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Fibromialgia: cos’è, cause, sintomi e cure

fibromialgia: cos'è, cause, sintomi e cure

La fibromialgia, nota anche come sindrome del dolore miofasciale, sindrome fibromialgica, fibrosite o fibromiosite è una condizione cronica che provoca dolore diffuso e sensibilità in diverse parti del corpo. È considerata un disturbo del sistema nervoso centrale, che amplifica la percezione del dolore. Si può associare anche a sintomi come affaticamento, disturbi del sonno, problemi di memoria e concentrazione, rigidità muscolare e spasmi, mal di testa, ansia e depressione.

Le cause della malattia non sono ancora del tutto note, ma si suppone derivi da una combinazione di fattori genetici, fisici e psicologici.

La fibromialgia è più diffusa tra le donne (che rappresentano circa il 90% dei malati). Non è congenita, ma compare nel corso della vita, a qualsiasi età. Il picco di insorgenza è fra i 25 ed i 55 anni.

Il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e può includere una combinazione di farmaci, terapie fisiche e approcci psicologici (come la terapia cognitivo-comportamentale o la gestione dello stress). L’obiettivo è migliorare la qualità di vita di chi ne è colpito, riducendo il dolore e alleviando gli altri sintomi.

Cos’è la fibromialgia: significato e caratteristiche

Conosciuta anche con il nome di “sindrome della fibromialgia” e “sindrome fibromialgica“, la fibromialgia è una malattia cronica caratterizzata da dolore generalizzato che non ha origine articolare, maggiormente diffusa nella popolazione femminile e che compare principalmente fra i 25 e i 55 anni.

Si definisce esattamente come malattia caratterizzata da dolore sordo e rigidità di muscoli, tendini e legamenti. Può interessare tutto il corpo (fibromialgia generalizzata) o solo una o più zone particolari, come mandibola, collo o muscoli della spalla (fibromialgia localizzata).

Le cause sono ancora sconosciute. È stato ipotizzato un malfunzionamento del sistema immunitario o una disfunzione dei neurotrasmettitori del sistema nervoso. È anche possibile una predisposizione genetica. La fibromialgia può essere, inoltre, primitiva o secondaria ad altre patologie (ipotiroidismo, infezioni, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide).

Fattori come lo stress fisico o mentale, la mancanza di sonno, i cambiamenti ormonali o i traumi, possono peggiorare la malattia.

Non è una malattia presente alla nascita, ma compare nel tempo, anche nell’infanzia. Le persone con fibromialgia esprimono una maggiore sensibilità e reattività agli stimoli, presumibilmente a causa dell’alterazione delle modalità di percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale.

La fibromialgia era quasi sconosciuta fino a pochi anni fa e tuttora è spesso sottodiagnosticata, in particolare nella popolazione maschile, e nei bambini e adolescenti.

La malattia non è accompagnata da anomalie specifiche delle cellule e dei tessuti colpiti. Quindi, questo aspetto rende spesso difficile la diagnosi e anche l’istituzione di un percorso di trattamento personalizzato per il soggetto.

Tutto questo porta a un peggioramento della sintomatologia, che inevitabilmente innesca un circolo vizioso, penalizzando anche il quadro emotivo.

Sintomi e dolori della fibromialgia

L’esordio della fibromialgia è in genere subdolo, perché aspecifico. Tuttavia, la malattia si manifesta per la prima volta dopo un evento traumatico di tipo psichico o fisico, che non rappresenta la causa ma solo un fattore scatenante.

Il sintomo predominante è l’indolenzimento diffuso dei muscoli, delle aree adiacenti ai tendini e della cute. Il dolore può interessare ogni area del corpo.

Tutti i sintomi associati alla malattia non sono correlati ad alterazioni fisiche, biologiche o strumentali. Nei soggetti non è presente una sofferenza del tessuto muscolare rilevabile, tanto che appaiono quasi sempre in buona salute, in condizioni generali soddisfacenti, ma fortemente sofferenti e limitati nello svolgimento delle normali attività quotidiane.

La fibromialgia si può anche caratterizzare per rigidità muscolare, che compare gradualmente e che progressivamente si diffonde. Inoltre, possono essere presenti crampi agli arti inferiori. Alcuni soggetti soffrono anche di disturbi gastrointestinali con alternanza di stipsi e diarrea, identica a quella descritta nella sindrome del colon irritabile, talvolta presente come comorbidità.

Spesso sono presenti confusione mentale e difficoltà di concentrazione, perdita della memoria a breve termine (disfunzioni cognitive), cefalea e vertigini.

L’aspetto psichico è quasi sempre coinvolto, con manifestazioni di ansia o depressione e disturbi della sfera affettiva. Fra le manifestazioni di tipo neurologico, anche alcuni disturbi della sensibilità, ma anche alterazioni della vista dovute alla difficoltà di messa a fuoco, ronzii, fischi o vibrazioni percepiti all’interno delle orecchie (acufeni).

A livello internazionale, l’incidenza della malattia è compresa tra i 7 e gli 11 casi all’anno ogni 1.000 persone. Invece, la fascia di età più coinvolta è quella compresa fra i 25 ed i 55 anni.

La fibromialgia è molto dolorosa?

Sì, la fibromialgia è generalmente associata a dolore diffuso e cronico. Le persone affette da fibromialgia possono sperimentare dolore in diverse parti del corpo, come collo, spalle, schiena, braccia, gambe e articolazioni. Il dolore può variare da lieve a grave e può essere descritto come dolorante, pulsante, bruciante o lancinante.

Ciò che rende la fibromialgia particolarmente complessa è che il dolore può essere generalizzato e può variare di intensità da un individuo all’altro e anche da un giorno all’altro per la stessa persona. Alcune persone possono avere punti specifici nel corpo, definiti “trigger points”, che sono particolarmente sensibili al tocco.

Oltre al dolore, la fibromialgia può causare altri sintomi come affaticamento, disturbi del sonno, problemi di memoria e concentrazione, mal di testa, rigidità muscolare e spasmi. Questi sintomi possono avere un impatto significativo sulla qualità di vita delle persone e possono limitare le attività quotidiane.

Il dolore è considerato diffuso quando si situa sia sul lato destro che sinistro del corpo, sia al di sopra che al di sotto della vita e anche allo scheletro assiale, ovvero alla porzione cervicale della colonna vertebrale, al torace anteriore o posteriore e alla regione lombare.

Il dolore diffuso è anche definito multifocale, perché non concentrato in un punto specifico.

Ma il dolore può comparire anche al viso, in particolare a livello della mandibola e delle mascelle, e può essere determinato da una contestuale alterazione dell’articolazione temporo mandibolare. In questi casi, può anche essere associato a mal di testa.

Fra le tipologie di dolore che possono colpire le donne con fibromialgia, anche quello mestruale (dismenorrea).

Quando appare il dolore e perché peggiorano i sintomi

Il dolore della fibromialgia è descritto come bruciante, vibrante, martellante e profondo. Aumenta e si riduce di intensità molto rapidamente e si presenta in punti sempre diversi: per questo si dice che il dolore migra (dolore migrante).

Inoltre, i sintomi peggiorano con:

Infatti, ricevere una diagnosi di fibromialgia può paradossalmente essere un sollievo.

Cause della fibromialgia e soggetti a rischio

Le cause esatte della fibromialgia non sono ancora del tutto comprese, ma si ritiene che sia una condizione multifattoriale che può essere influenzata da diversi aspetti. Eccone alcuni associati alla fibromialgia:

Per quanto riguarda i soggetti a rischio, la fibromialgia colpisce prevalentemente le donne, anche se può verificarsi anche negli uomini. La condizione può svilupparsi a qualsiasi età, ma si osserva più comunemente nelle persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni.

Alcuni fattori di rischio possono includere una storia familiare di fibromialgia, una storia di disturbi dell’umore come depressione o ansia e una storia di condizioni croniche come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico.

Tuttavia, è importante notare che la fibromialgia può colpire qualsiasi individuo, indipendentemente da età, genere o fattori di rischio specifici.

Fibromialgia: diagnosi

Attualmente non esistono esami clinici specifici per diagnosticare la fibromialgia. La diagnosi si basa principalmente sui sintomi riportati dalla persona e sull’esclusione di altre condizioni mediche che potrebbero causare segni simili.

Ci sono però alcuni esami da utilizzare nel processo di diagnosi come:

È importante sottolineare che questi esami sono soprattutto finalizzati a escludere altre condizioni che potrebbero causare sintomi simili. La diagnosi di fibromialgia, infatti, si basa principalmente sui sintomi specifici riportati dal paziente e sulla presenza di punti dolenti specifici nel corpo, come definito dai criteri diagnostici stabiliti dal College Americano di Reumatologia.

È consigliabile consultare un medico o un reumatologo per ottenere una valutazione accurata e una diagnosi appropriata.

Punti dolenti

Nel tentativo di fornire un pattern di elementi di riferimento diagnostico l’American College of Reumatology ha individuato 18 punti, detti tender points, che rispondono, scatenando un dolore circoscritto, a una digitopressione pari a circa 4 kg.

Questi tender points sono localizzati alla base di:

Diagnosi differenziale

Le prove di laboratorio possono, tuttavia, essere eseguite per escludere la presenza di altre condizioni responsabili di segni e sintomi simili a quelli della fibromialgia, come altre malattie reumatiche, alcune disfunzioni tiroidee o infezioni virali.

A scopo differenziale, quindi, sono effettuate rilevazioni della velocità di eritrosedimentazione (VES), proteina C-reattiva (PCR), creatinfosfochinasi (CPK) ed esami di screening per l’ipotiroidismo e l’epatite C, entrambi associati ad affaticamento e dolore muscolare generalizzato.

Prove specifiche, come i test sierologici per i disturbi reumatici, vengono eseguite solo se suggerite da sintomi particolari. Se un paziente ha già una malattia reumatica, la diagnosi di fibromialgia può essere più difficile, anche se piuttosto comune.

La fibromialgia deve essere differenziata dalla sindrome da fatica cronica, una malattia da intolleranza sistemica allo sforzo che può causare dolori muscolari diffusi analoghi e affaticamento e che è correlata a risultati dei test di laboratorio generalmente normali.

La fibromialgia è una patologia grave?

Non si tratta di una malattia degenerativa, che danneggia progressivamente l’apparato muscolo-scheletrico. Tuttavia, il dolore cronico e spesso intenso e gli altri sintomi possono essere logoranti e peggiorare notevolmente la qualità di vita, rendendo difficile lo svolgimento delle normali attività quotidiane e la vita sociale. Non è quindi considerata una malattia potenzialmente mortale o invalidante come altre condizioni mediche.

Inoltre, la gravità della fibromialgia può variare notevolmente da persona a persona. Alcune persone possono avere sintomi lievi che non interferiscono con le loro attività quotidiane, mentre altre possono sperimentare sintomi più intensi e invalidanti che influiscono perfino sulla loro capacità lavorativa e quindi con un impatto negativo sulla vita professionale.

Nonostante la fibromialgia possa diventare una condizione grave con un ampio spettro di sintomatologia da considerare di interesse multidisciplinare, non è ancora riconosciuta come malattia invalidante a tutti gli effetti.

Cure della fibromialgia

Per la fibromialgia non esistono, ad oggi, farmaci specifici o misure preventive, ma sono state individuate abitudini che possono cambiare radicalmente la vita dei pazienti.

Richiede un approccio multidisciplinare, una combinazione di terapie farmacologiche e trattamenti riabilitativi, finalizzati al miglioramento del tono muscolare e alla riduzione della percezione del dolore.

La strategia di cura comprende la consulenza di un reumatologo, uno psicologo e un neurologo.

Secondo le linee guida internazionali, l’approccio alla fibromialgia dovrebbe essere graduale. Infatti, dapprima la persona dovrebbe essere informata e educata sulla malattia, sul suo significato; successivamente, se una maggiore consapevolezza non produce miglioramenti, i medici ricorrono ai trattamenti non farmacologici.

Invece, i farmaci sono principalmente:

Si ricorre ai farmaci quando le modificazioni dello stile di vita non hanno prodotto un sostanziale miglioramento della sintomatologia.

Il follow up che tenga conto della gravità dei suoi sintomi, anche in assenza di alterazioni biochimiche e fisiche rilevabili, è uno degli aspetti più determinanti nella riuscita della terapia.

Approcci non farmacologici

Lo stile di vita è considerato, ad oggi, l’aspetto terapeutico più importante. Oltre agli aspetti qui di seguito trattati, il raggiungimento di un buon equilibrio del sonno può avere un effetto decisivo sulla sintomatologia. Oltre ai farmaci ci sono quindi diversi approcci che possono essere utili nella gestione della malattia.

Attività educative

La letteratura internazionale mostra come l’educazione del soggetto sia di per sé un trattamento efficace nella fibromialgia. L’intervento educativo migliora, secondo numerosi studi, alcuni dei sintomi della fibromialgia, tra cui la percezione del dolore, i disturbi del sonno e l’astenia, in maniera stabile nel tempo.

Gli interventi educativi possono essere proposti a singoli o a gruppi di pazienti e comprendono: letture, distribuzione di materiale informativo, dimostrazioni, dibattiti.

I temi che, trattati, possono produrre migliori risultati sono la condivisione dell’esperienza di malattia come di un aspetto reale e non immaginario, l’assenza di evidenze cliniche di infiammazione, il ruolo dello stress, del sonno, delle alterazioni dell’umore, dell’attività fisica e le possibili strategie di coping da mettere in atto.

L’attività educativa può essere svolta da un professionista dell’ambito sanitario coinvolto nella gestione della fibromialgia, come un medico di medicina generale, uno specialista, un infermiere o un fisioterapista.

Esercizio fisico

Secondo le indicazioni internazionali, l’esercizio fisico è il trattamento di prima scelta nella gestione iniziale della fibromialgia. La sua efficacia nel miglioramento della sintomatologia è documentata da numerosi studi e si basa sulla riduzione della vulnerabilità del muscolo agli stimoli esterni ambientali, sull’aumento della tolleranza allo sforzo, della percezione del dolore e sul rilascio di endorfine, che riducono la percezione del dolore.

Che sport fare? Sono consigliate le attività aerobiche regolari, come: camminata veloce, bicicletta, nuoto, ballo e acquagym.

Inoltre, è consigliato ogni giorno lo stretching, con un allungamento da mantenere 30 secondi e da ripetere 5 volte. Infine, danno buoni risultati anche attività come il pilates e il tai chi.

Supporto psicologico

La terapia psicoanalitica con approccio cognitivo-comportamentale è, con l’attività fisica, uno degli interventi non farmacologici con efficacia scientificamente verificata, sia dal punto di vista della riduzione del dolore, che per il miglioramento dell’umore depresso e del livello di disabilità.

La terapia cognitivo-comportamentale, che trae origine dalla psicologia positiva, fornisce ai pazienti strumenti utili per affrontare in maniera ottimale la propria condizione sviluppando un’attitudine differente nei confronti del dolore e nella gestione dei sentimenti negativi.

Fibromialgia e agopuntura

Alcuni studi hanno evidenziato una moderata efficacia dell’agopuntura nel miglioramento del dolore, del sonno, dell’astenia. L’agopuntura sembra anche utile a potenziare l’efficacia dei trattamenti farmacologici.

L’inserimento degli aghi metallici nei punti specifici stimola i recettori sensoriali, che attivano il rilascio di neurotrasmettitori, in particolare le endorfine, che hanno azione sedativa sul dolore e che promuovono il tono dell’umore.

Dieta per combattere la fibromialgia

Fra i soggetti affetti da fibromialgia esiste un’elevata percentuale di obesità e sovrappeso che sono direttamente correlati (anche se non si conosce il meccanismo che li lega) all’aumento della sensibilità al dolore, al peggioramento dell’affaticabilità, della qualità del sonno e del tono dell’umore.

Non è chiaro se l’elevato peso corporeo sia causa o effetto della fibromialgia. Ma sicuramente la riduzione dell’attività fisica, i disturbi del sonno, la depressione e le alterazioni ormonali possono giocare un ruolo importante nell’aumento ponderale.

Cosa mangiare e cosa evitare

Il controllo del peso corporeo, tramite un corretto programma alimentare e un adeguato esercizio fisico, sono fondamentali per migliorare la sintomatologia.

Solitamente sono consigliati:

È anche bene moderare l’assunzione di sale e provvedere a un’adeguata idratazione, per prevenire la formazione di edemi, evitare i superalcolici e limitare l’introduzione di caffeina. Inoltre, la mattina a colazione meglio preferire il tè verde (ricco di antiossidanti) al caffè.

Gli esperti consigliano una riduzione nel consumo di patate, peperoni e pomodori (ortaggi che contengono solanina, una molecola che abbassa la soglia del dolore), di dadi e dolcificanti artificiali.

Terapia iperbarica

L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) è stata recentemente proposta come ulteriore trattamento della fibromialgia.

Il paziente viene esposto a ossigeno puro al 100% a pressione maggiore di quella atmosferica, che garantisce un maggiore afflusso di ossigeno al cervello e quindi un miglioramento delle funzioni cerebrali con riduzione dell’iperattività di alcune regioni (specialmente le aree frontali) confermato dai risultati delle indagini strumentali neurologiche.

Il risultato è una riduzione del dolore, che si realizza con un meccanismo simile a quello dell’acido acetilsalicilico, ma, a differenza dei farmaci, agisce sui meccanismi alla base della malattia.

Sono comunque necessari ulteriori studi a conferma dei risultati sperimentali già ottenuti.

Fibromialgia: decorso e prognosi

I primi sintomi della fibromialgia compaiono di solito intorno ai 30-35 anni, per poi diffondersi e generalizzarsi progressivamente fino ai 45-55 anni e attenuarsi dopo i 60.

Le difficoltà di inquadramento diagnostico della malattia prolungano l’intervallo di tempo compreso fra l’insorgenza dei primi sintomi e la diagnosi, che è mediamente pari a sette anni.

Infatti, studi comparativi indicano che i pazienti con fibromialgia tendono a vagare da un medico all’altro, da un esame all’altro, in cerca di una diagnosi, in un percorso frustrante che peggiora la sintomatologia. Inoltre, è dimostrato che subiscono un numero tre volte maggiore di interventi chirurgici rispetto alla popolazione normale.

La malattia alterna periodi di settimane o mesi durante i quali si verifica una remissione parziale o totale dei sintomi ad altri periodi nei quali questi ricompaiono e si intensificano. Tipico è l’aggravamento del dolore con la stagione fredda.

La fibromialgia è una malattia cronica, che però può andare incontro a lunghi periodi nei quali la sintomatologia è assente, in particolare se vengono attuate tutte le misure previste in termini di educazione del paziente, di modifiche dello stile di vita e, quando necessario, di interventi farmacologici.

Le persone che partecipano a un programma di sostegno completo hanno quindi un decorso mediamente migliore. La prognosi è quasi sempre peggiore se è presente un disturbo dell’umore sovrapposto che non viene adeguatamente diagnosticato e affrontato.

Come prevenire la fibromialgia?

Non ci sono forme di prevenzione per la fibromialgia, poiché le cause non sono ancora note. Tuttavia, ci sono alcune misure generali che potrebbero contribuire a ridurre il rischio di sviluppare la malattia.

Lady Gaga e la sua malattia

La cantante statunitense di origini italiane Lady Gaga ha raccontato la sua esperienza di malattia, descrivendo i sintomi della fibromialgia che si è manifestata per la prima volta molti anni fa.

La sua narrazione è interessante per i tratti emotivi dai quali è accompagnata e per l’accurata descrizione dei sintomi psichiatrici che ne hanno cadenzato il decorso.

Lady Gaga ha più volte confessato di avere tratto molto sollievo dalle rassicurazioni e dalla gentilezza degli operatori sanitari, sottolineando uno degli aspetti più determinanti sulla qualità di vita dei pazienti.

Fonti

  1. What happens to muscles in fibromyalgia syndrome – E.A. Ozturk et al – Irish Journal of Medicine, 2020
  2. EULAR revised recommendations for the management of fibromyalgia – G.T. Jones et al – Annals of the Rheumatic Diseases.

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