Sommario
La sindrome metabolica è un insieme di condizioni (circonferenza addominale, ipertensione arteriosa, alterazioni della glicemia a digiuno, insulino-resistenza e dislipidemia) che rappresentano il risultato di un’alterazione del metabolismo. Possiede diverse caratteristiche in comune con l’obesità.
E’ una sindrome che coinvolge il metabolismo dei grassi e degli zuccheri e aumenta il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari (infarto) e cerebrovascolari (ictus).
La diagnosi e la cura sono di competenza dell’endocrinologo, anche se, per la sua trasversalità, il trattamento può richiedere il contributo del nutrizionista, del cardiologo e del neurologo.
Il problema maggiore connesso a questa sindrome è rappresentato dall’aumento del rischio di sviluppare malattie cardiache (2 volte maggiore rispetto alla popolazione generale) e diabete (5 volte maggiore).
Che cos’è la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica è definita come un quadro clinico complesso, determinato dalla presenza simultanea di tre condizioni: diabete (che comporta insulina alta e insulino resistenza), pressione alta e obesità (con una spiccata tendenza del grasso a depositarsi a livello viscerale).
Il nome che oggi viene impiegato per indicare questa patologia complessa sostituisce le espressioni usate in passato:
- Sindrome plurimetabolica.
- Sindrome X.
- Sindrome dell’insulino resistenza.
- Quartetto mortale.
Talvolta l’espressione è usata come sinonimo di scompenso, dismetabolismo o disfunzione, termini che però hanno un significato diverso.
Si parla di scompenso metabolico quando, nei pazienti diabetici, si verifica una complicanza nota come chetoacidosi diabetica, che comporta glicemia molto alta, acidificazione del sangue e chetonemia (un analogo di quello che viene definito acetone nei bambini).
“Disturbo” è il vocabolo utilizzato in modo generico in riferimento a una malattia o condizione patologica. “Turbe metaboliche” ha un significato analogo e si riferisce genericamente alla perturbazione di un equilibrio.
Disfunzione metabolica è, invece, un’espressione usata come sinonimo di sindrome metabolica nella definizione di una malattia, la NAFLD (disfunzione metabolica associata al fegato grasso).
Come si manifesta?
I fattori alla base della sindrome metabolica sono la predisposizione genetica alla resistenza insulinica, il sovrappeso e la sedentarietà.
Questo significa che, nelle persone predisposte a sviluppare resistenza insulinica (fattore genetico e quindi non modificabile) che non mettono in atto comportamenti preventivi tali da contrastare la sedentarietà (fattore modificabile) e l’eccesso ponderale (fattore modificabile), il rischio di sviluppare la sindrome metabolica è superiore rispetto alla popolazione generale.
Gli aspetti caratteristici di questa sindrome sono:
- Accumulo di grasso viscerale.
- Ipertensione arteriosa.
- Alterazioni della glicemia a digiuno.
- Insulino-resistenza.
- Colesterolo HDL basso, colesterolo LDL alto e trigliceridi alti.
Sintomi della sindrome metabolica
La sindrome metabolica è un insieme complesso di condizioni nel quale è difficile distinguere con precisione i sintomi, intesi come manifestazioni, dalle cause. Si tratta della perdita di un equilibrio generale, che può innescarsi da diversi punti (aumento di peso, trascuratezza alimentare, interruzione di attività fisica) per intaccarne altri, con effetto domino.
Di seguito indichiamo quelli che, in generale, sono gli aspetti rilevanti.
Circonferenza addominale
Lo sviluppo della sindrome metabolica non dipende solo dalla quantità di tessuto adiposo presente nel corpo, ma anche dalla sua distribuzione. Questa è un’importante differenza rispetto all’obesità, patologia con cui condivide numerosi aspetti.
Il rischio di sindrome metabolica è maggiore se il grasso si concentra sul punto vita (obesità viscerale), cioè se il soggetto interessato ha una conformazione “a mela” (cioè con un rapporto vita/fianchi alto, generalmente associato a un rapporto massa magra/massa grassa relativamente basso).
Tale rischio è invece minore se la conformazione è “a pera”, ovvero con un rapporto vita/fianchi basso, che esprime un valore maggiore del rapporto massa magra/massa grassa.
Perché l’accumulo di grasso addominale è pericoloso? Perché il tessuto adiposo che lì di deposita e che viene anche detto “grasso viscerale” si comporta come un vero e proprio organo, che produce acidi grassi liberi, i quali entrano come tali nella circolazione sanguigna, accumulandosi a livello di fegato e muscolo.
Ipertensione arteriosa
La pressione alta danneggia le arterie. La parete di questi vasi viene infatti violentemente sollecitata dal sangue, specialmente se soggetto a sbalzi di pressione.
Nel tempo, nella parete dei vasi si formano lesioni che aumentano il rischio di rottura, con conseguente sanguinamento: se l’emorragia si verifica in organi a rischio, come il cervello (ictus emorragico) può essere letale.
I danni alla parete arteriosa creano anche le condizioni perché si depositino le placche ateromatose: i grassi in eccesso nel sangue tendono a depositarvisi, restringendo il passaggio al sangue e determinando episodi di ischemia. Anche questo fenomeno, che viene descritto come disfunzione endoteliale, può mettere a rischio la vita del paziente.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’ipertensione.
Alterazioni della glicemia a digiuno
Normalmente la glicemia si alza quando mangiamo e gli zuccheri contenuti nei cibi vengono assorbiti in forma di glucosio nel sangue. Il rilascio di insulina consente, poi, al glucosio di entrare nelle cellule per essere utilizzato come fonte energetica. Ciò rappresenta un meccanismo di regolazione della glicemia: mangio – aumenta la glicemia – viene rilasciata insulina – il glucosio entra nelle cellule – si riduce la glicemia.
Insulino-resistenza
Il metabolismo degli zuccheri si basa sulla presenza di un ormone chiamato insulina. Quando ingeriamo un alimento che li contiene, la glicemia si alza e viene attivata nell’organismo la produzione di insulina, sostanza che consente agli zuccheri di entrare nelle cellule.
Questo fenomeno ha due conseguenze importanti: la prima è che gli zuccheri possono in tal modo essere bruciati nelle cellule per produrre energie e compiere le reazioni metaboliche che consentono loro di sopravvivere, la seconda è che i livelli di zuccheri nel sangue non superano mai una determinata concentrazione.
Un’alimentazione sbilanciata e ricca di zuccheri tende a far rimanere sempre alti i livelli di insulina. In alcuni casi, quando questo stimolo è protratto nel tempo, l’organismo diventa per così dire insensibile all’azione dell’insulina. Questo determina una impossibilità di sfruttare gli zuccheri come fonti energetiche e un aumento della glicemia basale, manifestazioni della cosiddetta sindrome da resistenza insulinica.
Questo quadro già sufficientemente compromesso si affianca ad un’ulteriore serie di condizioni quali le apnee ostruttive del sonno, l’insufficienza renale cronica e la sindrome dell’ovaio policistico.
Va detto che valori eccessivi di insulina per lunghi periodi di tempo portano anche a un aumento del rischio di altre patologie, prima fra tutte il cancro. L’insulina, infatti, ha un’azione di promozione della proliferazione cellulare e, quando presente in eccesso, può condurre a una perdita dei relativi fattori di controllo che normalmente proteggono dallo sviluppo dei tumori.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’insulino-resistenza.
Dislipidemia
La perdita dell’equilibrio metabolico degli zuccheri porta a un aumento dei trigliceridi nel sangue e a una riduzione del colesterolo buono (HDL).
Messi insieme, questi due elementi descrivono un quadro che viene definito Dislipidemia Aterogena, tipico della sindrome metabolica, ma anche del diabete di tipo 2 e di altre patologie che comportano un rischio aumentato di infarto.
Cause della sindrome metabolica
Più che di cause, è utile parlare di fattori di rischio. Nel caso della sindrome metabolica, infatti, sono numerosi i parametri che concorrono a determinare lo squilibrio e che interagiscono fra di loro peggiorando progressivamente il quadro.
Mentre alcuni di questi fattori sono modificabili, essenzialmente quelli legati allo stile di vita, altri non lo sono.
Sull’età, effettivamente, non possiamo fare molto: al di sopra dei 40 anni il rischio aumenta e dobbiamo farci i conti. Analogo ragionamento può essere fatto con la genetica: alcune persone hanno una predisposizione genetica tale da renderle più suscettibili allo sviluppo di questa condizione.
Possiamo, però, agire su tutto ciò che ha a che vedere con le abitudini alimentari e gli stili di vita. Un girovita eccessivo rispetto alle misure riportate nelle tabelle che tengono conto dell’etnia e del genere può essere corretto con l’alimentazione e l’esercizio fisico.
La sedentarietà è un ulteriore fattore di rischio modificabile. Come? Con un’attività fisica regolare e costante nel tempo e sviluppando una mentalità nella quale il movimento trova spazio nella quotidianità.
Sindrome metabolica e diabete
La sindrome metabolica aumenta di 5 volte la probabilità di sviluppare il diabete rispetto alla popolazione generale.
Perché avviene questo? Una dieta sbilanciata in favore degli zuccheri e dei grassi stimola la produzione di insulina, che riporta la glicemia alla normalità. Ma se i livelli di insulina rimangono permanentemente alti, la sua efficacia paradossalmente si riduce. Le persone che hanno un’alimentazione ricca di zuccheri, quindi, soprattutto dopo una certa età, faranno fatica a mantenere bassa la glicemia.
Questa condizione predispone allo sviluppo del diabete.
Obesità
Queste due condizioni condividono molti aspetti.
Il peso eccessivo comporta l’accumulo di tessuto adiposo, dal quale vengono rilasciati acidi grassi liberi che finiscono nel sangue e poi, soprattutto in presenza della classica pancetta, nel fegato.
Ciò porta all’aumento del colesterolo cattivo (LDL) e dei trigliceridi e alla riduzione del colesterolo buono (HDL), aumentando il rischio di eventi quali ictus e infarto.
Sindrome metabolica: criteri e valori
La diagnosi parte dall’accertamento della presenza dei diversi fattori di rischio. La presenza della sindrome viene confermata quando sono presenti almeno 3 dei seguenti sintomi:
- Circonferenza della vita: indicativa della quantità di grasso depositato in zona addominale, ≥ 102 cm per gli uomini; ≥ 88 cm per le donne.
- Glicemia a digiuno ≥ 100 mg/dL.
- Ipertensione ≥ 130/85 mmHg.
- Trigliceridi ≥ 150 mg/dL.
- Colesterolo HDL < 40 mg/dL per gli uomini; < 50 mg/dL per le donne).
Mantenere misurati questi parametri, sia se si è già ricevuta la diagnosi sia se si è a rischio, è importante perché essi rappresentano fattori di rischio cardiovascolare.
Ma a livello internazionale non è stato definito un unico paradigma di definizione dei valori di riferimento, probabilmente per le differenze genetiche, economiche e negli stili di vita esistenti fra i diversi Paesi a livello globale.
I riferimenti del Gruppo Europeo di studio della resistenza insulinica
Secondo il Gruppo Europeo di studio della resistenza insulinica, la sindrome metabolica è accertata se sono contemporaneamente presenti insulino resistenza, iperinsulinemia, e due dei seguenti parametri:
- Circonferenza vita ≥ 94 cm nei maschi o ≥ 88 cm nelle femmine.
- Pressione arteriosa ≥140/90 mmHg.
- Colesterolo HDL < 39 mg/dL.
- Trigliceridi ≥ 115 mg/dL.
- Glicemia a digiuno compresa tra 110 e 126 mg/dL.
Cosa dice l’OMS
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la sindrome metabolica è invece accertata se sono contemporaneamente presenti una glicemia alterata (o l’insulino resistenza) e due dei seguenti parametri:
- Obesità centrale: rapporto vita/fianchi > 0,9 nei maschi e > 0,85 nelle femmine e/o Indice di Massa Corporea (IMC) >30.
- Pressione arteriosa ≥160/90 mmHg o assunzione di farmaci anti-ipertensivi.
- Colesterolo HDL: < 35 mg/dL nei maschi; < 39 mg/dL nelle femmine.
- Trigliceridi: ≥ 150 mg/dL.
- Microalbuminuria: >20 μg/min o rapporto albumina/creatinina >20 mg/g (presenza di tracce di albumina nelle urine).
Diagnosi della sindrome metabolica
A chi rivolgersi se si sospetta un malfunzionamento del metabolismo? All’endocrinologo, in primis; ma nel prosieguo del trattamento, possono essere coinvolti anche altri specialisti, come:
- Medico nutrizionista.
- Cardiologo.
- Neurologo.
Il paziente viene ascoltato mentre racconta la sua storia familiare, citando eventuali casi di sindrome metabolica o altri disordini metabolici (come il diabete) o malattie cardiovascolari. Viene sottoposto a misurazione della circonferenza addominale, della pressione arteriosa e della glicemia a digiuno e alla valutazione del profilo lipidico.
La diagnosi viene confermata quando sono presenti almeno 3 dei seguenti sintomi:
- Circonferenza della vita, indicativa della quantità di grasso depositato in zona addominale, ≥ 102 cm per gli uomini; ≥ 88 cm per le donne.
- Glicemia a digiuno ≥ 100 mg/dL.
- Ipertensione ≥ 130/85 mmHg.
- Trigliceridi ≥ 150 mg/dL.
- Colesterolo HDL < 40 mg/dL per gli uomini; < 50 mg/dL per le donne).
Alle persone a rischio viene consigliato di sottoporsi regolarmente agli screening per la sindrome metabolica.
Cure e trattamenti per la sindrome metabolica
La buona notizia è che la sindrome metabolica si può curare, la cattiva è che è necessario agire su molti fronti contemporaneamente per curarla. L’approccio ottimale è multidisciplinare.
Occorre intervenire sui tanti aspetti della malattia, per ritrovare l’equilibrio andato perduto. La cura implica una rivoluzione nello stile di vita, da realizzare su tre piani che si intersecano: alimentazione sana, movimento e mantenimento (o raggiungimento) del peso forma.
Purtroppo, non è sufficiente curare un singolo sintomo: questo tende a scoraggiare i pazienti, che possono convincersi di non essere in grado di recuperare uno stato di salute soddisfacente.
D’altra parte, la sindrome metabolica non è una malattia, ma un insieme di fattori di rischio che concorrono ad aumentare il rischio di andare incontro a condizioni quali ictus, infarto e diabete. È questa complessità a richiedere la messa in campo di energie e impegno superiori ad altre patologie altrettanto gravi.
Farmaci
Un altro punto che genera demotivazione nella cura è dato dal fatto che i farmaci vi sono poco rappresentati.
Non esiste un farmaco che, una volta preso, risolve il problema. Ci sono, sono importanti (in alcuni casi), ma non sono quasi mai determinanti: nell’insieme delle misure da adottare per risolvere il problema la terapia farmacologica ha un ruolo marginale.
Complessivamente, il trattamento comprende l’assunzione di farmaci, la dieta e la pratica dell’esercizio fisico (di cui parleremo nel paragrafo successivo), oltre alla gestione dei fattori di rischio cardiovascolare.
Il farmaco usato è la metformina, che viene però prescritto solo ai pazienti per i quali le altre iniziative non hanno successo. Il suo meccanismo d’azione favorisce il ripristino della sensibilità all’insulina.
Nei casi particolarmente complessi dal punto di vista del peso, viene valutata la chirurgia bariatrica.
Non sono disponibili prove scientifiche che legittimino l’impiego dell’omeopatia nel trattamento di questa condizione. Nel mercato sono presenti prodotti di fitoterapia che possono, in alcuni casi, supportare il trattamento affiancandosi alle modifiche agli stili di vita.
Come anticipavamo, l’approccio alla cura deve essere ad ampio raggio: non si possono quindi trascurare fattori di rischio come il fumo, che deve essere interrotto.
Dieta e alimentazione per la sindrome metabolica
La modifica della dieta rappresenta un punto essenziale nell’approccio alla cura, anche se non l’unico. Il nuovo paradigma di alimentazione non è tanto incentrato sulla quantità dei cibi, che comunque deve essere contenuta, ma piuttosto sulla loro qualità.
La prima raccomandazione è quella di ridurre il consumo di zuccheri. Per molto tempo, in passato, si è attribuita ogni responsabilità circa il rischio di malattie cardiovascolari ai grassi, ma oggi conosciamo anche il ruolo degli zuccheri.
Grazie all’attrattività che sanno esercitare sulla nostra mente, è molto difficile dire no ai dolci, ma anche al semplice pane, o a un fumante piatto di pasta.
Per questo, è importante impostare i propri pasti consapevolmente: all’inizio può essere complicato, ma poi quello che è un proposito straordinario diventa una buona abitudine che viene mantenuta nel tempo.
Questo significa che la pasta è fra gli alimenti da evitare? No. Ma deve essere condita con sughi di verdura e un giro di olio extravergine d’oliva a crudo. Abituati gradualmente a bere le bevande senza aggiungervi zucchero: riscoprirai nuovi sapori e le gusterai di più.
Anche sui grassi occorre introdurre dei cambiamenti: privilegia quelli di origine vegetale a crudo, ma fai anche attenzione alle quantità.
Riduci la quantità di sodio che assumi. Ricorda che il sale è nascosto in ogni piatto pronto: una ragione in più per non acquistarne. Utilizza il sale iposodico in modiche quantità e bevi un’acqua minerale a basso contenuto di sodio.
Abituati al sapore vivace delle spezie: non solo basilico e rosmarino, ma anche peperoncino, curcuma e curry.
Cosa mangiare ?
Aumenta l’apporto di vegetali, facendo però attenzione a limitare quello della frutta: ingerire più fibra migliorerà il benessere del tuo intestino, ti darà una sensazione di sazietà e ridurrà l’assorbimento di grassi e zuccheri dai cibi. Preferisci, a questo scopo, i cereali integrali a quelli bianchi.
Come fonti di proteine scegli le carni bianche e il pesce, evitando le carni rosse e il formaggio, più grassi e quindi più ricchi di colesterolo.
Per stare bene, abbandona alcol e fumo.
Ricordati che, se hai esigenze specifiche, puoi rivolgerti a un medico nutrizionista per una consulenza personalizzata sull’alimentazione da adottare.
Attività fisica per la sindrome metabolica
L’esercizio fisico ideale comprende una combinazione di attività aerobica e allenamento della forza.
È dimostrato che il movimento eseguito con regolarità è vantaggioso per la salute dei pazienti anche quando non è intenso o correlato alla perdita di peso. Consente, infatti, di:
- Mantenere la glicemia costante.
- Riduce la resistenza all’insulina.
- Abbassa i trigliceridi e il colesterolo LDL.
- Alza il colesterolo HDL.
- Previene la pressione alta.
- Favorisce, in ogni caso, la perdita di peso.
- In particolare, previene l’accumulo di grasso viscerale.
Ciò che il trattamento della sindrome metabolica richiede non è la prestazione straordinaria, ma la costanza nella pratica. La cura implica un cambiamento di mentalità.
Non è un farmaco da prendere per poi dimenticarsene e ritornare a fare altro, ma una rivoluzione che investe ogni aspetto della vita. In ogni momento della giornata è possibile occuparsi della propria salute.
Ad esempio, salendo le scale anziché prendere l’ascensore o la scala mobile, compiendo i piccoli spostamenti a piedi invece che farsi trasportare dai mezzi pubblici, rispolverando la bicicletta e approfittando delle belle giornate per fare telefonate di lavoro camminando.
Sindrome metabolica: rischi e conseguenze
Perché è così pericolosa per il cuore e le arterie? La presenza eccessiva di tessuto adiposo legata al sovrappeso provoca la liberazione nel sangue di acidi grassi liberi, che aumentano i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e trigliceridi e riducono quelli di colesterolo buono (HDL).
Inoltre, dalle placche presenti nelle arterie possono staccarsi frammenti che, trasportati dal sangue, si fermano nei piccoli vasi, ostruendoli, cioè determinando la trombosi.
Sul perché dei rischi di diabete, basta ricordare cosa succede quando i livelli degli zuccheri rimangono eccessivi nel sangue. Il mix di sovrappeso e cattiva alimentazione causa un innalzamento della glicemia basale, quella misurata a digiuno. Stressando l’attività dell’insulina (iperinsulinemia) per lunghi periodi, se ne ottiene una perdita di attività: in sostanza, l’organismo diventa insensibile alla sua azione.
La conseguenza è che la glicemia continua ad aumentare, fino alla diagnosi di diabete. Il glucosio in eccesso nel sangue, non sapendo dove andare, fa danni.
Nel breve termine, crea problemi al cervello, sensibile come pochi altri organi alle concentrazioni di zuccheri nel sangue (sia agli eccessi che alle penurie). Nel lungo periodo, si deposita dovunque trovi un tessuto che lo accoglie, ma principalmente a livello della retina (causando la maculopatia, che porta a cecità) e dei reni (riducendone la funzione fino all’insufficienza renale).
Spesso, infine, alle classiche manifestazioni della sindrome metabolica si affiancano:
- Acido urico alto nel sangue (iperuricemia): gli acidi urici possono precipitare nelle articolazioni, causando la gotta.
- Fegato grasso (steatosi epatica, anche detta fatty liver): causato dell’accumulo di acidi grassi liberi e trigliceridi, può causare una riduzione importante della funzione epatica.
- Sindrome dell’ovaio policistico.
- Calcoli biliari.
- Apnee notturne ostruttive.
Come prevenire la sindrome metabolica
La modalità di prevenzione migliore coincide, in analogia con il trattamento, con l’adozione di uno stile di vita sano, che comprenda:
- Mantenimento del peso forma: se hai qualche chilo di troppo fai in modo di perderlo prima che se ne accumulino altri; due chili in più ogni anno non rappresentano un aumento ponderale evidente, ma due chili in più all’anno in 10 anni sono 20 chili in più, che la differenza la fanno.
- Pratica di esercizio fisico regolare: ricordati che è importante che sia veramente regolare, anche se non intenso; la performance della domenica non ti aiuta e rischia di danneggiarti con infortuni che ti costringono poi alla sedentarietà; unisci l’attività aerobica a quella di potenziamento della forza e non dimenticare di muoverti non solo quando sei in palestra, ma tutto il giorno (niente ascensore, niente macchina per i piccoli spostamenti).
- Alimentazione equilibrata: limita l’apporto di zuccheri e grassi e di sale da cucina e aumenta la presenza di colore sulla tua tavola dando spazio agli ortaggi di stagione.
Rinunciare ad alcol e fumo può solo farti bene e proteggerti anche da molti altri rischi per la salute.
Se hai familiarità per malattie cardiovascolari o metaboliche, pianifica dei controlli periodici che comprendano esami del sangue: trigliceridi, colesterolo LDL, colesterolo HDL e tutti gli altri valori che il medico riterrà opportuno misurare.
Non perdere di vita il peso e sottoponiti alla misurazione della pressione arteriosa di tanto in tanto.
Epidemiologia di base
La sua diffusione è notevole, non solo nel mondo occidentale. Mentre fino a qualche anno fa i disturbi del metabolismo di zuccheri e grassi erano caratteristici dell’emisfero occidentale, di recente il cambiamento delle abitudini di vita che ha investito i Paesi emergenti ha portato a un aumento del rischio di malattie quali ipertensione, diabete, infarto e ictus.
Questo fenomeno sta aumentando significativamente la dimensione epidemiologica del disturbo.
L’incidenza della sindrome metabolica è massima fra i 50 e i 60 anni, fascia di età in cui ne è affetta una persona su due. Non solo anziani, dunque…
Fonti
- C.A. Paley et al. Abdominal obesity and metabolic syndrome: exercise as medicine? BMC Sport Sci Med Rehabil. (2018).
- L. Laviola et al. Implicazioni cliniche extraglicemiche dell’insulino-resistenza. L’Endocrinologo. (2022).
- S. Zambon et al. Dislipidemia e sindrome metabolica. Aterosclerosi. (2021).
- Sindrome metabolica. Istituto Superiore di Sanità.