubblicato su Plos One, effettuato sui gemelli, ha evidenziato il ruolo di una variante del gene RBFOX1. Si tratta di ricerche molto specifiche ma che tendono ad esplorare questa possibile causa.
Aspetti biologici
Secondo ricerche effettuate sul cervello umano, l’ansia potrebbe essere causata da un’alterazione della quantità di alcuni neurotrasmettitori, sostanze chimiche che servono ai neuroni, cioè le cellule del sistema nervoso, per comunicare tra di loro.
Quindi, il sito biologico dell’ansia sembrerebbe essere il Locus Coeuruleus, che si occupa di attivare o disattivare i neuroni inibitori che vengono attivati dall’acido gamma-aminobutirrico (GABA).
Ambiente
Alcuni stress ambientali possono scatenare un disturbo d’ansia. Ad esempio, la fine di una relazione importante, un lutto, un trauma o l’aver vissuto un disastro in cui si è rischiata la vita.
Ma anche essere vittima di abusi di vario tipo o aver vissuto esperienze drammatiche o scenari di guerra può scatenare l’ansia. Oppure, quando la risposta a uno stress di qualunque tipo non è adeguata o è eccessiva (ad esempio, parlare in pubblico o impegni professionali che generano preoccupazione).
Salute
Le malattie possono certamente indurre ansia. Tra queste: le cardiopatie, le patologie ormonali (ad esempio per una tiroide iperattiva come l’ipertiroidismo), malattie polmonari e respiratorie (come asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO).
Anche la febbre alta può causare ansia, così come alcuni disturbi mentali, l’abuso di sostanze e la depressione. Alcune persone, per cercare di alleviare i sintomi dell’ansia, assumono alcool o droghe. Tuttavia alcol, nicotina, caffeina e altre sostanze o farmaci possono dare un sollievo temporaneo ma nel tempo peggiorano il disturbo.
Farmaci o droghe
Alcuni farmaci o sostanze di abuso possono causare ansia come effetto avverso. Tra questi: corticosteroidi, cocaina, amfetamine e perfino la caffeina. Inoltre, l’astinenza da alcol o da sedativi come le benzodiazepine può indurre ansia, insonnia, disturbi dell’umore e irrequietezza.
Inconscio
Secondo la teoria di Freud, l’ansia è causata da un conflitto inconscio e ha due significati:
- E’ la manifestazione di un conflitto nevrotico, cioè una lotta tra un desiderio (sessuale o aggressivo) e il divieto del super Io, teso a inibire la consapevolezza del desiderio, perché ritenuto riprovevole.
- È il modo per allontanare la consapevolezza del conflitto stesso.
Quindi, non riuscendo a entrare in contatto con questi desideri inaccettabili, sperimentiamo l’ansia, come segnale di pericolo di emersione di quei contenuti che vogliamo rimuovere. La persona è in uno stato ansioso, ma non sa perché: per rimuoverlo, dovrebbe decodificare il suo vissuto e capire cosa la spaventa.
Altre cause
Ci possono poi essere ansie esistenziali, che sono in relazione, ad esempio, a fasi evolutive come andare in pensione, iniziare un nuovo lavoro o perdere il proprio lavoro e provare angoscia per il futuro.
Secondo lo psicanalista Eric Fromm l’ansia esprime “la distanza dell’uomo contemporaneo da se stesso, ovvero dai valori e dai bisogni fondamentali dell’essere umano, come avere relazioni affettive significative ed esprimere se stessi nel proprio contesto sociale.”
Quando un bambino non ha potuto sperimentare l’esperienza della sicurezza, quella di un genitore che si prende cura di lui e si sa sintonizzare con i suoi bisogni emotivi, spesso può nel tempo manifestare disturbi di ansia. Infatti, il bambino, quando sperimenta la presenza di un genitore o di una familiare che offre sicurezza, gradualmente memorizza dentro di sé la sensazione di supporto e conforto che farà parte della sua vita adulta. Invece, se manca questa sensazione di sicurezza, l’ansia è uno dei segnali che si manifestano con uno stato di insicurezza generalizzata.
Diagnosi
La diagnosi non è sempre così facile, perché spesso l’ansia si accompagna ad altri disturbi psicopatologici.
Lo specialista di riferimento è lo psichiatra, uno psicoterapeuta o uno psicologo clinico. La valutazione medica può comunque basarsi su alcuni criteri, ma stabilire se l’ansia è sufficientemente grave da essere considerata una malattia vera e propria non è semplice. La capacità individuale di tollerare l’ansia è variabile e può essere difficile stabilirne le cause.
Il clinico quindi può porre alcune domande sui disturbi fisici o psicologici, sulla data della loro comparsa e sulla loro durata. Inoltre, potrà chiedere informazioni sulle paure e preoccupazioni del momento e alcuni dati che riguardano la vita privata. Anche se può risultare difficile parlare della propria vita personale, per accertare le cause dell’ansia è importante che il medico conosca il contesto in cui si sviluppa.
Solitamente gli specialisti utilizzano i seguenti criteri:
- E’ causa di malessere.
- Interferisce in modo rilevante con le normali funzionalità.
- È di lunga durata, si ripresenta periodicamente o è presente ogni giorno.
- È difficile da controllare.
È importante anche verificare altri disturbi che possono causare ansia, come la depressione o i disturbi del sonno. Inoltre, attraverso l’anamnesi, valutano se anche i familiari hanno manifestato sintomi simili, perché i disturbi d’ansia tendono a essere a carattere familiare.
Dopo l’esame obiettivo, poi si prescrivono alcuni esami del sangue per escludere o confermare eventuali patologie (ad esempio quelle a carico della tiroide) che possono generare stati ansiosi.
In sintesi, si considera l’ansia un disturbo clinicamente rilevante quando diventa seriamente invalidante per la persona che ne soffre.
Come curare l’ansia
Sono diverse le strategie per la cura dell’ansia: dall’approccio psicoterapeutico, ai rimedi naturali per le forme lievi, fino ai farmaci.
Psicoterapia
È il trattamento di prima scelta. Attraverso la psicoterapia, infatti, si può recuperare un senso di sicurezza interiore e imparare a padroneggiare la realtà, due cose che possono tranquillizzare e limitare l’ansia.
Lo psicoterapeuta, attraverso un colloquio, raccoglie le informazioni mirate a comprendere quali aspetti producono nel soggetto l’esperienza dell’ansia, così come il grado di invalidità che il disturbo crea nell’individuo.
Ci sono diversi approcci tra cui:
- Psicoterapia psicodinamica, in cui l’ansia non è vista come un disturbo a parte, ma va associata al contesto in cui si muove il soggetto (come ad esempio la famiglia) e all’interno del quale quest’ansia si inserisce.
- Terapia cognitivo comportamentale, che mira a mettere in discussione i pensieri negativi e ansiosi e a fare le cose che normalmente si tende a evitare, perché creano ansia.
Trattamento farmacologico
In Italia l’uso di farmaci ansiolitici (benzodiazepine come Valium, Lexotan, Tavor, Xanax, ecc.) è molto diffuso: sono spesso considerati farmaci “leggeri”, mentre, come tutte le sostanze psicoattive, provocano effetti di dipendenza psicologica e fisica, oltre al bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti. Inoltre, l’uso prolungato di tranquillanti può a lungo termine provocare un calo della memoria e potrebbe favorire l’insorgenza della depressione.
Non bisogna dimenticare che gli ansiolitici non trattano le cause dell’ansia, ma alleviano solo i sintomi. Per questo motivo, andrebbero usati solo in situazioni di emergenza o per un periodo limitato, ad esempio in appoggio a una terapia psicologica, magari in fase iniziale.
Mai usarli con l’autoprescrizione: gli psicofarmaci sono medicinali veri e propri e vanno sempre assunti secondo prescrizione del proprio medico.
Tecniche di rilassamento
Sono tecniche che si basano sul rilassamento muscolare, specialmente nelle situazioni che provocano ansia. È importante però avvalersi di un terapista esperto in grado di insegnare questa tecnica che, in generale, consiste in:
- Imparare a rilassare i muscoli.
- Apprendere a rilassare i muscoli in risposta a uno stimolo, ad esempio alla parola “relax”, rilassarsi immediatamente.
- Fare pratica di rilassamento in situazioni che generano ansia.
- Pratiche meditative basate sulla respirazione che procurano benefici legati a una migliore gestione dell’ansia, grazie all’abbassamento dei livelli del cortisolo, del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa.
Tra le pratiche meditative molto utili ci sono lo yoga e la mindfulness.
Rimedi naturali
Per contrastare stati di ansia lievi sono utili degli oli essenziali (come ad esempio l’olio di lavanda) o tisane a base di piante ed erbe che stimolano la tranquillità, come camomilla, melissa e valeriana, biancospino e passiflora.
Esistono in commercio anche degli integratori a base di mix di sostanze naturali che aiutano ad abbassare gli stati ansiosi. È sempre bene però chiedere consiglio al proprio medico, soprattutto se si soffre di malattie o specifici disturbi o si sta assumendo una terapia farmacologica.
Anche l’esercizio fisico è fondamentale per stimolare la produzione di endorfine, le molecole del benessere che favoriscono la serenità. Va bene qualsiasi sport, basta che ti diverta e ti faccia staccare la mente dai pensieri. Anche camminare all’aria aperta è un’ottima pratica.
Possibili complicazioni
La maggior parte degli stati ansiosi sono solitamente gestibili e tenuti sotto controllo, anche senza ricorrere ai farmaci. Tuttavia ci sono casi, sebbene abbastanza rari in mancanza di patologia psichiatrica associata, in cui un’ansia che tende a cronicizzare può peggiorare la nostra salute mentale e fisica.
Le possibili complicazioni dell’ansia quindi possono essere:
- Depressione.
- Attacchi di panico.
- Abuso di sostanze o farmaci per l’ansia.
- Disturbi del sonno.
- Problemi digestivi o intestinali.
- Mal di testa.
- Bruxismo (digrignamento dei denti).
Cosa fare per prevenire l’ansia
Se l’ansia non assume i contorni di un vero e proprio disturbo psicologico, ci sono alcune modalità per tenerla sotto controllo.
- Usare delle tecniche di rilassamento, di respirazione profonda, magari accompagnate da musiche ad hoc che aiutano a distendere la mente. Favorisce anche uno stato d’animo positivo da “richiamare” quando l’ansia arriva senza essere invitata.
- Fare attività fisica. Lo sport, infatti, aiuta a scaricare il corpo e ad abbassare i livelli di energia. Allenta la tensione e libera dal nervosismo. Stare all’aperto, a contatto con la natura, è poi il modo migliore.
- Imparare la meditazione per conquistare la piena coscienza del momento presente (approccio mindfulness). Allenare la mente alla consapevolezza aiuta, infatti, a controllare e a ridurre le emozioni negative e a conoscere come funziona la nostra mente.
- Dormire bene. L’ansia può essere anche la conseguenza di un sonno disturbato o insufficiente. Un buon sonno, infatti, è molto importante per la nostra salute mentale.
- Prendersi cura dei rapporti personali e avere una buona vita sociale. Avere dei buoni amici per parlare dei propri problemi, senza difficoltà, è senz’altro un’ottima possibilità.
- Avere uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta e bilanciata è sicuramente utile. Se l’organismo sta bene e funziona bene, anche la mente gode di questi benefici. Quindi, evitare i cibi spazzatura che regalano una breve gratificazione ma intossicano l’organismo, bere alcol con moderazione, evitare di mangiare o bere alcolici per placare l’ansia. Meglio una bella corsa intorno al palazzo o telefonare a un’amica.
Fonti:
- Istituto Superiore di Sanità, Ansia nell’adulto.
- Riccardo Torta, Paola Caldera, Disease Managment, Società di Medicina Generale, Che cosa è l’ansia: basi biologiche e correlazioni cliniche
- MSD, Panoramica sui disturbi d’ansia.
- Scuola di psicoterapia cognitivo comportamentale – APC, Ansia da prestazione: cosa è e come superarla.