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Disturbo borderline di personalità (DBP): che cos’è, cause, sintomi, cura e prevenzione

disturbo borderline: che cos'è, cosa vuole dire, sintomi, cause, diagnosi e cure

Il disturbo borderline di personalità o DBP è un disturbo di personalità caratterizzato dall’incapacità di regolare le proprie esperienze affettive ed emotive, la propria impulsività e il proprio comportamento.

Questo quadro si rispecchia nella paura dell’abbandono che viene affrontata sempre con rabbia e nell’incapacità di gestire qualsiasi relazione (lavorativa, familiare, d’amore o amicizia).

Queste ultime sono caratterizzate dall’alternanza di rotture brusche e riavvicinamenti, emozioni intense di idealizzazione e svalutazione del partner e di sé stessi.

L’individuo tende a concepire sé stesso e gli altri in termini dicotomici: buono/cattivo, giusto/sbagliato. Si sente solo e invisibile, ricerca attenzioni e qualcuno che lo possa amare, ma al contempo non pensa di meritare questo amore, auto-sabotandosi.

Il sabotaggio riguarda le relazioni, gli obiettivi da raggiungere e i compiti da svolgere. La psicoterapia può ridurre i comportamenti impulsivi, autodistruttivi, autolesivi e suicidari, alleviare la depressione e aiutare le persone con questo disturbo nelle loro capacità funzionali.

Disturbo borderline di personalità: cosa significa

DBP è caratterizzato da instabilità affettiva e comportamentale che si rispecchia nell’instabilità della percezione di sé e dell’altro, nell’incapacità di mantenere relazioni stabili ed intime e nell’incapacità di controllare gli impulsi.

E’ un disturbo di personalità che si manifesta con un pattern pervasivo di instabilità che si ripropone nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e nell’umore con una marcata impulsività. Tale quadro sintomatologico si manifesta entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti.

Generalmente, quando i tratti di personalità, “modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di sé stessi” divengono rigidi e non flessibili, causando problemi di adattamento, si è in presenza di un disturbo.

Il termine “borderline” è una condizione difficile da definire. Il termine fu inventato da Adolph Stern nel 1939 per indicare una “zona di confine” tra la sintomatologia nevrotica e quella psicotica.

I soggetti con disturbo borderline della personalità sono persone ipersensibili che temono il rifiuto e l’abbandono, in parte perché non vogliono restare da soli.

Queste persone hanno la tendenza ad idealizzare e poi svalutare gli altri e sé stessi. Inoltre, possono ricorrere ad azioni autodistruttive per affrontare o evitare la solitudine.

Ad esempio, possono minacciare e tentare il suicidio, per comunicare la loro sofferenza e non essere abbandonati.

Tipologie di Disturbo Borderline di Personalità

Sebbene non esista una suddivisione scientifica per il disturbo borderline di personalità, nei libri di divulgazione popolare e sui media ne possiamo trovare differenti.

La prima suddivisione che possiamo attuare è la differenziazione tra individui borderline a basso funzionamento o convenzionali e individui ad alto funzionamento o invisibili.

Nel primo caso, gli individui mostrano sintomatologia classica del disturbo e moltissimi comportamenti autodistruttivi. Invece, nel caso degli individui ad alto funzionamento, la sintomatologia sembra non essere presente sebbene mostrino dei comportamenti distruttivi verso gli altri, come critiche verbali e violenza.

Grinker distingue quattro tipologie di disturbo Borderline di personalità:

Sintomi del disturbo borderline di personalità

Caratteristiche principali

I sintomi del disturbo borderline di personalità inficiano gravemente l’instaurarsi e il mantenimento stabile di una relazione di qualunque tipo.

Questo disturbo è caratterizzato da instabilità dell’umore, disordini della percezione di Sé e degli altri, comportamento impulsivo e relazioni molto intense anche se instabili.

Le caratteristiche principali riguardano la disregolazione:

Sintomi comuni e non comuni

Chi soffre di disturbo borderline di personalità mostra:

Oltre ai sintomi principali si possono riscontrare:

Quando i sintomi tipici non sono presenti o non sono visibili, si parla di disturbo borderline ad alto funzionamento, in cui gli individui cercano di celare la sintomatologia.

Questi individui appaiono come sicuri di sé e tranquilli. Ma in realtà nascondono la loro parte fragile e ferita, la vergogna, la solitudine e l’autocritica verso sé stessi, e la rabbia che provano verso il mondo.

Cercano di colmare il vuoto attraverso l’attuazione di comportamenti come l’abuso di sostanze o altri comportamenti disfunzionali.

Come riconoscere una persona borderline

Il più caratteristico sintomo di questo disturbo è rappresentato dalla paura dell’abbandono, spesso accompagnato da sentimenti di vuoto e di solitudine.

L’individuo con DBP spesso si sente invisibile e quando percepisce di stare per essere abbandonato diventa aggressivo, arrabbiato e timoroso.

Questo meccanismo viene applicato a tutti gli eventi della vita. Ad esempio, se non ottiene un impiego o non riesce a comprare un articolo perché terminato, il pensiero conseguente sarà che l’altro (il datore di lavoro o il commesso) lo abbiano rifiutato perché lui è sbagliato o cattivo.

Sebbene desideri ardentemente una relazione intima con qualcuno, non riesce a mantenerla o ad empatizzare con un’altra persona a meno che non sia sicuro che l’altro ricambi.

Inoltre, gli individui con DBP hanno difficoltà a gestire la rabbia che si può manifestare attraverso scatti d’ira verbali e fisici, sarcasmo o altre modalità non sempre esplicite. Dopo l’esplosione si sentono spesso in colpa, il che rafforza la loro idea di essere sbagliati.

La volubilità e il cambio repentino di idee o opinioni è caratteristico di queste persone, che possono mostrarsi come bisognose di aiuto e sostegno, e un secondo dopo, rancorose perché deluse.

Questo atteggiamento si rispecchia nel cambio brusco di:

Questa volubilità si applica anche ai comportamenti, che vengono messi in atto impulsivamente e senza pensare. Essi riguardano:

In certe circostanze sono presenti autolesionismo e comportamento suicidario.

Cause del DBP

Le cause si possono distinguere in due grandi categorie, biologiche e psicologiche, che interagiscono tra di loro influenzando la manifestazione e il decorso del disturbo.

Il DBP sembrerebbe derivare dall’interazione di diversi fattori eziologici, genetici, ambientali e culturali, che si rafforzano vicendevolmente.

Le cause possono essere distinte in psicologiche e genetiche.

Cause genetiche e biologiche

Cause psicologiche e ambientali

Fattori di rischio

Caratteristiche personologiche

Sono individui che nel corso della loro vita manifestano:

Agiscono generalmente senza prendere in considerazione le conseguenze del proprio comportamento. Ciò predispone all’insorgenza del DBP.

Fattori psicologici

La personalità, gli stili comportamentali e i disturbi dell’umore sembrerebbero aumentare il rischio di DBP.

Tra questi rientrano depressione, disturbi bipolari, ansia, disturbo post-traumatico da stress. Un’ipotesi sostiene che il DBP rappresenti una forma atipica dei disturbi dell’umore, teoria sostenuta dalle evidenze per cui la maggior parte dei pazienti con DBP manifesta anche un disturbo dell’umore.

Fattori ambientali

Il DBP si manifesta con maggiore frequenza negli individui che hanno vissuto eventi traumatici o stressanti di diversa natura durante lo sviluppo (40-70%).

Le esperienze traumatiche includono abusi sessuali o psicologi, torture infantili, esperienze di abbandono dei genitori. Tra le donne con DBP sono molto frequenti storie di incesti, con una percentuale del 30-70%.

Al contrario, gli uomini sembrerebbero essere stati vittime, più spesso delle donne, di violenze da parte dei genitori.

Familiarità

Il tasso di ereditabilità del disturbo è del 52-68%. Quello che viene ereditato, non è il disturbo in quanto tale ma la predisposizione e le caratteristiche personologiche che aumentano la probabilità di insorgenza del disturbo.

Fattori sociali

Tra questi fattori sono incluse situazioni familiari instabili per incompatibilità genitoriale o problemi economici.

Conseguenze e complicazioni del disturbo borderline

Il disturbo borderline di personalità è un disturbo disabilitante che può interferire significativamente nella vita quotidiana dell’individuo (adulto o adolescente). 

È caratterizzato da una compromissione del funzionamento affettivo e del controllo degli impulsi. La sintomatologia influisce sulla sfera professionale e lavorativa, relazionale e familiare compromettendo i rapporti interpersonali.

Le conseguenze di questo disturbo includono:

Diagnosi del disturbo borderline di personalità

Il DBP è un disturbo di personalità caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, del comportamento affettivo, dell’immagine di Sé e dell’umore.

La compromissione in questi ambiti e la gravità della compromissione contribuiscono alla diagnosi.

Il disturbo borderline di personalità viene diagnosticato sulla base dei criteri proposti dal DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. La diagnosi viene effettuata da un professionista della salute e comprende oltre alla diagnosi quantitativa una qualitativa.

La valutazione è molto complessa, sia perché molto spesso sono presenti anche altri disturbi, sia perché il quadro sintomatologico è parzialmente condiviso con altri disturbi.

La diagnosi avviene a seguito di un colloquio clinico conoscitivo e successivamente ad altri incontri volti a valutare l’eventuale presenza e gravità del disturbo. Il disturbo borderline di personalità si manifesta prevalentemente nella prima età adulta ma si può presentare anche in adolescenza.

Il disturbo può essere trattato e il decorso è altamente variabile. Nonostante la presenza di un’elevata instabilità comportamentale ed emotiva nella prima età adulta, questa sembra ridursi nel corso del tempo e dell’avanzare dell’età.

Se trattato adeguatamente, la prognosi è quasi sempre buona. La sintomatologia spesso si riduce o addirittura si risolve anche se tale “guarigione” non si traduce necessariamente nel miglioramento dei rapporti interpersonali. A differenza di altri disturbi, i pazienti che migliorano o manifestano remissione totale non mostrano generalmente ricadute nel futuro.

Diagnosi qualitativa

Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato da una compromissione del funzionamento del Sé (instabilità dell’immagine di sé, degli scopi, assenza di progettualità), da sentimenti di vuoto/solitudine, instabilità, ostilità.

Inoltre, gli individui manifestano una compromissione del funzionamento interpersonale caratterizzato dalla presenza di una pervasiva preoccupazione di essere rifiutati e abbandonati e contemporaneamente dalla paura che l’intimità possa essere negativa.

La diagnosi qualitativa è una diagnosi ibrida che serve a valutare il funzionamento della personalità dell’individuo lungo un continuum che va da: nessuna compromissione (livello 0) ad estrema compromissione (compromissione in tutti e 4 i livelli).

I livelli che vengono valutati rientrano in due categorie che riguardano il funzionamento del Sé e il funzionamento interpersonale.

Funzionamento del Sè

Il funzionamento del Sé include:

Funzionamento interpersonale

Il funzionamento interpersonale include:

Diagnosi quantitativa del disturbo borderline

Il disturbo borderline di personalità viene diagnosticato sulla base dei criteri diagnostici descritti dal DSM-5 che prendono in considerazione 9 punti che riguardano comportamenti ed atteggiamenti emotivi. 

Il criterio A definisce che il quadro sintomatologico deve essere caratterizzato da una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1. Sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono.
  2. Un pattern di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
  3. Alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili.
  4. Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (shopping, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate).
  5. Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento auto mutilante.
  6. Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni).
  7. Sentimenti cronici di vuoto.
  8. Rabbia immotivata e intensa, o difficoltà a controllare la rabbia (rabbia costante, ricorrenti scontri fisici e verbali).
  9. Ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

È necessario effettuare una diagnosi differenziale per poter escludere altre patologie che si presentano con sintomatologia simile.

Come curare il disturbo borderline di personalità

Viene trattato in ospedale esclusivamente per la gestione della crisi quando il paziente è in pericolo, la durata del trattamento ospedaliero è generalmente molto breve.

Sebbene venga utilizzata la terapia farmacologica essa è sostanzialmente una terapia di affiancamento a quella terapeutica che rimane la privilegiata. Il trattamento terapeutico non è affatto facile con questa tipologia di pazienti.

Terapia dialettico-comportamentale

La terapia dialettico-comportamentale è un tipo di terapia cognitivo-comportamentale in cui lo psicoterapeuta utilizza la dialettica e le opposizioni (di opinioni e punti di vista) tra paziente e terapeuta per attuare un cambiamento di comportamento nel paziente stesso.

Questa terapia si basa sull’idea che l’alterazione dei meccanismi di regolazione delle risposte emozionali e dei meccanismi del controllo degli impulsi causino la sintomatologia del disturbo borderline di personalità. Tale sintomatologia sarebbe esasperata dalle caratteristiche ambientali.

Prevede un percorso di terapia individuale e un percorso di gruppo centrato sull’apprendimento e miglioramento delle abilità.

Quindi, la terapia aiuta a:

Terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale è mirata a modificare gli schemi disfunzionali alla base del disturbo per raggiungere un benessere psicologico nel quotidiano (familiare, lavorativo ecc.).

Attraverso un percorso tra paziente e terapeuta la terapia aiuta a:

Inoltre, utilizza interventi psicoeducativi per l’acquisizione di maggiore consapevolezza dei propri e degli altrui stati emotivi e pensieri.

Schema Terapy

Schema therapy si basa sull’idea che alcuni schemi mentali, creati nell’infanzia o nell’adolescenza a seguito di un’esperienza negativa, siano alla base di tratti di personalità patologici.

Questi schemi comprendono ricordi, emozioni, pensieri, comportamenti, sensazioni. La schema therapy ha l’obiettivo di rieducare il paziente e modificare gli schemi disfunzionali (causa dei sintomi e comportamenti).

Essa si suddivide in tre fasi:

  1. Identificazione degli schemi, delle strategie di coping e delle modalità comportamentali maladattive.
  2. Riconoscimento degli schemi, quando si attivano nella vita quotidiana.
  3. Sostituzione dei pensieri, sentimenti maladattivi con quelli funzionali.

Benefici della schema therapy

È una terapia integrata che utilizza tecniche immaginative, interpersonali, cognitive e comportamentali, tecniche esperienziali e emotive.  

Inoltre, aiuta il paziente a modificare il proprio stile di coping maladattivo verso uno stile più adattivo. I tre stili di coping maladattivo sono:

  1. Evitamento, in cui l’individuo organizza la propria vita in modo tale da evitare ogni situazione che possa attivare gli schemi mentali.
  2. Resa, in cui il paziente si arrende e non combatte lo schema maladattivo, lo accetta come vero e lo attua.
  3. Ipercompensazione, in cui l’individuo mette in atto uno sforzo eccessivo per negare l’esistenza di questi schemi mentali maladattivi con pensieri, sentimenti e comportamenti.

STEPPS

Systems training for Emotional predictability and problem solving (STEPPS) è un addestramento dei Sistemi – reti di relazioni – alla Prevedibilità Emotiva and Problem Solving.

È un intervento utile per insegnare a chi soffre di disturbo borderline di personalità a controllare l’impulsività e l’intensità emotiva. Questa terapia coinvolge non solo il paziente ma anche coloro che sono vicini al paziente come familiari, amici, persone influenti nella vita del paziente.

Attraverso questo addestramento, l’individuo impara ad utilizzare abilità di base per la gestione dell’intensità emotiva e per la gestione comportamentale.

Per l’intensità emotiva si utilizzano esercizi per:

Invece, per l’impulsività si ricorrerà ad esercizi ed attività che riguardano:

Gli incontri prevedono, generalmente, 20 sedute con cadenza settimanale in cui si cerca di trattare e migliorare una sola abilità per volta.

Trattamento basato sulla mentalizzazione

Questa terapia nasce con l’obiettivo di far sì che il paziente riesca a rappresentare l’esperienza interpersonale in termini di stati mentali.

L’attività di mentalizzazione è una capacità attraverso cui si riesce a:

Tale attività mentale non è un processo che avviene con consapevolezza. L’obiettivo è quello di far comprendere al paziente il comportamento dell’altro e il proprio in termini di emozioni e sentimenti, desideri, bisogni e aspirazioni.

Terapia cognitivo comportamentale e disturbo borderline

La terapia cognitivo comportamentale è mirata a modificare gli schemi disfunzionali alla base del disturbo per raggiungere un benessere psicologico nel quotidiano (familiare, lavorativo ecc). La TCC utilizza interventi psico educativi per l’acquisizione di maggiore consapevolezza dei propri e degli altrui stati emotivi e pensieri.

Attraverso un percorso tra paziente e terapeuta la terapia aiuta a:

Prevenzione e trattamenti

Il DBP è caratterizzato dalla presenza di alterazioni dell’affettività, del comportamento e dell’umore che dovrebbero essere gestite nel migliore dei modi per evitare il cronicizzarsi di schemi mentali disadattivi e disfunzionali.

Fattori protettivi

La prevenzione del DBP e della sua sintomatologia si attua prevalentemente tramite l’intervento in adolescenza.

Sicuramente è possibile diminuire i rischi di manifestazione del disturbo cercando di diminuire i fattori di rischio che possono essere modificati.

Disturbo borderline: collocazione in psichiatria e psicologia

Il disturbo borderline di personalità veniva inserito nel DSM-IV TR (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), tra i disturbi di personalità. Nel DSM-IV TR, l’edizione precedente a quella che verrà adottata a partire dal 2022, il DBP faceva parte di un gruppo di 10 disturbi di personalità, adesso ridotti a 6 (evitante, borderline, antisociale, ossessivo compulsivo e schizotipico).

Il disturbo di personalità era definito come un “pattern pervasivo, stabile e disfunzionale che poteva riguardare l’aspetto percettivo/cognitivo o comportamentale”.

Nel DSM 5 il disturbo di personalità viene ridefinito e viene inteso come “un fallimento adattivo che include un’alterazione del senso di identità ed il fallimento nello sviluppo di un efficace funzionamento interpersonale”.

Nel nuovo manuale, oltre al funzionamento delle personalità (criterio A), è necessario che il disturbo rientri in una delle 6 “definizioni” di disturbo di personalità (Criterio B).

Il quadro deve essere caratterizzato da uno o più tratti patologici da valutare in una serie di domini riconducibili a 5 grandi macroaree:

La compromissione del funzionamento della personalità e dei tratti di personalità deve essere stabile nel tempo e nelle situazioni (Criterio C), non deve essere spiegabile da una fase di vita particolare, dall’ambiente socioculturale o di sviluppo (Criterio D), né dagli effetti fisiologici di una sostanza o condizione medica (Criterio E).

Come comportarsi con gli adolescenti

Le attività di divulgazione e sensibilizzazione sono fondamentali per fornire informazioni scientifiche attuali e recenti inerenti il disturbo borderline di personalità, le sue possibilità terapeutiche e di guarigione. Tali attività rappresentano un primo fondamentale passo di prevenzione.

Generalmente i progetti di prevenzione attiva riguardano la messa in atto di strategie e programmi in grado di aiutare a sviluppare competenze adattive e funzionali per la gestione degli eventi e delle emozioni in adolescenza. I programmi di prevenzione per il disturbo borderline possono prevedere delle sessioni di training sia per i genitori che per i figli, in caso di famiglie a rischio, al fine di fornire delle linee guida per potersi orientare ed agire in determinate situazioni.

Ad esempio, si consiglia al genitore di adottare uno stile educativo tale da non tollerare trattamenti abusanti e aggressivi come minacce, aggressioni e sputi. Si suggerisce in questo caso di allontanarsi dalla situazione per poter poi tornare in un secondo momento su quell’argomento e poterne discutere.

Allo stesso modo, i genitori non dovrebbero utilizzare minacce o ultimatum per ottenere un cambiamento, la strada migliore è sempre quella del dialogo.

I conflitti familiari e le contraddizioni genitoriali spesso alimentano i conflitti e le strategie disfunzionali e aggressive da parte dei figli.

Qualora il dialogo, le spiegazioni, le aspettative dichiarate e le conseguenze non siano sufficienti, sicuramente rivolgersi ad un professionista è la scelta giusta per poter ottenere risultati ed aiutare i propri figli nella gestione del comportamento.

Fonti
  1. American Psychiatric Association, D. S., & American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5.
  2. Dipietro, M., Bruno, V., & Liotta, E. (2011). IL DBP’. QUALE Psicologia, 60.
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