Sommario
La solitudine è una condizione mentale in cui l’individuo percepisce un disagio legato all’assenza di relazioni significative nella sua vita o all’insoddisfazione delle relazioni che intrattiene.
E’ un costrutto multidimensionale che fa riferimento a una vasta gamma di caratteristiche che ne definiscono la tipologia. Accoglie al suo interno due concetti separati ma al tempo stesso interconnessi che sono quelli di percezione della solitudine (solitudine soggettiva) e isolamento sociale (solitudine oggettiva).
E’ una condizione psicologica alla cui manifestazione contribuiscono differenti fattori: ambientali, psicologici, situazionali, neurologici e fisiologici.
Molto spesso essa può rappresentare una conseguenza o una concausa di una stessa patologia come nel caso delle demenze o dell’alcolismo. La solitudine di per sé non è un disturbo o una malattia; tuttavia, essa non deve essere sottovalutata perché può comportare gravi conseguenze. Proprio per questo viene considerata un fattore di rischio di mortalità.
Che cos’è la solitudine?
E’ un termine che deriva dal latino “solitudo” che significa solitudine, a sua volta derivante dalla parola “solus” che significa solo.
E’ una condizione mentale in cui l’individuo percepisce un disagio legato all’assenza di relazioni significative nella sua vita o all’insoddisfazione delle relazioni che intrattiene.
Il termine fa riferimento a due dimensioni differenti ma interconnesse, quella soggettiva di solitudine percepita (sentirsi soli) e quella oggettiva di isolamento sociale (essere fisicamente soli).
Ha a che fare con l’aspetto soggettivo della questione e in parte con quello oggettivo. Percepire di essere soli non significa necessariamente non avere amicizie o essere fisicamente soli.
È possibile avere un numero elevatissimo di relazioni interpersonali e di amici e sentirsi comunque soli, percependo quelle relazioni come non vere, non profonde e non soddisfacenti.
È evidente, dunque, che alcune relazioni possono non soddisfare gli standard che noi abbiamo e che vorremmo fossero soddisfatti in una relazione.
Infatti, viene definita come una discrepanza tra le relazioni che vorremmo avere e quelle che percepiamo di avere in termini di qualità. Però risente anche della componente oggettiva e cioè dell’isolamento sociale.
Questo può essere autoindotto (siamo noi che ci isoliamo) e ricercato quando, ad esempio, cerchiamo tranquillità o quando ci nascondiamo dagli altri per paura (fobia) o vergogna.
L’isolamento può essere anche non voluto come nel caso delle discriminazioni, emarginazione, pettegolezzi. In questi casi sono le persone che ci circondano ad allontanarsi e ad isolarci.
Solitudine oggettiva e soggettiva
E’ un costrutto psicologico che fa riferimento a due dimensioni differenti ma continue: quella soggettiva e quella oggettiva.
La solitudine oggettiva o isolamento sociale rappresenta l’assenza di relazioni o contatti con gli altri. Essa si manifesta quando si è fisicamente soli. L’isolamento sociale si può presentare in molte circostanze ed essere conseguenza di altrettante situazioni. Può essere autoindotta (agita da noi in prima persona) o eteroindotta (agita dagli altri).
Autoindotta
Si può essere fisicamente soli quando ci si trasferisce in una nuova città, quando ci allontaniamo dalla vita sociale per qualche ragione specifica come paura (fobia) o vergogna (umiliazioni).
Molte volte, però, l’isolamento sociale è una condizione che l’uomo ricerca nel corso della vita per raggiungere uno stato di tranquillità e consapevolezza più profondo o pace interiore. Spesso l’isolamento è fondamentale prima di una performance sportiva o cognitiva più o meno importante.
Eteroindotta
Alle volte è possibile che ci chi circonda, il gruppo o i compagni, attuino l’isolamento nei nostri confronti. Questo avviene quando si viene emarginati, discriminati, quando vengono messi in giro pettegolezzi.
La solitudine soggettiva fa riferimento al sentirsi soli. È una sensazione che viviamo e percepiamo che può o meno corrispondere alla realtà fisica. Si può essere circondati da decine di persone e amici e sentirsi soli ugualmente.
Solitudine positiva e negativa, sociale e affettiva
Può essere differenziata in base a diverse caratteristiche. Ad esempio, si può distinguere la solitudine positiva da quella negativa.
La solitudine positiva è la solitudine che ci fa sentire bene, quella che ricerchiamo e che vogliamo.
La solitudine negativa è quella solitudine che si accompagna a disagio psicologico e sentimenti come:
- Paura.
- Sgradevolezza.
- Dispiacere.
- Tristezza.
È possibile identificare altre due tipologie di solitudine, quella sociale e quella affettiva.
La solitudine sociale è la solitudine che si percepisce quando l’individuo si sente emarginato, discriminato, escluso, quando sente di subire un’ingiustizia ed essere vittima di una disuguaglianza.
La solitudine sociale viene vissuta, ad esempio, da chi si trasferisce in un paese che ha una cultura e/o una lingua differenti dalla propria, oppure perché il suo status socio-economico è molto differente da coloro che lo circondano. Anche la solitudine sociale può essere autoindotta perché non ci sentiamo all’altezza o ci sentiamo giudicati o eteroindotta.
Quella affettiva è il disagio psicologico o sensazione di essere soli al mondo a seguito di una perdita (spesso un lutto ma non solo) di figure importanti come un coniuge, un figlio, un genitore.
In tutti i casi è un sentimento fortemente legato alla percezione delle relazioni che si hanno e quelle che invece si vorrebbero avere, delle relazioni che si sono perse e che si vorrebbe ritrovare.
Tipologie
Secondo la psicologia moderna, può essere suddivisa in tre tipologie principali: situazionale, evolutiva e interna.
Isolamento situazionale
Si manifesta a seguito di cambiamenti che avvengono nella vita di un individuo. I fattori che intervengono in questa tipologia di solitudine sono di carattere:
- Ambientale e naturale come sismi, alluvioni, incidenti.
- Sociale come migrazione da paesi lontani, lontananza da parenti e amici, conflitti interpersonali.
- Lavorativo come nuova occupazione o nuovo ruolo nello stesso luogo di lavoro.
- Personale come gravidanza, lutto, malattie e disabilità improvvise, problemi di salute anche di un proprio caro, separazione o divorzio.
- Socio-economico. Il disagio e le difficoltà economiche a lungo termine possono essere causa indiretta di questo tipo di solitudine perché creano, con il passare del tempo, le circostanze affinché gli altri fattori abbiano un più elevato impatto.
Evolutiva
Fa riferimento alla solitudine che viene percepita dagli individui quando pensano di non svilupparsi (fisicamente e cognitivamente) come i coetanei.
Emerge quando ci si sente differenti, generalmente in ritardo (ma anche in anticipo), nel raggiungere i successi e le tappe che i propri coetanei e/o compagni raggiungono.
In questo caso i fattori che contribuiscono al manifestarsi di sentimenti di solitudine riguardano:
- Sensazioni di inadeguatezza fisica (troppo alti o troppo bassi rispetto ai coetanei, essere sottopeso o sovrappeso).
- Sensazioni di inadeguatezza cognitiva (sentirsi poco intelligenti, lenti, non all’altezza).
- Disabilità fisiche e cognitive.
- Neurodivergenza (come i disturbi specifici dell’apprendimento).
- Condizioni socio-economiche disagiate, condizioni familiari disastrate, separazioni litigiose dei genitori.
- Differenze culturali, orientamento sessuale e identificazione di genere.
Isolamento interno
Fa riferimento alla solitudine che si percepisce costantemente nonostante ci si trovi sempre circondati da persone.
Può essere legato all’incapacità di instaurare legami e relazioni con gli altri che siano significative per noi e che abbiano un valore.
Il valore delle relazioni, tuttavia, dipende soprattutto dalla nostra personalità e dal valore che attribuiamo a noi stessi. La persona si sente sola a prescindere dalla situazione, si sente sola sempre anche in presenza di altri.
I fattori che maggiormente influenzano questa tipologia di solitudine includono fattori:
- Personologici.
- Psicologici (bassa autostima, bassa self efficacy, sensazione di perdita del controllo, senso di colpa, strategie di coping inadeguate o non funzionali).
- Familiari come esperienze infantili disagianti, in cui non ci si è sentiti amati, apprezzati e/o desiderati. Le conseguenze di questi comportamenti genitoriali sono rappresentate dalla solitudine, l’insicurezza, il senso di vuoto e le difficoltà relazionali anche da adulto.
- Di esperienza passata. Rientrano in questi fattori le violenze subite dai pari (bullismo) o dagli adulti (abusi psicologici e fisici), rifiuti e mancanza di relazioni intime.
- Malattie organiche e psichiatriche invalidanti, invecchiamento fisiologico patologico.
Quando diventa patologica la solitudine
Di per sé non è un disturbo o una malattia; tuttavia, essa è uno stato d’animo e una condizione che non deve essere sottovalutata perché può comportare gravi conseguenze.
Quando diventa un problema
Solitudine significa sentire che le proprie relazioni sono inadeguate e insoddisfacenti a prescindere dal loro numero.
Provare sentimenti di solitudine nell’arco della propria vita è normale e fisiologico, soprattutto in alcuni periodi di transizione ma anche a seguito di eventi particolarmente rilevanti per noi.
È necessario, tuttavia, fare molta attenzione. Dovrebbe rappresentare una condizione temporanea e provvisoria che si manifesta in periodi e circostanze più o meno definiti e ha un decorso più o meno lungo ma circoscritto (si evolve, si attenua e si allontana).
Quando i sentimenti di solitudine o l’isolamento sociale diventano condizioni durature e persistenti bisogna rivolgersi a uno psicologo. In particolare, quando:
- Creano disagio psicologico.
- Favoriscono comportamenti disfunzionali come mangiare troppo o troppo poco, dormire poco o troppo, dipendenze di varia natura.
- Favoriscono la presenza di emozioni negative come tristezza, rabbia e sentimenti di angoscia e sofferenza.
- Creano molte difficoltà, più del solito e per molto tempo, nell’accettare un cambiamento, un lutto o una situazione.
- Dipendono da credenze legate alle nostre abilità e caratteristiche come non sentirsi all’altezza, non sentirsi adeguati o in grado.
- Interferiscono con il normale andamento della vita quotidiana.
Purtroppo, le conseguenze della solitudine patologica sono serie e riguardano tanto l’aspetto cognitivo e psicologico quanto quello fisico perché vanno a intaccare il corretto funzionamento dell’organismo.
La solitudine in rapido aumento
La solitudine non è di per sé una patologia ma può diventarlo quando si cronicizza e si associa a disagio e disturbi psico-fisici.
E’ un costrutto fortemente influenzato dall’età e dell’avanzamento tecnologico. Invecchiare non piace a nessuno ma è un passaggio obbligatorio che comporta cambiamenti fisici, mentali e ambientali.
Ci si pensiona, il corpo invecchia e si affatica più facilmente, ci si allontana dal mondo sociale perché si pensa di non essere più utili e necessari oppure perché si viene allontanati dalla società stessa.
Nell’anziano, quindi, la solitudine, espressa come dimensione soggettiva e oggettiva, è molto frequente.
Grazie all’avanzare della tecnologia, la qualità della vita è migliorata e con essa anche l’età media. Il numero di anziani è aumentato e aumenterà nel futuro quindi anche l’incidenza della solitudine sulla popolazione.
La tecnologia ha permesso anche di sviluppare modi alternativi di socializzazione per facilitare la globalizzazione e la comunicazione a distanza. Grazie ai social network e alle piattaforme di interazione è possibile raggiungere persone lontane centinaia di chilometri e creare rapide connessioni in situazioni eccezionali di emergenza. Nonostante questo, le persone sperimentano sempre più frequentemente sentimenti di solitudine, fragilità, sensazioni di vuoto.
Questo è dovuto principalmente alle caratteristiche stesse dei social network e del loro funzionamento. Ci portano a trascurare il mondo che ci circonda favorendo la creazione di amicizie che si fondano sulla quantità e non sulla qualità (followers). Per paura di rimanere soli ci “connettiamo” eppure siamo più soli di quanto non fossimo prima.
Solitudine e depressione
Ha un fortissimo impatto sulla salute mentale e risulta essere strettamente collegata con alcuni disturbi psicologici più o meno gravi e pervasivi.
Gli studi recenti hanno dimostrato una stretta relazione tra depressione e solitudine. Come abbiamo ripetuto più volte, può essere reale (quando si è soli, si vive soli o non si hanno relazioni e amicizie) o percepita (quando ci sentiamo solo seppur circondati da persone).
E’ un disturbo psicologico in cui la persona manifesta:
- Umore triste.
- Sentimenti di vuoto.
- Inutilità.
- Solitudine e perdita del piacere.
Quindi, può rappresentare uno dei sintomi della depressione e quindi essere conseguenza di tale disturbo.
D’altra parte, è stato dimostrato che la presenza di sentimenti di solitudine può predire (e quindi essere causa e non conseguenza) l’insorgenza di un disturbo depressivo.
Uno studio molto recente ha dimostrato una correlazione positiva tra quantità di sintomi depressivi e solitudine. Questo significa che le persone che mostravano punteggi più alti di solitudine avevano più sintomi e più gravi sintomi depressivi. In altre parole, all’aumentare della solitudine aumentano i sintomi depressivi.
Lo studio suggerisce, in conclusione, di considerare la solitudine percepita come un fattore predittivo dell’insorgenza di depressione aprendo interessanti strade di intervento precoce per diminuire la probabilità di insorgenza della patologia depressiva.
Conseguenza della demenza
Viene identificata come uno dei segnali precoci di rischio per l’insorgenza delle demenze negli anziani. Sicuramente la solitudine aumenta il rischio di insorgenza di malattie neurodegenerative ma è anche vero che a seguito dell’insorgenza di un deterioramento cognitivo si manifestano sentimenti di solitudine.
Nella malattia di Alzheimer, come anche in altre tipologie di demenze, la compromissione della memoria, della cognizione e dell’affettività è molto più marcata rispetto a un invecchiamento fisiologico.
È possibile che a causa della diminuzione della abilità cognitive, linguistiche e affettive l’individuo affetto da demenza tenda a isolarsi e a non esporsi a stimolazioni sociali.
Alla diminuzione della riserva cerebrale (intesa come diminuzione della quantità di neuroni che abbiamo nel nostro cervello) si assocerà una diminuzione della riserva cognitiva (intesa come diminuzione del numero e della forza delle connessioni tra i neuroni).
La riserva cognitiva viene mantenuta grazie all’esercizio, che può andare da una lettura, a un cruciverba, allo sport o alle interazioni sociali.
La solitudine nella demenza può dunque essere una conseguenza indiretta come nel caso appena visto, o essere una conseguenza diretta dimostrandosi un sintomo fisiologicamente correlato alla malattia e non agli altri sintomi.
Una terza possibilità prevede che la solitudine sia un fattore concorrente all’insorgenza della demenza di Alzheimer compromettendo i sistemi cerebrali deputati all’elaborazione cognitiva, della memoria e dell’affettività.
Concausa della demenza
La solitudine, molto frequentemente, risulta essere associata a disturbi di natura neurologica.
La solitudine intesa nella sua totalità ha effetti molto negativi sul cervello di una persona. L’avanzare della tecnologia e l’uso di apparecchiature sempre più sofisticate per lo studio del cervello in condizioni particolari hanno permesso di investigare gli effetti dell’isolamento sociale sul cervello stesso.
I risultati degli studi mostrano una relazione tra solitudine e diminuzione del volume di molte aree cerebrali coinvolte in diverse funzioni cognitive come apprendimento e memoria. In particolare, l’isolamento sociale porterebbe all’atrofizzazione delle aree cerebrali a causa della diminuzione degli stimoli, in termini di quantità e qualità, a cui l’individuo è sottoposto.
Accade cioè, quello che accade per i muscoli se non li si usa, diminuiscono il loro volume e la loro forza. Le relazioni interpersonali, tuttavia, rappresenterebbero un forte fattore protettivo contro il deterioramento cognitivo perché presuppongono un’attività cerebrale molto intensa.
Pensiamo a quando parliamo con un nostro amico, molteplici funzioni cognitive devono essere reclutate. Dobbiamo conoscere e saper usare correttamente:
- Linguaggio consono e comprensibile dal nostro interlocutore.
- Rispettare il turno di parola.
- Ricordarci cosa dobbiamo dire.
- Comprendere le parole e lo stato d’animo altrui.
- Emozionarci per il significato delle parole, capire quale comportamento o parola è più adeguato al contesto e così via.
Mantenendo la nostra mente attiva è possibile diminuire il rischio di demenza e deterioramento cognitivo.
Alcolismo
L’isolamento ha uno stretto legame anche con disturbi psicopatologici da abuso di sostanze e alcol.
Il disturbo da abuso di alcol (e in maggior misura l’abuso di sostanze illecite) è il disturbo mentale (definito dal DSM 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) più diffuso al mondo e anche quello più stigmatizzato a livello sociale.
Tale stigmatizzazione da parte della società comporta l’attribuzione di una connotazione negativa all’individuo che soffre del disturbo mentale.
Questo porta a discriminazioni, stereotipi, pregiudizi, disuguaglianze, emarginazione, tutte conseguenze che alimentano i sentimenti di solitudine e l’isolamento sociale.
L’abuso di alcol ha conseguenze tossiche sul cervello, portando a una diminuzione del volume cerebrale e un disequilibrio dei neurotrasmettitori che conducono l’informazione attraverso il cervello.
Ciò porta a depressione, disforia, perdita di memoria, irascibilità, nervosismo, sonnolenza con conseguente difficoltà nel mantenere relazioni soddisfacenti per sé stessi e gli altri fino alla perdita di queste.
In quest’ottica, la solitudine rappresenterebbe una conseguenza dell’emarginazione agita da altri per la stigmatizzazione o una conseguenza degli effetti della patologia sul sistema cognitivo e sulle capacità relazionali.
Alle volte, tuttavia, è possibile che la solitudine non sia una conseguenza ma rappresenti una delle cause del disturbo da alcol. Gli individui per colmare i sentimenti di solitudine farebbero abuso di alcol per sfuggire alla realtà che non gli piace e che non riescono a sopportare.
Abuso
La solitudine è un sentimento molto presente e costante in tutti coloro che hanno subito un abuso di qualsiasi tipo.
Le vittime di bullismo sperimentano sentimenti di solitudine e tendono a isolarsi autonomamente per paura delle ripercussioni del bullo e della vergogna e dell’umiliazione che riceveranno o che hanno già subito.
Anche le vittime di violenza sessuale, stupro e violenza domestica hanno un’alta probabilità di presentare sentimenti di solitudine e isolamento sociale.
Donne e uomini abusati si sentono incompresi, unici, soli, giudicati e stigmatizzati (soprattutto gli uomini) per ciò che hanno subito.
Molto spesso vengono denigrati e presi in giro, accusati di dire il falso e sbeffeggiati da coloro che li circondano, dai mass media e spesso anche da operatori sanitari e forze dell’ordine.
La solitudine percepita e la vergogna, anche in questo caso coadiuvate dalla paura, determinano l’allontanamento dalla vita sociale e il rintanamento nei propri posti sicuri.
Disturbi di personalità e psichiatrici
La solitudine nella sua dimensione soggettiva è caratterizzata prevalentemente dall’insoddisfazione delle relazioni interpersonali che si possiedono e dalla sensazione che nessuno ci comprenda e ci capisca.
Sentirsi soli è una delle caratteristiche e dei sintomi che molto spesso si riscontrano nel disturbo di personalità borderline.
La solitudine è un sentimento presente in varie tipologie di disturbi come quelli affettivi e dell’umore, di personalità come il disturbo dello spettro schizofrenico e del disturbo antisociale.
Nella schizofrenia e nelle psicosi molte volte l’isolamento sociale viene ricercato per sfuggire a persecuzioni immaginarie e deliranti. Se da una parte il paziente schizofrenico ricerca l’isolamento per tutelare la sua vita da persecuzioni immaginarie, dall’altra la paura e lo stigma verso questi pazienti determinerà l’allontanamento delle persone che li circondano.
Anche altri disturbi, come i disturbi da panico e le fobie sociali, sono strettamente correlate alla solitudine.
Sintomi e sensazioni della solitudine
E’ caratterizzata prevalentemente da insoddisfazione e sentimenti negativi relativi alle relazioni che si intrattengono o si vorrebbero intrattenere.
Sintomi principali
Ad oggi la solitudine non è inquadrata o definita dal DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) tuttavia, essa può manifestarsi in differenti modi ed essere causa di differenti disturbi.
- Sintomi psicologici: le persone che sperimentano solitudine provano insoddisfazione per le proprie relazioni, incapacità di aprirsi con l’altro e di creare legami intimi e contatti veri. Si sentono sole anche in presenza di altri, si sentono non accettate o ben volute. Spesso la solitudine comporta una diminuzione della comunicazione, un aumento della tristezza, dell’ansia e dell’agitazione. È presente diminuzione dell’autostima e della self efficacy, molto spesso depressione.
- Sintomi comportamentali: la persona che si sente sola spesso si isola, ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e ad aprirsi, non riesce a mantenere i rapporti interpersonali. La solitudine piò portare ad agitazione e a scoppi d’ira.
- Sintomi cognitivi: chi soffre di solitudine spesso manifesta disturbi del sonno, difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione, disturbi del comportamento alimentare, disturbi da abuso di alcol o sostanze, disturbi di memoria.
Cause e soggetti a rischio
E’ una condizione psicologica alla cui manifestazione contribuiscono differenti fattori ambientali, psicologici, situazionali, neurologici e fisiologici.
Cause ambientali e psicologiche
La solitudine può essere causata da variabili situazionali legate a cambiamenti più o meno radicali che l’individuo si trova ad affrontare durante la sua vita. Ad esempio, è stato osservato che nei periodi di transizione, come il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza alla prima età adulta, i sentimenti di solitudine sono molto frequenti e intensi.
Questi momenti di sviluppo rappresentano dei periodi critici in cui avvengono cambiamenti di tipo fisico, cognitivo, comportamentale e sociale.
Il passaggio all’adolescenza dall’infanzia corrisponde, in linea generale, alla comparsa dei caratteri sessuali secondari (seno, peli, voce) e all’insorgere del desiderio sessuale e di autonomia.
Si associano cambiamenti nel modo di pensare, di vivere e percepire il proprio corpo, di affrontare i problemi e di ricercare soluzioni.
Il passaggio alla prima età adulta corrisponde a nuovi cambiamenti radicali (perché ci modifichiamo di continuo). Molto spesso si abbandona o si lascia temporaneamente la casa genitoriale, il posto sicuro, ci si trasferisce in regioni o città differenti da quella di provenienza per studio o lavoro, si formano nuove amicizie e se ne perdono di vecchie, ci si reinventa, si prova a diventare adulti.
Tutti questi cambiamenti, siano essi di tipo biologico (sviluppo), psicologico (autostima e percezione di sé), ambientali e culturali (università, lavoro, nuova scuola), possono rappresentare dei potenti fattori di stress che possono far scaturire disagi psicologici e sentimenti forti e duraturi, alle volte cronici, di solitudine.
Cambiamenti di vita
La solitudine sembra essere correlata a cambiamenti di vita transitori o permanenti.
- Cambiare abitazione, cambiare lavoro, cambiare regione o stato rappresentano cambiamenti importanti e significativi per l’individuo che possono condurre a sentimenti molto forti di solitudine. Questi sentimenti molto spesso sono transitori grazie anche alla nostra capacità di adattamento. Alle volte, tuttavia, tali sentimenti possono perdurare e cronicizzarsi.
- Un cambiamento molto importante è rappresentato dal pensionamento, che corrisponde al passaggio dalla vita lavorativa a quella di quiescenza. In questo periodo vi sono molti cambiamenti psicologici e fisici. Si invecchia mentalmente e fisicamente, si cerca di fare una sorta di resoconto su ciò che si è fatto e raggiunto, si ricerca una fonte di interesse, uno scopo. Molto spesso i sentimenti di solitudine derivano dalle conseguenze della cultura che ignora gli anziani o chi sta invecchiando e che non riesce a fornirgli uno scopo più alto.
Lutto e gravidanza
- Il lutto rappresenta uno dei cambiamenti permanenti che sono maggiormente correlati a sentimenti di solitudine con cui ognuno di noi deve fare i conti nella propria vita. Quando perdiamo qualcuno a noi caro, come un genitore, perdiamo una delle relazioni più importanti per l’individuo dal punto di vista psicologico e sociale. Molte persone ricercano la solitudine per elaborare il lutto mentre altre la evitano o la nascondono riparandosi dietro la rabbia. Il senso di solitudine conseguente a un lutto è molto frequente e può condurre a forme più gravi di disagio psicologico e sfociare in disturbo e psicopatologia.
- Un cambiamento molto importante dal punto di vista psicologico e fisico è rappresentato dalla gravidanza. La donna in gravidanza va incontro a molti cambiamenti fisici, ormonali, psicologici e cognitivi. La vergogna o il disagio a seguito di questi cambiamenti e lo stigma sociale a cui si va incontro se ci si lamenta di un evento “tanto bello e tanto naturale” come la gravidanza possono incidere molto sullo stato psico-fisiologico della donna. Tale disagio può portare a sentimenti di solitudine soprattutto quando non si possiede una solida rete familiare e sociale al proprio fianco e sfociare anche in patologie più o meno gravi come il baby blues o la depressione post-partum.
Accudimento familiare e accettazione sociale
La solitudine, secondo la teoria della Piramide di Maslow, potrebbe derivare dal mancato soddisfacimento dei bisogni di accudimento e di appartenenza.
La piramide dei bisogni di Maslow è una rappresentazione dei bisogni che l’uomo deve soddisfare per la crescita e una piena realizzazione. Secondo questa teoria i bisogni possono essere rappresentati secondo un modello gerarchico che assume la schematizzazione di una piramide ai cui piedi sono posizionati i bisogni fisiologici (bere, mangiare, dormire) a cui seguono quelli di appartenenza, di stima e autorealizzazione.
Il soddisfacimento di un bisogno alla base della piramide è necessario per far emergere il bisogno posto subito al di sopra nella piramide.
Il bisogno di appartenenza fa riferimento al bisogno umano di sviluppare e mantenere delle connessioni interpersonali con chi ci circonda. Invece il bisogno di accudimento fa riferimento alla necessità dell’uomo di sentirsi al sicuro, protetto, tranquillo.
Questi bisogni sarebbero essenziali per l’uomo e il loro non soddisfacimento porterebbe ad ansietà e tensione ma soprattutto a sentimenti di solitudine e isolamento.
Isolamento fisico
La solitudine, il sentirsi soli, non sempre coincide con l’essere veramente soli cioè con l’isolamento. Sicuramente non avere relazioni interpersonali aumenta la probabilità di sentirsi soli ma l’avere molti amici non protegge dal rischio di solitudine.
Alcune ricerche, tuttavia, hanno dimostrato una relazione bidirezionale tra isolamento e solitudine sostenendo che siano due variabili che si rafforzano vicendevolmente. In altre parole, queste ricerche sostengono che chi si sente solo tenderà a isolarsi a seguito degli effetti negativi della solitudine sulla cognizione (distorsioni, negatività e pensieri).
Allo stesso modo, l’isolamento sociale dovuto ai sentimenti di solitudine rafforzerà questi sentimenti che causeranno il rafforzamento delle distorsioni che hanno portano all’isolamento.
Con lo stesso processo, l’isolamento sociale dovuto a fobie, vergogna, violenza, denigrazione, discriminazione ecc. porterà a sentimenti negativi, ansia, malessere e solitudine. I sentimenti di solitudine agiranno a loro volta sull’isolamento come in un circolo vizioso.
Solitudine: cause psicologiche psichiatriche e neurologiche
Cause psicologiche
La solitudine spesso è legata a fattori di personalità come la bassa autostima e bassa autoefficacia. Molto spesso chi ha una bassa autostima crede di non valere abbastanza per avere l’attenzione di chi le sta attorno.
Generalmente in questo caso, la persona si sente di troppo, non meritevole e tenderà a isolarsi perché crederà di non essere bene accetta.
Similmente chi ha una bassa autoefficacia crederà di non essere bravo, all’altezza, competente, adatto nel fare o dire qualcosa. Il non essere all’altezza di eseguire un compito come gli altri o il credere di non valere abbastanza per meritare l’amore, l’apprezzamento e l’attenzione degli altri possono portare all’isolamento e all’insorgenza di solitudine cronica.
Cause psichiatriche e neurologiche
Tra i disturbi psichiatrici o neurologici che possono rappresentare delle cause scatenanti la solitudine o conseguenze dei sentimenti di solitudine troviamo:
- Depressione.
- Disturbo da abuso di sostanze.
- Demenza di Alzheimer.
- Disturbo da stress, ansia e panico.
- Abuso di sostanze e alcol.
La solitudine e l’isolamento sociale possono essere conseguenza o concausa di una di queste patologie.
Solitudine: fattori di rischio e di protezione
Sicuramente a incidere negativamente sul rischio di solitudine (soggettiva e oggettiva) vi sono diversi fattori:
- Cambiamenti di vita, scolastici e lavorativi.
- Amicizie poco soddisfacenti, superficiali.
- Rete sociale inesistente o poco efficace.
- Rete familiare assente o poco presente.
- Condizioni familiari disagiate, conflitti familiari, famiglie disorganizzate e non comunicative e abusanti.
- Status socioeconomico basso, disuguaglianze, discriminazioni.
- Abuso fisico e psicologico, violenza fisica o psicologica.
- Familiarità o presenza di una patologia neurodegenerativa come Alzheimer.
- Presenza di un disturbo depressivo.
- Presenza di un disturbo schizofrenico o deliri psicotici.
- Abuso e uso di sostanze.
Come combattere la solitudine: terapie e trattamenti
Non è una malattia ma può diventare un problema se la si sottovaluta. Esistono alcuni accorgimenti e azioni che possono essere intrapresi per evitare che ciò accada.
La solitudine è uno stato d’animo e una condizione psicologica che si presenta naturalmente durante il percorso di vita in differenti momenti. Generalmente è una situazione transitoria ma che può, in diversi casi, trasformarsi in una condizione permanente che conduce a disturbi fisici e mentali di vario tipo.
Terapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale può aiutarti a migliorare l’autostima e il senso di autoefficacia e a potenziare i meccanismi di protezione e di fronteggiamento positivi delle situazioni.
Può aiutarti anche con l’assertività e le capacità comunicative che ti permetteranno di riuscire a esprimere in maniera più efficace ed efficiente i tuoi bisogni e sentimenti. Inoltre, potrà aiutarti a migliorare le tue abilità di resilienza, motivazione e la tua soddisfazione.
Ti aiuterà a individuare e a mettere a fuoco la relazione tra pensieri, sentimenti e situazioni oltre che la tua timidezza e ansia sociale. Infine, ti permetterà di individuare la causa del disagio che stai vivendo ed eventualmente risolverla velocemente, come nel caso delle fobie o dell’ansia.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla terapia cognitivo comportamentale.
Frequenta un gruppo di supporto
In questi gruppi potrai esprimere te stesso senza paura di giudizi, confrontarti con altre persone nella tua stessa situazione.
Acquisirai consapevolezza della tua situazione e verificherai che non sei solo/a e che ciò che stai vivendo lo hanno sperimentato o lo stanno sperimentando altre persone prima di te e con te.
Rete sociale
La rete di supporto familiare, di colleghi e amici rappresenta un valido aiuto per affrontare il disagio.
Cerca di aprirti con loro e prova a condividere aspetti della tua vita e ascoltare quelli degli altri. Cerca di entrare in contatto con chi ti circonda. Ascolta e fatti ascoltare.
Tutti i danni della solitudine
La solitudine, sebbene non sia una malattia, può avere delle gravi conseguenze sulla salute psico-fisica dell’individuo incidendo sulla longevità e sulla qualità della vita.
Può avere sia direttamente che indirettamente una vasta gamma di effetti negativi sulla salute fisica e mentale.
Tra le conseguenze possiamo trovare:
- Isolamento sociale.
- Disturbo depressivo maggiore.
- Attacchi di panico e disturbo d’ansia.
- Alterazione delle funzioni cognitive.
- Demenza.
- Deterioramento cognitivo.
- Disturbi nell’autoregolazione (pensieri, emozioni, comportamenti).
- Disturbi nella presa di decisione.
- Disturbi di memoria.
- Disturbi affettivi.
- Disturbi attentivi.
- Insonnia.
- Disturbi del comportamento alimentare.
- Abuso di sostanze e alcol.
- Dipendenze dal gioco d’azzardo e da internet.
- Malattie cardiovascolari e ipertensive.
- Deficit del sistema immunitario.
- Suicidio.
Proprio perché la solitudine può avere tutte queste possibili conseguenze la si considera un fattore di rischio di mortalità.
La solitudine non deve essere sottovalutata e minimizzata perché le sue conseguenze sono gravi e non sempre risolvibili nell’immediato.
Come prevenire la solitudine patologica
La solitudine può avere gravi conseguenze sulla salute dell’individuo. Riconoscere e accettare la propria condizione è necessario per poter agire consapevolmente e riuscire a uscire da questa condizione.
La solitudine è una condizione psicologica la cui prognosi può essere disastrosa e allarmante conducendo a disturbi sia fisici che mentali.
L’attività di divulgazione è un’attività fondamentale per sensibilizzare al problema e permettere un intervento precoce. Di fondamentale importanza è la possibilità di rivolgersi a professionisti della salute in grado di aiutarti a comprendere il problema e le sue radici al fine poterlo arginare o risolvere.
Conoscere e favorire la condivisione di informazioni utili su questo argomento è importante anche per far sì che gli individui non si sentano unici, incompresi e senza speranze. Questi sono sentimenti che, come in un circolo vizioso, aggravano i sentimenti di solitudine e l’isolamento sociale.
Cosa fare per limitare gli effetti della solitudine
- Segui uno stile di vita e un’alimentazione sani. Questo significa anche prenderti cura della tua mente e del tuo benessere psicologico. Cerca di importi nuove sfide, hobby e attività. Cerca di metterti in gioco, di fare sport, di entrare in contatto con la natura, il tuo corpo e le tue necessità.
- Sfrutta ogni opportunità che ti si presenta, conversazioni, forum, club.
- Cerca di usare internet e i social network lo stretto indispensabile. Sebbene ti sembri che i social ti aiutino ad affrontare le situazioni, raramente lo fanno, perché le relazioni che si intrattengono nel mondo virtuale, e in particolare sui social network, difficilmente sono relazioni profonde di cui ci si sente soddisfatti.
- Cerca di rafforzare le tue amicizie e di approfondire le conoscenze, cerca di aprirti e confidarti, di mostrare le tue emozioni e le tue sensazioni a chi ti circonda.
- Se non riesci ad aprirti con amici o familiari perché hai paura di un loro giudizio o perché senti che non è sufficiente, rivolgiti a un professionista della salute.
- Cerca di individuare le cause per poter agire su quelle.
- Riconosci i sintomi (consapevolezza) e accetta la loro presenza, non minimizzare.
- NON IGNORARE LA SOLITUDINE!
La solitudine nell’era di internet
La solitudine è una condizione che nell’era di internet e dei social network potrebbe non sembrare un problema. I social network ci permettono di restare sempre in contatto gli uni con gli altri, di parlare, scherzare e condividere esperienze in ogni momento anche con persone che non sono fisicamente vicino a noi.
Essi facilitano la comunicazione veloce anche a distanza e in circostanze particolari, di emergenza, quando potersi toccare o potersi vedere di persona non è possibile o facilmente fattibile. Grazie a internet possiamo essere chi vogliamo, nascondere meglio i nostri difetti, mostrare solo una parte di ciò che siamo.
Ma come ogni cosa, anche internet ha un prezzo. Se è vero che i social facilitano le interazioni sociali, è vero anche che le relazioni sociali che vengono create sono spesso superficiali e di opportunità, vuote, non soddisfacenti o profonde.
Nel mondo virtuale essere accettati significa essere popolari e avere Followers. Contano i numeri e non la qualità ed è quindi chiaro come il rischio di sentirsi emotivamente soli sia molto alto.
Con internet stiamo perdendo la capacità di coltivare relazioni interpersonali vis a vis, non sappiamo relazionarci con l’altro, riconoscere le emozioni ed entrare in empatia con il nostro interlocutore, non sappiamo essere presenti all’altro.
Fonti
- Mushtaq, R., Shoib, S., Shah, T., & Mushtaq, S. (2014). Relationship between loneliness, psychiatric disorders and physical health? A review on the psychological aspects of loneliness. Journal of clinical and diagnostic research: JCDR, 8(9), WE01.
- Kemperman, A., van den Berg, P., Weijs-Perrée, M., & Uijtdewillegen, K. (2019). Loneliness of older adults: Social network and the living environment. International journal of environmental research and public health, 16(3), 406.