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Sindrome da burnout: sintomi, cause e come prevenire lo stress lavoro-correlato

una donna in ufficio che stanca si massaggia gli occhi e che soffre di sindrome da burnout

Il burnout è una sindrome psicologica causata dallo stress lavoro-correlato. Il significato di burnout va oltre la semplice stanchezza; è uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale che deriva da un impegno prolungato e intenso. Si riscontra spesso nelle professioni di aiuto, cioè in quelle che prevedono un contatto diretto e prolungato con altre persone, con le loro emozioni, esigenze e necessità.

Rientrano in questa categoria infermieri, OSS, assistenti sociali, medici, insegnanti, psicologi, ma anche ristoratori, avvocati e impiegati.

Queste professioni sono particolarmente a rischio, poiché l’accumulo di situazioni di stress e pressioni emotive, se non adeguatamente gestito, può generare i sintomi tipici del burnout come ansia, depressione, insonnia e persino mal di testa frequenti.

Inoltre, chi ne è colpito può manifestare cambiamenti a livello comportamentale, emotivo, fisiologico e cognitivo.

Rivolgersi agli esperti e intraprendere un percorso terapeutico può aiutare a ridurre i livelli di stress, incrementando autostima, assertività e resilienza.

L’attività di prevenzione, inoltre, non riguarda solo l’individuo, ma coinvolge i datori di lavoro che dovrebbero adottare strategie per migliorare la soddisfazione lavorativa e ridurre gli aspetti negativi.

Cos’è la sindrome da burn-out

Si dice “andare in burnout” quando una persona, per l’eccessivo stress sul lavoro, arriva a un punto di rottura in cui non riesce più a gestire in modo costruttivo le difficoltà quotidiane.

Il termine, che in italiano significa “bruciato” o “esaurito”, si riferisce a un esaurimento psicofisico profondo, associato a diversi sintomi tra cui ansia, depressione, insonnia, mal di stomaco e mal di testa.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burnout è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito.

Si manifesta in diversi modi ma sono tre le caratteristiche principali:

Le 4 fasi del burnout

Il burnout da lavoro si manifesta gradualmente, seguendo un processo in quattro fasi che permettono di individuare il disagio e di intervenire per ristabilire un equilibrio psicofisico.

  1. Entusiasmo. In questa fase iniziale, il lavoro è vissuto con grande motivazione e aspettative elevate. La persona può sviluppare una sorta di “dipendenza” da lavoro, dedicandosi eccessivamente e sacrificando il tempo libero. È comune aspettarsi cambiamenti rapidi e di successo, ma questa spinta può essere il primo segnale di uno squilibrio.
  2. Stagnazione. Segue un periodo di delusione: il lavoratore si rende conto che gli sforzi non hanno prodotto i risultati sperati. Questa disillusione porta a un atteggiamento più passivo e spesso rassegnato, accompagnato da un calo dell’impegno e della soddisfazione per il lavoro.
  3. Frustrazione. In questa fase, la persona inizia a sentirsi inefficace e incapace di svolgere il proprio lavoro, con sentimenti di rabbia e risentimento che si manifestano anche nei confronti dei colleghi, dei superiori e, talvolta, degli utenti o clienti. Questa frustrazione evidenzia un profondo disagio, che compromette ulteriormente la capacità di affrontare le sfide lavorative.
  4. Disimpegno. L’apatia e il cinismo diventano predominanti. La persona si sente completamente svuotata e perde interesse per il lavoro, accompagnata spesso da sentimenti di colpa e inutilità. Ciò che un tempo dava soddisfazione sembra ormai privo di significato e qualsiasi motivazione appare irraggiungibile.

Differenza con lo stress

Il burnout è una condizione di esaurimento che si distingue dallo stress da lavoro per il modo in cui si sviluppa e per l’impatto che ha sull’equilibrio psicofisico di una persona.

Lo stress da lavoro, infatti, deriva spesso dalla necessità di affrontare sfide che richiedono sforzi aggiuntivi e che possono generare pressioni e tensioni. Pensa, ad esempio, a quando ricevi una richiesta lavorativa nuova, di fronte alla quale ti senti magari insicuro o impreparato: la novità ti spinge a impegnarti di più per trovare una soluzione.

In questi casi, se l’impegno e le risorse spese non portano al risultato sperato, lo stress può prolungarsi e trasformarsi in quello che viene chiamato distress. E qui entra in gioco il burnout: quando lo stress diventa costante e logorante, tanto da consumare le energie fisiche e mentali, può sfociare in questa sindrome.

Il burnout è quindi più di un semplice sovraccarico: è il risultato di una gestione inefficace dello stress prolungato, che lascia l’individuo esausto e incapace di affrontare nuove sfide.

Quali sono i sintomi del burn out

I sintomi della sindrome di burnout possono assumere sfumature diverse tra le persone e riguardano aspetti psicologici, fisici e generali.

Dal punto di vista psicologico, il burnout si presenta spesso con irritabilità, perdita di motivazione e senso di colpa.

La persona si sente per lo più insoddisfatta, con pensieri di fallimento, disinteresse verso il lavoro e una progressiva perdita di fiducia in se stessa, arrivando a temere anche l’idea di un cambiamento.

Non è raro che il burnout evolva verso forme più serie come depressione o attacchi di ansia, portando a un vero e proprio crollo delle energie mentali. Questo stato di esaurimento si riflette spesso nel rapporto con il lavoro: la persona fatica ad andare in ufficio, accumula ritardi, assenze o cerca scuse per allontanarsi dall’ambiente lavorativo.

Anche la sfera privata, dalle relazioni alle attività personali, risente di questo malessere generale.

I sintomi fisici includono frequenti disturbi gastrointestinali, come gastrite e colite, accompagnati da emicranie o cefalee e, in alcuni casi, perfino ulcere o problemi della pelle, come acne e dermatite, che sembrano intensificarsi nei periodi di maggiore stress.

Infine, tra i sintomi aspecifici, si evidenziano un costante senso di stanchezza, apatia, difficoltà a dormire e problemi con l’appetito, insieme a un calo del desiderio sessuale.

Tutto questo rende il burnout una condizione complessa, con ripercussioni che si estendono oltre il solo ambito lavorativo.

Cause e fattori di rischio della sindrome da burnout

Le cause del burnout sono complesse e si dividono in due grandi categorie: fattori interni all’individuo, come tratti di personalità e caratteristiche demografiche, e fattori esterni di natura relazionale e organizzativa. I principali fattori di rischio sono quindi:

  1. Individuali: comprendono l’età, il genere, la personalità e il contesto familiare, che possono influire sulla resistenza allo stress.
  2. Organizzativi: la monotonia, carichi di lavoro eccessivi, la mancanza di riconoscimento, dinamiche relazionali negative e il basso salario sono elementi che aumentano il rischio di esaurimento.
  3. Socio-culturali: il mancato riconoscimento del valore del lavoro e la pressione degli utenti portano a sentimenti di sfiducia e svalutazione.

Cause principali di esaurimento

Questi fattori, nel complesso, contribuiscono a rendere l’ambiente lavorativo insostenibile, favorendo lo sviluppo del burnout.

Chi è più colpito dal burnout?

Il burnout è una sindrome diffusa, che ha forti ripercussioni sulla vita delle persone ed è strettamente legata al contesto sociale e lavorativo in cui opera.

Il rischio aumenta quando le caratteristiche del lavoro non sono in sintonia con quelle personali, soprattutto per persone introverse, auto-esigenti e prive di una rete di supporto sociale o familiare.

In ambito sanitario, la sindrome è particolarmente comune, poiché le richieste elevate, il coinvolgimento emotivo e la mancanza di riconoscimento rendono il burnout una problematica frequente, specie tra infermieri.

Tuttavia, il burnout non è limitato alle professioni d’aiuto: può colpire chiunque, specialmente in lavori con grandi responsabilità, scarse possibilità di crescita o mansioni monotone.

In tali contesti, le risorse personali si esauriscono progressivamente, aumentando il rischio di burnout.

Diagnosi

Quando compaiono sintomi fisici, psicologici o comportamentali che suggeriscono un burnout, è essenziale rivolgersi a un professionista per una valutazione.

Secondo l’OMS, il burnout è specificamente legato al contesto lavorativo, quindi il processo diagnostico include una valutazione delle mansioni, dell’ambiente e delle relazioni sul lavoro, insieme a un’anamnesi psicologica e test standardizzati.

La diagnosi di burnout avviene solo dopo aver escluso altri disturbi come ansia, depressione e disturbi dell’adattamento, considerando anche eventuali abusi di alcol, cibo o farmaci.

Gli strumenti diagnostici più usati includono:

Questi test permettono di individuare il grado di burnout e le aree critiche, fornendo una base per un intervento psicoterapico e, se necessario, farmacologico.

Come curare il burnout

Per il trattamento dei burnout occorrono interventi sia a livello organizzativo che individuale. Il primo passo è aiutare la persona a prendere consapevolezza del problema nella propria vita professionale, riconoscendo i fattori che hanno contribuito al suo esaurimento psicofisico.

È essenziale comprendere come il proprio comportamento, vissuto e ambiente lavorativo interagiscono e influenzano questa condizione.

Una volta acquisita maggiore consapevolezza, è utile lavorare su modifiche concrete degli atteggiamenti e dei comportamenti quotidiani.

In molti casi, un percorso di psicoterapia può essere di grande supporto per affrontare e gestire i sintomi del burnout, prevenendo l’aggravarsi di meccanismi di difesa poco sani.

Sul luogo di lavoro, cercare supporto dai superiori, dalle risorse umane o dagli uffici preposti può aiutare ad alleggerire il carico, mentre il sostegno di colleghi, amici e familiari contribuisce a ristabilire un equilibrio tra lavoro e vita privata.

La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, si dimostra particolarmente efficace, poiché adatta l’intervento alla specifica situazione e personalità della persona.

Questo tipo di supporto mira a fornire al paziente una comprensione chiara della propria condizione e dei suoi sintomi, aiutandolo a:

Attraverso questo percorso, la persona impara a gestire le sfide lavorative e personali in modo più sano, riscoprendo un benessere sostenibile nel tempo.

Come evitare e prevenire il burnout

La prevenzione del burnout avviene su diversi livelli, individuale (sull’operatore) e sull’azienda (organizzazione e superiori).

Esprimere il disagio ai superiori rappresenta il primo passo quando un operatore si accorge di stare andando incontro al burnout o ne è già affetto. Parlare ed esporre la situazione ai propri superiori è necessario per cercare un compromesso o capire quali azioni intraprendere.

La rete di supporto familiare, di colleghi ed amici rappresenta un valido aiuto per affrontare il disagio.  

L’esercizio fisico riduce lo stress e la frustrazione apportando benefici a breve e a lungo termine. Ci si può dedicare ad attività rilassanti come yoga, meditazione e mindfulness che sono ottimi rimedi contro lo stress.

L’azienda dovrebbe effettuare prevenzione primaria riconoscendo gli operatori “a rischio” e indirizzandoli verso mansioni e lavori più idonei alle loro caratteristiche o costruire dei piani di inserimento e di intervento specifici.

Essa dovrebbe anche intervenire con la prevenzione secondaria proponendo:

Infine, anche il direttore, il supervisore e i superiori giocano un ruolo cruciale nella prevenzione del burnout quando si mostrano coerenti, accessibili, coinvolgenti, riservati, proattivi e rispettosi di tutti gli operatori. 

Esercizi di sofrologia per prevenire e combattere il burnout

La sofrologia è una tecnica sviluppata dal neuropsichiatra Alfonso Caycedo, che aiuta a rilassare la mente e il corpo in maniera particolarmente efficace. Questa tecnica utilizza metodi sia statici, sia dinamici.

Nel metodo statico, si sta in posizione ferma, con gli occhi chiusi. In quello dinamico, si svolgono degli esercizi simili a quelli dello yoga tradizionale, con particolare attenzione alla respirazione, concentrazione e rilassamento.

1 – Posizione di sofrologia base

Questo esercizio consiste nel rilassamento graduale di tutte le parti del corpo e si può fare da seduti o distesi.

Scegli la posizione che preferisci e inizia a rilassare tutti i muscoli del tuo corpo, partendo da quelli del viso, poi il collo, le spalle e via dicendo fino ad arrivare ai piedi.

Una volta terminato il processo di rilassamento muscolare, concentrati sul tuo respiro, cercando di allungare la fase espiratoria, per staccare la mente dai pensieri.

2 – Espirazione “canticchiata”

Mettiti comodamente in piedi, chiudi gli occhi e fai un bel respiro profondo inspirando con il naso.

Mentre espiri, emetti un suono con la bocca, come se stessi canticchiando delicatamente. Assicurati che il tempo dell’espirazione canticchiata sia più lungo di quello dell’inspirazione.

Noterai che il suono farà vibrare diverse parti del tuo corpo. Modifica la tonalità per sentire cambiare le vibrazioni. Questa tecnica rilassa la mente e ti permette di entrare in maggiore sintonia con il tuo corpo.

3 – Visualizzazione positiva

Mettiti in una posizione comoda, in piedi o seduto su una sedia, e fai un paio di respiri profondi, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca.

Inizia a rilassare la bocca, aprendola un pochino, poi le spalle, lasciandole cadere, come se fossero pesanti. Passa poi alla pancia, cercando di fare respiri addominali.

Inizia a pensare a qualcosa che ti rende felice: un posto, un’attività, un momento importante, un ricordo della tua ultima vacanza. Non fermarti al ricordare, ma immergiti in questo pensiero come se fossi davvero lì, come se lo stessi vivendo ora. Vai nei dettagli: colori, suoni, luci, profumi.

Il tuo cervello segnalerà al tuo corpo che stai vivendo un momento davvero positivo e piacevole, favorendo il relax. Apri gli occhi e torna al presente e alle tue occupazioni: vedrai che avrai acquisito una prospettiva più ampia e luminosa sulla tua giornata!

Conclusioni

Il burnout è uno stato di esaurimento fisico, mentale ed emotivo, dovuto a uno stress cronico non gestito nel contesto lavorativo. Le persone colpite si sentono svuotate, demotivate e prive di energia per affrontare le proprie mansioni.

Oltre alla fatica costante, il burnout può generare disturbi dell’umore, come ansia e depressione, e sintomi fisici, quali insonnia e mal di testa. Agire tempestivamente è essenziale: chiedere supporto a un professionista e prendersi del tempo per sé sono i primi passi verso la guarigione.

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Fonti
  1. Maslach, C., & Leiter, M. P. (2008). “The truth about burnout: How organizations cause personal stress and what to do about it”. John Wiley & Sons.
  2. Burn-out, mobbing e malattie da stress. Il rischio psico-sociale e lo stress lavoro-correlato”, F. Pellegrino, G. Esposito, Positive Press.
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