Sommario
La setticemia è un processo infettivo dovuto al passaggio di germi nel sangue che solitamente provengono da focolai situati in altre zone dell’organismo.
La sepsi, infatti, è una malattia che interessa l’intero organismo. È causata da una risposta eccessiva del nostro corpo nei confronti di batteri o agenti patogeni ed è una vera e propria emergenza medica.
Il termine sepsi spesso si usa come sinonimo di setticemia, ma in realtà si parla di setticemia quando la sepsi è associata alla presenza di un batterio nel sangue.
Se non curate tempestivamente sono condizioni che possono anche portare al decesso. Secondo i dati epidemiologici, la setticemia è una malattia che causa più decessi di patologie come il cancro alla prostata, il tumore al seno e l’infezione da HIV. È infatti molto insidiosa, poiché non sempre è individuata in tempo per essere curata con efficacia.
Ogni anno si registrano in Europa 700.000 casi di sepsi, di cui almeno 1 su 5 con esito mortale. Vediamo allora cos’è la setticemia e cos’è la sepsi, quali sono i sintomi, le cause e il trattamento.
Cos’è la setticemia: caratteristiche e tipologie
Il significato della parola setticemia deriva dal greco sēpsis, che vuol dire propriamente “putrefazione”, cioè decomposizione di materiale organico.
La setticemia è la presenza di germi nel sangue provenienti da un focolaio di infezione. Cosa vuol dire, invece, sepsi? L’espressione indica la risposta acuta dell’organismo alla setticemia.
Malgrado siano usati come sinonimi, i termini sepsi e setticemia non sono intercambiabili. Infatti, il termine setticemia si riferisce all’invasione del sangue da parte di batteri, mentre sepsi indica il progressivo danno agli organi causato dalla risposta infiammatoria dell’organismo a una setticemia ma anche ad un’infezione (batterica o raramente da funghi o virus) senza setticemia.
La setticemia è un’emergenza medica e, nelle forme gravi, deve essere trattata nei reparti di rianimazione.
Nasce come conseguenza di un’infezione che ha attaccato organi quali i polmoni, il cervello, i reni o il cuore, quando i microbi responsabili entrano nel sangue. La loro diffusione nel torrente circolatorio causa la propagazione dell’infezione a tutto l’organismo.
Diventata sistemica, l’infezione può, in alcuni stati di particolare debolezza dell’organismo, provocare una risposta anomala, eccessiva del sistema immunitario, associata ad un elevato rischio di morte.
La sepsi si manifesta con la comparsa di febbre elevata, tachicardia e aumento della frequenza respiratoria. Sintomi che possono evolvere verso l’insufficienza multiorgano se non si interviene tempestivamente con un trattamento appropriato.
Tipi di setticemia
Di solito, nel linguaggio comune, si identifica la tipologia di sepsi sulla base dell’organo in cui ha avuto origine l’infezione.
Si distinguono perciò i seguenti tipi di sepsi:
- Polmonare, che deriva da una polmonite sostenuta da microbi come lo pneumococco.
- Cerebrale, originata da condizioni quali la meningite o l’encefalite da meningococco (termine comune con cui viene identificato il batterio Neisseria meningitidis, responsabile della setticemia meningococcica).
- Cardiaca, dovuta a infezioni delle valvole del cuore (endocardite).
- Addominale, provocata da un’appendicite, una peritonite (setticemia intestinale) o da un’infezione del fegato o delle vie biliari (colangite).
- Urinaria o renale, causata da infezioni delle vie urinarie o dei reni (glomerulonefrite)
- Ossea, dovuta ad un’infezione dell’osso e del midollo in esso contenuto (osteomielite).
- Dentale, che si sviluppa a partire da un ascesso dentale trascurato.
Nella fase iniziale, l’obiettivo è stabilizzare le condizioni del soggetto, in modo da ridurre il rischio di danni permanenti e di morte.
Successivamente, vengono eseguiti tutti i test necessari a distinguere le diverse forme. Sono esami del sangue e procedure radiologiche come radiografie, ecografie, TC e risonanza magnetica.
Sepsi fulminante
La forma fulminante è dovuta a un’infezione sistemica da parte di un batterio particolarmente aggressivo, come il meningococco o lo pneumococco.
Spesso si accompagna a sintomi quali la comparsa di chiazze scure sulla superficie del corpo, le cosiddette petecchie. La sepsi fulminante può portare il soggetto alla morte nel giro di poche ore, anche se vengono prestate tutte le cure del caso.
Sintomi della setticemia
La comparsa dei sintomi della sepsi è più probabile nel caso di bambini (specialmente se sotto i 5 anni), anziani, persone con malattie croniche, che si sono sottoposte a trapianto d’organo o con patologie che debilitano il sistema immunitario.
La malattia non ha, in genere, una base genetica. Ma alcuni individui sono più suscettibili alle infezioni, per ragioni genetiche.
I primi sintomi che si manifestano sono:
- Febbre elevata (superiore a 39°C) o temperatura corporea molto bassa (inferiore a 36°C) ovvero ipotermia.
- Brividi e tremori.
- Aumento della frequenza del battito cardiaco (superiore a 90 battiti al minuto, tachicardia).
- Aumento della frequenza respiratoria.
La setticemia non ha un periodo di incubazione: si parla, caso mai, di periodo di incubazione dell’infezione che l’ha causata, che varia a seconda del microorganismo.
In una persona reduce da un intervento chirurgico o che presenta una ferita aperta o in corso di infezione, questi sintomi devono allarmare e spingere ad eseguire controlli urgenti. Si tratta, infatti, di manifestazioni abbastanza specifiche della sepsi.
In mancanza di un intervento tempestivo, la sintomatologia procede inesorabilmente causando un’infiammazione generalizzata. Si scatenano così una serie di reazioni a catena che causano la formazione di trombi nei vasi, ostacolando il flusso del sangue e compromettendo le funzioni di tutti i sistemi e apparati.
Subentra poi un’insufficienza multiorgano di polmoni (insufficienza respiratoria), fegato (con alterazioni della coagulazione), dei reni (insufficienza renale) e del cuore (insufficienza cardiaca).
Perché si rischia la morte
Questa condizione evolve facilmente verso lo shock settico, che comporta sintomi quali:
- Svenimento o debolezza estrema.
- Vertigini.
- Confusione mentale, disorientamento o stato di incoscienza.
- Dolori muscolari e articolari.
- Diarrea, nausea e vomito.
- Sudorazione accentuata.
- Difficoltà a respirare.
- Riduzione dell’emissione di urina.
- Comparsa di un’eruzione cutanea con macchie di colore rosso o rosso scuro che non scompaiono premendovi il dito (petecchie).
Quando la pressione arteriosa scende sotto i livelli di guardia, i reni vanno in blocco. Questa condizione è detta shock settico. La persona colpita non urina, e quindi non elimina più le tossine dall’organismo, ed è in serio pericolo di vita.
Dopo quanto tempo si muore? Il decorso della sepsi può essere molto rapido e portare il soggetto alla morte in poche ore. Malgrado ciò, la guarigione può verificarsi anche nella forma grave, sebbene sia un evento meno probabile rispetto alla forma più lieve.
Quando preoccuparsi? Le persone che hanno contratto un’infezione oppure hanno subito un trauma e manifestano sintomi come quelli sopra elencati dovrebbero rivolgersi a un medico.
Come si prende la setticemia: cause e soggetti a rischio
La setticemia è la complicanza di un’infezione, che rappresenta la causa di base della sepsi. In condizioni normali, un’infezione microbica viene risolta da un intervento locale del sistema immunitario, che distrugge i germi responsabili.
Quando il soggetto colpito da infezione è particolarmente debole, il sistema immunitario non riesce ad arginarla. Il risultato è che si propaga in tutto l’organismo attraverso la circolazione sanguigna.
L’infezione assume così una dimensione tale da provocare una risposta immunitaria eccessiva, un’infiammazione esagerata che diventa essa stessa un fattore di rischio per la vita.
Cause della setticemia
Il microrganismo responsabile è quasi sempre un batterio.
Di solito sono coinvolti i batteri che attaccano:
- Polmoni: germi come lo Streptococcus pneumoniae e la klebsiella, correlati all’insorgenza della polmonite.
- Cavità addominale: batteri responsabili di appendicite, peritonite, colecistite, colangite (che compare quando l’infezione colpisce i condotti della bile).
- Cervello: germi come la Neisseria meningitidis e l’Haemophilus influenzae che provocano encefalite e meningite.
- Reni e vie urinarie, come nel caso della cistite, uretrite o glomeurolonefrite da Escherichia coli o altri microbi.
- Cuore, alla base delle endocarditi.
- Pelle.
- Osso, provocando l’osteomielite.
La sepsi può partire anche da problemi più banali, come un ascesso dentale (setticemia di origine dentale) o un’unghia incarnita trascurati, che si sono infettati.
Spesso compare dopo un intervento chirurgico o una procedura medica come il posizionamento di un catetere venoso, di un tubo per il drenaggio o per la respirazione artificiale.
Raramente, nelle persone gravemente immunodepresse, la causa è un’infezione virale o fungina.
Non sempre si riesce a individuare la causa della sepsi. In alcuni casi, il microorganismo responsabile rimane ignoto.
Chi è a rischio
Le persone più a rischio sono:
- Neonati e bambini.
- Anziani.
- Soggetti con malattie croniche come il diabete, ad esempio.
- Persone con un sistema immunitario indebolito: in chemioterapia per il trattamento di un tumore, in terapia cortisonica, affetti da leucemia o AIDS.
- Donne in gravidanza.
- Ricoverati per traumi gravi o ustioni estese.
- Persone sottoposte a un trapianto d’organo, perché in terapia con farmaci, detti immunosoppressori, che riducono l’efficienza del sistema immunitario.
- Ricoverati in ospedale e sottoposti a impianti di dispositivo medico, come il catetere urinario, tubo da drenaggio, flebo o collegati alle apparecchiature per la respirazione artificiale.
- Soggetti in convalescenza dopo un intervento chirurgico.
In particolare, le infezioni contratte in ospedale sono molto più a rischio rispetto alla popolazione generale. Nelle strutture sanitarie, circolano purtroppo batteri resistenti a molti degli antibiotici oggi in uso.
Sepsi nei bambini
I bambini al di sotto dei 5 anni sono particolarmente a rischio per la sepsi.
Se è in corso un’infezione e il piccolo manifesta sintomi quali letargia, sonnolenza inspiegabile o confusione, è cianotico e freddo, ha macchie rosse sulla pelle (che non schiariscono premendo con le dita), respira rumorosamente o ha convulsioni, deve essere immediatamente portato in un Pronto Soccorso.
È invece richiesto un consulto pediatrico se la febbre è molto alta e non scende (oppure se la temperatura scende al di sotto dei 36°C), respira male, non fa pipì, ha la testa più gonfia del normale, è confuso, irritabile e non reagisce o ha il collo particolarmente rigido.
La sepsi del lattante può derivare da un’infezione materna acquisita durante il parto. Più comunemente si tratta di una polmonite o altre condizioni causate da streptococco, stafilococco, Escherichia coli o Haemophilus influenzae.
Setticemia nell’anziano
Nel paziente anziano, la sepsi si manifesta con sintomi analoghi a quelli dell’adulto, ma più accentuati. In particolare, negli anziani sono più marcati gli aspetti di:
- confusione mentale.
- Delirio.
- Debolezza.
- Aumento della frequenza respiratoria.
Setticemia: cure e trattamenti
La cura della sepsi dipende dalla localizzazione dell’infezione da cui la setticemia è originata e dal quadro clinico della persona colpita. In ogni caso, trattandosi di un’emergenza medica che può mettere a rischio la vita del soggetto, è disposto il ricovero anche solo in caso di sospetto.
Vengono somministrati farmaci ed eseguite terapie mediche mirate alla stabilizzazione delle condizioni del paziente e, in un secondo momento, alla risoluzione dell’infezione.
La chirurgia è indicata quando è necessario rimuovere il tessuto infetto.
Farmaci
Il primo passo per arrestare la progressione della setticemia è la somministrazione dell’antibiotico, che avviene per bocca o per via endovenosa, a seconda delle condizioni della persona colpita.
Come indicato dalle linee guida, la terapia con l’antibiotico dovrebbe essere istituita immediatamente, non appena viene accertata la diagnosi. Solo così si può contenere efficacemente il rischio di morte.
In attesa dei risultati degli esami del sangue che permettono l’identificazione precisa del microorganismo responsabile, viene somministrato un antibiotico ad ampio spettro. In seguito, la terapia è modificata sulla base delle informazioni raccolte con gli esami.
Le cose vanno diversamente quando il responsabile della setticemia è un virus. In primo luogo, perché non si possono utilizzare gli antibiotici, strumenti relativamente potenti ma inefficaci in quel caso. E, in secondo luogo, perché non sono disponibili antivirali per il trattamento di tutti i virus che possono provocare la sepsi.
In questo caso, si deve, fondamentalmente, aspettare che il sistema immunitario reagisca.
Sono utilizzati anche i corticosteroidi, per la loro capacità di contrastare la reazione eccessiva del sistema immunitario. Possono essere somministrati anche medicinali capaci di sostenere la pressione arteriosa (vasopressori).
Altri trattamenti
Di pari passo alla somministrazione dei farmaci, è importante una adeguata idratazione attraverso una flebo. La somministrazione di liquidi in quantità cospicue permette, infatti, di ridurre il rischio di blocco renale e prevenire la disidratazione.
Nei casi gravi si rende necessario il ricovero in terapia intensiva, per prestare al paziente tutte le cure d’emergenza necessarie. Se ha difficoltà a respirare, gli viene somministrato ossigeno, attraverso una maschera facciale o un respiratore automatico.
Quando la pressione arteriosa scende al di sotto dei livelli di guardia, il soggetto è collegato ad un macchinario per la dialisi. Questo dispositivo sostituisce i suoi reni che non funzionano più: “lava” il sangue rimettendolo in circolazione ripulito di tutte le tossine accumulate.
Dopo avere stabilizzato la situazione, i medici intervengono sul focolaio primario dell’infezione. A seconda dei casi, può essere necessario intervenire chirurgicamente. Accade quando l’infezione si è originata da una ferita aperta o una sutura applicata nel corso di un intervento chirurgico.
Non sono disponibili cure naturali di efficacia dimostrata per il trattamento della sepsi.
Diagnosi ed esami strumentali
La diagnosi di sepsi viene eseguita sulla base dell’osservazione dei sintomi e dei risultati degli esami prescritti. Se si sospetta questa condizione, i medici monitorano parametri quali la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e respiratoria.
Sono anche eseguiti esami del sangue mirati a verificare:
- La presenza di microbi nel sangue (emocoltura).
- Numero dei globuli bianchi: se questo esame, detto conta leucocitaria, produce un numero molto elevato, significa che è in atto un’infezione batterica.
- Numero delle piastrine.
- Livelli dei marcatori dell’infiammazione (come la VES) e della coagulazione.
- Presenza di eventuali danni d’organo causati dalla sepsi.
Possono, poi, essere effettuati altri esami radiologici per identificare il focolaio di infezione che ha dato origine alla setticemia.
Fra questi, gli esami delle urine (per diagnosticare eventuali infezioni urinarie), l’esecuzione di colture da campioni di secrezioni di liquido in corrispondenza di ferite infette o da secrezioni bronchiali.
Sono anche effettuati esami radiologici, come ecografia, radiografia, TC e risonanza magnetica.
Decorso
Il decorso della sepsi può essere molto breve, come avviene nel caso delle forme fulminanti. In genere, il trattamento tempestivo permette di ridurre il rischio di morte e di salvaguardare gli organi coinvolti, aumentando le probabilità di un recupero completo.
La prognosi è tanto migliore quanto più precoce è la somministrazione della terapia, in particolare dell’antibiotico.
In media, la mortalità è di un caso su 5. Ma nei casi più severi può arrivare al 60%.
Conseguenze e complicazioni della setticemia
Alcune delle persone che superano la fase acuta della sepsi si riprendono completamente. Per altri, sfortunatamente, ciò non avviene. Talvolta, i soggetti guariti vanno incontro ad uno strascico della malattia che viene definito sindrome post sepsi.
I sintomi di questa condizione comprendono stanchezza estrema, debolezza muscolare, gonfiore articolare, dolore al petto e affanno.
Se, per diverse ragioni, i danni d’organo dovuti alla setticemia non sono curati, la persona deve fare i conti con una riduzione definitiva della funzionalità dell’organo compromesso.
Questo significa, ad esempio, un’insufficienza renale cronica, che comporta la necessità di sottoporsi a dialisi per tutta la vita o a un trapianto di rene.
Per ridurre il più possibile i rischi di lesioni irreversibili e di morte, il trattamento deve essere tempestivo. I soggetti con sepsi che deriva da una ferita aperta che non riesce a guarire sono spesso sottoposti a un intervento chirurgico di sbrigliamento, cioè di rimozione dei tessuti infetti.
Lo sbrigliamento evita la diffusione dell’infezione ai tessuti circostanti.
Prevenzione della setticemia
Di per sé, la setticemia è difficilmente evitabile. La soluzione migliore è agire all’origine, limitando il rischio di infezione. Questo perché chiunque abbia contratto un’infezione è a rischio di sepsi.
Ad esempio le infezioni nella cavità addominale (appendicite, diarrea infettiva, colecistite), delle vie urinarie, del sangue, della pelle o dei tessuti molli, ma anche infezioni di origine sconosciuta.
Per raggiungere questo obiettivo, è importante aderire alle campagne vaccinali, in base alla propria età. Le persone con malattie croniche (diabete, ipertensione, cardiopatie, ecc.) pensano spesso, erroneamente, che le loro condizioni sono controindicate per le vaccinazioni.
Ma in realtà, non è così: anzi, le cronicità rappresentano una delle indicazioni più importanti per sottoporsi all’immunizzazione. Per questa ragione, è bene chiedere sempre al proprio medico informazioni specifiche in proposito.
È, inoltre, importante osservare tutte le misure raccomandate per la prevenzione del contagio, valide per quasi tutte le infezioni che possono evolvere in setticemia. Nella fattispecie, ricordiamo il lavaggio frequente delle mani con acqua calda e sapone liquido, il consumo di acqua e alimenti sicuri.
Se è presente una ferita, è bene mantenerla pulita e disinfettata.
Giornata mondiale per la lotta alla sepsi
Per ridurre i casi di sepsi, nel 2017 la 70° Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato la risoluzione 70.7 in cui per la prevenzione, diagnosi e trattamento della sepsi sono previste 5 azioni:
- Usare correttamente gli antibiotici.
- Rafforzare i programmi di controllo e prevenzione delle infezioni ospedaliere, per ridurre la frequenza delle infezioni correlate ai casi di sepsi.
- Aumentare la consapevolezza della popolazione.
- Formare gli operatori sanitari alla sicurezza del paziente, poiché in caso di sepsi la gestione del tempo risulta critica e ritardi nella diagnosi e/o nella terapia adeguata comportano gravi criticità nel percorso di cura.
- Promuovere la ricerca e la sperimentazione per disporre di soluzioni diagnostiche, nuovi antibiotici, vaccini e terapie.
Per combattere la sepsi, dunque, è importante ridurre la frequenza delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria e delle infezioni causate da organismi resistenti ai farmaci antimicrobici.
La riduzione dei casi di sepsi, anche grazie al miglioramento nella diagnosi e nella cura, avrà un impatto importante sulla salute della popolazione a livello nazionale e globale.
Fonti
- M.E. Nunnally et al. The Surviving Sepsis Campaign: research priorities for the administration, epidemiology, scoring and identification of sepsis. Intensive Care Medicine Experimental. (2021).
- L. Massaud-Ribeiro et al. Pediatric Sepsis Research: Where Are We and Where Are We Going? Frontiers in pediatrics. (2022).
- Ministero della Salute, Giornata Mondiale per la lotta alla sepsi.