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Infezioni da streptococco: cosa sono, quali sono, sintomi e come curarle

streptococco: cos'è, tipi, diagnosi e cura

Lo streptococco fa parte di un gruppo di batteri di tipo e forma diversi (cocchi), gram positivi e molto diffusi in natura.

Si dividono in due gruppi, A e B, diversi per struttura e capacità patogena. Tra questi c’è lo streptococco beta-emolitico, responsabile soprattutto di faringite, scarlattina e malattie della pelle.

Gli streptococchi implicati nello sviluppo delle malattie sono i cosiddetti emolitici, definiti in questo modo perché producono una tossina in grado di distruggere i globuli rossi.

Come si trasmette lo streptococco? Accade principalmente per via aerea, attraverso l’emissione di piccole goccioline di saliva durante gli starnuti o i colpi di tosse, mentre la cura delle infezioni da streptococco prevede una terapia antibiotica.

Lo streptococco colpisce soprattutto i bambini con infezioni alla gola, anche perché è molto contagioso. Invece, può essere particolarmente pericoloso lo streptococco in gravidanza, poiché l’infezione può trasmettersi al nascituro al momento del parto, con possibili conseguenze anche gravi.

Scopriamo allora quali sono i sintomi da streptococco, come si prende e come si cura, anche da adulti.

Streptococco: che cos’è

Lo Streptococcus, dal latino “facilmente piegato”, è un microrganismo unicellulare. Come indica il nome, i batteri, unendosi a coppie, si ripiegano e generano catenelle, a differenza degli stafilococchi che formano grappoli.

Gli streptococchi appartengono alla famiglia dei cocchi Gram positivi. Questa denominazione del genere deriva dalla forma sferica dei batteri e dal colore che assumono dopo la colorazione di Gram. In effetti, gli streptococchi sono rotondi e si tingono di blu, dopo la particolare colorazione chimica.

Dei numerosi ceppi del microrganismo, circa 20, molti vivono nell’organismo umano senza scatenare disturbi.

In alcuni individui, definiti “portatori sani”, possono essere riscontrati numerosi streptococchi patogeni che non procurano malattie all’ospite. Infatti queste persone indenni vivono in armonia con i microrganismi che colonizzano il loro organismo.

Tuttavia i germi possono diventare virulenti e invadere velocemente il corpo, provocando malattie. Soprattutto in caso di scarse difese immunitarie o di elevata carica batterica, i germi possono prendere il sopravvento.

D’altro canto, alcuni ceppi sono di per sé pericolosi per la salute perché altamente patogeni. Quando gli streptococchi riescono a crescere nell’organismo, in seguito a varie condizioni, provocano l’infezione. 

Il processo è chiamato “chiave-serratura” perché i germi aderiscono alle cellule umane, le alterano e penetrano. Nei malati, l’individuazione dei microbi non sempre consente di far risalire la malattia agli streptococchi.

Gli agenti patogeni più pericolosi sono quelli della specie detta beta-emolitica, appartenenti ai gruppi A e B. 

Classificazione

Una prima classificazione degli streptococchi tiene conto dell’aspetto che assumono se posti in coltura e si distinguono in:

Fra i beta-emolitici, quelli più interessanti per la salute sono il sottogruppo A e il sottogruppo B. Quelli A causano la maggior parte dei disturbi attribuibili a un’infezione da streptococco. Invece, i B sono responsabili della trasmissione di infezioni dalla madre al bambino durante il parto.

In generale, l’infezione da streptococco causa un’ampia varietà di malattie poiché si tratta di batteri che si trasmettono soprattutto per via diretta, da persona a persona e si diffondono rapidamente nell’organismo.

Lo streptococco pyogenes, beta-emolitico A, ad esempio, è il più diffuso e causa faringite soprattutto nei bambini. Ma al batterio vanno attribuite anche: tonsillite, febbre reumatica, scarlattina e impetigine, con varie complicazioni.

Invece, il rappresentante più importante della categoria B è lo streptococco agalactiae o GBS, portatore di: meningite, polmonite e sepsi. Il GBS abita l’apparato urogenitale e il retto, soprattutto femminili, e si trasferisce dalla partoriente al nascituro durante il parto.

Infine, a parte, è considerato molto nocivo lo streptococco pneumoniae che è un alfa-emolitico, ma non è inserito in un gruppo. Può causare: otite, sinusite e polmonite.

Tipi di streptococco (gruppo A e gruppo B)

Gli streptococchi sono stati classificati in varie tipologie, secondo criteri chimici e strutturali. Innanzitutto i germi sono stati divisi in due specie: gli streptococchi-alfa e quelli beta-emolitici, in base al comportamento e all’aspetto che assumono in una coltura speciale.

Entrambi, come sottolinea il nome “emolitico”, producono tossine che attaccano e distruggono i globuli rossi del sangue.

Streptococco A

Il protagonista della specie A è lo streptococco beta-emolitico, o piogene, fonte di sintomi diversi e più o meno gravi. In effetti, il batterio produce in quantità la streptolisina, una tossina che distrugge i globuli rossi e può dare shock tossico.

Al batterio, presente nelle prime vie aeree, soprattutto nelle adenoidi, si devono molti mal di gola, anche senza febbre. 

In particolare, il piogene è in relazione con le faringiti acute infantili, più importanti di quelle virali, dice il pediatra. Ma lo streptococco pyogenes procura molte altre malattie, come: scarlattina esantematica, ascessi tonsillari e polmonite.

In mancanza di difese o cure adeguate, l’infezione da batterio si può aggravare in meningite, endocardite e altre patologie. 

Streptococco B 

Del gruppo B fa parte lo streptococco agalactiae o GBS beta-emolitico, che può infettare a tutte le età, in particolare i neonati.

Si rintraccia soprattutto nel retto e nelle vie urogenitali della donna. Se le mamme incinte ospitano il GBS, i neonati possono essere infettati dal germe, con manifestazioni precoci o tardive. L’agalactiae, attraverso le mucose o le vie respiratorie, entra nel circolo sanguigno e raggiunge altri tessuti, danneggiandoli.

Le patologie da contagio con GBS sono: meningite, polmonite e sepsi. Interessati all’esposizione all’agente patogeno sono anche gli adulti con attività sessuale.

Sembra che il 30% degli individui sani presenti il germe assolutamente innocuo negli apparati gastrointestinale e riproduttivo.

Streptococcus Pneumoniae alfa-emolitico

Ugualmente temibile è lo Streptococcus Pneumoniae alfa-emolitico. Gli 80 tipi del microrganismo albergano nelle vie aeree umane, soprattutto d’inverno e a primavera, senza dare problemi.

Nonostante la convivenza abituale, a un certo momento il germe può generare malattie, infettando normalmente i polmoni. Riconducibili al batterio sono sindromi “leggere”, come congiuntivite, sinusite e otite nei bambini, e pesanti, tra cui batteriemia e meningite.

Lo pneumococco, in prevalenza negli adulti, è causa soprattutto di polmonite e infezione dei tessuti polmonari. 

Altri tipi di streptococchi

Altri tipi di streptococchi, meno comuni e al di fuori dei gruppi A e B, sono:

Streptococco: sintomi

Lo streptococco del gruppo A può procurare semplici mal di gola, ma molto spesso coinvolge le tonsille in modo serio. La faringite è l’infezione più diffusa dovuta allo streptococco beta-Emolitico A, specialmente nei piccoli sopra i 3 anni, dice il pediatra.

Il mal di gola da streptococco è molto contagioso e colpisce i bambini fino ai 15 anni e, più di rado, gli adulti. I sintomi compaiono improvvisamente, con: gola arrossata, tonsillite, linfonodi del collo gonfi e dolorosi alla palpazione. Inoltre si accompagna l’essudato tonsillare, ovvero la formazione di placche contenenti pus.

Oltre a febbre, malessere, brividi e cefalea, la malattia può dare nausea, vomito e alterazioni del battito cardiaco. 

Inoltre, il cavo orale può essere ricoperto da puntini rossi o petecchie. Tuttavia nei bambini al di sotto dei 4 anni di età, l’unico sintomo della patologia può essere il gocciolio del naso. In questi casi occorre indagare bene perché si manifestano più infezioni d’origine virale che da streptococco.

Infatti, lo streptococco piogene, se non curato a dovere, rilascia la streptolisina a livello della faringe, scatenando la scarlattina. In modo particolare, sono i bambini dai 5 ai 15 anni a risentire dell’effetto dannoso della tossina che provoca sintomi come febbre, vomito, mal di gola e mal di testa.

Ma la malattia è soprattutto esantematica, caratterizzata da un’eruzione cutanea rosata o rossa. Lo sfogo cutaneo è più evidente sull’addome e ai lati del torace.

Altri punti di concentrazione della tossina sono il viso, che si arrossa con una forma a farfalla, e le pieghe della pelle, con linee rosso scure.

Anche la bocca segnala la malattia: con un’area dal colorito pallido, intorno alle labbra. Alla fine, l’esantema può manifestarsi ovunque, tranne che all’interno dei gomiti.

Streptococco e scarlattina

Nella scarlattina, la lingua diventa “a lampone” perché si ricopre di una patina biancastra con macchie rosse. Dopo alcuni giorni, la patina scompare dalla lingua, che prende un colore rosso vivo.

L’esantema non determina prurito né dolore, ma lo strato superficiale della pelle spesso si desquama, alla scomparsa della febbre.

I bambini con scarlattina possono contagiare gli adulti che però si ammalano solo di faringite.

Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sulla scarlattina.

Infezione della pelle da streptococco A

Lo streptococco di gruppo A può anche infettare la cute, spesso penetrando attraverso lesioni, anche minime. L’impetigine è una piodermite che interessa soprattutto i bambini e si manifesta con un’eruzione. 

Sulla pelle, appaiono gruppi di bolle arrossate che poi diventano vescicole gonfie e piene di liquido trasparente. Dopodiché, le bolle, diventate opache, si rompono e lasciano il posto a croste giallastre. 

Inoltre, l’infezione della pelle può comportare: febbre, malessere generale e dissenteria.

In genere, l’infezione superficiale si sviluppa in seguito a cattiva igiene di una ferita e ai germi presenti nelle vie orali.

L’erisipela è un’altra infezione della pelle dovuta allo Streptococco pyogenes. La cute del malato assume un colore rosso acceso e appare molto gonfia. L’edema è dovuto all’ostruzione dei vasi linfatici. In modo caratteristico, i margini dell’area infetta si presentano rialzati.

La maggior parte dei soggetti accusa solo un’indisposizione, ma a volte può comparire la febbre.

Sintomi da streptococco B

L’infezione da streptococco B GBS può colpire il feto nell’utero e dare setticemia, un’aggressiva infiammazione del sangue. Entro 12 ore dalla nascita, il neonato infetto manifesta: irritabilità, scarsa reazione agli stimoli, temperatura e respirazione anormali.

Nei primi 7 giorni di vita, il bambino contagiato dalla madre può accusare polmonite e meningite, infezione delle membrane del cervello.

La manifestazione tardiva dell’infezione comporta danni neurologici irreversibili, rivelati da convulsioni, febbre, problemi nella poppata e sonnolenza.

Anche gli adulti, contagiati dal GBS, hanno dapprima un’infezione generalizzata, o sepsi. In seguito, presentano infezioni localizzate a organi, come l’endocardite, nella parete interna del cuore, e l’ischemia miocardica. A volte, gli individui infetti possono soffrire di peritonite e infarto intestinale. 

I segnali della sepsi streptococcica in atto sono:

Sintomi da streptococco pneumoniae

Lo streptococco pneumoniae procura innanzitutto infiammazione a carico dell’orecchio, soprattutto nei bambini al di sotto dei 3 anni d’età.

Infatti nei primi anni di vita, la tuba d’Eustachio dell’orecchio è corta e in posizione orizzontale, caratteristiche che agevolano l’otite. Inoltre la predisposizione fisica alla malattia nei bambini è aggravata da infezioni da virus respiratori, che facilitano l’invasione dello pneumococco. L’infezione nei piccoli provoca orecchio dolorante e timpano arrossato e gonfio, accompagnati da febbre e sonnolenza.

L’insorgenza della malattia è rapida, poiché i primi sintomi compaiono entro 3 giorni dall’infezione.

A livello dell’orecchio medio, si riscontra un versamento dentro la cavità del timpano e spesso otorrea purulenta. Inoltre, l’infezione può propagarsi anche ai seni paranasali, implicando: congestione, debolezza, senso di affaticamento, febbre, tosse.

La polmonite pneumococcica, invece, inizia generalmente dopo un raffreddore o l’influenza, che hanno alterato le difese. L’infiammazione dei tessuti polmonari si rivela all’improvviso con:

Il corredo di sintomi è completato da: nausea, vomito, astenia, dolori muscolari.

In soggetti anziani, molto giovani o con patologie gravi, la polmonite da streptococchi può essere anche letale.

Streptococco: come si prende

Il contagio degli streptococchi del gruppo A avviene per trasferimento diretto da malato a sano. Anche chi è senza sintomi può trasmettere i batteri, ma in genere l’infezione asintomatica è meno contagiosa. Infatti lo streptococco A può essere presente nella gola e nella pelle senza produrre danni rilevabili. All’opposto, a volte l’invasione di questi microbi, soprattutto massiccia, può determinare condizioni gravi ed essere pericolosa per la vita. Particolarmente rilevante il fatto che gli streptococchi del gruppo A si diffondono nel corpo. 

Invece gli streptococchi del gruppo B si differenziano per non dare un contagio diretto tra persone. 

Il microrganismo agalactiae passa dal portatore all’organismo del sano in seguito a rapporti sessuali o all’espletamento del parto. Solo il contatto intimo tra l’interno del corpo infetto con l’organismo sano può far insorgere l’infezione da ceppo B. Comunque esistono persone colonizzate dallo streptococco B che non hanno disturbi ma possono infettare gli altri.

Lo pneumococco può svilupparsi a partire da un’infezione banale, in particolare alle vie aeree. Il germe dilaga nel circolo sanguigno e dalla sede dell’infezione può arrivare in altre aree dell’organismo.

Talvolta lo streptococco pneumoniae per assalire l’organismo approfitta dei danni ai tessuti conseguenti a: bronchite cronica, e virus, come quelli influenzali.

Avere già malattie debilitanti o un indebolimento del sistema immunitario, come negli immunodepressi, sono condizioni che favoriscono l’infezione da streptococchi.

Streptococco: fattori di rischio

Streptococco gruppo A

Per essere sopraffatto dagli streptococchi del gruppo A, l’organismo versa in determinate condizioni che favoriscono l’infezione. Inoltre, il germe colpisce più facilmente chi è già affetto da malattie debilitanti, come i tumori, o croniche, tra cui il diabete o chi è soggetto a un indebolimento del sistema immunitario.

Un’alterazione delle barriere fisiche dell’organismo favorisce l’ingresso dei batteri di tipo A. Invece, cute e mucose sane impediscono l’invasione degli streptococchi A. Tuttavia se queste barriere vengono lesionate, ad esempio da ferite, punture d’insetti e ustioni, l’attacco dei microrganismi va a segno.

Vivere in comunità, come all’asilo o a scuola, a stretto contatto con portatori di germi, è un fattore di rischio per l’infezione, così come la scarsa igiene.

Quindi più a rischio di infezione da streptococchi A risultano i bambini, in età di scuola, anche materna. Ma anche, tra gli adulti:

Inoltre, i microrganismi A possono aderire a dispositivi medici, tra cui cateteri e protesi auricolari. In questo caso, una volta impiantati, i dispositivi trasmettono i batteri, che si propagano causando l’infezione.

Fattori di rischio: streptococco B

Invece nel caso degli streptococchi del gruppo B, più a rischio sono i neonati delle gravide infette. Tuttavia, le partorienti positive all’agalactiae possono anche mettere alla luce bambini sani.

D’altra parte, le donne in gravidanza con GBS corrono il rischio di abortire o di avere un parto prematuro.

Inoltre, possono incorrere in infezioni da tipo B anche i compagni di partner sessuali che albergano i germi nell’apparato urogenitale.

Streptococco pneumoniae

Lo streptococco pneumoniae prevale nei soggetti malnutriti, con malattie croniche e con sistema immunitario deteriorato.

Gli anziani, al di sopra dei 65 anni, e chi ha subito l’asportazione della milza, sono maggiormente esposti alla polmonite pneumococcica. Particolarmente a rischio si dimostrano i malati di:

I bambini fino ai 2 anni si infettano se hanno problemi di salute oppure vivono con fratelli o in luoghi con altri piccoli. Il germe è alla base di otiti e sinusiti infantili, ma può portare anche alla meningite.

Streptococco in gravidanza

L’infezione da streptococco in gravidanza può essere trasmessa al nascituro e le conseguenze possono essere anche gravi.

Ma come si prende lo streptococco in gravidanza? Il contagio può avvenire attraverso i rapporti sessuali con la persona che è “portatore” del batterio. Nondimeno, il batterio è presente nella mucosa genitale e del retto di circa il 25% delle donne sane all’interno della normale flora batterica. Quindi, è generalmente innocuo, non provoca sintomi e non serve alcun trattamento antibiotico.

È bene evidenziare comunque che la presenza dello streptococco, in particolare beta emolitico di gruppo B, in gravidanza va tenuta sotto controllo perché la colonizzazione del canale vaginale può rappresentare un pericolo per il neonato che può infettarsi al momento della nascita, con conseguenze a volte anche molto gravi.

La maggior parte di neonati di donne “colonizzate” dal batterio non svilupperà mai un’infezione, tuttavia, in una piccola percentuale dei casi, circa l’1-2%, il bambino può ammalarsi anche molto gravemente.

Come prevenire lo streptococco in gravidanza? Dal momento che si tratta di un’infezione asintomatica, è raccomandato sottoporsi a un tampone vagino-rettale alle gestanti tra la 35a e la 37a settimana. Infatti, più il campione è raccolto in prossimità del parto, più è affidabile nel dimostrare la colonizzazione presente al momento del parto.

In caso di test positivo, il trattamento dello streptococco in gravidanza prevede l’assunzione di una terapia antibiotica da ripetere al momento del parto.

Diagnosi: tampone faringeo e vaginale per streptococco

A seguito dei sintomi caratteristici, alcune infezioni streptococciche, come l’impetigine, sono riconosciute senza esami di laboratorio. 

Invece certe infezioni, come la faringite streptococcica, assomigliano a malattie causate da altri batteri e virus. Per distinguere le une dalle altre, la diagnosi deve essere fatta tramite il “tampone faringeo”, raccomanda il pediatra.

L’analisi tradizionale consiste nella coltura in laboratorio di un campione di materiale prelevato dall’area infetta. Tuttavia la coltura è complicata, anche se permette di fare un esame accurato e l’antibiogramma, che testa gli antibiotici adatti al caso. Inoltre i risultati del tampone non sono immediati, ma occorrono dai 4 ai 6 giorni per ottenerli. In effetti, bisogna aspettare la lenta crescita batterica, che avviene soprattutto durante la notte.

Al contrario del tampone classico, i “tamponi rapidi” si eseguono in ambulatorio e forniscono risposte in 5 minuti. 

Questi test veloci sono affidabili e consentono di fare diagnosi certa di infezione, soprattutto da streptococco beta-emolitico.

Se l’esito è positivo, non c’è bisogno di effettuare anche la coltura. All’opposto, la coltura batterica serve in caso di dubbio esame veloce negativo.

I test rapidi sono distintivi per la diagnosi. Infatti molti mal di gola, anche forti, sono dovuti a virus, per cui non vanno trattati con antibiotici.

Un altro esame sicuro è il TAS, o titolo antistreptolisinico, che rileva nel sangue gli anticorpi contro la tossina streptolisina. Il test segnala una infezione da germe beta-emolitico A consolidata, ma non offre informazioni su quella acuta.

Diagnosi gruppo B

La rilevazione degli streptococchi del gruppo B è importante nelle donne gravide che potrebbero infettare il figlio. Soprattutto nei casi sospetti, in vista del parto, il tampone vaginale permette di confermare o di escludere la presenza dell’agalactiae nella partoriente.

Il contagio per via sessuale può essere ugualmente accertato con il tampone vaginale e rettale, seguito preferibilmente dall’esame colturale.

I neonati devono essere monitorati riguardo ai parametri vitali e al loro stato fisico per escludere l’infezione da streptococco agalactiae. 

La contaminazione da pneumococco nell’OMA viene ricercata semplicemente con l’osservazione dell’orecchio tramite otoscopio. Grazie alla fonte luminosa, il medico scorge materiale purulento e la membrana timpanica iperemica o perforata.

Polmonite e meningite pneumococcica

I medici diagnosticano la polmonite pneumococcica auscultando il torace del paziente con il fonendoscopio. La malattia rilascia un rumore generato dal restringimento delle vie aeree o dalla presenza di liquido in zone che dovrebbero contenere aria.

La diagnosi va confermata tramite la radiografia del torace che fa apparire il tessuto polmonare malato come una densa macchia bianca. La meningite pneumococcica viene scoperta con l’esame obiettivo, grazie ai segni indicativi, come la rigidità della nuca.

Nel sospetto di malattia, può essere effettuata una rachicentesi, o puntura lombare che preleva il liquor da analizzare. 

Al microscopio, si ricercano i batteri nel liquor e, in laboratorio, su un campione, si testa la sensibilità dello pneumococco agli antibiotici.

Cura: terapia antibiotica

Per debellare il ceppo A è essenziale una terapia antibiotica, che deve essere seguita rigorosamente. 

Il farmaco tradizionale per le infezioni da questi streptococchi, anche le peggiori, è la penicillina per via intramuscolare.

Se si verifica un’allergia al medicinale, questo può essere sostituito dalla eritromicina che però può instaurare resistenza. Purtroppo la penicillina è attiva su molti tipi di streptococchi, ma alcuni ceppi si dimostrano resistenti al farmaco e ad altri antibiotici.

Attualmente, in particolare nelle infezioni infantili, si preferisce l’amoxicillina, anche con acido clavulanico. Alle prime avvisaglie di infezione da streptococco beta-emolitico A, il farmaco viene dato per via orale e continuato per 10 giorni. L’amoxicillina è valida anche per prevenire le ricadute e le complicanze.

Nel caso di malattie più gravi, come l’endocardite, si può utilizzare un’associazione di antibiotici, somministrata per via endovenosa.

Una tempestiva terapia antibiotica può evitare la rapida diffusione dello streptococco piogene nelle infezioni cutanee. In questi casi, sono efficaci la dicloxacillina o la cefalexina, anche solo per via orale. La cura deve essere continuata per 10 giorni, anche se i sintomi scompaiono presto. L’impetigine si giova del trattamento con pomate contenenti bacitracina. Nella cellulite, la parte infetta del corpo, di solito le gambe, va mantenuta immobile e sollevata, per ridurre l’edema.

Se i sintomi dell’infezione da batteri A sono lievi, come febbre e cefalea, possono essere alleviati con farmaci antidolorifici e antipiretici come da paracetamolo e FANS- antinfiammatori non steroidei. Di solito, nelle infezioni streptococciche blande, non è necessario l’isolamento per evitare il contagio, bastano semplici precauzioni.

Ad esempio, in caso di faringite streptococcica o di scarlattina, in genere i sintomi migliorano in 2 settimane, anche senza cure.

Con gli streptococchi di tipo B valgono le stesse indicazioni della terapia antibiotica. Anche i neonati che si rivelano infetti devono essere trattati immediatamente con antibiotici. Spesso nella terapia contro lo streptococco agalactiae si impiega un mix di antibiotici, in prevalenza penicillina e ampicillina.

Polmonite pneumococcica

La polmonite pneumococcica si avvale di qualunque antibiotico, comprese penicilline e cefalosporine. Tuttavia negli ultimi 10 anni, alcuni ceppi del germe hanno sviluppato resistenza ai farmaci per cui sono trattati con fluoro-chinolinici o eritromicina.

Uno o più antibiotici sono somministrati nella meningite pneumococcica per via endovenosa, prima ancora delle analisi diagnostiche.

Ai bambini, vengono dati anche corticosteroidi, come il desametasone, che riducono l’infiammazione, l’edema cerebrale e la pressione endocranica. 

Liquidi, per sopperire a quelli perduti, e farmaci anticonvulsivanti fanno parte della terapia contro lo pneumococco.

Complicazioni

La faringite streptococcica si può aggravare e dare patologie circoscritte alle vie aeree o diffuse nell’organismo. Il piogene, più frequentemente nei bambini, può infettare anche l’orecchio arrecando otite, con febbre e orecchio arrossato e dolente.

L’infezione si può estendere al naso, con comparsa di sinusite, e interessare maggiormente tonsille e faringe, con ascessi pieni di pus. Non solo, l’espansione dell’infezione può arrivare all’orecchio medio, ai seni paranasali e all’osso mastoideo.

In particolare, gli streptococchi del ceppo A sono pericolosi per sistema nervoso, reni e cuore.

Dopo faringite o scarlattina, i germi possono giungere all’apparato cardiovascolare e dare l’endocardite infettiva, che danneggia tessuti e valvole dell’organo.

Alcuni pazienti, con il peggioramento dell’infezione, possono soffrire di dolorose febbri reumatiche, che pregiudicano la qualità della vita.

Streptococco e reni

Quando lo streptococco piogene arriva a livello del rene, può instaurarsi la glomerulonefrite (infiammazione dei reni).

La sindrome nefritica acuta si sviluppa da un’infezione cutanea o tonsillare, soprattutto nei bambini di età tra i 2 e i 14 anni. Purtroppo, circa la metà delle persone con glomerulonefrite è asintomatica.

I sintomi che possono comparire nella complicanza sono:

Con l’aggravarsi della malattia, la funzione renale peggiora e induce elevata pressione arteriosa ed edema cerebrale. A questo punto, il paziente lamenta cefalea e disturbi della visione e cognitivi.

Fascite necrotizzante

L’infezione diffusa di streptococchi del gruppo A è collegata alla fascite necrotizzante, una malattia piuttosto rara, che colpisce gli strati profondi della pelle e dei tessuti sottocutanei, provocandone la necrosi.

I sintomi iniziali della fascite necrotizzante prevedono cute pallida, che poi diventa rossa o color bronzo, e calda alla palpazione.

In seguito, la pelle diventa violacea e si copre di grandi bolle da cui, con la rottura, fuoriesce un liquido marrone e maleodorante.

La prognosi è sfavorevole nel 30% dei casi, in particolare se anziani o affetti da altre patologie.

Shock settico da streptococco

Lo shock settico è la complicanza peggiore, con una carica batterica troppo elevata per essere debellata. All’origine, c’è l’infezione sistemica, o sepsi, dovuta alla diffusione dello streptococco beta-emolitico a tutto il circolo sanguigno.

Lo shock settico è più frequente nei neonati e nelle persone immunocompromesse.

La grave condizione, spesso mortale, è indotta dalle tossine dei germi e dalle citochine, sostanze difensive del sistema immunitario. Queste sostanze provocano dilatazione dei vasi con caduta della pressione arteriosa. Di conseguenza, diminuisce il flusso del sangue verso gli organi vitali, in particolare cervello e reni.

L’organismo combatte la riduzione del flusso con l’aumento della frequenza cardiaca e il volume del sangue pompato. Tuttavia il sovraccarico di lavoro e le tossine danneggiano il cuore, con un’ulteriore diminuzione dell’apporto di sangue agli organi. Anche le pareti dei vasi possono rovinarsi, facendo penetrare nei tessuti il liquido che produce edema. L’eccesso di liquido nei polmoni può generare insufficienza respiratoria.

I sintomi comprendono: brividi e febbre alta, cute calda e rossa, diminuzione dell’urina, affanno.

Le infezioni da streptococco possono sfociare anche in una reazione autoimmune, nella quale l’organismo attacca i suoi stessi tessuti. La disfunzione del sistema immunitario produce anticorpi contro l’organismo e non contro gli agenti invasori. Qualsiasi organo può essere colpito dal processo autoimmune, con infiammazione e danni che possono anche portare al decesso.

Mastoidite acuta

È una malattia contraddistinta da un’infezione nelle cavità dell’osso chiamato mastoide, situato subito dietro al padiglione dell’orecchio. È comunemente una complicanza dell’otite, poiché la mucosa che riveste le cavità della mastoide, partecipa sempre a ogni processo infiammatorio che colpisce il cavo del timpano.

La mastoidite acuta si manifesta improvvisamente o nell’arco di 48 ore e deriva quasi sempre da una otite acuta purulenta non curata in modo adeguato.

Polmonite pneumococcica e meningite

La polmonite pneumococcica può dare la meningite, che interessa le fasce d’età estreme, bimbi fino a 2 anni e anziani. L’infiammazione delle meningi, di norma sterili, dà:

Inoltre, nella meningite, il tentativo di flettere il mento verso il torace risulta doloroso  e spesso impossibile. Un’eruzione cutanea, formata da macchie rosso porpora, può comparire dietro il sanguinamento dei piccoli vasi, come quelli sottocutanei. Talvolta i sintomi classici sono preceduti da tosse e altre affezioni respiratorie.

Se la meningite pneumococcica va avanti, può essere coinvolto il liquido cefalorachidiano che viene ostruito nella sua circolazione. Quindi, il flusso di liquor intorno all’encefalo può bloccarsi e dare accumulo di liquidi. L’aumento di volume del cranio determina l’idrocefalo, che può associarsi a epilessia e convulsioni. 

Nei bambini più grandi e nell’adulto, la malattia può peggiorare nel giro di 24 ore o anche meno.

La sonnolenza progredisce verso lo stupor e il coma, mentre l’edema cerebrale causa crisi convulsive e sintomi di ictus e paralisi.

Molti soggetti guariscono dalla meningite, ma i bambini più piccoli e gli anziani possono riportare danni anche gravi. 

Prevenzione streptococco

Lo streptococco beta-emolitico può essere contratto più volte nel corso della vita, quindi non è possibile acquisire un’immunità come accade, ad esempio, per le malattie esantematiche.

Inoltre, ad oggi, non è disponibile un vaccino contro lo streptococco responsabile della scarlattina e della faringite. Poiché il batterio è soggetto a continue mutazioni, l’immunità non è definitiva. Questo vuol dire che si può restare contagiati più volte.

Alcuni semplici accorgimenti possono essere un supporto per proteggersi dalle infezioni streptococciche. La più banale azione preventiva è quella di lavarsi le mani spesso, per evitare il passaggio diretto dei germi.

Soprattutto chi frequenta strutture ospedaliere o assistenziali, caserme e dormitori scolastici deve attenersi a norme igieniche rigorose.

Anche individui sani, in procinto di operarsi, soprattutto all’addome, e i cardiopatici, prima di ricevere cure odontoiatriche, devono fare profilassi.

Tampone in gravidanza 

I protocolli della gravidanza raccomandano lo screening con tampone vagino-rettale a tutte le gravide, dalla 36ª alla 37ª settimana. Infatti, la ricerca dell’agente patogeno nella madre è la miglior prevenzione per la salute del figlio.

La futura mamma, risultata positiva allo streptococco agalactiae, deve seguire la profilassi con antibiotici idonei al suo stato di gravida. Anche le situazioni che agevolano l’esposizione del bambino al germe, come la batteriuria della partoriente, devono essere trattate. In presenza di tali condizioni, la profilassi nella madre limita le infezioni precoci da streptococco agalactiae nel neonato.

L’allattamento al seno, protratto per almeno 3 mesi, sembra costituire uno scudo contro le infezioni da streptococco.

Vaccino antipneumococco

Esclusivamente nel caso dello streptococco pneumoniae, la prevenzione è possibile grazie a due vaccini: uno è disponibile per i bambini piccoli e l’altro viene destinato soprattutto agli adulti selezionati.

Il vaccino coniugato 13 valente è molto efficace e raccomandato a tutti i bambini, dai lattanti ai 5 anni di età.

Il PVC13 protegge da 13 degli 80 ceppi del germe, i più responsabili delle infezioni.

La vaccinazione non è obbligatoria ma viene proposta al momento di quella esavalente, contro difterite, tetano, pertosse, poliomelite, epatite B, haemophilus influenzae B.

La sostanza protettiva viene somministrata tramite iniezione intramuscolare nella fascia antero-laterale della coscia dei piccoli.

Nel primo anno di vita, si somministrano tutte e 3 le dosi prestabilite e non occorrono richiami in seguito.

Un altro tipo di vaccino, non coniugato, polisaccaridico 23-valente, è riservato ai bambini più grandi e agli adulti. Questa vaccinazione protegge dal ceppo più comune del germe e riduce il rischio di polmonite pneumococcica e batteriemia.

L’iniezione intramuscolare del vaccino si pratica nel braccio di adulti e bambini.

Vaccinazione per polmonite pneumococcica 

La vaccinazione per la polmonite pneumococcica è prevista per le donne in gravidanza e i soggetti a partire dai 55 anni. 

Il vaccino riguarda anche i giovani con patologie polmonari o cardiache, malattie croniche e sistema immunitario depresso. Alla vaccinazione vanno avviati gli alcolisti cronici, i cardiopatici, chi ha una ridotta funzionalità della milza e tumori delle cellule del sangue. 

La protezione fornita dal vaccino può durare tutta la vita, ma è raccomandato un richiamo dopo 5-6 anni nelle persone a rischio.

Il vaccino è in genere ben tollerato da tutti. Nella sede dell’iniezione, entro 2 giorni, frequentemente può apparire un’irritazione temporanea, con rossore, gonfiore e dolore. Solo l’1% dei vaccinati accusa febbre, debolezza e dolore toracico e pochissimi hanno una reazione allergica grave al vaccino.

Il vaccino per gli adulti si dimostra protettivo in 2 soggetti su 3 e meno efficace negli anziani debilitati.

Infine, il vaccino anti-streptococco pneumoniae difende dalle infezioni più gravi e senz’altro renderà più rari anche i casi di meningite pneumococcica.

Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione.
Revisione scientifica a cura di Manrico Cimoli, specialista in pediatria a Massa Carrara.

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