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Solitudine: che cos’è, cause, tipi e come capire quando è patologica, come uscirne

Solitudine: che cos'è, cause, sintomi, tipi, cosa fare,cure

La solitudine è una condizione mentale in cui l’individuo percepisce un disagio legato all’assenza di relazioni significative nella sua vita o all’insoddisfazione delle relazioni che intrattiene.

E’ un costrutto multidimensionale che fa riferimento a una vasta gamma di caratteristiche che ne definiscono la tipologia. Accoglie al suo interno due concetti separati ma al tempo stesso interconnessi che sono quelli di percezione della solitudine (solitudine soggettiva) e isolamento sociale (solitudine oggettiva).

E’ una condizione psicologica alla cui manifestazione contribuiscono differenti fattori: ambientali, psicologici, situazionali, neurologici e fisiologici.

Molto spesso essa può rappresentare una conseguenza o una concausa di una stessa patologia come nel caso delle demenze o dell’alcolismo. La solitudine di per sé non è un disturbo o una malattia; tuttavia, essa non deve essere sottovalutata perché può comportare gravi conseguenze. Proprio per questo viene considerata un fattore di rischio di mortalità. 

Che cos’è la solitudine?

E’ un termine che deriva dal latino “solitudo” che significa solitudine, a sua volta derivante dalla parola “solus” che significa solo. 

E’ una condizione mentale in cui l’individuo percepisce un disagio legato all’assenza di relazioni significative nella sua vita o all’insoddisfazione delle relazioni che intrattiene.

Il termine fa riferimento a due dimensioni differenti ma interconnesse, quella soggettiva di solitudine percepita (sentirsi soli) e quella oggettiva di isolamento sociale (essere fisicamente soli).

Ha a che fare con l’aspetto soggettivo della questione e in parte con quello oggettivo. Percepire di essere soli non significa necessariamente non avere amicizie o essere fisicamente soli.

È possibile avere un numero elevatissimo di relazioni interpersonali e di amici e sentirsi comunque soli, percependo quelle relazioni come non vere, non profonde e non soddisfacenti.

È evidente, dunque, che alcune relazioni possono non soddisfare gli standard che noi abbiamo e che vorremmo fossero soddisfatti in una relazione.

Infatti, viene definita come una discrepanza tra le relazioni che vorremmo avere e quelle che percepiamo di avere in termini di qualità. Però risente anche della componente oggettiva e cioè dell’isolamento sociale.

Questo può essere autoindotto (siamo noi che ci isoliamo) e ricercato quando, ad esempio, cerchiamo tranquillità o quando ci nascondiamo dagli altri per paura (fobia) o vergogna.

L’isolamento può essere anche non voluto come nel caso delle discriminazioni, emarginazione, pettegolezzi. In questi casi sono le persone che ci circondano ad allontanarsi e ad isolarci. 

Solitudine oggettiva e soggettiva

E’ un costrutto psicologico che fa riferimento a due dimensioni differenti ma continue: quella soggettiva e quella oggettiva. 

La solitudine oggettiva o isolamento sociale rappresenta l’assenza di relazioni o contatti con gli altri. Essa si manifesta quando si è fisicamente soli. L’isolamento sociale si può presentare in molte circostanze ed essere conseguenza di altrettante situazioni. Può essere autoindotta (agita da noi in prima persona) o eteroindotta (agita dagli altri). 

Autoindotta

Si può essere fisicamente soli quando ci si trasferisce in una nuova città, quando ci allontaniamo dalla vita sociale per qualche ragione specifica come paura (fobia) o vergogna (umiliazioni). 

Molte volte, però, l’isolamento sociale è una condizione che l’uomo ricerca nel corso della vita per raggiungere uno stato di tranquillità e consapevolezza più profondo o pace interiore. Spesso l’isolamento è fondamentale prima di una performance sportiva o cognitiva più o meno importante. 

Eteroindotta 

Alle volte è possibile che ci chi circonda, il gruppo o i compagni, attuino l’isolamento nei nostri confronti. Questo avviene quando si viene emarginati, discriminati, quando vengono messi in giro pettegolezzi. 

La solitudine soggettiva fa riferimento al sentirsi soli. È una sensazione che viviamo e percepiamo che può o meno corrispondere alla realtà fisica. Si può essere circondati da decine di persone e amici e sentirsi soli ugualmente.

Solitudine positiva e negativa, sociale e affettiva

Può essere differenziata in base a diverse caratteristiche. Ad esempio, si può distinguere la solitudine positiva da quella negativa

La solitudine positiva è la solitudine che ci fa sentire bene, quella che ricerchiamo e che vogliamo.

La solitudine negativa è quella solitudine che si accompagna a disagio psicologico e sentimenti come:

È possibile identificare altre due tipologie di solitudine, quella sociale e quella affettiva. 

La solitudine sociale è la solitudine che si percepisce quando l’individuo si sente emarginato, discriminato, escluso, quando sente di subire un’ingiustizia ed essere vittima di una disuguaglianza.

La solitudine sociale viene vissuta, ad esempio, da chi si trasferisce in un paese che ha una cultura e/o una lingua differenti dalla propria, oppure perché il suo status socio-economico è molto differente da coloro che lo circondano. Anche la solitudine sociale può essere autoindotta perché non ci sentiamo all’altezza o ci sentiamo giudicati o eteroindotta. 

Quella affettiva è il disagio psicologico o sensazione di essere soli al mondo a seguito di una perdita (spesso un lutto ma non solo) di figure importanti come un coniuge, un figlio, un genitore.

In tutti i casi è un sentimento fortemente legato alla percezione delle relazioni che si hanno e quelle che invece si vorrebbero avere, delle relazioni che si sono perse e che si vorrebbe ritrovare. 

Tipologie

Secondo la psicologia moderna, può essere suddivisa in tre tipologie principali: situazionale, evolutiva e interna. 

Isolamento situazionale  

Si manifesta a seguito di cambiamenti che avvengono nella vita di un individuo. I fattori che intervengono in questa tipologia di solitudine sono di carattere:

Evolutiva 

Fa riferimento alla solitudine che viene percepita dagli individui quando pensano di non svilupparsi (fisicamente e cognitivamente) come i coetanei.

Emerge quando ci si sente differenti, generalmente in ritardo (ma anche in anticipo), nel raggiungere i successi e le tappe che i propri coetanei e/o compagni raggiungono. 

In questo caso i fattori che contribuiscono al manifestarsi di sentimenti di solitudine riguardano:

Isolamento interno

Fa riferimento alla solitudine che si percepisce costantemente nonostante ci si trovi sempre circondati da persone. 

Può essere legato all’incapacità di instaurare legami e relazioni con gli altri che siano significative per noi e che abbiano un valore.

Il valore delle relazioni, tuttavia, dipende soprattutto dalla nostra personalità e dal valore che attribuiamo a noi stessi. La persona si sente sola a prescindere dalla situazione, si sente sola sempre anche in presenza di altri. 

I fattori che maggiormente influenzano questa tipologia di solitudine includono fattori:

Quando diventa patologica la solitudine 

Di per sé non è un disturbo o una malattia; tuttavia, essa è uno stato d’animo e una condizione che non deve essere sottovalutata perché può comportare gravi conseguenze. 

Quando  diventa un problema

Solitudine significa sentire che le proprie relazioni sono inadeguate e insoddisfacenti a prescindere dal loro numero. 

Provare sentimenti di solitudine nell’arco della propria vita è normale e fisiologico, soprattutto in alcuni periodi di transizione ma anche a seguito di eventi particolarmente rilevanti per noi.

È necessario, tuttavia, fare molta attenzione. Dovrebbe rappresentare una condizione temporanea e provvisoria che si manifesta in periodi e circostanze più o meno definiti e ha un decorso più o meno lungo ma circoscritto (si evolve, si attenua e si allontana). 

Quando i sentimenti di solitudine o l’isolamento sociale diventano condizioni durature e persistenti bisogna rivolgersi a uno psicologo. In particolare, quando:

Purtroppo, le conseguenze della solitudine patologica sono serie e riguardano tanto l’aspetto cognitivo e psicologico quanto quello fisico perché vanno a intaccare il corretto funzionamento dell’organismo. 

La solitudine in rapido aumento

La solitudine non è di per sé una patologia ma può diventarlo quando si cronicizza e si associa a disagio e disturbi psico-fisici. 

E’ un costrutto fortemente influenzato dall’età e dell’avanzamento tecnologico. Invecchiare non piace a nessuno ma è un passaggio obbligatorio che comporta cambiamenti fisici, mentali e ambientali. 

Ci si pensiona, il corpo invecchia e si affatica più facilmente, ci si allontana dal mondo sociale perché si pensa di non essere più utili e necessari oppure perché si viene allontanati dalla società stessa. 

Nell’anziano, quindi, la solitudine, espressa come dimensione soggettiva e oggettiva, è molto frequente. 

Grazie all’avanzare della tecnologia, la qualità della vita è migliorata e con essa anche l’età media. Il numero di anziani è aumentato e aumenterà nel futuro quindi anche l’incidenza della solitudine sulla popolazione.

La tecnologia ha permesso anche di sviluppare modi alternativi di socializzazione per facilitare la globalizzazione e la comunicazione a distanza. Grazie ai social network e alle piattaforme di interazione è possibile raggiungere persone lontane centinaia di chilometri e creare rapide connessioni in situazioni eccezionali di emergenza. Nonostante questo, le persone sperimentano sempre più frequentemente sentimenti di solitudine, fragilità, sensazioni di vuoto.

Questo è dovuto principalmente alle caratteristiche stesse dei social network e del loro funzionamento. Ci portano a trascurare il mondo che ci circonda favorendo la creazione di amicizie che si fondano sulla quantità e non sulla qualità (followers). Per paura di rimanere soli ci “connettiamo” eppure siamo più soli di quanto non fossimo prima.

Solitudine e depressione

Ha un fortissimo impatto sulla salute mentale e risulta essere strettamente collegata con alcuni disturbi psicologici più o meno gravi e pervasivi. 

Gli studi recenti hanno dimostrato una stretta relazione tra depressione e solitudine. Come abbiamo ripetuto più volte, può essere reale (quando si è soli, si vive soli o non si hanno relazioni e amicizie) o percepita (quando ci sentiamo solo seppur circondati da persone). 

E’ un disturbo psicologico in cui la persona manifesta:

Quindi, può rappresentare uno dei sintomi della depressione e quindi essere conseguenza di tale disturbo. 

D’altra parte, è stato dimostrato che la presenza di sentimenti di solitudine può predire (e quindi essere causa e non conseguenza) l’insorgenza di un disturbo depressivo. 

Uno studio molto recente ha dimostrato una correlazione positiva tra quantità di sintomi depressivi e solitudine. Questo significa che le persone che mostravano punteggi più alti di solitudine avevano più sintomi e più gravi sintomi depressivi. In altre parole, all’aumentare della solitudine aumentano i sintomi depressivi. 

Lo studio suggerisce, in conclusione, di considerare la solitudine percepita come un fattore predittivo dell’insorgenza di depressione aprendo interessanti strade di intervento precoce per diminuire la probabilità di insorgenza della patologia depressiva. 

Conseguenza della demenza

Viene identificata come uno dei segnali precoci di rischio per l’insorgenza delle demenze negli anziani. Sicuramente la solitudine aumenta il rischio di insorgenza di malattie neurodegenerative ma è anche vero che a seguito dell’insorgenza di un deterioramento cognitivo si manifestano sentimenti di solitudine. 

Nella malattia di Alzheimer, come anche in altre tipologie di demenze, la compromissione della memoria, della cognizione e dell’affettività è molto più marcata rispetto a un invecchiamento fisiologico.

È possibile che a causa della diminuzione della abilità cognitive, linguistiche e affettive l’individuo affetto da demenza tenda a isolarsi e a non esporsi a stimolazioni sociali.

Alla diminuzione della riserva cerebrale (intesa come diminuzione della quantità di neuroni che abbiamo nel nostro cervello) si assocerà una diminuzione della riserva cognitiva (intesa come diminuzione del numero e della forza delle connessioni tra i neuroni).

La riserva cognitiva viene mantenuta grazie all’esercizio, che può andare da una lettura, a un cruciverba, allo sport o alle interazioni sociali.

La solitudine nella demenza può dunque essere una conseguenza indiretta come nel caso appena visto, o essere una conseguenza diretta dimostrandosi un sintomo fisiologicamente correlato alla malattia e non agli altri sintomi.

Una terza possibilità prevede che la solitudine sia un fattore concorrente all’insorgenza della demenza di Alzheimer compromettendo i sistemi cerebrali deputati all’elaborazione cognitiva, della memoria e dell’affettività. 

Concausa della demenza

La solitudine, molto frequentemente, risulta essere associata a disturbi di natura neurologica. 

La solitudine intesa nella sua totalità ha effetti molto negativi sul cervello di una persona. L’avanzare della tecnologia e l’uso di apparecchiature sempre più sofisticate per lo studio del cervello in condizioni particolari hanno permesso di investigare gli effetti dell’isolamento sociale sul cervello stesso.

I risultati degli studi mostrano una relazione tra solitudine e diminuzione del volume di molte aree cerebrali coinvolte in diverse funzioni cognitive come apprendimento e memoria. In particolare, l’isolamento sociale porterebbe all’atrofizzazione delle aree cerebrali a causa della diminuzione degli stimoli, in termini di quantità e qualità, a cui l’individuo è sottoposto.

Accade cioè, quello che accade per i muscoli se non li si usa, diminuiscono il loro volume e la loro forza. Le relazioni interpersonali, tuttavia, rappresenterebbero un forte fattore protettivo contro il deterioramento cognitivo perché presuppongono un’attività cerebrale molto intensa.

Pensiamo a quando parliamo con un nostro amico, molteplici funzioni cognitive devono essere reclutate. Dobbiamo conoscere e saper usare correttamente:

Mantenendo la nostra mente attiva è possibile diminuire il rischio di demenza e deterioramento cognitivo. 

Alcolismo

L’isolamento ha uno stretto legame anche con disturbi psicopatologici da abuso di sostanze e alcol.

Il disturbo da abuso di alcol (e in maggior misura l’abuso di sostanze illecite) è il disturbo mentale (definito dal DSM 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) più diffuso al mondo e anche quello più stigmatizzato a livello sociale.

Tale stigmatizzazione da parte della società comporta l’attribuzione di una connotazione negativa all’individuo che soffre del disturbo mentale.

Questo porta a discriminazioni, stereotipi, pregiudizi, disuguaglianze, emarginazione, tutte conseguenze che alimentano i sentimenti di solitudine e l’isolamento sociale.  

L’abuso di alcol ha conseguenze tossiche sul cervello, portando a una diminuzione del volume cerebrale e un disequilibrio dei neurotrasmettitori che conducono l’informazione attraverso il cervello. 

Ciò porta a depressione, disforia, perdita di memoria, irascibilità, nervosismo, sonnolenza con conseguente difficoltà nel mantenere relazioni soddisfacenti per sé stessi e gli altri fino alla perdita di queste.

In quest’ottica, la solitudine rappresenterebbe una conseguenza dell’emarginazione agita da altri per la stigmatizzazione o una conseguenza degli effetti della patologia sul sistema cognitivo e sulle capacità relazionali.  

Alle volte, tuttavia, è possibile che la solitudine non sia una conseguenza ma rappresenti una delle cause del disturbo da alcol. Gli individui per colmare i sentimenti di solitudine farebbero abuso di alcol per sfuggire alla realtà che non gli piace e che non riescono a sopportare. 

Abuso

La solitudine è un sentimento molto presente e costante in tutti coloro che hanno subito un abuso di qualsiasi tipo.

Le vittime di bullismo sperimentano sentimenti di solitudine e tendono a isolarsi autonomamente per paura delle ripercussioni del bullo e della vergogna e dell’umiliazione che riceveranno o che hanno già subito.

Anche le vittime di violenza sessuale, stupro e violenza domestica hanno un’alta probabilità di presentare sentimenti di solitudine e isolamento sociale.

Donne e uomini abusati si sentono incompresi, unici, soli, giudicati e stigmatizzati (soprattutto gli uomini) per ciò che hanno subito.

Molto spesso vengono denigrati e presi in giro, accusati di dire il falso e sbeffeggiati da coloro che li circondano, dai mass media e spesso anche da operatori sanitari e forze dell’ordine.

La solitudine percepita e la vergogna, anche in questo caso coadiuvate dalla paura, determinano l’allontanamento dalla vita sociale e il rintanamento nei propri posti sicuri.

Disturbi di personalità e psichiatrici

La solitudine nella sua dimensione soggettiva è caratterizzata prevalentemente dall’insoddisfazione delle relazioni interpersonali che si possiedono e dalla sensazione che nessuno ci comprenda e ci capisca.

Sentirsi soli è una delle caratteristiche e dei sintomi che molto spesso si riscontrano nel disturbo di personalità borderline. 

La solitudine è un sentimento presente in varie tipologie di disturbi come quelli affettivi e dell’umore, di personalità come il disturbo dello spettro schizofrenico e del disturbo antisociale.

Nella schizofrenia e nelle psicosi molte volte l’isolamento sociale viene ricercato per sfuggire a persecuzioni immaginarie e deliranti. Se da una parte il paziente schizofrenico ricerca l’isolamento per tutelare la sua vita da persecuzioni immaginarie, dall’altra la paura e lo stigma verso questi pazienti determinerà l’allontanamento delle persone che li circondano. 

Anche altri disturbi, come i disturbi da panico e le fobie sociali, sono strettamente correlate alla solitudine. 

Sintomi e sensazioni della solitudine 

E’ caratterizzata prevalentemente da insoddisfazione e sentimenti negativi relativi alle relazioni che si intrattengono o si vorrebbero intrattenere.

Sintomi principali 

Ad oggi la solitudine non è inquadrata o definita dal DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) tuttavia, essa può manifestarsi in differenti modi ed essere causa di differenti disturbi.

  1. Sintomi psicologici: le persone che sperimentano solitudine provano insoddisfazione per le proprie relazioni, incapacità di aprirsi con l’altro e di creare legami intimi e contatti veri. Si sentono sole anche in presenza di altri, si sentono non accettate o ben volute. Spesso la solitudine comporta una diminuzione della comunicazione, un aumento della tristezza, dell’ansia e dell’agitazione. È presente diminuzione dell’autostima e della self efficacy, molto spesso depressione.   
  2. Sintomi comportamentali: la persona che si sente sola spesso si isola, ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e ad aprirsi, non riesce a mantenere i rapporti interpersonali. La solitudine piò portare ad agitazione e a scoppi d’ira.  
  3. Sintomi cognitivi: chi soffre di solitudine spesso manifesta disturbi del sonno, difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione, disturbi del comportamento alimentare, disturbi da abuso di alcol o sostanze, disturbi di memoria. 

Cause e soggetti a rischio 

E’ una condizione psicologica alla cui manifestazione contribuiscono differenti fattori ambientali, psicologici, situazionali, neurologici e fisiologici.   

Cause ambientali e psicologiche

La solitudine può essere causata da variabili situazionali legate a cambiamenti più o meno radicali che l’individuo si trova ad affrontare durante la sua vita. Ad esempio, è stato osservato che nei periodi di transizione, come il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza alla prima età adulta, i sentimenti di solitudine sono molto frequenti e intensi.

Questi momenti di sviluppo rappresentano dei periodi critici in cui avvengono cambiamenti di tipo fisico, cognitivo, comportamentale e sociale.

Il passaggio all’adolescenza dall’infanzia corrisponde, in linea generale, alla comparsa dei caratteri sessuali secondari (seno, peli, voce) e all’insorgere del desiderio sessuale e di autonomia.

Si associano cambiamenti nel modo di pensare, di vivere e percepire il proprio corpo, di affrontare i problemi e di ricercare soluzioni.

Il passaggio alla prima età adulta corrisponde a nuovi cambiamenti radicali (perché ci modifichiamo di continuo). Molto spesso si abbandona o si lascia temporaneamente la casa genitoriale, il posto sicuro, ci si trasferisce in regioni o città differenti da quella di provenienza per studio o lavoro, si formano nuove amicizie e se ne perdono di vecchie, ci si reinventa, si prova a diventare adulti.

Tutti questi cambiamenti, siano essi di tipo biologico (sviluppo), psicologico (autostima e percezione di sé), ambientali e culturali (università, lavoro, nuova scuola), possono rappresentare dei potenti fattori di stress che possono far scaturire disagi psicologici e sentimenti forti e duraturi, alle volte cronici, di solitudine.

Cambiamenti di vita

La solitudine sembra essere correlata a cambiamenti di vita transitori o permanenti.

Lutto e gravidanza

Accudimento familiare e accettazione sociale

La solitudine, secondo la teoria della Piramide di Maslow, potrebbe derivare dal mancato soddisfacimento dei bisogni di accudimento e di appartenenza.

La piramide dei bisogni di Maslow è una rappresentazione dei bisogni che l’uomo deve soddisfare per la crescita e una piena realizzazione. Secondo questa teoria i bisogni possono essere rappresentati secondo un modello gerarchico che assume la schematizzazione di una piramide ai cui piedi sono posizionati i bisogni fisiologici (bere, mangiare, dormire) a cui seguono quelli di appartenenza, di stima e autorealizzazione.

Il soddisfacimento di un bisogno alla base della piramide è necessario per far emergere il bisogno posto subito al di sopra nella piramide.

Il bisogno di appartenenza fa riferimento al bisogno umano di sviluppare e mantenere delle connessioni interpersonali con chi ci circonda. Invece il bisogno di accudimento fa riferimento alla necessità dell’uomo di sentirsi al sicuro, protetto, tranquillo.

Questi bisogni sarebbero essenziali per l’uomo e il loro non soddisfacimento porterebbe ad ansietà e tensione ma soprattutto a sentimenti di solitudine e isolamento.

Isolamento fisico

La solitudine, il sentirsi soli, non sempre coincide con l’essere veramente soli cioè con l’isolamento. Sicuramente non avere relazioni interpersonali aumenta la probabilità di sentirsi soli ma l’avere molti amici non protegge dal rischio di solitudine.

Alcune ricerche, tuttavia, hanno dimostrato una relazione bidirezionale tra isolamento e solitudine sostenendo che siano due variabili che si rafforzano vicendevolmente. In altre parole, queste ricerche sostengono che chi si sente solo tenderà a isolarsi a seguito degli effetti negativi della solitudine sulla cognizione (distorsioni, negatività e pensieri).

Allo stesso modo, l’isolamento sociale dovuto ai sentimenti di solitudine rafforzerà questi sentimenti che causeranno il rafforzamento delle distorsioni che hanno portano all’isolamento.

Con lo stesso processo, l’isolamento sociale dovuto a fobie, vergogna, violenza, denigrazione, discriminazione ecc. porterà a sentimenti negativi, ansia, malessere e solitudine. I sentimenti di solitudine agiranno a loro volta sull’isolamento come in un circolo vizioso.

Solitudine: cause psicologiche psichiatriche e neurologiche

Cause psicologiche

La solitudine spesso è legata a fattori di personalità come la bassa autostima e bassa autoefficacia. Molto spesso chi ha una bassa autostima crede di non valere abbastanza per avere l’attenzione di chi le sta attorno.

Generalmente in questo caso, la persona si sente di troppo, non meritevole e tenderà a isolarsi perché crederà di non essere bene accetta.

Similmente chi ha una bassa autoefficacia crederà di non essere bravo, all’altezza, competente, adatto nel fare o dire qualcosa. Il non essere all’altezza di eseguire un compito come gli altri o il credere di non valere abbastanza per meritare l’amore, l’apprezzamento e l’attenzione degli altri possono portare all’isolamento e all’insorgenza di solitudine cronica.

Cause psichiatriche e neurologiche

Tra i disturbi psichiatrici o neurologici che possono rappresentare delle cause scatenanti la solitudine o conseguenze dei sentimenti di solitudine troviamo:

La solitudine e l’isolamento sociale possono essere conseguenza o concausa di una di queste patologie.

Solitudine: fattori di rischio e di protezione

Sicuramente a incidere negativamente sul rischio di solitudine (soggettiva e oggettiva) vi sono diversi fattori:

Come combattere la solitudine: terapie e trattamenti

Non è una malattia ma può diventare un problema se la si sottovaluta. Esistono alcuni accorgimenti e azioni che possono essere intrapresi per evitare che ciò accada.

La solitudine è uno stato d’animo e una condizione psicologica che si presenta naturalmente durante il percorso di vita in differenti momenti. Generalmente è una situazione transitoria ma che può, in diversi casi, trasformarsi in una condizione permanente che conduce a disturbi fisici e mentali di vario tipo.

Terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale può aiutarti a migliorare l’autostima e il senso di autoefficacia e a potenziare i meccanismi di protezione e di fronteggiamento positivi delle situazioni.

Può aiutarti anche con l’assertività e le capacità comunicative che ti permetteranno di riuscire a esprimere in maniera più efficace ed efficiente i tuoi bisogni e sentimenti. Inoltre, potrà aiutarti a migliorare le tue abilità di resilienza, motivazione e la tua soddisfazione.

Ti aiuterà a individuare e a mettere a fuoco la relazione tra pensieri, sentimenti e situazioni oltre che la tua timidezza e ansia sociale. Infine, ti permetterà di individuare la causa del disagio che stai vivendo ed eventualmente risolverla velocemente, come nel caso delle fobie o dell’ansia.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla terapia cognitivo comportamentale.

Frequenta un gruppo di supporto

In questi gruppi potrai esprimere te stesso senza paura di giudizi, confrontarti con altre persone nella tua stessa situazione.

Acquisirai consapevolezza della tua situazione e verificherai che non sei solo/a e che ciò che stai vivendo lo hanno sperimentato o lo stanno sperimentando altre persone prima di te e con te.

Rete sociale

La rete di supporto familiare, di colleghi e amici rappresenta un valido aiuto per affrontare il disagio. 

Cerca di aprirti con loro e prova a condividere aspetti della tua vita e ascoltare quelli degli altri. Cerca di entrare in contatto con chi ti circonda. Ascolta e fatti ascoltare.

Tutti i danni della solitudine

La solitudine, sebbene non sia una malattia, può avere delle gravi conseguenze sulla salute psico-fisica dell’individuo incidendo sulla longevità e sulla qualità della vita.

Può avere sia direttamente che indirettamente una vasta gamma di effetti negativi sulla salute fisica e mentale.

Tra le conseguenze possiamo trovare:

Proprio perché la solitudine può avere tutte queste possibili conseguenze la si considera un fattore di rischio di mortalità.

La solitudine non deve essere sottovalutata e minimizzata perché le sue conseguenze sono gravi e non sempre risolvibili nell’immediato.

Come prevenire la solitudine patologica

La solitudine può avere gravi conseguenze sulla salute dell’individuo. Riconoscere e accettare la propria condizione è necessario per poter agire consapevolmente e riuscire a uscire da questa condizione.

La solitudine è una condizione psicologica la cui prognosi può essere disastrosa e allarmante conducendo a disturbi sia fisici che mentali.  

L’attività di divulgazione è un’attività fondamentale per sensibilizzare al problema e permettere un intervento precoce. Di fondamentale importanza è la possibilità di rivolgersi a professionisti della salute in grado di aiutarti a comprendere il problema e le sue radici al fine poterlo arginare o risolvere.  

Conoscere e favorire la condivisione di informazioni utili su questo argomento è importante anche per far sì che gli individui non si sentano unici, incompresi e senza speranze. Questi sono sentimenti che, come in un circolo vizioso, aggravano i sentimenti di solitudine e l’isolamento sociale.

Cosa fare per limitare gli effetti della solitudine

La solitudine nell’era di internet

La solitudine è una condizione che nell’era di internet e dei social network potrebbe non sembrare un problema. I social network ci permettono di restare sempre in contatto gli uni con gli altri, di parlare, scherzare e condividere esperienze in ogni momento anche con persone che non sono fisicamente vicino a noi.

Essi facilitano la comunicazione veloce anche a distanza e in circostanze particolari, di emergenza, quando potersi toccare o potersi vedere di persona non è possibile o facilmente fattibile. Grazie a internet possiamo essere chi vogliamo, nascondere meglio i nostri difetti, mostrare solo una parte di ciò che siamo.

Ma come ogni cosa, anche internet ha un prezzo. Se è vero che i social facilitano le interazioni sociali, è vero anche che le relazioni sociali che vengono create sono spesso superficiali e di opportunità, vuote, non soddisfacenti o profonde.

Nel mondo virtuale essere accettati significa essere popolari e avere Followers. Contano i numeri e non la qualità ed è quindi chiaro come il rischio di sentirsi emotivamente soli sia molto alto.

Con internet stiamo perdendo la capacità di coltivare relazioni interpersonali vis a vis, non sappiamo relazionarci con l’altro, riconoscere le emozioni ed entrare in empatia con il nostro interlocutore, non sappiamo essere presenti all’altro.

Fonti
  1. Mushtaq, R., Shoib, S., Shah, T., & Mushtaq, S. (2014). Relationship between loneliness, psychiatric disorders and physical health? A review on the psychological aspects of loneliness. Journal of clinical and diagnostic research: JCDR, 8(9), WE01.
  2. Kemperman, A., van den Berg, P., Weijs-Perrée, M., & Uijtdewillegen, K. (2019). Loneliness of older adults: Social network and the living environment. International journal of environmental research and public health, 16(3), 406.
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