Sommario
Chi soffre di alitosi e mal di denti, di solito, pensa subito ad una carie, ma in realtà potrebbe trattarsi di pulpite, cioè di un’infiammazione della polpa dentale che provoca uno tra i dolori più intensi per l’uomo. A precederlo per intensità, solo le coliche renali e le doglie del parto.
Le conseguenze per il dente affetto possono essere da lievi a devastanti. Dipende dal grado d’infezione batterica e dai tempi d’intervento che constano di terapie farmacologiche e medico-dentistiche, come la rimozione della polpa infetta o del dente per intero.
Le cause della pulpite dentale possono essere tante, da una cattiva igiene orale a traumi che possono lesionare smalto e corona favorendo l’ingresso dei batteri.
In questo articolo scopriremo cosa è la pulpite, come si manifesta e quali strumenti si usano per diagnosticarla. Infine, vedremo la differenza tra i vari trattamenti possibili, quando si applicano e come si può prevenire la pulpite.
Pulpite: cos’è
La pulpite è un‘infiammazione del dente che, come dice la parola stessa, ne colpisce la polpa. Spesso deriva dalla carie, ma può manifestarsi anche a causa di otturazioni mal eseguite o carie non del tutto rimosse.
Il sintomo principale è il dolore, sia durante la masticazione che la deglutizione di liquidi troppo freddi o particolarmente caldi. Per questo potrebbe essere confusa con una semplice carie, ma grazie ad una radiografia e ai test di vitalità pulpare il medico specialista è in grado di fare una diagnosi precisa.
Il trattamento, come vedremo, prevede diverse fasi che vanno dalla rimozione della carie al ripristino del dente danneggiato e talvolta all’estrazione dello stesso.
Anatomia del dente
Tutti sanno quanto sia importante avere dei denti sani per la salute dell’intero organismo, ma magari non tutti sanno com’è fatto davvero un dente. Proviamo a capire in quali e quante parti è suddiviso.
A prescindere dalla sua forma e scopo, ogni dente ha una struttura standard.
- Corona, la parte visibile del dente che sporge fuori dall’alveolo, dove è posizionato, e dalla gengiva. Può avere diverse forme che dipendono dalla funzione: appuntita per afferrare, appiattita per tagliare o con protuberanze come nei molari per masticare.
- Radice, la parte del dente che non si vede, legata all’osso dal legamento parodontale e serve a sostenere il dente.
- Colletto, la parte che unisce corona e radice e attorno alla quale si sviluppa la gengiva. E’ una parte importante in quanto se non accuratamente pulita può sviluppare placca batterica con conseguente infiammazione delle gengive e malattie come la parodontite.
Per quanto riguarda la sua composizione, il dente non è fatto di una sola sostanza ma di diversi strati che sono:
- Smalto, l’elemento più duro del corpo umano, composto per il 96% da minerali e per il 4% da sostanze organiche. Si tratta di una composizione translucida che con cibi acidi può rovinarsi.
- Dentina, responsabile del tipico colore dei denti, composto per il 70% da materiale inorganico e per il 30% da materiale organico e acqua.
- Polpa dentale, che permette al dente di essere vitale e comprende il nervo, i vasi sanguigni e le cellule. Si estende dall’interno della corona fino alle radici.
Tipi di pulpite
Quando parliamo di pulpite dobbiamo fare qualche suddivisione, sulla base della profondità della lesione e del livello d’infiammazione. Da queste distinzioni dipende il destino del dente colpito.
Prima di tutto, c’è da dire che l’infiammazione può avere decorso acuto o cronico.
Nel primo caso, il dente manifesta per lo più ipersensibilità termica, ma se non trattata in tempo può trasformarsi in pulpite acuta sierosa, caratterizzata dalla fuoriuscita di granulociti e siero che provocano molto dolore.
La pulpite cronica, a differenza della prima, nasce come conseguenza di carie dentaria e inizia come asintomatica. Poi, solitamente, diventa purulenta a causa dei batteri. Il che aggrava il processo infiammatorio aumentando il dolore.
Chiarito questo, la pulpite può essere suddivisa in reversibile o irreversibile.
Definiamo reversible una pulpite la cui infiammazione è contenuta e la lesione è molto superficiale. Infatti, il dolore lo si sente più che altro quando arriva uno stimolo esterno come freddo o caldo oppure dolce. Nella maggior parte dei casi, questa forma di pulpite viene curata e porta il dente a completa guarigione.
Invece, la pulpite irreversibile che può essere acuta o cronica, parte come un’infiammazione, ma poi diventa più grave. La dentina spesso è distrutta e il gonfiore al suo interno blocca, lentamente, la circolazione del dente, fino ad una potenziale necrotizzazione della polpa. Ecco perché si parla di irreversibilità.
In questo caso, il dolore persiste e si diffonde, in genere, anche ad altre parti del viso, come orecchie, tempie, collo.
Le cause della pulpite
Le cause della pulpite dentale sono tante e possono essere distinte in: carie, parodontite, interventi dentari invasivi, bruxismo, masticazione scorretta, malocclusione dentale, scarsa igiene orale.
Carie
La carie è sicuramente tra le cause più comuni della pulpite e agisce partendo dall’esterno verso l’interno. Ossia, i batteri presenti sul dente e la presenza di zuccheri che li alimentano vanno a demineralizzare lo smalto, per poi addentrarsi sempre più in profondità.
Una volta intaccata la dentina, la carie tocca anche i nervi e i vasi sanguigni infettando infine la polpa che svilupperà proprio la pulpite.
Parodontite
A differenza della carie, nella parodontite, o piorrea, i batteri si diffondono e arrivano alla polpa a partite da sottili canali laterali che si trovano nella tasca parodontale.
Questo è possibile anche grazie alla sintomatologia tipica della parodontite che è la mobilità dentale. I denti infatti muovendosi continuamente possono favorire il passaggio dei batteri e del cibo rendendo l’esito dell’infiammazione ancora più deleterio per la polpa.
Interventi dentari invasivi
Tra le cause di pulpite meno note c’è quella legata alle procedure che causano sbalzi termici, come per esempio lo sbiancamento laser con lampade a CO2.
Questo tipo di intervento, sempre più richiesto per ridare luce ai denti ed eliminare le macchie, rilascia dei radicali liberi che penetrano nello smalto con lo scopo di distruggere le molecole responsabili dell’ingiallimento.
Tuttavia, questo tipo di aumento termico può provocare irritazioni alla polpa.
Bruxismo e masticazione scorretta
Tra le cause di tipo cronico della pulpite rientrano, invece, il bruxismo e la masticazione scorretta.
Il primo sta ad indicare il digrignamento dei denti durante il sonno, mentre il secondo si riferisce ad un allineamento non ideale dei denti durante la masticazione del cibo.
Entrambi possono causare lesioni e microfratture che espongono l’interno del dente a maggiori rischi d’infezione.
Malocclusione dentale
Una cattiva occlusione dentale non è certo la principale causa di pulpite, ma non è da escludere. Infatti, una malocclusione può voler dire che nel dente siano rimaste delle fessure in grado di far entrare i batteri e farli proliferare.
A quel punto, un’infiammazione della polpa può essere dietro l’angolo.
Scarsa igiene orale
Infine, ma non meno importanti, ci sono il tempo e la qualità delle cure orali. Visto che la pulpite è determinata da un’infiammazione e da un’infezione della polpa, causata prevalentemente dalla presenza di batteri, l’igiene della bocca è il primo passo per mantenere i denti sani.
Non lavarsi i denti dopo i pasti, non passare il filo interdentale oppure usare prodotti per la cura dei denti troppo aggressivi, sono tutte abitudini sbagliate che possono certamente compromettere la salute dei denti e quindi della loro parte più interna.
Sintomi
Spesso la pulpite inizia senza sintomatologia e per questo passa inosservata prima di diventare dolorosa.
Una volta che si è manifestato, a causa dell’ipersensibilità delle terminazioni nervose, il dolore può rimanere controllato o diventare insopportabile, a seconda che se si tratta di pulpite reversibile o irreversibile.
- Nella pulpite reversibile, se questa non peggiora, il dolore si verifica soltanto in caso di stimolo quale il freddo o il dolce. Quando lo stimolo viene rimosso, il dolore cessa entro uno o due secondi.
- Nella pulpite irreversibile, invece, il dolore si manifesta spontaneamente e persiste per qualche minuto. A meno che non si tratti di uno stadio avanzato di pulpite con necrosi della polpa, in cui è possibile che la persona non senta più neanche il dolore.
Oltre al dolore, la pulpite provoca altri sintomi quali:
- Ipersensibilità al caldo, al freddo o al dolce.
- Problema di alitosi e cattivo gusto in bocca.
- Ascesso gengivale o ascesso periapicale che solleva il dente.
- Granulomi.
- Cisti.
- Linfonodi ingrossati.
- Febbre.
Come si diagnostica la pulpite
La pulpite dentale è solitamente diagnosticata da un dentista attraverso un esame obiettivo della bocca, un test della vitalità pulpare e una radiografia. Grazie a questi strumenti è in grado di verificare la sede dell’infiammazione e il livello di deterioramento del dente.
Anche se la certezza assoluta è data dall’apertura del dente.
Esame obiettivo
Questo primo esame consiste nella valutazione complessiva del cavo orale. In particolare, il dentista indaga sulla presenza di:
- Lesioni delle mucose.
- Gonfiore alle gengive.
- Carie o infezioni.
- Fratture o microfratture.
Alla fine dell’esame clinico, il dentista sarà in grado d’identificare la sede specifica in cui eseguire la radiografia.
Radiografia
L’esame radiografico di tipo endorale serve per ottenere informazioni specifiche riguardanti una zona circoscritta della bocca.
Nel nostro caso quella potenzialmente colpita da pulpite. In questo, si differenzia da una radiografia panoramica in cui invece si vede l’intera arcata dentale.
Con questo esame di routine, veloce e per nulla doloroso o pericoloso per la salute, è possibile visualizzare ogni singolo elemento della bocca e del dente.
- Gengiva e legamento parodontale
- Corona
- Radice
- Osso.
La radiografia viene quasi sempre eseguita direttamente dallo studio dentistico con macchinari all’avanguardia che permettono di ottenere immagini nitide e precise.
Si effettua con il supporto di una lastrina che viene inserita all’interno della bocca del paziente e con un apparecchio radiografico che dall’esterno emette radiazioni ionizzate direttamente sulla lastra. In pochi secondi l’esito appare sul pc del dentista.
Si tratta di una procedura sicura per il paziente in quanto le altre parti del corpo vengono protette da una mantella o grembiule piombato.
La radiografia endodontica viene resa ancora più precisa tramite tre differenti angolazioni che permettono di avere una visione a 360° dei denti interessati. Un medico attento è in grado di riconoscere un’anatomia atipica del dente.
Chiaramente, a seguire, devono essere eseguiti dei test di vitalità pulpare per avvalorare i sospetti provenienti dalla radiografia e fare una diagnosi precisa.
Test della vitalità pulpare
Questo test, che è l’ultimo nell’ambito di una diagnosi completa, è specifico per individuare quei sintomi riconducibili alla pulpite e può essere effettuato in diversi modi.
- Test con stimoli termici, usando il freddo. Nello specifico viene impiegato un batuffolo di cotone imbevuto di cloruro di etile liquido e viene appoggiato sul dente. Dopo di che si attende una reazione da parte del paziente.
- Stimoli termici, usando il caldo. In questo caso si usa la guttaperca, cioè una resina naturale simile alla gomma, che riscaldata e avvicinata al dente affetto da pulpite può provocare un dolore insopportabile e persistente.
- Test con stimoli elettrici, che si basa sulla trasmissione di corrente elettrica verso la polpa del dente. Se non c’è dolore potrebbe voler dire che il dente è in necrosi. Il test non può essere usato su portatori di pacemaker.
- Flussimetria laser-Doppler, dove un raggio laser verso il dente viene automaticamente deviato dal flusso di sangue presente all’interno della polpa. Questo segnale è garanzia di vitalità del dente. Se assente può esserci un problema.
- Pulsossimetria. E’ un test che misura l’emoglobina e la quantità di ossigeno presente nel dente.
Come curare la pulpite dentale
La pulpite deve essere trattata prima di tutto eliminando gli elementi di disturbo principali che sono il dolore e l’infiammazione.
Questo avviene di solito attraverso l’uso di farmaci analgesici e antinfiammatori in grado di dare un momentaneo sollievo. A tal proposito si usano:
- Paracetamolo e Fans, cioè farmaci antinfiammatori non steroidei, che servono a ridurre il dolore di lieve o moderata entità ed eventualmente anche la febbre. In odontoiatria, questi farmaci servono a contenere il dolore per agevolare la guarigione e nel caso in cui non ci sia un’infezione in atto. Quindi potrebbero andare bene in caso di pulpite reversibile.
- Codeina o altri oppiacei, secondo prescrizione medica, per dolori intensi e costanti, come nel caso di pulpiti irreversibili.
In caso di pulpite reversibile, l’uso combinato di antidolorifici e antinfiammatori dovrebbe poter risolvere il sintomo in poco tempo. In caso di pulpite irreversibile invece, di solito bisogna intervenire anche con il trattamento medico, che prevede di rimuovere la causa dell’infezione.
Per casi in cui il medico si trovi a dover affrontare un’infezione vera e propria, che non può essere dunque risolta nè da sola nè tramite trattamenti localizzati, può decidere di prescrivere anche antobiotici come l’amoxicillina o la clindamicina.
Questi vengono usati per bloccare la replicazione dei batteri e abbassarne la carica. A fine trattamento antibiotico, viene consigliata l’assunzione dei fermenti lattici per evitare disturbi intestinali ed effetti collaterali.
Estrazione del dente, devitalizzazione, rimedi naturali
Come abbiamo visto, il primo trattamento della pulpite è di tipo antinfiammatorio e di controllo del dolore. In associazione a queste terapie poi lo specialista valuta la necessità di agire con interventi mirati di tipo medico.
L’obiettivo è sempre quello di salvare il dente, quindi, se lo si ritiene possibile, prima di pensare ad un’estrazione del dente, si può decidere di eseguire una procedura chiamata pulpectomia, o devitalizzazione.
Pulpectomia o devitalizzazione
Questo intervento prevede l’eliminazione del tessuto pulpare camerale e canalare, quindi tutta la polpa, i nervi e i vasi sanguigni, mantenendo il resto del dente intatto.
L’intervento si svolge in varie fasi che sono:
- Anestesia.
- Posizionamento della diga, ossai un fazzoletto di lattice che protegge gli altri denti.
- Foratura della corona.
- Rimozione della polpa dentale e dei residui batterici dall’interno del dente.
- Disinfezione del canale.
- Riempimento dell’alveolo con la guttaperca.
- Otturazione temporanea per sigillare.
Estrazione del dente
Nel caso in cui, invece, la devitalizzazione non può essere eseguita perché la pulpite ha già distrutto quasi tutto il dente, è possibile eseguire l’estrazione. Una procedura in cui il dente viene rimosso dall’alveolo, ossia dalla cavità ossea dove risiede.
L’estrazione è una procedura abbastanza complicata e può essere di due tipi: semplice o chirurgica.
- Estrazione semplice: è il metodo più comune e viene effettuata quando il dente è ben visibile. Dopo l’anestesia, si ricorre all’estrazione con elevatore e pinza facendo pressione sul dente stesso.
- Estrazione chirurgica: avviene quando il dente è coperto dalla gengiva e si deve agire prima su quest’ultima per fare spazio ed arrivare proprio al dente. Dopo l’estrazione potrebbe essere naturale sentire gonfiore e avere sanguinamento per le successive 24 ore.
Pulpite dentale: rimedi naturali
In caso di pulpite dolorosa o di altri sintomi collegati ad essa, è necessario contattare un dentista il prima possibile.
Però, in attesa d’incontrarlo si può alleviare il mal di denti in modo efficace attraverso alcuni semplici consigli.
- Prestare attenzione all’alimentazione. Evitare zuccheri e cibi raffinati, come cioccolata, succhi di frutta, bibite gasate, caffè e tè.
- Pulire bene ma delicatamente i denti con spazzolino e filo interdentale.
- Evitare di masticare con il dente dolente.
- Applicare degli impacchi freddi per diminuire la sensibilità della zona dolorante.
- Assumere delle tisane con fiori di garofano che sono in grado di ridurre la sensibilità del dente ma anche di distruggere i batteri.
- Risciacquare con acqua salata che serve a disinfettare.
Come prevenire la pulpite: l’importanza dell’igiene orale
Alla luce di ciò che sappiamo, possiamo affermare che la prevenzione in ambito dentistico è assolutamente necessaria. Questo, perché non abbiamo un’altra opportunità di avere una dentatura permanente in caso dovessimo perdere quella che abbiamo.
Inoltre, una cattiva igiene orale è causa di numerosi rischi per la salute generale dell’organismo e la comparsa di malattie quali diabete e disturbi cardiaci, oltre che di patologie direttamente collegate allo stato di salute del dente.
I consigli per eseguire una corretta igiene orale sono molteplici. Vediamo qui i principali.
- Lavarsi le mani prima di mangiare.
- Lavare i denti dopo i pasti con uno spazzolamento che va dalle gengive verso il dente.
- Usare dentifrici indicati per la pulpite, come quelli al fluoro che rinforzano lo smalto dentale ed evitare l’utilizzo di quelli sbiancanti che sono abrasivi.
- Sostituire lo spazzolino ogni 2-3 mesi per evitare il diffondersi dei batteri nel cavo orale.
- Usare il filo interdentale e lo scovolino per rimuovere qualsiasi residuo di cibo.
- Usare un collutorio non aggressivo ma efficace in caso di infiammazioni quali la pulpite.
- Recarsi dal proprio odontoiatra almeno ogni sei mesi.
Faq sulla pulpite
Quanto dura la pulpite dentale?
La pulpite dentale ha una durata variabile in base sia al trattamento che il dentista decide di effettuare che alla risposta soggettiva della persona colpita. Molto dipende anche dallo stato di avanzamento della patologia.
Come si riconosce?
La pulpite si riconosce a causa del dolore pulsante che provoca, il quale può diventare insopportabile al punto da ricorrere a farmaci analgesici.
Cosa succede se non si cura?
Se non viene curata velocemente, la pulpite rischia di distruggere pian piano l’alveolo dentale e creare lesioni talmente profonde da non potere più salvare il dente.
La conseguenza è l’estrazione dello stesso. Inoltre, l’infezione può diffondersi anche ad altre parti della bocca e nel sangue causando malattie metaboliche.
Fonti
- Università di Pisa. Prof. Mario Gabriele.
- MSDmanuals: disturbi dei denti.
- Parodontologia clinica e implantologia orale di jan Lindhe, Nicklaus P. Lang.
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