Sommario
L’ernia del disco o ernia discale interessa una percentuale elevata di persone ma fortunatamente solo una piccola porzione di esse sviluppa dei sintomi. Infatti, il dolore e la sintomatologia dell’ernia del disco sono dovuti alla fuoriuscita del nucleo polposo (ma anche a una deformazione del disco nel suo insieme). Quindi, il contenuto del nucleo entra in contatto con il midollo spinale e le origini dei nervi, comprimendoli.
Ma, la tipologia di intervento è variabile anche se tendenzialmente conservativa ed è strettamente correlata alla sintomatologia, al dolore e alla qualità della vita del paziente. La terapia conservativa è caratterizzata dalla somministrazione di farmaci, un recupero della funzione motoria e un’attività di rinforzo muscolare volta alla prevenzione.
Tuttavia, nei casi più gravi o in presenza di comorbilità (altre patologie che peggiorano lo stato di salute e la sintomatologia dell’ernia) il medico potrà valutare di intervenire chirurgicamente.
Ernia del disco: che cos’è
L’ernia discale è una delle patologie che può colpire il disco intervertebrale. E’ l’anello fibroso a contenere il nucleo, una degenerazione di questa struttura permetterebbe quindi al nucleo polposo di penetrare tra le fibre rotte. Una volta che il nucleo riesce a penetrare tra le fibre dell’anello fibroso si aprono inizialmente due principali scenari.
Infatti, non tutte le fibre sono rotte e quindi il nucleo è ancora contenuto all’interno del disco. Ma con la sua pressione verso l’esterno, porta l’intero disco a protrudere fuori dai margini fisiologici. Quindi, siamo di fronte a una protusione discale. Il disco è danneggiato, perdendo il suo allineamento con i corpi vertebrali ma mantiene il nucleo al suo interno.
Inoltre, quando tutte le fibre dell’anello fibroso si rompono e il nucleo polposo fuoriesce dal disco intervertebrale, in questo caso possiamo parlare di ernia del disco.
Tuttavia, questa condizione ha nomenclature, definizioni e caratteriste diverse in base al tipo di fuoriuscita e alla zona di migrazione del nucleo polposo.
La zona lombare è la più colpita in assoluto da questo tipo di ernia, seguita dalla zona cervicale.
Ernia del disco: epidemiologia
L’epidemiologia reale dell’ernia discale non è conosciuta. Prima di tutto perché attualmente non esiste una classificazione condivisa dal punto di vista patologico e della diagnosi strumentale. Quindi, nemmeno la letteratura è d’aiuto sulla definizione comune dei sintomi.
Di conseguenza, i dati più precisi a disposizione, seppure con ampie oscillazioni, sono sull’ernia del disco con sintomatologia di tipo sciatalgico di cui soffre dal 1,2% al 25% della popolazione italiana.
L’ernia può essere asintomatica, con un’incidenza compresa tra il 20% e il 40% per le ernie contenute e dall’1% all’8% per le ernie espulse. In questo caso, la letteratura a disposizione è concordante sulle definizioni delle patologie discali, resta comunque alta la differenza di dati tra gli studi. Quindi, le stime riportano una percentuale compresa tra il 5% e il 10% di pazienti con lombalgia associata a una radicolopatia (quando l’ernia entra in contatto con una o più radici nervose).
Mentre tra l’1% e 3% della popolazione lamenta di avere avuto almeno un episodio di radicolopatia durante la propria vita.
Inoltre, le persone tra i 30 e 50 anni sono le più colpite, con un picco intorno ai 40 e oltre il 90% dei casi localizzano l’ernia ai livelli L4-L5 e L5-S1. Infine, in percentuali più ridotte è possibile che l’ernia si presenti anche in soggetti giovani e anziani.
Anatomia
Colonna vertebrale
La colonna vertebrale è composta da 33 vertebre poste in sequenza, una sopra l’altra. Ogni vertebra è collegata alle altre due adiacenti per mezzo delle faccette articolari, che sono delle articolazioni posizionate nella parte posteriore della vertebra le quali consentono i movimenti su tutti i piani.
Tra una vertebra e l’altra, c’è il disco intervertebrale, posizionato nella parte anteriore della vertebra, in appoggio sul corpo vertebrale. Il disco ha due funzioni principali: assorbire e dissipare le forze e dare stabilità alle vertebre.
La funzione della colonna vertebrale è quindi di protezione, sostegno e mobilità.
Suddivisa nei tratti cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo svolge ruoli di vitale importanza, tra cui quello di protezione degli organi intratoracici costituendo, insieme alle coste, la parete posteriore della gabbia toracica.
Invece, il tratto sacrale delimita la parete posteriore delle pelvi e ne protegge il contenuto. Ma, un’altra funzione vitale della colonna vertebrale è quella della protezione del midollo spinale che corre al suo interno, nel canale vertebrale. Il midollo spinale origina dall’encefalo e si estende fino alle prime vertebre del tratto lombare, da lì una serie di fasci nervosi arrivano fino alle ultime vertebre coccigee.
Dal midollo spinale hanno origine i nervi spinali e altre strutture nervose. I nervi spinali fuoriescono dal foro intervertebrale, uno spazio compreso tra due vertebre, per poi diramarsi all’interno del corpo e raggiungere le zone da innervare.
Curve fisiologiche
La colonna vertebrale presenta, nell’adulto, quattro curvature che le permettono di sostenere tutto il peso del corpo:
- regione cervicale e lombare presentano una curva lordotica (lordosi)
- regioni dorsali e sacrali una curva cifotica (cifosi).
Inoltre, è interessante notare come le cifosi siano presenti nelle zone più “protette” del corpo, dove si trovano gli organi più delicati e di vitale importanza. Quindi, sono delle zone tendenzialmente meno mobili. Mentre le lordosi hanno maggiore libertà di movimento e possono adattarsi decisamente meglio alle variazioni posturali, strutturali e viscerali del corpo.
Disco intervertebrale
Il disco intervertebrale è una struttura fibro-cartilaginea a forma di anello, posizionato tra i corpi vertebrali di due vertebre adiacenti. Presenta al suo interno un nucleo polposo delimitato da strati di fibre collagene (anello fibroso).
È composto prevalentemente da acqua che lo rende minimamente compressibile. Quindi, in questo modo, può espletare la sua funzione di dissipazione delle forze e contemporaneamente stabilizzare il tratto di colonna vertebrale permettendogli però dei movimenti.
I movimenti della colonna sono dati dalla sommatoria dei gradi di movimento delle singole vertebre. Infatti, ogni vertebra ha dei gradi di movimento limitati ma che nel complesso permettono alla colonna vertebrale di eseguire escursioni sui vari piani.
Ernia al disco: perché il nucleo discale fuoriesce
La funzione dell’anello fibroso è quella di proteggere il nucleo. Infatti, è una struttura in grado di deformarsi per adattarsi alle sollecitazioni e dissipare le forze. Tuttavia, una lacerazione dell’anello fibroso, costituito da lamelle, porta il nucleo a migrare verso l’esterno del disco dando origine a varie patologie del disco, tra le quali l’ernia del disco.
Ma, i dischi interverbrali non hanno dimensioni uguali su tutta la colonna. Ad esempio, nel tratto lombare sono più massicci proprio perché devono sopportare maggiori sollecitazioni. Quindi, è proprio il tratto lombare essere quello più sollecitato di tutta la colonna vertebrale. In questa zona si può osservare, dal punto di vista biomeccanico, una confluenza di forze in arrivo dalla parte superiore e inferiore del corpo.
Non a caso oltre il 90% delle ernie del disco si presenta in sede lombare.
Tipi di ernia
Solitamente, quando si parla di ernia viene spesso sottinteso, erroneamente, un tipo di ernia discale. Ma, in realtà, nel corpo ci sono diverse strutture e regioni che possono presentare ernie.
Infatti, per ernia si definisce ogni tipo di fuoriuscita di un viscere dalla propria cavità che fisiologicamente lo contiene.
Quindi, le ernie posso essere diaframmatiche, addominali e cerebellari, oltre che del disco.
Ernia inguinale
L’ernia inguinale è tra le ernie più comuni in assoluto. È causata da una debolezza, solitamente congenita, della zona del canale inguinale. Quindi, la conseguenza di una “parete” di contenimento debole è la fuoriuscita dei visceri addominali che si insinuano nella zona inguinale.
Ernie diaframmatiche
Invece, tra le ernie diaframmatiche rientra la nota ernia iatale. Si tratta di una condizione particolare in quanto a causa di un difetto dello iato esofageo, un restringimento gestito dalle fibre del diaframma, la parte iniziale dello stomaco tende a erniare.
In questo modo, la porzione di stomaco si porta nello spazio sovra diaframmatico solitamente occupato dall’esofago. Quindi, lo iato esofageo, perdendo la sua funzione di contenimento dello stomaco, oltre a farlo risalire dà la possibilità al contenuto dello stomaco e ai succhi gastrici di risalire nell’esofago.
Scopri il nostro approfondimento su ernia iatale.
Ernia addominale
Invece, l’ernia addominale è una fuoriuscita dei visceri in una zona di debolezza della parete addominale. Tale debolezza può essere congenita oppure secondaria a gravidanza, obesità e traumi. Ma, è possibile che l’ernia sia asintomatica oppure che il paziente riferisca sintomi di tipo gastrointestinali.
Ernie cerebellari
Infine, ci sono le ernie cerebellari: sono ernie pericolose per la vita e quasi sempre secondarie a una patologia, ad esempio un tumore. Il cranio, essendo costituito da articolazioni rigide, non ha la possibilità di adattarsi alla presenza di una neo formazione.
Quindi, di conseguenza, il contenuto cercherà di muoversi, spinto dall’aumento della pressione, verso gli spazi disponibili ad essere occupati.
Ernia del disco: sintomi
Ernia e protusione discale hanno spesso una sintomatologia comune, per questo motivo il metodo di indagine migliore rimane l’esame strumentale. Tuttavia, l’esame clinico non è sufficiente per portare a una diagnosi.
Inoltre, l’ernia del disco può presentarsi senza sintomi quando non arriva a comprimere nessuna radice nervosa né genera un’eccessiva tensione sul legamento longitudinale posteriore.
Una protusione discale o un’ernia può essere asintomatica in buona parte dei soggetti, altre volte invece può portare ai classici sintomi su base neurologica.
Dolore neuropatico
Ma, quando l’ernia entra in contatto con una o più radici nervose, comprimendole, scatena dei dolori più o meno gravi a seconda del grado di compressione e della radice colpita (radicolopatia).
Quindi, il dolore neuropatico dell’ernia è la classica scossa che origina in prossimità della colonna e si irradia seguendo un percorso ben preciso, il percorso del nervo compromesso. Ad esempio, nell’ernia cervicale, il dolore può avere origine dal collo e si irradierà nella zona del trapezio, spalla e fino alla mano.
Invece, in un’ernia lombare, dalla colonna vertebrale percorre la coscia e gamba fino alle dita dei piedi.
Inoltre, al dolore di tipo nervoso è possibile che si associ la mancanza di sensibilità e l’incapacità di contrarre i muscoli innervati dal nervo compromesso.
Quindi, l’origine della radicolopatia è complessa e può considerarsi come un insieme di fattori meccanici e infiammatori. Sono meccanici perché effettivamente c’è una compressione meccanica di una radice nervosa causando una deformazione delle fibre nervose e una serie di effetti indiretti sulla microcircolazione.
Inoltre, il dolore di un’ernia può essere scatenato anche dall’eccessiva tensione del legamento longitudinale posteriore, che aderisce al disco intervertebrale.
Organi compressi
Alla sintomatologia dell’ernia del disco vanno aggiunte anche tutte le problematiche degli organi innervati dalle radici in compressione a causa dell’ernia. Ad esempio, problemi alla sfera urogenitale, intestinale e sessuale sono solamente alcuni dei possibili problemi correlati a un’ernia del disco cervicale o lombare.
Ernia del disco: diagnosi
Il primo passo per diagnosticare un’ernia discale si basa su un’attenta anamnesi e successivo esame clinico. L’obiettivo del primo approccio è quello di fare una diagnosi differenziale, ovvero escludere altre possibili cause e patologie con sintomatologia simile all’ernia discale.
Tuttavia, la diagnosi differenziale nei casi di lombalgia con radicolopatia è molto complessa. Infatti, le cause di queste sintomatologie sono numerose e spesso difficili da escludere. Ma, di importanza fondamentale, come in ogni anamnesi, sono le cosiddette “red flags”. Per “bandiere rosse” si intendono tutti quei segni e sintomi che possono indicare un’urgenza medica. In questo caso sarà necessario intervenire immediatamente con approfondimenti diagnostici e terapie mediche.
Dai risultati dell’esame clinico sarà discrezione del medico decidere di indagare ulteriormente con degli esami strumentali come risonanza magnetica e tomografia computerizzata (vecchia TAC).
La risonanza magnetica (RM) è raccomandata come esame diagnostico principale, in quanto permette di esaminare tutte le strutture della colonna vertebrale ed è un esame non invasivo.
Invece, la Tac è una metodica di indagine strumentale indicata nei pazienti che non è possibile sottoporre a una risonanza magnetica oppure se gli esiti della RM non sono stati soddisfacenti.
Ernia del disco: trattamenti
Ma, prima di approfondire i trattamenti possibili per l’ernia del disco è opportuno aprire una parentesi sulla possibile evoluzione della patologia.
Anche se la storia naturale dell’ernia del disco non è del tutto conosciuta è però supportata dalla letteratura l’ipotesi di regressione spontanea dell’ernia.
Infatti, gli studi riportano che la maggior parte delle ernie del disco si riduca di dimensioni nel tempo e la maggioranza dei pazienti migliorerà indipendentemente dal tipo di trattamento.
Infatti, in questi casi, la sintomatologia sembra essere correlata al volume dell’ernia, quindi, di conseguenza una riduzione del volume porterà a una diminuzione dei sintomi.
Trattamento farmacologico
Il trattamento famacologico è generalmente il primo approccio in caso di sintomatologia causata dall’ernia del disco. Ma, sarà il medico a valutare tipi e dosaggi di farmaci da somministrare al paziente.
Solitamente, nei casi di sintomi lievi o moderati, si procede con la prescrizione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per agire sullo stato infiammatorio e ridurre la sintomatologia.
Gli antidolorifici possono essere prescritti per dare del sollievo al dolore e migliorare la gestione della patologia.
Nel caso in cui questi farmaci non fossero efficaci, il medico potrà indicare l’utilizzo di corticosteroidi. Infatti, rispetto ai FANS hanno un’azione più aggressiva sull’infiammazione e sul dolore. Le iniezioni di cortisone sono le più comuni in caso di ernia del disco lombare e/o cervicale.
Ma, è possibile che vengano associati ai FANS o ai corticosteroidi anche dei farmaci miorilassanti. L’obiettivo è quello di distendere la muscolatura e di conseguenza migliorare la situazione dolorifica. Infatti, l’iniezione di miorilassante associata ai corticosteroidi è un trattamento comune nella gestione farmacologica dell’ernia al disco con sintomatologia importante.
Fisioterapia
Il fisioterapista può lavorare sulla sintomatologia con terapie strumentali, come ad esempio la Tecar e mobilizzazioni attive e passive delle zone colpite. Inoltre, può essere utile nelle fasi iniziali della sintomatologia per limitare ulteriori peggioramenti e riabilitare le articolazioni e i muscoli innervati dai nervi compromessi.
Osteopatia
L’osteopata può lavorare sul recupero funzionale in una fase non acuta dell’ernia del disco. Con tecniche di manipolazione può favorire il recupero e ripristinare la postura utilizzando trattamenti delicati ma efficaci ai quali verranno associati esercizi.
Chirurgia
Il trattamento chirurgico dell’ernia del disco lombare o cervicale è limitato a circa il 10% di tutti i pazienti con questa patologia. Quindi, emerge chiaramente che il trattamento conservativo sia quello più indicato nella maggior parte dei casi.
L’intervento chirurgico ha l’obiettivo di rimuovere la parte erniata e diminuire il volume del nucleo che va a comprimere la radice nervosa e il legamento longitudinale posteriore. Ma, l’operazione è indicata nel caso in cui i sintomi sono gravi e invalidanti oppure se il paziente non risponde alla terapia conservativa.
Ernia discale e palestra
Muscoli da tonificare
Per una serie di fattori biomeccanici, praticamente tutti i muscoli del corpo possono influenzare il funzionamento della colonna vertebrale.
Glutei
Primo fra tutti c’è il gluteo, un muscolo molto forte che origina nella zona posteriore del bacino (Ileo) e si inserisce sul femore. Il gluteo è tra i principali responsabili della stabilità del bacino e colonna lombare perché esercita un’importante leva sulla zona dell’anca e bacino. Interviene in numerosi movimenti delle attività quotidiane come salire le scale o mettersi in piedi da una posizione accovacciata.
Muscolo ileopsoas
Il muscolo ileopsoas con la sua origine proprio sui dischi intervertebrali lombari, insieme ai muscoli posteriori della coscia, al quadrato dei lombi e al retto addominale contribuisce direttamente alla gestione del tratto lombare. Ma, come accennato in precedenza, il tratto lombare e quello cervicale presentano una curva di tipo lordotico (lordosi). Quindi, il mantenimento della lordosi, così come delle altre curve, è fondamentale per la prevenzione dell’ernia del disco lombare.
Il mantenimento della fisiologica lordosi permette ai muscoli stabilizzatori della colonna di svolgere il loro lavoro e quindi prevenire eventuali danni, sopratutto durante il sollevamento di carichi.
Evitare la sedentarietà
La perdita della lordosi si evidenzia sopratutto nelle persone che svolgono un lavoro sedentario in posizione seduta. Infatti, in questa posizione si tende progressivamente a perdere la postura ottimale portando il bacino in retroversione con una conseguente perdita della curva lombare.
Infatti, molte ricerche evidenziano come il massimo carico a livello dei dischi intervertebrali si raggiunge proprio nella posizione seduta, un altro fattore che grava sull’aumento di rischio di ernia discale. Inoltre, se a questi due fattori aggiungiamo l’accorciamento dei muscoli sopracitati a causa di una posizione statica mantenuta nel tempo, abbiamo la ricetta perfetta per iniziare a danneggiare la nostra schiena.
Quindi è di fondamentale importanza l’attività fisica moderata abbinata a esercizi di rinforzo generale concentrandosi in particolare sulla zona addominale e lombare.
Addominali e ernia del disco
L’allenamento della zona addominale ha come obiettivo quello di stabilizzare la colonna lombare e gestire le pressioni intraddominali. La muscolatura addominale, insieme a quella lombare danno vita a quello che chiamiamo core.
L’utilità del rinforzo dell’addome non si limita quindi a evitare ricadute sintomatiche nel caso dell’ernia del disco ma gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni.
Ogni persona potrebbe trarre beneficio dall’allenamento della zona core, in particolare le persone con pregressi problemi di lombalgia e sopratutto le persone che svolgono un lavoro sedentario.
Come allenarsi con ernia del disco
Posso allenarmi in palestra con l’ernia del disco? È una domanda alla quale risulta quasi impossibile rispondere senza analizzare il singolo caso clinico. Tendenzialmente la risposta è sì. Una discriminante è sicuramente la sintomatologia. Infatti, durante la fase acuta è ovviamente sconsigliato allenarsi perché a nessuno può venire in mente di fare squat con dolore e parestesia alle gambe.
Come riportato poco sopra, la percentuale di soggetti in cui si evidenzia una protusione all’esame strumentale può arrivare al 40%, anche senza sintomatologia. Ma, se a questa percentuale aggiungiamo la degenerazione del disco correlata all’età si va oltre il 50%.
Tuttavia, una protusione o ernia del disco non deve spaventare e sopratutto non deve essere vissuta come un limite per il resto della vita, proprio perché, facendo riferimento alle statistiche, è molto probabile che altre persone si stiano allenando pur avendo le stesse problematiche ma senza una diagnosi o sintomi.
Però, è opportuno, superata la fase acuta, mettersi nelle mani di un professionista del movimento umano. Infatti, il rischio di recidiva è sempre presente ma, sopratutto, il rischio di compromettere altri dischi intervertebrali eseguendo movimenti scorretti e ripetuti.
Inoltre, un principiante o comunque un soggetto non sportivo si approccerà alla palestra con l’obiettivo di recupero post ernia. Quindi, non avrà velleità agonistiche e non avrà performance pre-infortunio con cui confrontarsi.
Ernia del disco e body building
Invece, il bodybuilder o il sollevatore di pesi arriva con un bagaglio di esperienza notevole ed è abituato a lavorare con carichi e intensità molto elevate. Ma, anche, in questo caso, è fondamentale una riatletizzazione progressiva. Il fattore psicologico gioca un ruolo chiave.
Per concludere, l’ernia del disco non è assolutamente da sottovalutare ma non è nemmeno necessario abbandonare la palestra. Il terrorismo psicologico praticato dai non addetti ai lavori è all’ordine del giorno, per questo motivo bisogna affidarsi a un professionista.
Esercizi da fare e quelli da evitare
Però esitono alcune linee guida sugli esercizi ritenuti “pericolosi” in caso di ernia nella fase asintomatica dell’ernia del disco.
Generalizzando è possibile affermare che gli esercizi come stacco da terra e squat, con tutte le loro varianti, devono essere gestiti nel migliore dei modi. La loro pericolosità non la ritroviamo nell’esercizio in sé ma negli errori che possono essere commessi durante l’esecuzione. Infatti, un tono muscolare scarso, in particolare dei muscoli addominali, associato a una tecnica errata possono portare effettivamente a un notevole aumento di rischio.
Ad esempio, nello stacco, è fondamentale la fase iniziale con la spinta delle gambe e la traiettoria del bilanciere.
Per rispettare queste due accortezze sarà necessario eseguire il movimento con una tecnica impeccabile. Lo squat può risultare tecnicamente più semplice, ma anche questo esercizio nasconde possibili insidie. Infatti, la fase finale del movimento è influenzata dalla mobilità delle anche e caviglie, quindi è necessario valutare il range di movimento ottimale (soggettivo) per evitare una perdita della tecnica corretta.
In entrambi gli esercizi, come in tutti i sollevamenti di un peso, è fondamentale il mantenimento della curva lombare per evitare ulteriori infortuni o recidive.
E’ utile una cintura di contenimento?
E’ giunto il momento di sfatare un mito. La cintura di sostegno lombare non previene il mal di schiena, anzi risulta addirittura essere controproducente nei casi in cui il tono muscolare della zona addominale e lombare è scarso.
Un rinforzo della zona del core risulta essere la soluzione migliore sul lungo termine e per evitare recidive.
La cintura di sostegno lombare viene utilizzata molto spesso in modo errato anche in palestra.
La reale funzione della cintura lombare nel sollevamento pesi è quella di aumentare la pressione lombare e quindi stabilizzare la colonna lombare prevenendo gli infortuni. Ma, per svolgere la sua funzione di sostegno, la cintura, deve essere molto stretta in modo da esercitare una forte pressione meccanica nella zona del core.
È quindi utile la cintura lombare negli esercizi come stacco, squat (e varianti) e alcuni esercizi di remata con carichi vicino al massimale. Invece, nei carichi medio bassi potrebbe essere controproducente perché non permetterebbe al corpo di attivare la muscolatura stabilizzatrice della colonna e quindi aumenterebbe il rischio di infortuni a causa di squilibri muscolari.
Mentre l’utilizzo della cintura lombare per tutti gli altri esercizi è di fatto inutile.
Ernia del disco: prevenzione
La prevenzione, come nella stragrande maggioranza delle patologie, gioca un ruolo chiave. Nonostante l’ernia del disco presenti spesso una componente genetica di base può trarre comunque beneficio da ogni tipo di prevenzione. Riducendo il rischio di essere colpiti dall’ernia del disco, riducendo i tempi di recupero e soprattutto mantenendo una buona qualità della vita nel periodo successivo alla risoluzione del problema.
Una struttura muscolare efficace e una buona elasticità sono i punti fondamentali da soddisfare nella prevenzione dell’ernia del disco perché il disco intervertebrale si fa carico di tutte le forze passanti per la colonna vertebrale.
A supporto di questo oneroso lavoro intervengono una serie di strutture tra cui legamenti che forniscono un supporto “passivo” e i muscoli che invece supportano attivamente la struttura. In prossimità delle vertebre, e quindi del disco intervertebrale, ci sono una serie di muscoli deputati all’estensione del tronco e che hanno una funzione posturale. Sono tutti i muscoli profondi della schiena che originano dalla testa e collo, percorrono tutta la lunghezza della colonna vertebrale e si inseriscono nella zona lombare e sacrale.
In sinergia con questi lunghi e instancabili muscoli lavorano altri muscoli di dimensioni ridotte ma con funzioni importanti nel mantenimento della stabilità della colonna. Con due semplici esempi abbiamo evidenziato quanto possa influire il tono muscolare sulla colonna vertebrale. Tuttavia, il contributo del sistema muscolo scheletrico non si ferma qui.
Stile di vita
L’attività fisica regolare fa parte dello stile di vita sano che tutti noi dovremmo seguire, non solo per prevenire l’ernia del disco.
Ad esempio, Il fumo, è un fattore di rischio per la degenerazione del disco. Danneggiando il microcircolo del disco intervertebrale porterà a un peggioramento della circolazione locale e una conseguente degenerazione dei tessuti del disco e zone adiacenti.
Anche il sonno è un fattore importante per la salute della schiena. Infatti, durante la giornata, in particolare nella posizione seduta, il disco intervertebrale tende a disidratarsi a causa del continuo carico su di esso. La posizione sdraiata assunta durante il sonno è preziosa anche per i dischi. Infatti, è proprio durante il riposo notturno che il disco si reidrata e recupera a pieno le sue funzioni. Quindi, ore insufficienti di sonno possono portare a una mancata reidratazione completa del disco e a futuri problemi di schiena.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave nella prevenzione. Una corretta alimentazione genera una cascata di sane abitudini correlate.
Per questo seguire una dieta bilanciata è forse la cosa più difficile di tutte perché comporta una modifica sostanziale delle abitudini quotidiane, ma rimane la migliore arma di prevenzione quando è abbinata all’attività fisica.
Ernia del disco e sovrappeso
Recenti studi hanno evidenziato una correlazione tra eccessivo peso corporeo e lombalgia aspecifica, è perciò stato registrato un aumento delle ernie del disco tra gli obesi. Ma, il solo sovrappeso non si può definire come unico fattore scatenante della patologia, lo stile di vita errato, porta a una serie di conseguenze sullo stato di salute, tra cui il sovrappeso.
Quindi è assodato che uno stile di vita errato causi un aumento del rischio di ernie del disco e il sovrappeso rientra tra i “campanelli di allarme” dello stato di salute di una persona. In conclusione, il controllo del peso corporeo può influire, si presume indirettamente, sul rischio di sviluppare patologie della colonna vertebrale, come l’ernia del disco.
Come sollevare i pesi
Seppur alcuni studi non evidenzino concrete differenze tra il sollevamento di un peso in maniera corretta (gambe piegate e schiena dritta) e scorretta (gambe tese, schiena flessa) è fortemente consigliato imparare a proteggere la propria schiena durante ogni tipo di movimento.
Inoltre, nel sollevamento dei carichi, il consiglio è evitare di raggiungere il peso con le gambe tese per poi tirarlo su estendendo solo la schiena. Il movimento ideale prevede un piegamento delle gambe, un mantenimento della lordosi fisiologica della schiena e un sollevamento del peso estendendo le gambe e solo in un secondo momento il busto.
Ad esempio, il colpo della strega è un caso classico. Solitamente colpisce le persone che mantengono una posizione in flessione per diverso tempo, ad esempio lavare il pavimento. Infatti, durante la flessione aumenta la pressione sulla parte anteriore del disco, il nucleo viene quindi spinto posteriormente e se alla protratta flessione associamo un’estensione improvvisa cogliamo di “sorpresa” le strutture. Queste non sono in grado di adattarsi velocemente al nuovo stimolo portando a un possibile blocco della schiena e a un dolore lancinante, il colpo della strega.
Scopri tutto sul colpo della strega.
Particolare attenzione dovrà essere posta anche ai movimenti considerati “stressanti” per il disco intervertebrale. Tra questi ci sono tutti i movimenti di torsione del busto, sopratutto quelli eseguiti in posizione seduta.
Link esterni
- Konstantinou K, Dunn KM. Sciatica: review of epidemiological, studies and prevalence estimates. Spine. 2008
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