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Ipertensione: che cos’è, valori, cause, sintomi e cura

ipertensione: cos'è, valori, cause, sintomi e cura

L’ipertensione arteriosa, o pressione alta, è un disturbo che riguarda almeno il 30% delle persone nei Paesi industrializzati ed è molto frequente nelle donne in menopausa.

Si caratterizza per un’elevata pressione del sangue che scorre nelle arterie. Il fatto che la pressione arteriosa sia alta o bassa dipende dal volume di sangue pompato dal cuore e dalla resistenza delle arterie al flusso.

L’ipertensione è una condizione di pressione alta costante e non episodica. È anche piuttosto subdola, poiché è spesso asintomatica finché non causa problemi evidenti alla salute.

Infatti, con il tempo può danneggiare gli organi interni e provocare eventi anche gravi come infarto e ictus. Ci sono però diversi trattamenti, anche molto efficaci, che riportano i valori pressori nella norma e comprendono buone abitudini: (dieta sana ed equilibrata, poco sale, attività fisica) e, se è il caso, farmaci specifici.

È importante però individuare i motivi scatenanti del disturbo. La pressione si misura in mm Hg (millimetri di mercurio): la pressione massima, o sistolica, corrisponde alla contrazione del cuore; la pressione minima, o diastolica, al suo rilassamento.

Vediamo quindi cos’è l’ipertensione arteriosa, quali sono i sintomi, i valori di riferimento e come si cura.

Ipertensione arteriosa: che cos’è

E’ un disturbo della pressione sanguigna che si caratterizza per un valore a riposo più alto rispetto ai valori fisiologici normali. Per questo motivo è detta anche “pressione alta”, è una delle condizioni cliniche più diffuse nei Paesi industrializzati e riguarda circa il 30% degli adulti.

In generale, la pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie in seguito alle contrazioni del cuore. Ogni volta che il nostro cuore batte (si contrae), il sangue passa dal ventricolo sinistro, attraverso la valvola aortica, si immette nell’aorta e si riversa in tutte le arterie, grazie alle quali si distribuisce ossigeno e nutrimento alle cellule.

A ogni contrazione del cuore, il passaggio di sangue nelle arterie registra la pressione arteriosa più alta, detta sistolica o “massima”. Invece, tra un battito e l’altro il cuore si rilassa, la pressione si riduce e si registra la pressione arteriosa più bassa, detta diastolica o “minima”.

Il nostro organismo è una “macchina” vicina alla perfezione ed è in grado di eseguire aggiustamenti dei valori pressori in pochi secondi. Questo grazie a una complessa interazione tra sistema nervoso centrale, ormoni e altre sostanze prodotte dal sistema nervoso periferico.

Come si manifesta e cosa fare

Solitamente è una condizione asintomatica, tuttavia non priva di rischi per la salute. Infatti, è un fattore di rischio per ictus, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca e aneurismi delle arterie.

È anche una delle cause principali di malattie renali.

Cambiamenti nella dieta e nello stile di vita possono comunque migliorare notevolmente il controllo della pressione sanguigna e ridurre il rischio di complicazioni per la salute.

A volte, però, è necessario un trattamento farmacologico laddove i cambiamenti in favore di una vita più sana e regolare non diano i risultati sperati.

Secondo le statistiche, in Italia il 50% degli uomini e il 40% delle donne tra i 35 e i 74 anni soffre di pressione alta. È opportuno, quindi, misurare la pressione arteriosa periodicamente soprattutto con l’avanzare dell’età.

Pressione alta o ipertensione: quali sono i valori di riferimento

La pressione arteriosa si misura al braccio ed è contrassegnata da due numeri che indicano la pressione arteriosa sistolica e quella diastolica, misurate in millimetri di mercurio (ad esempio, 120/80 mmHg).

Quando i valori pressori di sistolica e/o di diastolica superano i 140 (per la massima) e/o i 90 (per la minima), si parla di ipertensione arteriosa.

Quando il diametro delle arterie diminuisce, ad esempio per la presenza di placche formate da depositi di grasso, il cuore è costretto a esercitare una forza maggiore per far scorrere il sangue. Di conseguenza, i valori pressori possono aumentare al di sopra della norma.

Le linee guida della European Society of Cardiology (ESC) e della European Society of Hypertension (ESH) considerano:

In caso di ipertensione, magari scoperta casualmente e senza disturbi, è importante tenere i valori sotto controllo, misurando la pressione almeno due volte al giorno.

Classificazione dell’ipertensione arteriosa secondo le Linee guida 2018 ESC/ESH

CategoriaPressione sistolica (mmHg)Pressione diastolica (mmHg)
Ottimale<120< 80
Normale120-12980-84
Normale-alta130-13985-89
Ipertensione di grado 1140-15990-99
Ipertensione di grado 2160-179100-109
Ipertensione di grado 3≥180≥ 110
Ipertensione sistolica isolata≥ 140≤90

Fonte: Ministero della Salute

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla pressione arteriosa.

Sintomi della pressione alta o ipertensione arteriosa

La pressione alta spesso non si manifesta con sintomi evidenti. Infatti, la maggior parte degli ipertesi non presenta sintomi, per questo l’ipertensione arteriosa è definita anche il “killer silenzioso”.

Tra i sintomi che si manifestano quando i valori pressori sono particolarmente elevati, e/o trascurati nel tempo, ci sono:

Un iperteso affetto da anni da questa condizione non curata, può avvertire anche una visione nera oppure puntini luminosi davanti agli occhi. Ma anche il mal di testa mattutino può essere un campanello d’allarme, così come i ronzii nelle orecchie o gli acufeni.

Soprattutto, si percepisce un senso di affaticamento a salire le scale, fame d’aria e spossatezza. Se si avvertono questi disturbi quindi è sempre bene rivolgersi subito al proprio medico.

Nei casi di ipertensione secondaria, invece, ai sintomi poco definiti se ne possono associare alcuni tipici della malattia di base. L’assenza di sintomi o la presenza di segni poco specifici sono dunque il motivo principale per cui spesso un soggetto non si accorge di avere la pressione alta.

Per questo è fondamentale un controllo periodico della pressione, per avere precocemente una diagnosi per prevenire i danni e iniziare subito un trattamento specifico.

Ciò è particolarmente vero in gravidanza, in cui è necessario controllare la pressione arteriosa con regolarità. In questo modo si riduce il rischio di sviluppare una sindrome chiamata pre-eclampsia, caratterizzata da pressione arteriosa elevata, gonfiore e presenza di proteine nelle urine (che può indicare un problema renale).

La pre-eclampsia inoltre può comportare sofferenza fetale con possibili rischi per la salute del nascituro.

Sintomi tardivi

Un’ipertensione grave o di lunga durata, non curata, può danneggiare organi come cervello, occhi, cuore e reni. I cosiddetti sintomi tardivi includono:

Ipertensione e danni al cuore

Quando i valori pressori superano i 140/90 mm Hg, il cuore si dilata e le pareti diventano più spesse. Il fenomeno si deve al fatto che l’organo deve incentivare la forza contrattile per pompare il sangue.

Quindi, essendo tali pareti più rigide, le cavità cardiache non si dilatano normalmente e si riempiono con maggiore difficoltà. Il conseguente incremento del lavoro cardiaco può determinare alterazioni del ritmo e insufficienza cardiaca, o scompenso.

Le aritmie possono essere pericolose per la vita, anche senza produrre sintomi manifesti.

Lo scompenso cardiaco è rivelato da edemi, dispnea e asma e può portare a embolia o trombi, base di ictus cerebrale.

Tipi e gradi di ipertensione arteriosa

Sempre secondo le Linee guida della European Society of Cardiology, come abbiamo visto anche nella tabella, l’ipertensione è suddivisa in diversi gradi che ne indicano anche il livello di gravità.

Si distingue anche in due tipologie distinte: primaria (o essenziale) e secondaria.

Vediamo tutti questi aspetti nel dettaglio.

Pre-ipertensione: valori

Oltre alla pressione ottimale (sotto 120/80 mmHg) e normale (sotto 130/85 mm Hg), esiste la pre-ipertensione o pressione alta-normale, a 130-139/85-89 mm Hg.

Non si tratta ancora di una condizione preoccupante, ma se trascurata nel tempo e non tenuta sotto controllo può rappresentare comunque un rischio per la salute.

Chi presenta questi valori dovrebbe sottoporsi a periodici controlli per monitorare la situazione.

Grado 1

Se i rilievi pressori risultano 140-149/90-94 mmHg, l’ipertensione è detta di Grado 1 lieve.

Questo stadio “borderline”, soprattutto con valori tendenti al limite massimo, può già comportare danni all’organismo. Infatti, il rischio cardiovascolare, anche se non grave, può comunque manifestarsi in questa fascia di valori.

Quando i dati pressori arrivano a 150-159/95-99 mmHg, invece, si è in presenza di ipertensione di Grado 1. In questa situazione, se si evidenziano danni a un organo, il rischio di patologie aumenta in modo esponenziale.

Grado 2

Chi raggiunge rilievi pressori di 160-179/100-109 mmHg, ha un’ipertensione di Grado 2.

È una situazione che va monitorata e trattata con attenzione per individuare eventuali problemi renali e cardiaci che frequentemente sono correlati a questa condizione.

Ipertensione di terzo grado

L’ipertensione in questo caso è piuttosto grave (Grado 3), con valori pressori pari o superiori a 180/110 mmHg.

È certamente una forma che va trattata e costantemente monitorata perché espone il soggetto a rischi molto alti per la salute.

Forme particolari di ipertensione

Tra queste c’è l’ipertensione sistolica isolata. Si tratta di una condizione in cui solo la pressione sistolica o massima è elevata, mentre la diastolica può essere anche al di sotto dei valori normali. Si verifica spesso nelle persone anziane e rappresenta un rischio di patologia cardiovascolare piuttosto elevato.

Sempre nelle persone anziane, con arterie molto rigide per l’età avanzata, si può individuare la pseudoipertensione.

I valori elevati riscontrati sono dovuti all’arteria del braccio troppo rigida per essere compressa dal manicotto per la misurazione. Di conseguenza non si è di fronte a una vera e propria ipertensione ma all’impossibilità di misurazione accurata della pressione.

Ipertensione maligna

È una forma molto grave di ipertensione, caratterizzata da valori uguali o superiori a 210/120 mmHg, che richiede un trattamento d’emergenza.

Tuttavia, si tratta di una condizione piuttosto rara: si stima che colpisca 1 su 200 ipertesi, in maggioranza uomini.

L’ipertensione maligna può causare sintomi molto gravi e, se non si interviene tempestivamente, può portare perfino al decesso in pochi mesi.

Tipi di ipertensione

L’ipertensione è classificata come primaria (o essenziale) o secondaria.

La prima, dovuta a cause sconosciute, riguarda circa il 90-95% dei soggetti. Tende a svilupparsi gradualmente nell’arco di diversi anni (quindi l’età è tra i fattori di rischio) e non è possibile identificare una causa precisa. Certamente lo sviluppo di elevati valori pressori è legato anche a comportamenti non salutari, come la sedentarietà e il sovrappeso.

Inoltre, tra i motivi di ipertensione primaria possono esserci anche squilibri psicologici come la depressione o un’anomalia ereditaria della vasocostrizione dei piccoli vasi.

Invece, l’ipertensione secondaria è data dalla presenza di una patologia sottostante che può alterare i valori pressori.

Tra le patologie associate a questa condizione possono esserci malattie renali, complicanze da farmaci (come gli anticoncezionali), l’arteriosclerosi (che irrigidisce le arterie) o l’abuso di droghe o alcol.

Un discorso a parte merita l’ipertensione in gravidanza che va tenuta sotto controllo con molta attenzione. Generalmente tende a risolversi spontaneamente dopo il parto.

Si presenta in due forme:

Se vuoi saperne di più, scopri il nostro articolo su gravidanza e ipertensione.

Cause dell’ipertensione: fattori e soggetti a rischio

In assenza di disturbi specifici, tutti nasciamo con una pressione perfetta. Poi, con il tempo e a causa di stili di vita non sempre corretti, aumenta il rischio di ipertensione. Spesso non c’è una causa precisa. Tuttavia, l’eccessivo consumo di sale, l’aumento di peso, la menopausa e la sedentarietà sono i principali fattori di rischio.

Come abbiamo visto, per l’ipertensione primaria, che rappresenta circa il 95% dei casi, non esiste una causa precisa e identificabile. I valori più elevati rispetto alla norma sono dovuti all’alterazione di meccanismi complessi che regolano la pressione (sistema nervoso autonomo, ormoni, ecc.).

Invece, nell’ipertensione secondaria, la causa è una malattia (congenita o acquisita) che solitamente coinvolge organi come reni, vasi sanguigni e cuore. Identificare e curare le cause primarie è dunque la strategia migliore per normalizzare i valori della pressione.  

Infine, in alcuni casi, la pressione alta può dipendere dall’uso eccessivo di alcune sostanze contenute in liquirizia, spray nasali, farmaci a base di cortisone, anticoncezionali e droghe come cocaina e amfetamine.

Solitamente, sospendendo l’assunzione di queste sostanze la pressione torna nei parametri normali. Ma ci sono anche dei fattori di rischio che predispongono a un aumento di pressione. Vediamo i principali.

Stress

Solitamente lo stress procura un aumento temporaneo della pressione arteriosa, che torna alla normalità superato il momento. Un esempio è dato dall’ipertensione transitoria da “camice bianco”, dovuta allo stress causato dalla visita medica, che alza temporaneamente la pressione.

Sembra che un meccanismo analogo si instauri durante i giorni lavorativi: la pressione nei giorni feriali è più alta rispetto a quando si è in vacanza.

In soggetti predisposti, questi brevi aumenti pressori possono comunque creare dei piccoli danni e trasformarsi in ipertensione stabile.

Familiarità

Sulla familiarità dell’ipertensione, cioè la predisposizione ereditaria, alcuni studi indicano che si verificherebbe una trasmissione genetica collegata a più geni.

Quindi, se in famiglia ci sono persone ipertese, aumenta la probabilità di sviluppare ipertensione.

Sovrappeso

Un elemento importante è il sovrappeso: ogni 5-10 kg presi ci sarebbe un aumento pressorio di 3-4 mm Hg.

Infatti, gli individui obesi, con IMC (Indice di Massa Corporea) oltre 30, sono maggiormente a rischio e da monitorare con una certa regolarità. Il sovrappeso, infatti, costringe il cuore a un carico maggiore di lavoro per pompare il sangue in tutto il corpo, aumentando il rischio d’ipertensione.

Ipertensione e fumo

Il fumo di sigaretta, soprattutto nel momento stesso in cui si fuma, induce vasocostrizione che comporta un aumento pressorio. Inoltre, dopo aver fumato anche una sola sigaretta, i valori pressori rimangono più alti per almeno mezz’ora.

Poi, la dipendenza da nicotina nuoce ai vasi, procurando perdita di elasticità, lesioni alle pareti e formazione di placche aterosclerotiche.

Età

La pressione aumenta con l’avanzare dell’età a causa dei cambiamenti a carico dei vasi sanguigni, che diventano più rigidi. Tuttavia, mentre la pressione sistolica (massima) continua ad aumentare per l’età, la diastolica (minima) no, anzi tende a diminuire.

Menopausa

La minore produzione di estrogeni durante la menopausa può determinare un aumento della pressione che diventa ipertensione se i valori rimangono stabili al di sopra di 140 mmHg e 90 mmHg.

È una condizione che può riguardare anche donne che nel periodo fertile non avevano mai sofferto di pressione alta.

Alcool

Il consumo eccessivo di alcol (più di un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini) può contribuire ad alzare la pressione e a danneggiare il cuore.

Infatti, il muscolo cardiaco, per effetto del troppo alcool, tende a dilatarsi alterando la sua funzione di pompa, con gravi conseguenze per l’organismo.

Sedentarietà o scarsa attività fisica

Non si può dire con certezza che la sedentarietà aumenti la pressione. Quello che, invece, è dimostrabile è che l’attività fisica moderata e costante aiuta a ridurre i valori pressori e a migliorare le prestazioni fisiche.

Diagnosi ed esami strumentali

Come abbiamo visto, la pressione alta è in genere asintomatica. Quindi, l’unico modo per scoprirla è misurarla ogni volta che si va dal medico di famiglia, in farmacia, nelle visite mediche sul posto di lavoro o in casa se si ha uno sfigmomanometro (apparecchio per la misurazione della pressione).

Per chi è al di sopra dei 40 anni, è consigliabile misurare la pressione arteriosa almeno una volta ogni 3-5 anni; i soggetti a rischio o con familiari ipertesi, invece, dovrebbero monitorarla almeno una volta all’anno.

Il solo modo per fare diagnosi di ipertensione arteriosa è, quindi, sottoporsi periodicamente a misurazioni della pressione.

Una volta diagnosticata, tuttavia, è utile sottoporsi ad alcuni esami che permettono di capire se l’ipertensione ha già danneggiato i vasi, il cuore o i reni. Ciò consente di ricercare le cause scatenanti e di aiutare il medico a definire la terapia antipertensiva più adatta.

Infatti, è anche utile eseguire una visita specialistica dal cardiologo per controllare lo stato di salute del cuore; così come è importante considerare il livello di colesterolo nel sangue, la presenza di malattie come il diabete o eventuali disturbi cardiovascolari.

Quindi, tra gli esami utili da fare ci sono:

Come misurare la pressione

La pressione arteriosa si misura con un apparecchio manuale o automatico, lo sfigmomanometro. A questo proposito, è importante usare strumenti validati.

La pressione arteriosa non ha un valore costante. Infatti, può variare durante il giorno e dipende da vari fattori, come lo stato emotivo (stress e ansia), il fatto che sia misurata prima o dopo il pasto o dopo avere fumato una sigaretta o dopo avere praticato attività fisica.

Per chi già soffre di ipertensione, la misurazione va fatta sempre alla stessa ora del giorno, possibilmente mattina e sera, in posizione seduta e sempre in corrispondenza dello stesso braccio.

È meglio non fumare e non svolgere attività fisica nei 30 minuti precedenti, avere la vescica vuota e non indossare indumenti che stringano il braccio.

Per una corretta misurazione, occorre stare seduti con la schiena dritta, poggiata allo schienale della sedia, senza accavallare le gambe e con il gomito poggiato sul tavolo.

Come curare l’ipertensione

Il primo intervento da mettere in atto per curare l’ipertensione è modificare il proprio stile di vita. Adottare e mantenere nel tempo i giusti comportamenti può produrre un abbassamento della pressione.

Se non si riscontra una variazione dei valori accettabile, il medico potrà prescrivere dei farmaci specifici.

Se la pressione sistolica (massima) è superiore o uguale a 180mmHg e/o la pressione diastolica (minima) uguale o superiore a 110mmHg (ipertensione di grado 3), è sempre il medico che decide se iniziare subito la terapia farmacologica.

Vediamo allora quali sono gli approcci più indicati per combattere l’ipertensione.

Farmaci e terapie farmacologiche

I farmaci più usati per l’ipertensione arteriosa sono:

Sono comunque farmaci che hanno un tempo di risposta terapeutica che oscilla fra le 2 e le 6 settimane. Se dopo tale periodo non si assiste a una diminuzione della pressione, è necessario interpellare il medico che deciderà la strategia terapeutica migliore.

In caso di ipertensione secondaria a una malattia, sarà necessario trattare anche la patologia o il disturbo scatenante.

Dieta e alimentazione

La raccomandazione più importante è quella di consumare poco sale, perché un apporto di sodio troppo alto aumenta di molto il rischio di ipertensione.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), infatti, consiglia di non superare i 5 g di sale al giorno, anche nei soggetti sani. Se diffuso, questo comportamento permetterebbe di ridurre il rischio di ictus del 23% e di malattie cardiovascolari del 17%.

Stessa limitazione anche per l’alcol, di cui si dovrebbero assumere meno di 14 unità a settimana per gli uomini e meno di 8 unità per le donne. Quindi, dieta iposodica, esercizio fisico e controllo del peso sono le prime frontiere per un trattamento non farmacologico della malattia.

Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento dieta per l’ipertensione.

Stile di vita e attività fisica

È buona norma fare regolarmente un’attività fisica leggera, che aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari. Anche solo una passeggiata quotidiana di 30 minuti a passo svelto diminuisce del 30% la probabilità di insorgenza dell’ipertensione.

Inoltre, nuotare, fare jogging o ciclismo stimolano il sistema cardiocircolatorio in modo notevole, a qualsiasi età. Infatti, in seguito all’esercizio motorio, sopravviene una perdita di liquidi paragonabile a quella ottenuta con i diuretici.

Laddove sia necessario contenere maggiormente la pressione arteriosa, l’esercizio fisico deve essere considerato di sostegno al trattamento farmacologico. Infatti, fare attività fisica regolare, ad esempio almeno 30 minuti di cammino sostenuto per un minimo di 5 giorni alla settimana, riduce la pressione di 4-9 mm Hg.

Rimedi naturali

Esistono comunque anche dei rimedi a base di erbe che possono favorire una diminuzione della pressione.

È tuttavia necessario ribadire che prima di assumere un qualunque integratore o rimedio erboristico è bene sentire il parere del proprio medico. Per quanto utili, non possono sostituire i farmaci e, inoltre, possono causare interazioni con i medicinali assunti.

Comunque, tra le erbe che possono aiutare il benessere del cuore e a tenere sotto controllo la pressione ci sono gli estratti di aglio, biancospino, tiglio e cardamomo.

Ipertensione: complicazioni e conseguenze

La pressione alta espone a maggiori probabilità di complicanze a livello cardiovascolare o di incorrere perfino in ictus o infarto. L’ipertensione, infatti, crea sofferenza agli organi, in particolare cuore, reni, cervello, occhi e vasi arteriosi in generale.

Tuttavia, se l’ipertensione è lieve o moderata, la possibilità di incorrere in seri disturbi è certamente minore, soprattutto se si tratta di valori pressori facilmente modificabili.

Il discorso è diverso nelle persone, invece, che presentano fattori di rischio come diabete, abitudine al fumo o colesterolo alto.  

Si tratta quindi di un rischio proporzionale ai livelli pressori, ma anche un’ipertensione moderata, se trascurata nel tempo, può comportare le seguenti complicanze.

Cuore e vasi arteriosi

La pressione alta costringe il muscolo cardiaco a un carico di lavoro maggiore con possibile ingrossamento dell’organo che, nel tempo, ne compromette la funzionalità.

Le alterazioni arteriosclerotiche (date dalla formazione sulle pareti interne delle arterie di depositi di grassi e colesterolo) determinano, invece, il restringimento del diametro delle arterie coronarie. La conseguenza è un minore afflusso di sangue al cuore.

Tra i sintomi: difficoltà a respirare e affaticamento in caso di sforzo fisico, anche leggero.

L’infarto è il possibile esito nei casi più gravi.

Cervello

In questo caso le complicanze derivano dalla riduzione dell’afflusso di ossigeno alle cellule del cervello.

L’effetto può essere una progressiva alterazione delle funzioni cerebrali (ridotta concentrazione, perdita di memoria, fino alla demenza). La conseguenza più grave può essere l’ictus.

Reni

Si può verificare una riduzione del funzionamento renale, fino all’impossibilità di portare avanti la funzione principale di quest’organo e cioè quella depurativa dalle scorie del metabolismo.

La compromissione renale, correlata alla comparsa di sintomi quali gonfiori mattutini alle gambe e agli occhi, può diventare vera e propria insufficienza renale o nefrosclerosi, malattia renale progressiva causata da ipertensione arteriosa scarsamente controllata.

Occhi

I problemi alla vista riguardano i casi più gravi, che si verificano soprattutto in chi, oltre all’ipertensione, soffre di diabete o di retinopatia diabetica. I sintomi più comuni in questi casi sono edema della pupilla ed emorragie sottocongiuntivali.

La pressione alta coinvolge gli occhi quando si verifica un ispessimento delle pareti dei vasi e una riduzione del loro calibro e dell’irrorazione sanguigna.

Come prevenire l’ipertensione

Semplici buone abitudini e uno stile di vita corretto sono la base per prevenire la pressione alta. Infatti, a meno che non ci siano malattie pregresse in atto, è possibile aiutare il nostro corpo a tornare in uno stato di equilibrio pressorio.

Del resto, mantenersi in salute dipende anche da noi e dai comportamenti che adottiamo per il nostro benessere.  

Vediamo nel dettaglio quali sono.

Alimentazione

Curare la propria alimentazione è il primo passo per combattere l’ipertensione. Una delle abitudini più importanti da inserire nella nostra quotidianità è quella di inserire nella dieta almeno 5 porzioni di frutta e verdura, che corrispondono più o meno a 200 g di verdura e tra 200/500g di frutta.

Nello specifico, una porzione corrisponde a un frutto, ½ scodella di frutta fresca tagliata, un piatto di insalata verde, ½ scodella di verdura cotta o fresca. Infatti, non è un caso che frutta e verdura siano alla base della piramide alimentare.

È necessario anche ridurre il consumo di sale. Come abbiamo visto, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare il consumo di 5 g al giorno di sale iodato, includendo anche il sale presente nei cibi industriali, salumi, formaggi e alimenti in cui è naturalmente presente. Il dado da brodo, presente in quasi tutte le dispense, contiene un elevato contenuto di sale: pertanto è meglio non usarlo o consumarlo con molta moderazione.

Si consiglia di consumare moderatamente anche le carni troppo grasse, formaggi e insaccati; mentre semaforo verde per il pesce e i cibi ricchi di fibre (riso, pane e pasta integrali, verdura, ecc.).

È bene poi limitare il consumo di alcol, non superando le dosi consigliate: un bicchiere per le donne e due per gli uomini al giorno, oppure una lattina di birra. Infine, anche limitare il consumo di caffeina può essere utile.

Controllo del peso

Mantenere il peso forma è soprattutto una questione di salute. Questo perché il sovrappeso costringe il cuore a un super lavoro per pompare il sangue in tutto il corpo.

Gli studi hanno dimostrato che bastano 10 kg di peso in meno per abbassare la pressione di 5-10mmHg.

Attività fisica

Una costante e regolare attività fisica, anche leggera, aiuta l’abbassamento della pressione, nonché la perdita di peso e la riduzione dell’ansia e dello stress.

Solitamente si raccomanda di dedicare almeno due-tre ore a settimana a una camminata a passo sostenuto o a un’attività fisica moderata (come andare in bicicletta). Quindi, nuotare, fare jogging o ciclismo stimolano positivamente il sistema cardiocircolatorio a qualsiasi età.

In più, il moto fa perdere peso e rilassa.

Stop al fumo e allo stress

L’abitudine al fumo non è associata direttamente all’aumento della pressione ma favorisce l’arteriosclerosi che causa il restringimento delle arterie, aumentando il rischio di infarto o ictus.

Anche lo stress (spesso associato alla voglia di fumare) è un fattore predisponente l’ipertensione, quindi cercare di gestirlo al meglio anche con tecniche di rilassamento è sicuramente utile.

Stili di vita per ridurre la pressione arteriosa

Cosa fareRaccomandazioneRiduzione attesa della pressione arteriosa
Ridurre il pesoBMI ideale 20-255-10 mmhg per ogni 10 kg persi
Dieta mediterraneaRicca di frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi saturi8-14 mmhg
Ridurre il consumo di alcolNon assumere più di 30 ml/die di alcol pari a 250 ml di vino (circa 2 bicchieri)2-4 mmHg
Attività fisicaDa svolgere con regolarità, almeno 30 minuti al giorno di camminata sostenuta più volte alla settimana4-9 mmHg
Riduzione del sodioNon più di 2,4 gr/die di sodio pari a 6 g/die di sale da cucina6-8 mmHG

Fonte: Istituto Superiore di Sanità.

È importante sottolineare che uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta, come quella proposta dalla dieta mediterranea alla quale si inspira la dieta Melarossa, vanno mantenuti nel tempo, anche se il medico prescrive una cura farmacologica.

Epidemiologia

Secondo alcuni studi epidemiologici, l’etnia pare essere un fattore rilevante. Infatti, sembrerebbe che l’ipertensione sia più frequente nella popolazione nera, con il 32% degli adulti interessati. Invece la popolazione bianca, ma anche i sudamericani, con alti valori pressori sarebbe il 23%.

Nel mondo, si ritiene che il 35-45% della popolazione soffra di ipertensione, in prevalenza nei Paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, in quasi 50 anni, il numero di persone ipertese è raddoppiato, arrivando a un totale di oltre 1 miliardo. Inoltre, è particolarmente rilevante il fatto che l’aumento dell’ipertensione si sia verificato nei Paesi a basso reddito.

Infatti, il 23% degli ipertesi vive in Asia meridionale e il 21% in quella orientale, con un’incidenza pari a circa 1 uomo su 6 e 1 donna su 10.

Negli Stati Uniti, invece, sarebbero oltre 50 milioni le persone affette da ipertensione.

In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 33% degli uomini e il 31% delle donne soffre di ipertensione.  Si trova in situazioni di rischio di aumento pressorio anche il 19% degli italiani e il 14% delle italiane.

In base alle stime, sarebbero 15 milioni gli italiani affetti da ipertensione. Inoltre, il maggior numero di ipertesi, pari al 37% degli uomini e al 29% delle donne, si trova nel Nord Est; mentre nel Sud e nelle Isole sono le donne le più colpite con il 34% (uomini 31%).

Fonti
  1. Società Italiana di Pediatria su ipertensione in età pediatrica.
  2. International Society of Hypertension.
  3. Istituto Superiore di Sanità (ISS).
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