Solo un mal di testa? No, se è cronico e così intenso da compromettere le normali attività quotidiane. In quel caso, parliamo di cefalea: un disturbo che in Italia potrebbe essere presto riconosciuto come malattia sociale invalidante. E’ quanto prevede una proposta di legge appena arrivata in aula alla Camera.
Cefalea malattia invalidante: cosa dice il progetto di legge
Come riportano Il Messaggero e l’agenzia giornalistica Nove Colonne, il progetto di legge, che parte dai testi delle deputate Arianna Lazzarini (Lega) e Giuditta Pini (Dem), potrebbe avere l’ok subito dopo Pasqua.
La proposta prevede che la cefalea primaria cronica venga riconosciuta come malattia sociale invalidante dopo essere stata accertata nel paziente da almeno un anno, rigorosamente da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura di questo disturbo.
Con un decreto del Ministero della Salute, dovranno poi essere individuati i progetti finalizzati alla presa in carico delle persone che soffrono di questo disturbo.
Il testo non prevede maggiori oneri per lo Stato: un aspetto che ha sollevato le critiche di una parte delle forze politiche, che temono che l’assenza di risorse aggiuntive rischi di compromettere gli effetti della legge.
Nel testo, inoltre, non ci sono riferimenti al percorso di inserimento della malattia nei Lea, i livelli essenziali di assistenza per cui il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire prestazioni.
Secondo la Dem Giuditta Pini, si tratta comunque di un “primo passo storico” verso il sostegno a migliaia di persone che soffrono di questa malattia invalidante e con “costi economici e sociali ingenti”.
Cefalea: un disturbo che colpisce 7 milioni di italiani
La cefalea è un disturbo multiforme: non ne esiste, infatti, una sola, ma ce ne sono diverse tipologie. Le cefalee primarie, oggetto della proposta di legge, si distinguono in cefalea a grappolo, emicrania e cefalea di tipo tensivo. In questi casi il disturbo è autonomo, non legato ad altre patologie: tra i fattori scatenanti possono esserci lo stress, la sindrome premestruale, ma anche uno stile di vita sregolato (fumo, alterazioni del ritmo sonno-veglia) e una cattiva alimentazione (digiuno prolungato o consumo di alimenti che possono scatenare la cefalea, per esempio quelli ricchi di glutammato o di conservanti come i nitrati).
Ci sono poi le cefalee secondarie, in cui il mal di testa è collegato a patologie preesistenti, come ipertensione, sinusite, nevriti, infezioni o infiammazioni, allergie.
L’OMS colloca la cefalea al terzo posto tra le malattie invalidanti. Secondo i numeri forniti da Lazzarini, in Italia si stima che 7 milioni di persone soffrano di cefalee primarie. Un disturbo che è stato a lungo considerato tipico della terza età, ma che, al contrario, affligge per il 10% persone tra i 25 e i 44 anni di età, con un’incidenza tripla tra le donne rispetto agli uomini.
Una patologia in grado di limitare o compromettere gravemente le attività quotidiane e gli impegni familiari e lavorativi, che per questo il provvedimento mira a far riconoscere come “malattia sociale”, individuando “progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico” delle persone che ne sono affette.