Sommario
Il morbillo interessa i bambini, ma anche gli adulti non immunizzati. L’infezione esantematica acuta è provocata dal Morbillivirus, molto contagioso e a volte mortale.
Il contagio avviene attraverso l’inalazione di goccioline infette, emesse dai pazienti con tosse e starnuti. Oppure basta il contatto con oggetti contaminati per ammalarsi. Inoltre, i luoghi affollati e chiusi, come le scuole, facilitano la trasmissione del virione.
Dopo un’incubazione asintomatica, il malato manifesta rinite, mal di gola, tosse e disturbi agli occhi.
Con la febbre, anche oltre i 40° C, compaiono sulla mucosa orale le caratteristiche macchie bianche di Koplik. A 3-5 giorni dall’inizio, si forma l’eruzione maculo-papulosa rossastra, prima nell’area della testa e poi sul corpo. La guarigione, con scomparsa dell’esantema, avviene in 8 giorni e lascia immunità permanente.
Tuttavia, in alcuni casi, possono instaurarsi sovrainfezioni batteriche e varie complicanze. Il malato può essere colpito da diarrea, otite, polmonite, encefalite e giungere alla morte.
Inoltre, in gravidanza, il morbillo può procurare aborti spontanei e parto prematuro e infettare il neonato.
La diagnosi si basa sui segni della malattia e solo di rado su esami del sangue e tamponi orali. Il trattamento riguarda i sintomi, alleviati con antipiretici, sciroppi e colliri.
Invece il vaccino, con virus vivo attenuato, somministrato in 2 dosi, serve per la prevenzione di massa. Secondo l’OMS, nel 2018 i casi di morbillo sono stati più del doppio del 2017, con 140.000 morti, in prevalenza bambini. Perciò l’Ente realizza campagne per sensibilizzare sulla vaccinazione.
Morbillo: che cos’è
E’ un’infezione virale acuta che provoca molti sintomi e una caratteristica eruzione cutanea su tutto il corpo.
L’agente patogeno dell’infezione è un virus del genere Morbillivirus, famiglia dei Paramyxoviridae.
La malattia esantematica è tra le più trasmissibili, altamente contagiosa, senza predilezione di razza e sesso.
Conosciuta come infezione dell’età pediatrica, il morbillo in realtà può riguardare anche gli adulti, spesso con complicanze.
Comunque di solito sono colpiti dal virus i bambini tra 1 e 3 anni d’età, venuti a contatto con un malato.
Contagio
La trasmissione avviene inalando goccioline di secrezioni infette o toccando oggetti contaminati da tosse e starnuti dei pazienti. In effetti, il virus del morbillo è molto contagioso e diffusivo e resiste in una stanza per un certo periodo di tempo.
Inoltre la contaminazione viene facilitata nei luoghi di assembramento, al chiuso, come quelli scolastici.
Dapprima il contagiato manifesta febbre e disturbi a naso, gola e occhi, che risultano sensibili alla luce forte.
In seguito, sulla pelle del soggetto appare una lieve eruzione, con moderato prurito, nella zona di collo e orecchie.
Quindi le aree rosse, piatte e regolari si trasformano in papule rilevate e si diffondono nel resto del corpo. L’eritema è del tipo maculo-papuloso, di color rosso e con tendenza a confluire, specialmente sul viso.
Dopo un periodo di intensi sintomi e febbre elevata, il paziente ritorna alla normalità e l’eruzione scompare velocemente.
Nelle persone sane, la malattia guarisce completamente e solo di rado si evolve in modo severo.
L’introduzione del vaccino ha permesso di ridurre i casi della patologia e le complicanze e le morti collegate. Particolarmente rilevante il fatto che chi ha avuto il morbillo sviluppa immunità stabile, senza pericolo di ricadute.
Il morbillo è considerato endemico ma produce picchi epidemici ciclici, ogni 4-5 anni.
E’ stato valutato che un’epidemia si genera a fronte di numerosi soggetti recettivi, pari al 40% della popolazione.
Morbillo: storia e aspetti epidemiologici
Storia
Il morbillo ha accompagnato molta storia dell’uomo, visto che la sua comparsa viene datata tra il 600 e il 500 a.C. Il virus era già presente in Medio Oriente e India già 4.000-8.000 anni fa, come responsabile della peste bovina.
Il microrganismo avrebbe fatto un salto di specie dai bovini agli uomini quando si sono formati gli agglomerati urbani. Infatti, nelle antiche città, l’agente patogeno ha potuto circolare e rimanere stabile grazie alla densità abitativa.
Così, nelle aree affollate, il virus ha trovato un habitat favorevole, sviluppandosi e contagiando gran parte della popolazione.
In questo modo, il Morbillivirus in passato ha causato epidemie cicliche, con centinaia di migliaia di morti.
All’inizio il morbillo non è stato riconosciuto, ma veniva confuso con varicella, scarlattina e vaiolo. Tuttavia la malattia eritematosa è differente perché non lascia segni, al contrario ad esempio del vaiolo, ritrovato su mummie egiziane.
Epidemie del morbillo
In Europa, l’esistenza del morbillo è stata sospettata, nel V secolo, a Vienna per un’epidemia caratterizzata dai sintomi specifici. Soltanto nel IX-X secolo, l’infezione viene separata dalle altre nel “Libro del vaiolo e del morbillo” di al-Razi.
Secondo l’autore persiano, che descrive accuratamente il disturbo, il morbillo era una patologia più temuta del vaiolo. Dietro le scoperte di al-Razi, fu realizzata una documentazione scientifica, di rilievo storico, sulla malattia in Europa e Nord Africa.
Le popolose città medievali sono state decimate dal virus che ha bisogno di 250.000-500.000 persone per generare epidemie.
Morbillivirus
Fu nel Medio Evo che l’infezione prese il nome da “morbus”/”malattia” per differenziare questo “piccolo morbo” dal “grande”, la peste.
La patologia da Morbillivirus e la sua diversità da altre analoghe sono state chiarite nel 1676 dal dottor Thomas Sydenham.
Nel trattato “Osservazioni mediche sulla storia e sulla cura delle malattie acute”, il medico fornisce i primi dettagli sulla malattia.
Ma solamente nel 1757 è stato evidenziato che il morbillo è dovuto a un agente infettivo presente nel sangue dei malati.
Come il vaccino ha cambiato l’epidemiologia
Un tentativo di vaccino contro la malattia fu effettuato, senza successo, dallo scozzese Francis Home nel 1758. Bisogna attendere gli inizi del XX secolo per avere vaccinazioni valide e gli anni ’60 per le campagne in proposito.
Il merito va alle ricerche biomediche del gruppo dell’americano John Franklin Enders, premio Nobel per la medicina nel 1954.
Lo scienziato fu soprannominato “il padre della moderna vaccinazione”, anche per i suoi studi sulla poliomielite. Così dal 1961, il morbillo non ha più provocato le spaventose epidemie avvenute nei secoli precedenti.
Già nel 1954 i ricercatori avevano isolato il virus da un malato di 13 anni, David Edmonston, con le macchie di Koplik. Da qui il microrganismo era poi stato adattato e messo in coltura in tessuti embrionali di pollo.
Il processo ha permesso di identificare fino ad oggi ben 21 genotipi del Morbillivirus.
Così un prototipo di vaccino, base per quello attuale, è stato messo a punto da Maurice Hilleman presso la Merck. Negli anni successivi, sono stati proposti vari vaccini, fino a ottenere quello migliore, più valido e affidabile.
Gli scienziati stanno anche sperimentando farmaci mirati, come l’ERDRP-0519, per ora testato sugli animali, ma con successo.
La ricerca più recente, nel 2015, ha permesso di individuare una conseguenza del morbillo, che era sconosciuta.
La malattia esantematica in chi è guarito potrebbe lasciare per 2-3 anni un rischio maggiore di mortalità per altre patologie.
Dati nel mondo
Solo nel 1957, si è visto che il Morbillivirus prolifera e si insedia soprattutto nelle comunità numerose, come le scuole.
Se invece nel gruppo non si introducono poi nuovi ospiti ancora sensibili al virione, questo si estingue. Così quando in una società non ci sono nascite, al virus vengono a mancare i bambini suscettibili da infettare.
Senza conoscenze e privi di cure, gli uomini hanno contato tante vittime del virus, che infetta e si diffonde velocemente.
Nell’epoca precedente il vaccino, il morbillo era endemico ovunque e colpiva soprattutto durante l’infanzia.
Le pandemie di morbillo tristemente famose
Le epidemie erano cicliche, comparendo ogni 2-5 anni, e lasciavano incontaminati pochi individui oltre i 20 anni d’età.
Tra il VI e l’XI secolo, le isole britanniche furono soggette a numerose epidemie di morbillo, alternate ad altre patologie. Nel periodo, su quel territorio, alcuni scritti testimoniano 49 cosiddette “piaghe”, di cui almeno 1 ogni 10 anni da morbillo.
America Centrale
Senza difese e con scarsa igiene, una popolazione poteva essere decimata dal virus, come accaduto a Cuba nel 1529. Sull’isola due terzi dei nativi, che stavano rimettendosi da un’epidemia di vaiolo, morirono a causa del virione.
Lo stesso nefasto evento è accaduto nel 1531 in Honduras, dove per l’infezione scomparvero metà degli abitanti.
Non solo: la malattia esantematica si propagò in tutta l’America Centrale, indebolendo anche la civiltà Inca.
Nel 1533, fu la volta del Nicaragua a subire l’epidemia, a seguito della spedizione in Perù di Francisco Pizarro.
Isole del Pacifico e Groenlandia
Invece i popoli delle isole del Pacifico furono sterminati dal morbillo a partire dal 1850.
Le prime contagiate furono le Hawaii e poi le Figi dove scomparve un quinto degli abitanti in meno di 10 anni.
Un episodio luttuoso dato dal morbillo si è verificato nel 1951 sulle coste atlantiche presso la gente Inuit della Groenlandia.
Un viaggiatore danese ammalato ha infettato un intero villaggio, ovvero 4257 persone, esclusi 5 individui. Grazie al pronto intervento della Danimarca, che ha inviato agli Inuit gammaglobuline anticorpali, i morti si fermarono al 2%.
Il Brasile negli anni ’50
Negli anni ‘50, il morbillo è stato contratto massicciamente in Brasile provocando il decesso del 27% dei malati.
Decessi nel mondo
Comunque si ritiene che dal 1855 al 2005, 200 milioni di persone nel mondo siano decedute per la malattia.
Anche oggi, popolazioni non immunizzate, soprattutto dei Paesi non sviluppati, possono presentare una mortalità del 10%.
Tuttora la malattia esantematica infetta milioni di persone all’anno, in particolare in Africa e Asia.
Il morbillo ha il triste primato di essere la patologia che produce più decessi tra quelle per cui è disponibile il vaccino.
Ogni anno, in epoche precedenti alla vaccinazione, erano circa 7-8 milioni i bambini infetti che morivano per morbillo.
Prima del vaccino attuale, negli Stati Uniti i casi erano 3-4 milioni all’anno e, nel mondo, negli anni ’80, i morti sono stati 2.600.000.
Nel 1990, il morbillo ha provocato 545.000 morti, saliti a 651.600 nel 2000 e scesi a 96.000 nel 2013.
Chi colpisce
I soggetti colpiti dal Morbillivirus sono adolescenti vaccinati nella prima infanzia, ma non sottoposti al richiamo. Questi giovani possono a loro volta infettare parenti e persone con cui vengono in contatto e che sono suscettibili al virus.
Inoltre, a rischio per il morbillo sono:
- gravide
- sofferenti di immunodeficienza
- malati di AIDS
- carenti di vitamina A.
Anche gli immunosoppressi, come i trapiantati d’organo, e chi proviene da zone con morbillo endemico possono ammalarsi seriamente.
Ma le probabilità di malattia e la letalità salgono fino a oltre il 10% nei casi di grave malnutrizione. Nei Paesi industrializzati, la morte sopravviene in 1 o 2 casi su 1.000 e aumenta in quelli teatro di guerra, carestie e disastri.
Del resto dal 2000 al 2013, il vaccino sul Pianeta ha ridotto i decessi da morbillo, risparmiando l’85% dei bambini.
Anche se la malattia non è più endemica ovunque, in alcune aree persiste, affliggendo in particolare i giovani.
Purtroppo il virione viaggia a seguito del turismo internazionale, per cui i focolai possono nascere da casi importati.
Adulti non vaccinati
Inoltre molte persone tra i 25 e i 40 anni non sono state vaccinate da bambini e non hanno avuto la malattia. Quindi ora gli adulti non immunizzati rischiano di essere infettati dal virus più dei bambini stessi.
Il virus si trasmette con rapidità e senza intoppi da una persona all’altra, in prevalenza all’interno dei locali.
La copertura della vaccinazione nell’infanzia allunga gli intervalli di tempo tra un’epidemia e l’altra.
Il fenomeno comporta l’accumulo di persone sensibili al virus di età superiore, come ragazzi e giovani.
Questi soggetti possono diventare perciò protagonisti delle epidemie nei Paesi in cui il vaccino è più utilizzato nei bambini.
Il morbillo in Italia
Perciò, alcuni ricercatori prevedono che in Italia il morbillo non sarà eliminato prima del 2045.
Nel Belpaese non si è raggiunta la copertura di vaccinazione del 95% e l’età media di contagio è salita a 27 anni.
Nei primi 9 mesi del 2018, in Italia l’Istituto Superiore della Sanità ha rilevato 2.295 malati, di cui il 91,1% non vaccinato.
Oltre il 60% delle infezioni ha riguardato individui tra i 15 e i 39 anni d’età, con 85 casi per milione di abitanti.
In tutto l’anno 2019, al Sistema di Sorveglianza Integrata nazionale sono stati segnalati 1627 casi di morbillo.
L’86% degli infetti non era vaccinato e il 58% era residente in Lombardia e nel Lazio.
Tra tutti i malati, che avevano un’età mediana di 30 anni, il 31% ha avuto almeno una complicanza.
Da gennaio a giugno 2020, la Sorveglianza del morbillo ha constatato in 12 regioni 101 pazienti, con un’incidenza di 3,3 casi per milione.
Ora la sfida per i sanitari è quella di una maggior somministrazione del vaccino, anche ai genitori non immunizzati.
Il vaccino si è dimostrato efficace e sicuro, frutto di lunghe ricerche e sperimentazioni.
Virus del morbillo: cause, come si trasmette, incubazione, come colpisce il corpo
Il Morbillivirus appartiene all’ordine Mononegavirales, famiglia Paramyxoviridae e sottofamiglia Orthoparamyxoviridae. Di forma sferica, con diametro di 120-250 nm, il virione presenta un filamento interno di RNA, materiale genetico.
Inoltre, il microrganismo possiede un involucro proteico di protezione, o “pericapside”, che lo riveste.
Durante la malattia, il virus è presente in:
- faringe
- congiuntiva
- sangue
- urine
- altri tessuti umani.
Il Morbillivirus viene inattivato dall’etere, è poco resistente al calore e subisce una rapida distruzione nell’ambiente esterno.
Del genere, oltre a quella del morbillo, fanno parte altre 6 specie che causano malattie negli animali:
- cimurro del cane
- peste bovina e dei piccoli ruminanti
- cimurro delle foche
- morbillivirus dei felini e quello dei cetacei.
Comunque il morbillo, molto contagioso, si trasmette solo nell’uomo, suo ospite e serbatoio naturale.
Inoltre, il virus è più aggressivo verso la fine dell’inverno e a primavera e contamina chi non è immunizzato.
Una volta acquisito e superato il morbillo, l’interessato ottiene l’immunità completa per cui non si ammalerà più.
Come si trasmette il morbillivirus
Il virione penetra nell’organismo del futuro malato attraverso il contatto con i fluidi infetti di un paziente, come saliva e muco.
Quindi, per contrarre il morbillo, è sufficiente essere esposti a starnuti e colpi di tosse carichi di goccioline che veicolano il virus.
Invece, per il contagio, basta inalare gocce di saliva o secrezioni nasali e faringee contaminate, emesse per via aerea.
Un’altra sorgente di infezione sono gli oggetti contaminati dal materiale infetto che si deposita attraverso le goccioline volatili.
Quindi, se una persona non immunizzata manipola questi oggetti e poi non si lava le mani, può infettarsi toccandosi naso e bocca.
Anche un rapporto sessuale può contagiare attraverso lo sperma di un uomo infetto.
Quando riesce a entrare nelle cellule, il Morbillivirus si replica e si diffonde, in pochi giorni. Congiuntiva e mucose delle vie respiratorie sono le porte d’entrata del virione che si replica nei linfonodi loco-regionali.
Nella prima viremia, dopo 2-3 giorni, il virus è veicolato da linfociti e macrofagi e, nella seconda, arriva a mucose, cute e organi.
Dopo 2 o 3 giorni dall’inizio dell’esantema, la viremia finisce e fanno la loro comparsa gli anticorpi specifici.
Incubazione e trasmissione
Nel paziente, il processo d’aggressione virale si traduce all’inizio con un periodo di incubazione.
Durante 1 o 2 settimane, che incominciano con l’ingresso del virus e finiscono con la febbre, il malato è asintomatico.
Il rialzo della temperatura rivela che l’organismo sta combattendo contro il virus e reagisce appunto con la febbre.
Nella “fase prodromica”, che dura dal 10° al 16° giorno, si hanno le prime manifestazioni, come la fotofobia.
Il caratteristico “stadio esantematico” si presenta dal 16° al 22° giorno, dopo di che sopraggiunge la guarigione, in circa 8 giorni.
Un malato risulta contagioso da 2-4 giorni prima della comparsa dell’eruzione cutanea fino ai 2-5 giorni successivi.
Dunque la trasmissibilità del morbillo avviene tra il 9° e il 22 giorno, con un picco tra il 16° e il 22° giorno.
Il virus è estremamente infettivo e a chi non è immunizzato basta incontrare un paziente per ammalarsi.
Inoltre, il virione resiste nell’aria, su oggetti e superfici per 2 ore, per cui contagia anche se il malato non c’è più.
Ad esempio, in un locale, su 10 soggetti non immuni, una persona con morbillo ne infetta 9, mentre solo 1 non contrae il virus.
Perciò gli incontri al chiuso e con molta gente a contatto stretto e diretto sono particolarmente pericolosi per il contagio. Le situazioni più a rischio si riscontrano, a parte scuola e asilo, sui mezzi di trasporto pubblici e al cinema o a teatro.
Per questo motivo, i malati devono essere segnalati ai sanitari e tenuti in isolamento nel periodo di contagio.
I sintomi del morbillo
Per i primi 4 giorni, l’infetto è disturbato da gocciolamento nasale, o rinite, mal di gola e tosse intermittente. Gli occhi sono arrossati, con palpebre gonfie, e ipersensibili alla luce violenta e possono essere colpiti da congiuntivite.
Il paziente si sente stanco, debole, irritato e provato e può soffrire di:
- inappetenza
- malessere
- dolori diffusi.
Nei bambini è frequente una linfoadenite generalizzata, mentre negli adulti possono esserci nausea e vomito.
La febbre, che può arrivare a oltre 40° C, è poi accompagnata da un segno caratteristico del morbillo: le macchie di Koplik.
Macchie di Koplik
Queste macchioline bianche si formano in bocca, sulla mucosa della guancia e di un molare, 2-4 giorni dopo i primi fastidii.
In sporadici casi, i punti biancastri, a spruzzo di calce, si possono riscontrare anche sulle mucose delle palpebre e della vagina.
Essendo temporanee, per 1 o 2 giorni, spesso le macchie di Koplik non vengono rilevate e riconosciute.
Al contrario, se visti subito, questi segni potrebbero fornire una diagnosi precoce e permettere così di ridurre i contagi.
Esantema
Dopo 3-5 giorni dall’inizio dei sintomi, una leggera eruzione pruriginosa compare davanti e sotto le orecchie e all’attaccatura dei capelli.
Dopo poche ore, l’esantema arriva alla testa e ai lati del collo, procurando spesso prurito. Ben presto le aree rosse, piatte e irregolari diventano rilevate e si diffondono in altre parti del corpo.
Quando il rash cutaneo comincia a scomparire dal volto, in 1 o 2 giorni si propaga a tronco, braccia e gambe.
Al culmine del morbillo, l’eruzione maculopapulare rossa è estesa e la febbre può superare i 40° C.
Il rash cutaneo, denominato a “macchia”, vira dal rosso al marrone scuro, tende a confluire e si attenua in 4-5 giorni.
In 3-5 giorni, la temperatura scende, il paziente inizia a sentirsi meglio e l’esantema scompare rapidamente.
L’eruzione può lasciare come strascico una fine desquamazione, ovvero la formazione di scaglie simili alla forfora.
Altri sintomi, più intensi, si hanno in un tipo raro e particolare della malattia, il morbillo emorragico, con piastrinopenia.
Il paziente, in stato generale compromesso, avverte:
- emorragie cutanee e viscerali
- epistassi
- petecchie
- ecchimosi
- ematuria.
Inoltre, soggetti con deficit dell’immunità, congeniti o acquisiti, oppure molto defedati incorrono nel morbillo ipertossico.
Forma atipica del morbillo
Esiste anche una forma atipica di morbillo in chi è stato vaccinato con vaccino ucciso, non più in uso dal 1968. Se l’interessato si espone al virus vivo, contrae la malattia perché non ha una protezione sufficiente.
All’inizio il morbillo ha le caratteristiche di quello classico, ma poi rivela importanti differenze. Innanzitutto, non compaiono le macchie di Koplik, l’esantema è spiccato a polsi e caviglie e l’apparato respiratorio è subito sofferente.
I soggetti con morbillo atipico risultano parzialmente immunizzati ma ipersensibili al virus, anche se con alti livelli di anticorpi.
Le complicanze del morbillo
A volte, al morbillo possono subentrare infezioni batteriche secondarie, come le polmoniti, più frequenti nei neonati.
Perciò la malattia, che tende ad essere breve, può prolungarsi, con danni, soprattutto al cervello, ed essere letale.
La mortalità da morbillo, non comune e più elevata nei piccoli, avviene soprattutto per encefalite o complicanze respiratorie.
Nel 30% dei malati si possono rilevare anche più complicanze, in particolare in bambini sotto i 5 anni e adulti sopra i 20 anni.
Occhi, orecchio, apparato gastroenterico e respiratorio
Negli occhi, in 1 su 1000 soggetti, il morbillo può procurare disturbi, dalla congiuntivite alla cheratite, infezione della cornea.
Nell’apparato della vista, possono insorgere:
- retinopatia
- ulcere corneali, con visione sfocata e sensazione di sabbia
- neurite ottica.
Queste lesioni, accompagnate da dolore, possono dare perdita temporanea della vista, deficit e, se permangono, cecità.
Anche l’orecchio viene indebolito dal Morbillivirus, per cui alcuni pazienti diventano sordi, per labirintite virale o infezione batterica.
Colpito da conseguenze è soprattutto l’apparato gastroenterico, con il 2-3% dei pazienti afflitti da stomatite o diarrea imponente.
Le complicanze interessano molto l’apparato respiratorio, con laringiti, pseudo-crup, mastoiditi, sinusiti e bronchiti.
Dall’1 al 6% dei malati soffre di polmonite interstiziale, detta di Hecht, con bronchite, dispnea e tosse.
La malattia è dovuta ai danni del Morbillivirus sul rivestimento delle vie respiratorie e alla perdita di cellule giganti nei polmoni.
Poiché i bambini malati sono sensibili allo streptococco, si può sviluppare l’otite dell’orecchio medio nel 10% di loro.
Il Sistema Nervoso Centrale è un’altra area aggredita dal morbillo perché il virione è neurotropo.
Meningite
In 1 bambino su 1000 con il morbillo si verifica l’infezione cerebrale, di solito da 2 giorni a 3 settimane dall’eruzione.
La meningite asettica consegue all’infiammazione massiccia del cervello da parte del virus.
Quando il Morbillivirus invade e attecchisce nel sistema nervoso, si produce l’encefalite primaria, con sopore, coma e decesso (15%).
Nell’encefalite acuta demielizzante ADEM, in un 1 paziente su 2 milioni, il microrganismo è ormai disseminato.
Dopo 1 mese dal morbillo, la febbre risale ed è associata a:
- convulsioni
- mal di testa
- vomito
- rigidità della nuca.
Inoltre, ¼ dei malati complicati può subire un danno neurologico, che resta cronico nel 50%.
Il 5% dei bambini e il 25% degli adulti ammalati possono arrivare al decesso con l’ADEM.
Encefalite morbillosa
L’encefalite morbillosa da corpi inclusi, MIBE, è appannaggio delle persone con immunodeficienza, malate di morbillo.
Entro 1 anno dalla malattia esantematica, compare la patologia letale che può riguardare anche alcuni vaccinati.
Mesi o anni dopo il morbillo, 5-10 soggetti su 1 milione accusano la grave complicanza PESS, panencefalite-sclerosante subacuta.
Durante il morbillo, il virus, penetrato nel cervello, causa subito encefalite oppure rimane nell’organo, a lungo silente. Per ragioni non note, dopo un periodo da 1 mese a 27 anni, con una media di 7 anni, il Morbillivirus si riattiva e causa la PESS.
Questa è una patologia degenerativa del Sistema Nervoso Centrale e risulta progressiva, inarrestabile e a volte letale.
In maggioranza nei bambini maschi di pochi anni, il Morbillivirus infiamma, irrita e gonfia il cervello in modo persistente.
La PESS produce:
- deterioramento mentale
- scatti muscolari
- crisi epilettiche
- anomalie motorie.
L’esordio è subdolo, con modificazioni della personalità e dell’andamento scolastico, ma la malattia è fatale entro 1-3 anni dall’inizio. Si è anche osservato qualche raro caso di pan-encefalite-sclerosante subacuta in persone che si sono vaccinate.
Solo 1 paziente su 3000, mostra la porpora trombocitopenica acuta, malattia caratterizzata da ridotte piastrine.
La piastrinopenia secondaria è collegata all’infezione data dal Morbillivirus e appare nelle 6 settimane dopo la malattia.
La marcata riduzione delle piastrine, nel morbillo emorragico, considerato una complicanza, produce sanguinamenti ed ecchimosi.
Morbillo in gravidanza
Il morbillo in gravidanza può provocare aborti spontanei ed è in relazione con un parto prematuro.
Se il virus viene contratto durante la gestazione, sono possibili complicanze, come la polmonite, e la trasmissione al neonato.
Il morbillo congenito è pericoloso per il piccolo perché richiede il ricovero e mette a rischio la sua vita.
I feti non dovrebbero subire malformazioni, come dice la scienza, che non ha ancora confermato il loro nesso con la malattia.
Tuttavia può intervenire la morte uterina e i neonati da madri con morbillo possono avere un basso peso alla nascita.
Il decorso della malattia può essere pessimo nel terzo trimestre di gravidanza o nel puerperio, con il 5% di letalità.
Il morbillo a volte si presenta associato ad altre malattie infettive, come influenza, pertosse e difterite, con esito infausto.
Morbillo negli adulti
Gli adulti con il morbillo sono più destinati ad alcune complicanze, quali:
- polmoniti
- sordità
- cecità
- deficit intellettivi.
Spesso i pazienti più grandi devono andare al pronto soccorso e in rianimazione, come nell’epidemia del 2017 tra i non vaccinati.
Diagnosi
Nella maggioranza dei casi, i sintomi e l’eruzione esantematica caratteristici sono sufficienti per diagnosticare il morbillo.
Infatti, il medico può riconoscere senza dubbi innanzitutto le macchie bianche di Koplik in bocca, le prime ad apparire.
Dopo poco tempo, la comparsa delle formazioni maculopapulari rosso-brunastre, nelle zone tipiche, non lascia incertezze.
Clinicamente anche la febbre aiuta nella diagnosi, specialmente durante le epidemie dell’infezione.
Come distinguere l’eruzione cutanea da morbillo da altre tipologie
Per distinguere l’eruzione cutanea da morbillo da altre tipologie, si può comprimere le macchie con un vetro di occhiale.
Se l’esantema è conseguente all’infezione da Morbillivirus, le macule non impallidiscono, come invece avviene per quelle allergiche.
Comunque, le altre malattie esantematiche possono essere escluse ricercando nel malato gli anticorpi specifici.
Quindi solo di rado è necessario eseguire test particolari, per avere la conferma della malattia.
Esami da fare: test anticorpi
Il paziente può essere sottoposto a un tampone della saliva, mezzo per distinguere la malattia esantematica da altre simili.
In effetti, la rosolia può essere scambiata per morbillo e viceversa, così come altre infezioni virali, come la scarlattina.
Anche l’esame del sangue può servire allo stesso scopo, ovvero alla ricerca dell’immunoglobulina specifica (mIgM).
Dopo 4 giorni dall’insorgenza del rash cutaneo, un prelievo di sangue venoso o capillare consente il dosaggio di questi anticorpi.
Inoltre, siero e saliva possono rivelare la presenza positiva della mIgM fino a 6 settimane dopo l’inizio della malattia.
Dai 3 ai 7 giorni dall’esantema iniziale, gli anticorpi specifici possono essere ricercati anche in un campione di urina.
Nel liquido, raccolto al mattino, è possibile trovare il Morbillivirus, presente nelle cellule di sfaldamento delle vie urinarie.
Altre analisi
Analisi più precise e sofisticate, come le prove indirette dell’anticorpo fluorescente, sono riservate a condizioni particolari.
Queste indagini, tra cui l’isolamento del filamento di RNA virale nei vari campioni, vengono utilizzate per la sorveglianza della patologia.
Il rilievo della presenza del virus è un metodo sistematico per valutare l’epidemiologia e l’origine geografica dello stesso.
Il virione può essere individuato anche tramite raschiamento o aspirazione di secrezioni rino-faringee.
Le cellule infette prelevate vengono elaborate con apposite tinture per poterle osservare agevolmente al microscopio.
Con l’esame del sangue, una donna in età fertile può sapere se è immune o meno al virione. Se l’immunità è esclusa, la futura madre può rimediare con la vaccinazione, per evitare conseguenze a se stessa e al nascituro.
Cura del morbillo: farmaci e trattamenti
Una cura specifica per il morbillo non esiste per cui vengono trattati i sintomi e si interviene per evitare complicanze.
Negli Stati Uniti, si somministra vitamina A nei bambini dai 6 mesi ai 2 anni di età, soprattutto se ricoverati per la malattia.
Infatti, il micronutriente sarebbe efficace per ridurre i decessi causati da morbillo in zone in cui la sua carenza è comune. Invece, la terapia non è stata avvallata e prescritta in Italia in quanto la sua utilità è messa in discussione.
Vitamina A e idratazione
L’OMS raccomanda la supplementazione di vitamina A per diminuire i rischi di cecità e di morte, nei bambini sotto i 2 anni.
Di norma, il paziente con morbillo deve rimanere a casa, per la sua sicurezza e per quella degli altri.
Il malato di morbillo ha bisogno di soggiornare al caldo, a letto, in un ambiente confortevole e con scarsa luce. Per lui è importante una idratazione adeguata, indispensabile per lo stato febbrile e in caso di diarrea.
Farmaci
La febbre, le mialgie e i malesseri sono alleviati con l’assunzione di antipiretici, come paracetamolo oppure ibuprofene.
Per calmare la tosse, si usano sciroppi, in particolare codeina, e per sfiammare gli occhi e ridurre i fastidi i colliri.
Se si sviluppa un’infezione batterica secondaria, è necessario provvedere con una terapia antibiotica.
Quando andare in ospedale
Solo in caso di spiccata disidratazione o di infezioni complicanti si preferisce l’ospedalizzazione del malato. Una volta ricoverato, il soggetto può ricevere la reidratazione intravenosa e le cure mirate, come i prodotti steroidei.
Sono in corso di sperimentazione farmaci antivirali, in particolare la ribavirina, testata su adulti immunodepressi con complicanze.
Prognosi e decorso del virus
Se non intervengono conseguenze, il morbillo guarisce spontaneamente e per sempre, fornendo immunità perenne.
Nei Paesi industrializzati, solo occasionalmente sussistono complicanze letali, per cui il tasso di mortalità è basso.
La malattia ha una durata media di 3 settimane, con una fase più acuta esantematica di circa 6 giorni.
La remissione inizia dal 22° giorno e occorre circa 1 settimana per la guarigione definitiva. In bambini e soggetti sani, ben nutriti, il morbillo raramente è grave e comporta pericoli per la salute generale.
La persistenza della febbre, oltre il sesto giorno, può indicare un’eventuale complicanza.
Negli adulti e nei bambini di pochi mesi, l’esito può essere fatale a causa della polmonite da sovrainfezione batterica. Invece, negli anziani con morbillo la morte giunge soprattutto per insufficienza cardiaca congestizia.
La prognosi può essere severa o addirittura infausta anche per i pazienti che sono immunocompromessi.
Quasi il 90% della popolazione sopra i 20 anni di età dovrebbe essere immune, per malattia o vaccinazione. Invece, nei neonati e nei lattanti, gli anticorpi contro il morbillo presi dalla madre sono attivi per 6 mesi e poi decadono.
In questi infanti, la prima vaccinazione sarebbe inefficace proprio per la permanenza degli anticorpi materni.
Quindi i piccoli sotto 1 anno di età possono incorrere nell’infezione, ma in forma più blanda e breve, che lascia immunità.
Paesi in via di sviluppo
Nei Paesi in via di sviluppo, il morbillo è endemico e ha un esordio più precoce, causando facilmente cecità.
Per il sovraffollamento e le carenze alimentari, in tali aree la malattia è tra le cause principali di morte dei bambini di 1-4 anni.
In particolare in Asia e Africa, il morbillo miete vittime nei bambini tra i 4 e i 12 mesi di vita.
Prevenzione
La fondamentale strategia per non incorrere nel morbillo è quella di evitare i contatti con gli ammalati.
La precauzione si impone per i bambini al di sotto di 1 anno d’età, che non devono avvicinare malati e non immunizzati.
Comunque è possibile una profilassi passiva in chi è venuto a contatto con un malato e potrebbe sviluppare il morbillo.
Immunoglobuline
La prevenzione è consigliata a:
- immunodepressi
- neonati da madri non immunizzate
- donne in gravidanza.
Entro 3 giorni dall’esposizione, all’interessato vanno somministrate immunoglobuline specifiche, da 250 a 750 Ui secondo il peso.
Il soggetto può ricevere anche immunoglobuline normali, non mirate, in dose di 0,2-0,3 ml per chilo corporeo. La protezione è altamente efficace e dura circa 3 settimane, impedendo l’insorgenza della malattia o attenuandola.
Purtroppo il ricorso agli antibiotici non ha nessun potere di prevenzione, ma è utile nei malati a rischio di infezioni batteriche.
Profilassi
Contro la malattia esantematica, la soluzione è il vaccino MPRV (Vaccino Morbillo-Parotite), a base di virus vivo attenuato.
La profilassi attiva con MPRV immunizza con un’efficacia del 98-99%, ma necessita di una seconda dose di rinforzo.
Infatti, quando la vaccinazione prevedeva una sola dose, erano numerosi quanti non rispondevano al vaccino.
La prima somministrazione viene fatta al 15° mese del bambino, perché il sistema immunitario dei più piccoli è immaturo.
La seconda dose di vaccino, programmata tra i 5 e i 12 anni, riduce gli esiti negativi vaccinali, stimati al 5%.
Le due dosi di vaccino sono indispensabili per conseguire l”immunità di gregge” e interrompere la trasmissione del virus.
Con il vaccino, i decessi si sono ridotti del 75%, anche se ancora si contano molti milioni di infetti nel mondo in un anno.
Tuttavia i risultati della vaccinazione variano da persona a persona, in relazione a età, condizioni immunitarie e farmaci che interferiscono. Altri fattori che incidono sull’esito della vaccinazione sono l’uso di un vaccino inadeguato, ucciso invece che vivo, e il mancato richiamo.
Inoltre, il vaccino deve essere sicuro anche se quello con virus vivo può dare la malattia, ma in forma attenuata.
Effetti collaterali del vaccino
Non è un fatto eccezionale che in un vaccinato si presentino:
- dolore nel punto dell’iniezione
- rash cutaneo
- febbre.
Queste manifestazioni non sono negative in quanto provano il buon funzionamento del vaccino che stimola la produzione di anticorpi.
Mentre il morbillo provoca 1 morto ogni 1000-2000 malati, il vaccino ne causa solamente 1 su 1 milione di vaccinati.
Attività dell’ONU per ridurre la mortalità infantile nel mondo
L’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità indica che nel mondo nel 2018 i casi di morbillo sono stati più del doppio rispetto al 2017.
Nell’anno, sono morte 140.000 persone per la malattia, mentre per il 2019 si presume che i casi siano triplicati.
Al vertice mondiale sulla vaccinazione a Bruxelles, nel 2019, l’OMS ha lanciato l’allarme sul morbillo e la lotta contro la disinformazione.
L’obiettivo è quello di rendere visibile il problema della vaccinazione e dare sostegno politico alla causa.
L’OMS ha dichiarato di voler promuovere i benefici della vaccinazione di routine come misura di salute pubblica.
Secondo l’Ente, i focolai di morbillo continuano a diffondersi rapidamente a livello globale, ma soprattutto dove è bassa la copertura vaccinale.
Perciò l’OMS, con governi e altri partner, sta aiutando i Paesi a bloccare le epidemie e rafforzare i servizi sanitari.
Ma soprattutto l’Organizzazione è impegnata ad aumentare la copertura vaccinale essenziale nelle zone deficitarie.
Attualmente le vaccinazioni nel mondo ammontano all’86%, ma occorre arrivare a una copertura del 95%.
Anche se il morbillo è prevenibile con 2 dosi di vaccino, il traguardo per fermarne la diffusione è ancora lontano. Infatti, sarebbero necessari alti tassi di vaccinazioni, ma l’OMS riferisce che nel 2019 solo il 69% dei bambini ha ricevuto la seconda dose.
Ben 23 Paesi non hanno introdotto la seconda somministrazione del vaccino, per cui l’OMS esorta tutti a garantirla.
Inoltre, gli esperti internazionali raccomandano la vaccinazione dei bambini di 6 mesi, prima di recarsi in aree a rischio.
Anche i viaggiatori non immunizzati dovrebbero vaccinarsi almeno 15 giorni prima della partenza.
L’OMS ha approntato un Piano Globale di eliminazione del morbillo (e della rosolia) per superare criticità e attuare sinergie.
Settimana delle vaccinazioni
Tra le Campagne a favore del vaccino, promosse dagli esperti dell’Ente, l’ultima è stata nel 2020.
La XV Settimana delle Vaccinazioni, dal 20 al 30 aprile, si è svolta in Europa in concomitanza con quella Mondiale.
Sostenuta anche dall’Unicef, l’iniziativa vuole sensibilizzare popolazione, operatori sanitari e responsabili delle decisioni in materia.
L’OMS sottolinea che le vaccinazioni salvano milioni di vite ogni anno e sono un intervento sanitario tra i più efficaci ed economici.
20 milioni di bambini non ricevono il vaccino perché la copertura in alcune zone è rimasta stagnante e incompleta, da anni.
Prevenire, proteggere e immunizzare sono le 3 parole chiave delle campagne dell’OMS.
Anche in tempi di pandemia da Covid-19, l’Organizzazione esorta a mantenere le normali attività vaccinali contro il morbillo.
Infatti, l’interruzione dei servizi vaccinali porterebbe a un aumento di persone non immunizzate, con il rischio di epidemie.
Il 2020 è stato proclamato dall’OMS “anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica” per il loro ruolo nel campo dell’immunizzazione.
Con la consulenza di Manrico Cimoli, specialista in pediatria a Massa Carrara di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
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