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Anoressia nervosa: un disturbo connesso all’alimentazione che diventa una vera e propria patologia. L’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100 mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Secondo la American Psychiatric Association (APA), solo una bassa percentuale di anoressici guarisce completamente: frequentemente permangono nei pazienti sintomi ossessivo-compulsivi, fobie e abuso di sostanze. L’aumento dei casi di anoressia nervosa in pochi anni ha reso questa patologia una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che ha sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti. La scienza e la medicina hanno cominciato così, in tutto il mondo, a ricercare le cause, oggi anche genetiche, alla base dell’anoressia nervosa e di tutti i complessi “disturbi” alimentari.
Anoressia: cos’è
Dal punto di vista etimologico, il termine anoressia significa “mancanza d’appetito”. Oggi, quando utilizziamo questo termine, ci riferiamo quasi esclusivamente all’anoressia nervosa. Vediamo quali sono le differenze sostanziali tra le due forme di anoressia.
Anoressia
L’anoressia può essere determinata da numerose condizioni e malattie che causano nel paziente un’importante diminuzione dell’appetito. Può trattarsi di malattie banali, come la febbre, o serie, come, ad esempio:
- polmoniti
- tumori
- appendicite
- assunzione di alcuni farmaci
- assunzione di stupefacenti
- epatite
- insufficienza renale cronica
- insufficienza cardiaca
- morbo di Crohn
- depressione
- tubercolosi.
Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è una condizione in cui un soggetto presenta una perdita del 20% del proprio peso in un breve periodo di tempo, ottenuta però non per mancanza di appetito, ma a causa di un’alimentazione estremamente limitata, un esercizio fisico esagerato e, spesso, attraverso l’induzione del vomito o l’utilizzo di lassativi.
Sintomi dell’anoressia nervosa
Difficile scindere i sintomi fisici dagli effetti psicologici, in quanto uno genera l’altro, in una spirale intricata che richiede un approccio multidisciplinare.
Sintomi fisici
Tra i sintomi tipici dell’anoressia nervosa ricordiamo:
- bradicardia (meno di 60 battiti al minuto)
- ipotensione
- debolezza
- pelle secca
- perdita di capelli
- capogiri
- intolleranza al freddo
- pelle giallo-arancione, soprattutto ai palmi delle mani e alla pianta dei piedi
- stipsi
- peluria.
Sintomi psicologici
Tre sono le caratteristiche tipiche di coloro che soffrono di anoressia nervosa:
- pensano al cibo continuamente
- sono ossessionati dalla loro immagine corporea temendo di prendere peso
- hanno una percezione dismorfica del proprio corpo, che li porta a vedersi sempre grassi e con “brutte forme” anche quando sono evidentemente sottopeso.
Spesso è possibile che siano anche presenti:
- tratti di perfezionismo
- iperattività
- perdita del ciclo mestruale nelle donne.
Tutte queste sensazioni non sono però accompagnate dalla piena consapevolezza della malattia.
Cause: come nasce un disturbo dell’alimentazione
I disturbi alimentari sono malattie complesse, frutto dell’interazione tra fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici. Si può però dire che, oltre ad una familiarità (i disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della madre), i comportamenti anoressici, così come quelli bulimici, sono scatenati da:
- influenza negativa da parte di altre componenti familiari e sociali
- sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa o, al contrario, di essere fortemente trascurati dai propri genitori
- sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica.
La caratteristica comune ai disturbi dell’alimentazione è un’ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica e del proprio peso e una necessità di stabilire un controllo totale su di esso. Per alcune persone questa “mania del controllo” si trasforma in una tendenza autodistruttiva che conduce, per l’appunto, ad alterare il proprio comportamento alimentare o, anche, ad abusare di alcol o droghe.
Anoressia e traumi
L’anoressia, come la bulimia, può anche essere causata da situazioni particolarmente traumatiche, come ad esempio:
- violenze sessuali
- drammi familiari
- comportamenti abusivi da parte di familiari o di persone esterne
- difficoltà ad essere accettati socialmente e nella propria famiglia.
Uno dei motivi per cui una ragazza inizia a sottoporsi a una dieta eccessiva è la necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, anche nei suoi eccessi.
Effetti fisici e psicologici dell’anoressia
Gli effetti dei disturbi alimentari sono molto pesanti, sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico.
Nel caso dell’anoressia, dal punto di vista fisico, gli effetti della malnutrizione possono causare:
- ulcere intestinali
- danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente
- disidratazione
- danneggiamento di gengive e denti
- seri danni cardiaci
- danni al fegato e ai reni
- problemi al sistema nervoso, con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione
- danni al sistema osseo, con accresciuta probabilità di fratture e di osteoporosi, blocco della crescita, emorragie interne, ipotermia e ghiandole ingrossate.
Le ripercussioni psicologiche, invece, comportano:
- depressione
- basso livello di autostima
- senso di vergogna e colpa
- difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari
- sbalzi di umore
- tendenza a comportamenti maniacali
- propensione al perfezionismo
- elevato timore del giudizio negativo altrui
Inoltre, secondo la letteratura scientifica, circa un terzo dei soggetti anoressici ha anche un disturbo di personalità ossessivo compulsivo.
La personalità ossessiva
La personalità ossessiva si costruisce tutta intorno alla preoccupazione per l’ordine e per le regole, al perfezionismo, alla rigidità su questioni di etica e di moralità, alla difficoltà a manifestare le proprie emozioni e al bisogno di controllo nel lavoro e nelle relazioni interpersonali. Alcuni avvertono il bisogno di una vita di relazione soddisfacente, che però non riescono ad esprimere adeguatamente: questo comporta una sofferenza che può essere sperimentata come un doloroso senso di esclusione.
Come riconoscere un disturbo dell’alimentazione
Rendersi conto del fatto che un familiare, o un amico, abbiano sviluppato un disturbo dell’alimentazione potrebbe essere difficile ma vi sono alcuni segnali riconoscibili che possono farne sospettare la presenza. Tra questi:
- saltano i pasti abitualmente
- lamentano di essere grassi, anche quando sono in una condizione di peso normale o addirittura sottopeso
- si pesano e si guardano allo specchio assiduamente
- ripetono continuamente di aver già mangiato o si allontanano all’improvviso per andare a mangiare fuori per evitare di farlo a casa
- cucinano grosse quantità di cibi elaborati ma mangiano poco o nulla di quello che hanno preparato
- in presenza di altre persone, mangiano esclusivamente cibi ipocalorici, come lattuga e sedano
- rifiutano o provano disagio nel mangiare in luoghi pubblici come i ristoranti
- consultano siti web sull’anoressia.
È difficile sapere cosa fare quando si sospetta che una persona cara possa avere un disturbo dell’alimentazione. In genere, infatti, chi ne è colpito tende a nascondere il problema o mostra un atteggiamento difensivo nei confronti delle proprie abitudini alimentari e del proprio peso e nega di star male.
Come si cura l’anoressia
La guarigione dall’anoressia può richiedere tempi lunghi e, per il successo della terapia, è importante che la persona colpita sia motivata a stare meglio e abbia il supporto di familiari e di amici.
Nei casi più gravi il trattamento deve avvenire presso centri specializzati in cui siano presenti figure professionali che garantiscano un attento monitoraggio delle condizioni fisiche oltre all’aiuto per affrontare gli aspetti psicologici alla base del disturbo.
I trattamenti possono quindi essere differenti:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT-E): ha come obiettivo quello di affrontare la psicopatologia specifica del disturbo alimentare e i processi che la mantengono. Adotta strategie e strumenti specifici volti a modificare i comportamenti problematici e ridurre il bisogno assoluto di magrezza.
- Psicoterapia interpersonale (IPT): consente di affrontare le difficoltà nei rapporti con gli altri che sono alla base dei disturbi dell’alimentazione.
- Counselling nutrizionale: terapia che aiuta la persona a seguire una alimentazione adeguata.
- Terapia familiare: coinvolge i membri della famiglia nella discussione sull’impatto dei disturbi dell’alimentazione sulla loro vita e sulle loro relazioni.
- Farmaci.
E’ comunque consigliabile portare avanti contemporaneamente un trattamento psicoterapeutico (quello di elezione è ritenuto essere quello cognitivo comportamentale potenziato), insieme ad un percorso nutrizionale costruito da un esperto.
Mia figlia è anoressica: cosa faccio?
Un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine ha effettuato uno studio che, in linea con molte delle ricerche finora condotte in merito, conferma l’importanza del coinvolgimento dei genitori nel trattamento dell’anoressia nervosa. Il coinvolgimento della famiglia è certamente la tipologia di terapia più complicata da attuarsi ma anche quella con maggiori probabilità di porre in essere cambiamenti significativi e stabili. In generale è bene che i familiari del paziente affetto da anoressia adottino un comportamento di accettazione ed accoglienza, astenendosi dal giudizio e promuovendo un contesto supportivo ed affettuoso.
Complicanze dell’anoressia nervosa
L’evoluzione e gli esiti dell’anoressia nervosa sono molto variabili. In alcuni casi ad un episodio di anoressia fa seguito una completa remissione. In altri, a fasi di remissione, con recupero del peso corporeo, si alternano fasi di riacutizzazione. Altri ancora presentano un’evoluzione cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni.
In alcuni casi può rendersi necessario il ricovero in ambiente ospedaliero per il ripristino del peso corporeo o la correzione di squilibri elettrolitici. Può verificarsi anche il decesso del paziente a causa della denutrizione, degli squilibri elettrolitici, ma anche in seguito a suicidio. Purtroppo il suicidio è una delle principali cause di morte tra le persone con anoressia nervosa: dal 3 al 20% dei pazienti tentano di togliersi la vita nell’arco della propria esistenza, mentre una percentuale compresa tra l’1 e il 5,3% lo porta a termine.
In collaborazione con la Dott.ssa Floriana Ventura, Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta salute di Melarossa.