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Assertività: cos’è, cosa vuole dire, stili comunicativi, tecnica e esercizi per svilupparla

assertività: cos'è, significato del comportamento, tecnica per svilupparla

L’assertività o asserzione è la capacità di esprimere sé stessi nel rispetto degli altri, comprendendo i propri bisogni, le proprie emozioni ed obiettivi. Anche sapendoli comunicare a sé stessi e agli altri in maniera efficace.

Ma, essere assertivi non vuole dire dominare gli altri e imporre il proprio punto di vista, né tanto meno assecondare tutto quello che dicono gli altri per paura del giudizio. Ti è mai capitato di dire “sì” controvoglia? Ti è mai capitato di pensare che le tue opinioni non contassero nulla?

L’assertività è riuscire ad esprimere sé stessi nel migliore dei modi, raccontando le proprie sensazioni ed emozioni ed esprimendo e facendo valere il proprio punto di vista. Inoltre, un comportamento assertivo promuove l’uguaglianza, riconoscendo il punto di vista, le emozioni e le idee altrui.

Quindi, essere assertivo è uno stile comunicativo a metà strada tra il comportamento aggressivo e quello passivo che si collocano su un continuum che definisce un aspetto del modo di essere di ogni persona.

Che cos’è l’assertività: definizione e significato

Assertività deriva dal latino “asserere” composto dalla particella “ad” che ha un significato di scopo e dal verbo “serere” che significa intrecciare, aprire. Asserere nella sua globalità indica il “far proprio qualcosa”, in senso figurato, il far proprio un discorso, un’idea, proporla e sostenerla.  

L’assertività fa riferimento ad un certo tipo di comportamento che valorizza i propri interessi sempre nel rispetto di chi abbiamo di fronte.

Infatti, la gestione dei rapporti interpersonali è una questione molto delicata che fa riferimento ai domini più disparati, dai rapporti di lavoro a quelli d’amore passando per le amicizie e la famiglia. Quindi la capacità di farsi valere si inserisce in un continuum comportamentale che definisce l’atteggiamento, il comportamento e la comunicazione di ognuno di noi.

Agli estremi di questo continuum troviamo due comportamenti che sono l’aggressività e la passività. Ognuno di noi non ha mai un comportamento totalmente aggressivo o totalmente passivo ma ci muoviamo incessantemente su questo continuum in base alla situazione.

Saper comunicare e intrattenere rapporti con il prossimo in maniera efficiente è fondamentale per star bene con sé stessi e nel mondo, per gestire i rapporti di lavoro e le relazioni di coppia e di amicizia senza negare sé stessi, le proprie ideologie, emozioni e bisogni.

Inoltre, avere un comportamento e una comunicazione assertivi, è utile e fondamentale in diversi contesti. Infatti, migliora i rapporti interpersonali, aiuta a gestire meglio le situazioni e migliora il benessere e il clima generale.

Ad esempio, quando un collega o un superiore sminuisce il nostro lavoro o non ci viene riconosciuto il merito non è necessario arrabbiarsi, urlare e agitarsi, né tanto meno stare in silenzio e subire passivamente. Perciò, essere assertivi significa esprimere la propria insoddisfazione, la propria opinione in maniera diretta, chiara, semplice, tranquilla e sicura.

Assertività e le sue caratteristiche di base

L’assertività è caratterizzata da:

Comportamento assertivo: analisi e atteggiamenti

Essere assertivo significa saper affermare sé stesso e i propri diritti e opinioni nel rispetto altrui.

L’obiettivo principale del comportamento assertivo è quello di soddisfare i propri bisogni e i propri diritti, sempre nel rispetto altrui. Ma far rispettare i propri diritti non significa imporli agli altri o nascondersi dietro questi per giustificare un comportamento egoistico.

Saper affermare sé stessi e le proprie idee nel rispetto di quelle altrui non è sempre facile e “normale”.

Infatti, molte volte quando si fa parte di gruppi minoritari si ha la percezione, errata, di non avere gli stessi diritti degli altri. Si rischia di pensare che pretenderli voglia dire essere egoista, presuntuoso o ancor peggio sbagliato.

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Diritti assertivi

Il concetto di diritto e quello di assertività sono fortemente legati da un doppio filo: essere assertivi vuole dire difendere i propri diritti, le proprie opinioni anche se in disaccordo con l’altro, sempre nel rispetto altrui.  

I nostri diritti sono connessi ai diritti degli altri. Diritti e doveri sono parte di una stessa medaglia.

Quindi è ovvio che se abbiamo il diritto di esprimere noi stessi, abbiamo anche il dovere di far esprimere l’altro. Vediamo alcuni diritti e doveri.

Assertività nella società moderna

Nella società moderna, essere assertivi non è sempre possibile ed accettato per tutti.

In tempi passati quando una donna difendeva il proprio diritto al lavoro, al voto, all’aborto, al divorzio o ad avere un pensiero che fosse diverso da quello del marito, veniva etichettata negativamente. Eppure, non violava nessun diritto altrui ma esercitava il suo ad esprimere le sue opinioni e credenze.

Ancora oggi, la donna viene associata molto più a doveri e responsabilità familiari piuttosto che lavorative. E vedere una donna che afferma sé stessa o desidera essere una donna in carriera piuttosto che una mamma o entrambe, spiazza.

Anche il difendere la propria religione e le proprie ideologie politiche con chiarezza e fermezza senza denigrare, offendere e sminuire quelle altrui è caratteristico di chi è assertivo.

Infine, decidere con chi stare, con chi intrattenere una relazione d’amore o di amicizia è un diritto che tutti noi abbiamo.

Assertività e felicità

Essere assertivi è anche difendere il proprio diritto di divertirsi ed essere felici, un diritto che potrebbe essere definito egoistico ma che così non è perché è alla base del benessere fisico e psicologico di ogni individuo.

Non bisogna mai legare la nostra felicità a quella di qualcun altro perché potremmo non saper più distinguere quando un comportamento ci rende felici da quando rende felice l’altro e di riflesso noi.

Infatti, è importante non preoccuparsi costantemente degli altri, cercando di farli felici anche a discapito della nostra felicità. In questo senso, non bisogna assecondare le richieste altrui per renderli felici.

Ad esempio, non bisognerebbe assecondare le richieste dei genitori di andare al liceo classico quando vorremmo andare a quello artistico.

Certo è, però, che non bisogna nascondersi dietro l’assertività per giustificare comportamenti egoistici, aggressivi, manipolativi o passivi.

Avere un comportamento assertivo vuole dire rafforzare le capacità di sentire e percepire noi stessi, le nostre esigenze e quelle degli altri e capire che i nostri bisogni hanno lo stesso valore di quelli altrui.

Autostima

L’autostima è l’insieme delle valutazioni e dei giudizi soggettivi, sia positivi che negativi, che ognuno di noi ha su sé stesso. Essa è una componente che viene appresa, si modifica nel tempo e ci influenza nei comportamenti.

Quindi, un comportamento assertivo promuove le proprie idee ed opinioni senza paura del giudizio altrui, per questo, avere una buona autostima è fondamentale. Se si ha una buona autostima si gestisce ottimamente l’ansia che deriva dal possibile confronto con gli altri.

Però, l’autostima deve basarsi sempre su fatti, competenze e abilità reali.

Invece, quando si ha autostima bassa, ci si sente inadeguati, inferiori, insoddisfatti e insicuri di ciò che si dice e ciò che si fa.

La bassa autostima impedisce di vedere il problema in modo oggettivo e di pianificare una soluzione realistica basata sulle proprie capacità e possibilità. Gli individui con bassa autostima definiscono il loro valore sulla base degli altri e delle loro valutazioni, assumendo un comportamento passivo.

All’estremo opposto troviamo chi ha una forte, anzi eccessiva autostima. Questo individuo si mostra arrogante e sicuro di sé, molto orgoglioso e incapace di vedere i propri errori e di imparare da questi. Inoltre, si crede superiore agli altri arrivando persino a disprezzare le loro idee e la loro persona. In questi casi, molto spesso, si tratta di individui aggressivi e impulsivi.

Esempi di comportamenti assertivi

Difendere chi siamo e i nostri pensieri è fondamentale. Tuttavia, essere assertivi non vuole dire sovrastare l’altro, né assoggettarsi a lui e neanche avere comportamenti egoistici giustificandoli come diritti assertivi da difendere.

Ad esempio, se un caro amico prende qualcosa di nostro senza dircelo e questo ci crea fastidio possiamo comportarci in modi differenti.

Puoi lasciar perdere e non dire nulla oppure arrabbiarti e urlargli contro. Nel primo caso, metti in atto un comportamento passivo, mentre nel secondo, un comportamento aggressivo.

Invece, per comportarti in maniera assertiva, puoi dirgli con tono di voce fermo e tranquillo che la prossima volta vorrai essere avvisato prima e che il suo comportamento non ti è piaciuto.

Vediamo la situazione in cui un amico ti chiede qualcosa in prestito, che sia il computer, un libro, l’auto oppure ha bisogno di te per svolgere un’attività.

Immaginiamo che tu non vuoi o non puoi dargli quello che ha chiesto per una qualsiasi motivazione. Anche qui possono essere messi in atto diversi comportamenti.

Decidi di prestargli quello che ha chiesto oppure di aiutarlo nell’attività richiesta sebbene sei oberato di lavoro. Altrimenti puoi ricordargli che non sei obbligato, sminuendo così la sua amicizia. Entrambi sono comportamenti anassertivi.

Invece, per rispondere al meglio a questa richiesta, bisogna esprimere ciò che senti e ciò di cui hai bisogno in modo chiaro e diretto. Ad esempio, puoi dire: “preferisco non prestare il mio computer” oppure “ho capito la tua necessità ma non posso aiutarti”. Se necessario e lo ritieni opportuno, potresti aggiungere una spiegazione o prospettare un’alternativa.

Comunicazione assertiva

È importante non solo quello che fai ma anche quello che dici e come lo dici, per capire chi sei. Si può essere efficaci ed assertivi non solo attuando un comportamento adeguato e rispettoso di noi stessi e degli altri ma anche e soprattutto comunicando in maniera diretta ed adeguata con chi hai di fronte.

Chi è assertivo è in grado di comunicare in maniera efficace e chiara i propri sentimenti ed opinioni, rispettando sé stesso e gli altri.

Per saper comunicare in maniera assertiva le proprie emozioni e definire i propri obiettivi è necessario prima di tutto:

Quindi, devi essere consapevole di quello che puoi e non puoi fare in un dato momento, di ciò che vuoi e di quello che va fatto per raggiungerlo considerando i tuoi e gli altrui diritti.

Saper comunicare efficacemente significa e sottintende la capacità di ascoltare gli altri e di intervenire nel momento opportuno della conversazione se si ha qualcosa da dire.

Inoltre, è importante anche ammettere i propri sbagli, saper dire di “no” senza sentirsi in colpa, accettare le critiche e proporne di costruttive. Sono ulteriori elementi che caratterizzano la comunicazione assertiva.

Caratteristiche dello stile assertivo

Ricapitolando, chi possiede uno stile comunicativo (verbale e non verbale) assertivo è caratterizzato da pensieri come:

Comportamento

Sul piano psicologico e comportamentale, queste persone:

Benefici e vantaggi del comportamento assertivo

Gli effetti a lungo termine di un comportamento assertivo implicano:

Lo stile comunicativo assertivo produce effetti anche sull’interlocutore che si sentirà rilassato, accolto ed accettato.

Infatti, si sente libero di esprimere le proprie idee verso qualcuno che lo ascolta e con il quale ha uno scambio di opinioni, critiche e apprezzamenti.

Molto spesso i comportamenti assertivi inducono anche l’altro a comunicare nello stesso modo.

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Comportamento non assertivo: stili comunicativi passivi e aggressivi

Le esperienze passate, le figure di riferimento, la cultura di appartenenza, tratti di personalità, bassa autostima sono tutti fattori che contribuiscono a mettere in atto un comportamento non assertivo come quello passivo o aggressivo.

Comportarti in maniera non assertiva, passiva o aggressiva, significa sottometterti al giudizio altrui, far sì che la tua vita dipenda da qualcuno che non sei tu e che sia influenzata dalle decisioni altrui.

La comunicazione, come anche il comportamento assertivo, non sono definibili in modo univoco. Ciò vuol dire che uno stesso comportamento o una stessa risposta può essere interpretata in maniera differente in base alle circostanze.

Ad esempio, se pensiamo al silenzio, questo, in base alla circostanza può essere definito come un comportamento assertivo, passivo o aggressivo.

Ciò che ci permette di distinguere tra le diverse modalità di espressione è la scelta. Il comportamento assertivo deriva da una scelta consapevole (di dire qualcosa o di fare qualcosa, consapevoli delle conseguenze su noi stessi e sugli altri).

Invece, il comportamento della persona passiva o aggressiva andrà incontro, prima o poi, ad un’esplosione, con una risposta non controllata, non scelta.

Quando interagiamo con le persone ci comportiamo e comunichiamo essenzialmente con tre stili differenti che si posizionano su di un continuum lungo il quale ci muoviamo in continuazione.

Generalmente tendiamo e orbitiamo intorno ad uno stile preciso, tuttavia ci esprimiamo muovendoci incessantemente su questo continuum in base alla circostanza.

Ai due antipodi di questo continuum troviamo il comportamento aggressivo e il comportamento passivo, separati nel mezzo dal comportamento assertivo. In ogni caso, è difficile che un individuo sia e si comporti sempre in ogni circostanza con lo stesso stile aggressivo o passivo, anzi molto spesso ci si muove lungo il continuum aggressivo-passivo.

Assertività e passività

Evoluzionisticamente parlando siamo predisposti a reagire alle circostanze della vita con due comportamenti biologicamente determinati che sono l’attacco o la fuga.

La fuga è il comportamento che mettono in atto le persone tendenzialmente passive. Chi ha un atteggiamento passivo ha paura di tutte quelle situazioni di confronto in cui ci si deve esporre al giudizio altrui e ad un possibile dibattito, autocommiserandosi ed evitando qualsiasi discussione.

Quindi, chi mette in atto un comportamento anassertivo di tipo passivo tende a mettere da parte i propri desideri e bisogni perché crede che valgano meno di quelli degli altri.

Sicuramente, un individuo passivo ha difficoltà a far ascoltare la sua voce, i suoi pensieri, idee ed emozioni, sminuendo così da solo il suo punto di vista.

Inoltre, non prende decisioni e rifiuta le richieste perché ha paura di sbagliare. Molto spesso tale comportamento è mosso da una paura del giudizio altrui, di non essere all’altezza della situazione, di essere abbandonati e non accettati.

L’individuo, in questo caso, cerca in tutti i modi di evitare il confronto per non essere giudicato, disprezzato o incolpato. Preferisce rimanere neutro o ottenere la simpatia altrui. Però, tutto ciò ha ripercussioni sull’autostima e sulla considerazione che si ha di sé.

Caratteristiche dello stile passivo

Ricapitolando, chi possiede uno stile comunicativo (verbale e non verbale) passivo è caratterizzato da alcune convinzioni:

Sul piano psicologico e comportamentale queste persone mostrano:

Effetti a lungo termine dello stile passivo

Gli effetti a lungo termine di un comportamento passivo possono determinare e culminare con:

Lo stile comunicativo passivo molto spesso produce effetti anche sull’interlocutore che si sente in difficoltà nell’interazione. Tale difficoltà deriva dalla sensazione di prevaricazione nei confronti dell’altro che non esprime le sue preferenze, bisogni e desideri.

Quindi, l’interlocutore può sentirsi non stimolato da una conversazione e da un rapporto che non offre punti di vista differenti.

Assertività e aggressività

Alcune persone pensano che per essere rispettati sia necessario mostrarsi forti, per evitare che gli altri se ne possano approfittare o metterci i piedi in testa. In questo senso, chi mostra un comportamento aggressivo impone con violenza le sue posizioni, idee ed opinioni senza tenere in considerazione gli altri, calpestandoli.

È sempre giusto esprimere il proprio disappunto e punto di vista ma bisogna farlo nel rispetto altrui. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo, però, non critica costruttivamente ma lo fa con l’intento di denigrare e sminuire l’altro.

L’individuo aggressivo non rispetta gli altri, non accetta di poter sbagliare, considerandosi il migliore. Inoltre, non ascolta mai gli altri né li tiene in considerazione per prendere una decisione che include anche loro.

Tale comportamento è spinto dalla voglia di soddisfare i propri bisogni nell’immediato, siano essi desideri materiali o astratti. Non solo, questi individui sfogano la loro rabbia sugli altri per sentirsi meglio e credono che gli altri si debbano adeguare a loro.

Gli altri rappresentano il “nemico” da combattere incessantemente, le cui mosse devono essere previste ed anticipate. Questo atteggiamento rende l’individuo cieco alla realtà, egli vede solo quello che gli fa comodo.  

Caratteristiche dello stile aggressivo

Ricapitolando, chi possiede uno stile comunicativo (verbale e non verbale) aggressivo è caratterizzato da alcune convinzioni:

Comportamento aggressivo

Sul piano psicologico e comportamentale queste persone mostrano:

Effetti a lungo termine dello stile aggressivo

Gli effetti a lungo termine di un comportamento aggressivo possono determinare e culminare con:

Anche lo stile comunicativo aggressivo produce degli effetti sull’interlocutore, che si sente in difficoltà nell’interazione. Tale difficoltà deriva dalla paura di esprimere le proprie idee verso qualcuno che sicuramente non le prenderà neanche in considerazione.

L’interlocutore di un individuo aggressivo si sente manipolato, non accettato e inibito da chi ha di fronte, arrivando anche ad interrompere la relazione per evitare la persona.

Esempi di comportamento aggressivo

Quando un nostro collega, sia in campo lavorativo che in campo scolastico, ci sottopone a critiche ingiustificate e ci impone di eseguire il lavoro nel modo in cui lui ritiene più giusto non prendendo in considerazione altre vie, punti di vista e suggerimenti, rappresenta un tipico esempio di atteggiamento aggressivo.

Immaginiamo di essere in banca o ad un esame, immaginiamo che arrivi una persona e che ci superi senza averne diritto. Pensiamo a chi posteggia la sua auto in doppia fila o a chi la parcheggia in posti riservati (strisce gialle o parcheggi gialli) senza averne diritto. Non sorprenderà sentire questa persona dire “ci sono tanti posti”, oppure “ho impiegato solo cinque minuti, sono entrato e uscito”, “non c’era nessuno, gli altri posti sono troppo lontani”. Questo è un altro comportamento anassertivo di tipo aggressivo.

Oggi giorno il bullismo, un comportamento molto frequente che ha preso piede anche nella realtà virtuale e sui social network (si parla in questo caso di cyber bullismo), rappresenta la classica manifestazione di comunicazione (verbale e comportamentale) aggressiva.

Questo è un modo per esprimere la propria frustrazione e i propri bisogni in maniera distruttiva per l’altro. Quando l’interazione non prevede un faccia a faccia, come nel caso di internet, le cose peggiorano e diventano ancore più violente. Ci si nasconde dietro l’anonimato convinti di essere potenti e di poter fare e dire ciò che si vuole senza ripercussioni. 

Assertività: tecniche ed esercizi per svilupparla

L’assertività è un’abilità e come tale può essere allenata e migliorata. Non tutti nascono con la capacità di essere assertivi ma lo si può diventare.

Per poter esprimere sé stessi in maniera chiara bisogna imparare a conoscersi, sapere quali sono i propri diritti e i diritti altrui e avere buona stima di sé e delle proprie capacità. Dal momento che essere assertivi rappresenta un’abilità, si può imparare ad essere assertivi e migliorare la propria capacità di esprimere onestamente sé stessi nel rispetto altrui.

Per diventare assertivi bisogna innanzitutto sperimentare “nuovi” comportamenti nell’ambito delle emozioni, dei pensieri e dell’agire.

Il primo passo è quello di esercitarsi ad affrontare quelle situazioni che ci mettono a disagio e che non sappiamo gestire al meglio. Il training assertivo consiste in una serie di tecniche cognitive comportamentali ed esercizi che hanno lo scopo di far acquisire competenze nell’interazione sociale e rendere la propria comunicazione efficace.

Molto spesso chi va dallo psicoterapeuta non richiede un training assertivo, al massimo la sua richiesta può riguardare l’ansia sociale, l’incapacità di esprimersi per vergogna o timidezza, la bassa autostima o basso senso di autoefficacia.

Il terapeuta, di volta in volta, valuterà e discuterà con il paziente la possibilità di intraprendere un percorso di training assertivo per migliorare le sue abilità sociali e ridurre l’ansia.

L’obiettivo di questo capitolo è quello di fornire agli utenti una breve guida su come essere assertivi e come migliorare le proprie capacità con dei semplici esercizi da fare da soli o con gli amici.

Ovviamente, essendo il benessere psicologico e il miglioramento delle qualità relazionali gli obiettivi del training di assertività, è chiaro che l’aiuto di un professionista del settore è importante e auspicabile. Premesso questo, passiamo a qualche esercizio che ci potrebbe essere utile per migliorare la nostra assertività.

Esercizi per migliorare la “disponibilità”

Per allenare la “disponibilità” e la capacità di rifiutare una richiesta, ad esempio, possiamo, nelle interazioni quotidiane, mettere in atto dei piccoli accorgimenti per imparare a fare e a rifiutare le richieste.

Ricordiamo sempre che è un nostro diritto chiedere e respingere una richiesta, diritti che hanno anche i nostri interlocutori.

Innanzitutto, cerchiamo di guardare il nostro interlocutore in volto (non fissamente) parlandogli in modo calmo e tranquillo, con un tono di voce normale. A questo punto, in modo chiaro e diretto cerchiamo di dire all’altro cosa vorremmo che facesse (richiesta) o che non possiamo accogliere la sua richiesta (rifiuto), fornendo, se necessario, una motivazione.

Si possono usare frasi del tipo “mi farebbe piacere se tu…” oppure “purtroppo non posso…”.

Invece, un altro esercizio che si potrebbe fare nella vita reale consiste nel fermare qualcuno per strada e chiedergli informazioni in maniera assertiva, senza scusarsi e parlando in modo chiaro e diretto.

Potresti iniziare dicendo: “buongiorno, cerco il bar…”. Ricorda di guardare in volto la persona con cui interagisci e di usare un tono di voce calmo e tranquillo.

Quando entri in un negozio, non fare finta di voler acquistare qualcosa quando in realtà sei solo interessato ad una informazione. Sii onesto con te stesso e con gli altri, interagisci con i commessi in maniera chiara e tranquilla. Potresti dire: “grazie mille, dò uno sguardo”, “oggi non ho intenzione di comprare nulla”, senza trovare delle scuse. Meglio un onesto “no” ad un finto “si”.

Esercizi per migliorare la “consapevolezza di sè” e la “vergogna”.

Consapevolezza di sé. Per una comunicazione efficace però è necessario riconoscere lo stile che sia noi che il nostro interlocutore mettiamo in atto.

Per fare questo si può svolgere il seguente esercizio. Il conduttore racconta un episodio e di come questo è stato affrontato dai diversi protagonisti. Il compito del partecipante o dei partecipanti è quello di individuare quale stile comunicativo è stato messo in atto in quell’episodio da ogni personaggio. Il partecipante deve spiegare il motivo della sua risposta adducendo gli aspetti verbali, comportamentali che i protagonisti della storia hanno messo in atto.

Saper affermare sé stessi, le proprie idee e opinioni senza paura del giudizio altrui non è una cosa tanto semplice.

Molte volte quando interagiamo con qualcuno siamo assaliti dall’ansia di sbagliare nel dire o nel fare qualcosa. In questo senso, bisognerebbe esercitarsi per diminuire il senso di vergogna che sperimentiamo in alcune circostanze.

Alcuni esercizi includono il cantare ad alta voce per strada una canzone che ci piace o il vestirsi in modo bizzarro.

Affrontando queste situazioni, dalle più semplici e meno ansiogene per finire a quelle più complesse e disagianti, possiamo ridurre la nostra vergogna.

Infatti, questo sentimento deriva dalle proprie credenze su ciò che sia giusto fare per non essere criticato ma accettato dall’altro.

Test sull’assertività

Per valutare l’assertività vengono utilizzati diversi test che indagano differenti aree del comportamento assertivo, come competenza sociale, ansia, grado di disagio associato ad un comportamento o ad una situazione, le abilità sociali e così via.

Regole per un comportamento assertivo

Segui le 7 regole:

  1. Ricorda di esprimere in maniera chiara e diretta i tuoi bisogni, desideri, opinioni e necessità. Usa formule del tipo: “io penso, io vorrei, mi piacerebbe che, io credo”, “non sono d’accordo” piuttosto che “hai torto”, “ma cosa stai dicendo, stai zitto”, “ecc.
  2. Rifiuta in maniera assertiva, difendi i tuoi diritti assertivi e la tua posizione ricordando di rispettare l’altro e le sue idee. Puoi dire: “non posso questa sera…”, “no, grazie sarà per la prossima volta”, “non posso fermarmi oltre l’orario”, “capisco la tua necessità ma non posso”, “credo di aver capito cosa intendi, ma la penso diversamente”.
  3. Fai riferimento a quello che provi e che senti tu e non “accusare” l’altro. Ad esempio, dire “non sai cucinare”, “non è buono”, oppure “mi fai arrabbiare”. Potrebbero essere sostituiti da “non mi piace” o “mi arrabbio”.
  4. Ascolta l’altro in maniera attiva. Riformula il suo punto di vista, riassumilo o chiedi maggiori informazioni. “se ho capito bene mi stai dicendo che…”, “ricapitolando avresti intenzione di…”, “quindi se ho ben compreso i punti sono…”.
  5. Critica il comportamento specifico e non la persona e/o a come si comporta in generale.
  6. Accetta le critiche chiedendo di argomentarle e spiegarle e infine accetta di poter sbagliare ammettendo gli errori. Possiamo rispondere: “grazie del tuo feedback, mi potresti indicare dove secondo te ho sbagliato?”. Oppure: “Grazie, come posso migliorare?”. Infine, potremmo dire: “sì, hai ragione…”.
  7. Ricorda di usare il contatto visivo e di gestire il comportamento non verbale.
Fonti
  1. Giusti, E., & Testi, A. (2019). L’Assertività: Vincere quasi sempre con le 3A. Sovera Edizioni.
  2. Nanetti, F. (2008). Assertività ed emozioni. Manuale di formazione integrata alla comunicazione efficace.

 

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