In Italia, oltre 23 milioni di adulti e 1,7 milioni di under 18 sono in sovrappeso o obesi. Il problema interessa gli uomini più delle donne ed è più diffuso nelle regioni del Sud, dove un bambino o un adolescente su 3 ha problemi di peso. Con conseguenze drammatiche in termini di rischio di malattie come diabete, infarto, ictus e tumore.
E’ l’allarmante quadro tracciato dall’Italian Obesity Barometer Report, prima edizione dell’indagine sull’obesità nel nostro paese realizzata dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation in collaborazione con l’ISTAT e presentata in occasione del primo Summit Italiano sull’Obesità.
I dati dell’Italian Obesity Barometer Report
In Italia, il 46% degli adulti, ovvero oltre 23 milioni di persone, e il 24% tra gli under 18 anni, cioè circa 1,7 milioni, è in eccesso di peso. Un problema che interessa soprattutto gli uomini: le donne hanno un tasso di obesità inferiore (9,4% contro 11,8%).
L’obesità è più diffusa nelle regioni del Sud, dove i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso sono, rispettivamente, il 32% e il 26%. Una percentuale che scende al 22% tra bambini e adolescenti del Centro e del Nord-Est e al 19% tra quelli del Nord-Ovest.
Nel Sud e nelle isole, ad una più alta incidenza di obesità e sovrappeso si accompagna una tendenza ad una maggiore sedentarietà. In Sicilia, Campania e Calabria, ad esempio, in media il 41% dei giovani non pratica attività fisica.
Dallo studio è emerso anche un divario tra centri urbani e zone rurali. La percentuale più elevata di persone obese, pari al 12%, si riscontra nei piccoli centri sotto i 2 mila abitanti, mentre nei centri dell’area metropolitana il tasso scende all’8,8%. Dal 2001 al 2017, tuttavia, gli incrementi più elevati nelle prevalenze dell’obesità sono stati osservati proprio nei centri delle aree metropolitane (da 6,8% a 8,8%) e nelle loro periferie (da 8,2 a 10,9%).
A fare da discriminante, c’è anche il livello di istruzione. Nel 2017, l’obesità ha interessato il 6,6% dei laureati, mentre è salita al 14,2% tra le persone che avevano, al massimo, la licenza media. Untitolo di studio più elevato sembra quindi rappresentare un fattore di protezione dall’obesità, soprattutto in termini di adozione di strategie di prevenzione. Anche il titolo di studio dei genitori sembra giocare un ruolo. Obesità e sovrappeso sono più diffusi tra bambini e ragazzi che vivono in famiglie con un livello di istruzione più basso (29,5% contro 18,5% di casi).
Obesità, un’emergenza sanitaria: i rischi
“L’obesità – ha spiegato Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” che ha coordinato l’Italian Obesity Barometer Report – si manifesta a causa di uno squilibrio tra introito calorico e spesa energetica. La conseguenza è un accumulo dell’eccesso di calorie in forma di trigliceridi nei depositi di tessuto adiposo. Si tratta di una patologia eterogenea e multifattoriale, al cui sviluppo concorrono sia fattori genetici e biologici che fattori ambientali”.
Una condizione che rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria, con un impatto sulla salute e sull’aspettativa di vita della popolazione:
secondo il documento, obesità e sovrappeso rappresentano la seconda causa evitabile di tumori, dopo il fumo. L’obesità, ha confermato Sbraccia, causa “il diabete tipo 2, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, la cardiopatia ischemica, l’insufficienza respiratoria con sindrome delle apnee notturne, l’osteoartrite, solo per citare le principali. Più di recente è emerso che l’obesità causa un numero elevato di neoplasie, che interessano prevalentemente, ma non solo, l’apparato gastrointestinale. Tutto questo si traduce in una riduzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni e in una riduzione dell’aspettativa di vita in buona salute di circa 20 anni”.
Fonti: