Sommario
La malattia di Lyme è un’infezione causata da un gruppo specifico di batteri (spirochete) appartenenti al complesso Borrelia burgdorferi, trasmessi all’uomo tramite il morso di una zecca infetta (in particolare la zecca Ixodes ricinus). I sintomi iniziali comprendono rash cutaneo eritematoso, spesso seguito da disturbi anche gravi.
La malattia di Lyme evolve tipicamente in 3 diversi stadi. La diagnosi inizialmente è di tipo clinico, ma si avvale anche di esami del sangue e test sierologici. La prognosi è buona se curata tempestivamente e la terapia è farmacologica con antibiotici.
Che cos’è la malattia di Lyme
La malattia di Lyme è una patologia multi-sistemica, causata principalmente da un batterio, la Borrelia burgdorferi. Si tratta di una spirocheta identificata come la responsabile della malattia soltanto nel 1982, grazie agli studi del biologo americano Willy Burgdorfer (al quale si deve il nome).
Invece, Lyme è il nome della cittadina degli Stati Uniti dove è stata identificata per la prima volta.
L’infezione batterica è trasmessa all’uomo dal morso di una zecca infetta. Gli animali che fanno da veicolo dell’infezione appartengono per lo più alla fauna selvatica (roditori, caprioli, cervi, volpi, lepri e ricci, nei quali le zecche svolgono una parte del loro ciclo riproduttivo). Ma anche gli uccelli hanno probabilmente un ruolo non trascurabile nel trasporto a distanza delle zecche infette.
Nel 50% dei soggetti colpiti, la malattia di Lyme si manifesta generalmente con una lesione cutanea che appare dai 4 ai 20 giorni circa dal contatto con il batterio. Infatti, la malattia è definita anche “eritema migrante” o “eritema cronico migrante”.
Se non si interviene tempestivamente con specifiche cure antibiotiche, il batterio si diffonde in tutto il corpo.
Quindi, nell’arco di 2-6 mesi può causare quadri clinici anche gravi che comprendono patologie:
- neurologiche
- cutanee
- articolari
- cardiache.
Poi, alcuni soggetti sviluppano sintomi cronici (fatica, deficit cognitivi, artralgia, neuropatie, paresi) che non rispondono ai trattamenti ad oggi disponibili, soprattutto nei casi in cui le prime cure non siano state tempestive.
Epidemiologia
Presente in ben 4 continenti, in Europa la prevalenza è di 1-20 soggetti ogni 20.000. Focolai endemici di malattia di Lyme esistono, oltre che negli Stati Uniti d’America e in Canada, anche in Giappone, Cina, Australia ed Europa.
In particolare, negli Stati Uniti rappresenta la seconda malattia infettiva dopo l’HIV (con più di 300.000 nuovi casi stimati ogni anno).
Invece, in Italia, il primo caso clinico umano è stato segnalato nel 1983 a Genova. Attualmente, le regioni maggiormente interessate e ormai considerate endemiche sono:
- Friuli Venezia Giulia
- Liguria
- Veneto
- Emilia Romagna
- Trentino Alto Adige.
Mentre nelle regioni centro-meridionali e nelle isole le segnalazioni sono rare ed episodiche.
Alcuni dati
La reale incidenza della malattia di Lyme in Italia non è nota, anche a causa di dati piuttosto discordanti.
Secondo le stime indicate dal Ministero della Sanità, nel periodo 1992-1998 si sarebbero verificati, in Italia, circa un migliaio di casi.
Altri dati più recenti, estrapolati dal SIMIWEB (il Sistema informativo malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità), riportano, invece, 312 casi accertati dal 2010 al 2014, di cui 2 in Abruzzo, 3 in Sicilia, 9 in Valle d’Aosta e 298 nel Veneto.
Invece, in Piemonte, la malattia è stata segnalata per la prima volta nel 1990, con 20 casi accertati. Tuttavia, i dati restano ancora incompleti.
Diffusione delle zecche in Italia
La presenza di varie specie di Borrelia burgdorferi è stata riscontrata nelle zecche e negli animali sparsi nelle regioni italiane:
- da 17,5% a 20,6% in Veneto e Friuli Venezia Giulia
- da 1,3% a 40,1% in Trentino Alto Adige
- 18,0% in Lombardia
- 18,2% in Liguria
- da 8,7% a 23,9% in Toscana
- 10,4% in Emilia- Romagna
- 27,9% nel Lazio
- 29,9% nelle Marche.
Tuttavia, secondo gli esperti, l’incidenza potrebbe essere sottostimata. Infatti, la maggior parte delle stime si basa sui casi confermati in laboratorio e non considera quelli diagnosticati clinicamente e quelli non diagnosticati. In particolare, sono assenti dalle indagini statistiche tutti i casi in cui la malattia si presenta con sintomi aspecifici come:
- febbre
- sudorazione
- malessere generale
- astenia
- cefalea
- difficoltà di concentrazione.
Come rimuovere la zecca dalla pelle?
- In caso di morso, rimuovere la zecca il prima possibile.
- Utilizzare pinzette a punta fine o altro strumento idoneo.
- Afferrare la zecca più vicino possibile alla cute.
- Tirare lentamente con decisione verso l’alto, facendo attenzione a non staccare solo il corpo lasciando la testa nella cute.
- Disinfettare o detergere con acqua e sapone la zona del morso, monitorandola per alcune settimane.
- Contattare il medico in caso di malessere informandolo di eventuali punture di zecca o se si è trascorso del tempo in spazi aperti.
Malattia di Lyme: cause e fattori di rischio
Come abbiamo visto, sono le zecche, però, a veicolare la malattia. Nello specifico, estraendo il sangue di animali infetti, trasmettono l’infezione all’uomo e agli altri animali attraverso il morso. Tuttavia, per trasmettere l’infezione all’uomo, la zecca deve aderire alla pelle per più di 24 ore. Solo così, i morsi ripetuti, del tutto indolori, favoriscono la trasmissione del batterio.
Come si prende la malattia di Lyme
Nella maggior parte dei casi, l’infezione si contrae durante le escursioni in aree boscose in cui la malattia di Lyme è endemica e si è punti da zecche infette.
Quindi, le attività all’aria aperta espongono al rischio della puntura di zecche.
Ma anche avere un animale domestico infestato da zecche (anche se in realtà ne basta una) o frequentare aree ricoperte da erba alta in zone nelle quali l’infezione è frequente.
Dunque, i soggetti più a rischio sono quelli maggiormente in contatto con fauna selvatica, come:
- guardie
- forestali
- allevatori
- veterinari
- escursionisti.
Come riconoscere il morso della zecca?
La manifestazione più comune dell’infezione (nell’80% dei casi) è un eritema.
Generalmente il parassita rimane ancorato alla pelle ed è facile riconoscerlo perché si rigonfia di sangue e aumenta di dimensione. A volte, la rimozione non corretta della zecca (o accidentale) provoca la separazione tra il corpo dell’animale e la testa, che resta infilata nella cute. La zona interessata dal morso, nella fase iniziale, si presenta poi gonfia e arrossata, con una zona centrale infossata.
Al centro di quest’area si forma una crosta, dove è facile individuare una zona scura che corrisponde al corpo del parassita. Il morso generalmente non è doloroso, né pruriginoso e può, pertanto, passare inosservato.
Sintomi: le tre fasi della malattia di Lyme
Dopo un periodo di incubazione, che può arrivare fino a 30 giorni, la malattia si manifesta tipicamente in tre stadi. Possono tuttavia manifestarsi solo una o due fasi, oppure può essere osservato un andamento atipico.
Fase precoce localizzata della malattia di Lyme (1° stadio)
La prima manifestazione della malattia è una lesione cutanea chiamata eritema migrante che si presenta entro 4-25 giorni dal morso della zecca.
Generalmente, nella sede della puntura (solitamente sulla coscia, sui glutei, sul tronco o sotto un’ascella), compare una grande macchia rossa in rilievo. La macchia può aumentare progressivamente di dimensioni, fino a raggiungere un diametro di 50 centimetri. L’aspetto è variabile. Ad esempio, il centro può rimanere di colore rosso, oppure attorno al centro possono comparire diversi anelli (dando alla lesione l’aspetto di un bersaglio).
Sebbene l’eritema non causi prurito o dolore, l’area può risultare calda al tatto. Normalmente, la macchia scompare in 3-4 settimane. Circa il 25% dei soggetti infetti non sviluppa mai la caratteristica macchia rossa.
Fase precoce disseminata della malattia di Lyme (2° stadio)
Dopo un mese dall’inoculazione del batterio, l’infezione si diffonde, coinvolgendo altri organi e apparati. I tempi possono variare da qualche giorno a qualche settimana dopo la comparsa della macchia. I sintomi più comuni in questa fase sono:
- affaticamento
- brividi
- febbre
- cefalee
- rigidità nucale
- dolori muscolari
- articolazioni gonfie e dolenti.
Questi sintomi possono durare anche settimane. In quasi la metà dei soggetti non curati farmacologicamente poi si sviluppano altre macchie, generalmente più piccole, disseminate in altre parti del corpo. Sintomi meno comuni comprendono:
- lombalgia
- nausea
- vomito
- mal di gola
- ingrossamento dei linfonodi e della milza.
Sebbene molti sintomi siano remittenti, la sensazione di malessere e di affaticamento può persistere per settimane. Tuttavia, questi segni sono spesso confusi dai medici con quelli influenzali o con le comuni infezioni virali, specialmente in assenza di eritema migrante.
Il sistema nervoso è colpito in circa il 15% dei soggetti. Le patologie più comuni sono la meningite (che causa cefalea e rigidità del collo) e la paralisi di Bell (che causa deficit muscolare in uno o entrambi i lati del volto). Queste complicazioni possono durare perfino alcuni mesi. Sono riportati anche dolori nevralgici e debolezza che durano più a lungo. Infine, circa l’8% delle persone infette può sviluppare disturbi cardiaci.
Fase tardiva della malattia di Lyme (3° stadio)
Dopo più di sei mesi dall’insorgenza della sintomatologia, si assiste alla cronicizzazione della malattia dovuta alla sopravvivenza del batterio nei tessuti. In questa fase possono manifestarsi sintomi come:
- Sintomi cutanei. L’Acrodermatite cronica atrofica (Acrodermatitis chronica atrophicans – ACA) è la tipica espressione cutanea di questa fase. Si tratta di una dermatite cronica e progressiva che esordisce con una fase infiammatoria, per poi evolvere verso processi atrofici. Il processo infiammatorio parte generalmente da un’estremità (un piede o una mano) con placche eritemato-cianotiche. Le lesioni, localizzate inizialmente a livello delle articolazioni, si estendono alle estremità e diventano atrofiche, con assottigliamento della cute, del sottocute e del tessuto muscolare sottostante.
- Problemi articolari. Si manifestano con l’artrite di Lyme, un’infiammazione cronica di tipo artritico che ha caratteristiche cliniche simili alle altre forme di artriti.
- Sistema nervoso periferico. Il coinvolgimento del sistema nervoso in questa fase è molto meno frequente (meno del 5% dei casi). In questi soggetti può manifestarsi una meningite cronica, caratterizzata da mal di testa, malessere, deficit dell’udito e perdita di peso. In associazione all’ACA è, inoltre, riportata una neuropatia periferica caratterizzata da ipoestesia, parestesia e dolore a livello cutaneo nelle estremità. Il decorso è cronico.
- Sistema nervoso centrale. Sporadicamente si riscontra un’encefalomielite progressiva, caratterizzata da para e tetraparesi spastica, atassia, disturbi mentali, disfunzioni della vescica. Piuttosto raro è il coinvolgimento dei nervi cranici VII (implicato nell’udito e nell’equilibrio) e VIII (coinvolto nel controllo dei muscoli del volto).
Diagnosi
La diagnosi nella fase iniziale di malattia si basa principalmente sulle manifestazioni cliniche.
Si tratta cioè di un esame diretto del soggetto da parte del medico per accertare la presenza dell’eritema migrante e degli altri sintomi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il supporto dei test di laboratorio è essenziale. Infatti, se l’esame clinico non evidenzia la malattia, occorre effettuare test sierologici per rilevare la presenza di anticorpi contro il batterio. Generalmente si esegue prima un test a elevata sensibilità (ELISA) e in caso di esito positivo, un altro test ad elevata specificità (Immunoblot).
Come si riconosce la malattia di Lyme?
La diagnosi di malattia di Lyme solitamente è formulata sulla base di:
- sintomatologia tipica, tra cui l’eruzione cutanea (soprattutto l’eritema migrante)
- probabilità di esposizione (risiedere o recarsi in zone dove la malattia di Lyme è endemica)
- risultati degli esami.
Gli esami del sangue servono a rilevare la presenza di anticorpi nell’organismo contro il batterio. Tuttavia, gli anticorpi possono essere assenti nel caso l’analisi sia effettuata durante le prime settimane di infezione o siano stati somministrati antibiotici prima del loro sviluppo.
Gli anticorpi si sviluppano in oltre il 95% dei soggetti che hanno contratto l’infezione da almeno un mese, soprattutto se non hanno assunto antibiotici. Possono persistere nel corpo per molti anni e quindi essere presenti anche dopo la guarigione, anche in caso di infezione asintomatica.
Cure e trattamenti della malattia di Lyme
La terapia è farmacologica e si basa su antibiotici mirati, somministrati per via orale o parenterale secondo lo stadio e la gravità della malattia. La risposta al trattamento è generalmente buona, ma in alcuni casi possono permanere sintomi debilitanti come:
- debolezza
- dolore
- disabilità neurologiche.
Non vi è tuttavia accordo tra gli esperti sulla necessità di somministrare subito gli antibiotici nei soggetti colpiti dal morso di una zecca. Invece, secondo alcuni, sarebbe opportuno tenere sotto osservazione l’individuo per 30 giorni ed eventualmente intervenire in base ai sintomi. Secondo altri, invece, l’efficacia della cura è maggiore se è precoce la somministrazione.
Quali antibiotici
Farmaci come la doxiciclina, amoxicillina o cefuroxime, assunti per due o tre settimane, sono efficaci nelle fasi iniziali della malattia. La doxiciclina, tuttavia, solitamente non è somministrata ai bambini di età inferiore a 8 anni, alle donne in stato di gravidanza o in allattamento. Nella maggior parte dei casi l’uso di antibiotici basta a debellare la malattia, tuttavia in alcuni casi possono persistere sintomi come affaticamento, cefalea e disturbi cognitivi.
Inoltre, gli antinfiammatori non steroidei (FANS), come aspirina o ibuprofene, possono essere di aiuto per alleviare il dolore causato dal gonfiore articolare.
Prognosi e decorso
A seguito del trattamento con antibiotici, nella maggior parte dei casi, la malattia regredisce senza alcuna conseguenza. Tuttavia, in casi rari, può rimanere una limitazione nei movimenti dell’articolazione e un rischio di osteoartrosi precoce.
La prognosi è buona e la maggior parte dei pazienti guarisce completamente, soprattutto se iniziano il trattamento antibiotico fin dalle prime fasi.
Circa il 10% dei soggetti però continua ad avvertire dolore muscoloscheletrico e disturbi cognitivi (affaticamento, difficoltà a dormire, disturbi della memoria e mal di testa) anche dopo un ciclo di trattamento farmacologico.
Questa condizione è denominata sindrome della malattia di Lyme post-trattamento.
Malattia di Lyme: come prevenire
Più aumenta il tempo di contatto tra la zecca e la cute, più è alto il rischio di contrarre la malattia. Il pericolo è elevato se il parassita rimane attaccato alla pelle per 48 ore o più, mentre rimuoverlo entro 24 ore può scongiurare l’infezione.
Non esiste attualmente un vaccino.
È utile, tuttavia, adottare una serie di accorgimenti per limitare l’esposizione alle zecche anche nelle aree a rischio.
Consigli pratici per prevenire
Alcuni consigli:
- rimanere sui percorsi e sulle piste battute nelle aree boscose;
- camminare nel centro delle piste per evitare di sfiorare cespugli ed erbacce;
- non sedersi a terra o sui muretti di pietre;
- indossare magliette a maniche lunghe;
- vestirsi con pantaloni lunghi e rimboccarli negli stivali o nelle calze;
- applicare sulla pelle un repellente per insetti che contenga dietiltoluamide (DEET);
- mettersi abiti di colore chiaro, che consentono di vedere meglio le zecche;
- applicare un repellente per insetti contenente permetrina sugli indumenti.
È necessario anche, in caso di possibile esposizione alle zecche, controllare attentamente il proprio corpo, soprattutto le aree coperte da peli. L’ispezione è quindi fondamentale, poiché le zecche, per trasmettere la malattia, devono restare attaccate alla pelle per oltre un giorno e mezzo.
Malattia di Lyme: cenni storici
Nel 1981 Willy Burgdorfer, uno studioso di entomologia medica, trovò una nuova specie di spirocheta nell’intestino di zecche Ixodes scapularis, raccolte a Long Island (New York). Fu lui a dimostrare la coincidenza con i casi del 1975, rilevando che il siero di uno dei pazienti conteneva anticorpi contro il batterio. Il batterio prese poi il nome di Borrelia burgdorferi proprio in suo onore.
In Italia
I primi casi di malattia di Lyme furono descritti da Franco Crovato (1985) e da Giusto Trevisan (1986) e provenivano dalla costa ligure e dal carso triestino. Invece, in Liguria, si trattava di una contadina di mezza età che lavorava nei dintorni di Genova.
La donna si presentò dal medico nel luglio del 1983, con due lesioni cutanee caratterizzate da una macchia centrale rossa, circondata da un anello dello stesso colore. Alcuni giorni dopo la donna cominciò a soffrire di malessere, febbre, rigidità nucale e dolore in corrispondenza delle lesioni cutanee. In agosto le macchie scomparvero e si manifestarono dolori articolari in corrispondenza del bacino e delle ginocchia. A settembre furono rilevati nel sangue della donna gli anticorpi IgG contro Borrelia burgdorferi.
“Pazienti” famosi
Anche alcuni VIP sono stati colpiti dalla malattia di Lyme e hanno raccontato pubblicamente il proprio calvario. Tra questi:
- la top model Bella Hadid
- gli attori Richard Gere, Alec Baldwin e Ben Stiller
- i cantanti Avril Lavigne e Justin Bieber
- l’ex presidente George W. Bush.
Con la consulenza del Dott. Matteo Bologna, Neurologo Ricercatore c/o l’Università Sapienza di Roma, Dipartimento di Neuroscienze Umane.
Fonti esterni
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