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Dislessia: cos’è, epidemiologia, cause, come si manifesta, sintomi, diagnosi e trattamenti

La dislessia fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), insieme alla disgrafia, disortografia e alla discalculia. Ma, è un disturbo che riguarda la capacità di leggere e scrivere in maniera corretta e fluente. Infatti, lettura e scrittura sono atti automatici, ma un bambino dislessico fa fatica ad automatizzare questi processi.

Difatti, in Italia riguarda almeno 1.500.000 persone e nella popolazione scolastica si stima che in media ci sia un alunno con DSA per classe.

Tuttavia, la dislessia non è determinata né da un deficit di intelligenza, né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici. Inoltre, le cause non sono ancora del tutto note, ma sembrano giocare un ruolo importante fattori neurobiologici ed ereditari.

Quindi, la dislessia è considerata un “disturbo evolutivo” perché inizia a manifestarsi già dall’infanzia. È dunque fondamentale saper riconoscere subito i sintomi nei bambini dislessici per avviare un intervento riabilitativo adeguato alle caratteristiche individuali.

Dislessia: che cos’è

La parola dislessia deriva dal greco ed è composta da dys, che significa mancante o inadeguato e lexis che significa parola o linguaggio.

Quindi, la combinazione dei due lemmi traduce la parola come “linguaggio mancante o inadeguato”.

La dislessia evolutiva rientra nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e si manifesta con una minore correttezza e rapidità nella lettura ad alta voce rispetto a quanto ci si aspetta dall’età anagrafica e dall’istruzione ricevuta.

È una disabilità dell’apprendimento con origine neurobiologica. Si caratterizza da difficoltà nel riconoscimento preciso e/o fluente delle parole e da limitate abilità di spelling e decodifica.

Quindi, il bambino dislessico è in grado di leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. Ma, per questo motivo si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro e ha difficoltà di apprendimento. La difficoltà nella lettura può essere più o meno grave e, generalmente, si associa a problemi nella scrittura e nel calcolo.

Tuttavia questi bambini sono intelligenti e, di solito, vivaci e creativi.

Da cosa dipende la dislessia

Ma, come per tutti i disturbi specifici dell’apprendimento, le cause della dislessia non dipendono da un deficit cognitivo o da traumi o da blocchi emotivi, ma sono una condizione neurobiologica. Quindi, la dislessia riguarda solo il processo di apprendimento legato alla lettura. Ma, è un disturbo inaspettato, specifico e persistente che si manifesta nonostante siano presenti un’intelligenza adeguata, istruzione, aspetti socioculturali “nella norma” e siano assenti deficit sensoriali o disturbi significativi della sfera emotiva.

Ma, è un disturbo permanente, cioè dura tutta la vita.

Cosa accade al cervello

Il cervello non riesce a collegare correttamente suoni e simboli (lettere). I motivi non sono ancora del tutto chiari e dipendono da alcune connessioni cerebrali. Sono alterazioni presenti fin dalla nascita e possono determinare errori di pronuncia, di scrittura e una riduzione di velocità e di accuratezza durante la lettura ad alta voce.

Anche se le inversioni delle lettere, che spesso si manifestano in bambini dislessici, possano indicare problemi di vista, nella maggior parte dei casi sono correlate alla percezione del suono.

Invece, non presentano alcuna difficoltà di comprensione del linguaggio parlato.

Dislessia: personaggi famosi

Ma, associare la dislessia a scarse capacità cognitive è una leggenda da sfatare. Infatti, lo testimoniano grandi uomini dislessici come:

Perciò, il dislessico è una persona con un’intelligenza pari o superiore alla norma, ha solo una diversa modalità di apprendimento.

Le regole della lettura

Quando si impara a leggere, si apprendono le regole di conversione grafema-fonema, ma si costruisce anche una sorta di vocabolario visivo che permette di leggere e capire le parole senza bisogno di tradurle mentalmente in suoni. Questo tipo di lettura visiva funziona per le parole conosciute e non è utilizzabile per le “non parole” (parole prive di significato).

Quindi, in sintesi, per decodificare la scrittura generalmente si usano due vie:

Nella norma si usano entrambe le vie, nelle persone dislessiche, invece, una o entrambe le vie non producono risultati efficaci. Infatti, alcuni soggetti riescono a leggere solo utilizzando il vocabolario visivo, come nel caso dei dislessici fonologici.

Dislessia: cenni storici

Si inizia a parlare di dislessia nel 1878 grazie al neurologo tedesco Adolph Kussmaul e al suo interesse verso gli adulti con problemi di lettura causati da complicazioni neurologiche. Kussmaul si accorse che molti dei suoi pazienti non riuscivano a leggere correttamente e usavano parole nell’ordine sbagliato. Fu lui a coniare l’espressione “cecità per le parole”.

Invece, sarà, nel 1887, Rudolph Berlin, medico tedesco, a usare per la prima volta il termine “dislessia” per descrivere il caso di un paziente adulto con dislessia acquisita, cioè causata da una lesione cerebrale.

Inoltre, in uno studio pubblicato da W. Pringle Morgan sul British Medical Journal, nel 1896, si descrive il caso di un ragazzo di 14 anni che, nonostante l’intelligenza al pari dei ragazzi della sua età, presentava difficoltà nella lettura, soprattutto di parole lunghe; diversamente era in grado di leggere le singole lettere. Tale incapacità fu attribuita dallo studioso a un “difetto congenito”.

Ma, prima di Morgan la dislessia era considerata generalmente un disturbo del linguaggio dovuto a un’inabilità nella produzione linguistica o a un ritardo mentale.

Dislessia: epidemiologia

Secondo le statistiche, le difficoltà di apprendimento scolastico riguardano il 10-20% della popolazione in età scolare.

La prevalenza dei DSA (dislessia, disgrafia e disortografia, discalculia) oscilla tra il 2 e il 5%.

In Italia l’incidenza è intorno al 4% o poco più della popolazione in età evolutiva. Ma, è piuttosto frequente che il disturbo non sia riconosciuto subito o sia confuso con altri deficit. In Inghilterra si stima che il 10% della popolazione britannica soffra di dislessia, invece negli Stati Uniti la soglia si attesta tra il 20-25%.

Si ipotizza che un’incidenza così bassa in Italia sia dovuta principalmente alla specificità dell’alfabeto italiano che, a livello fonetico, è piuttosto chiaro, cioè vi è una palese corrispondenza fonema/grafema, tranne eccezioni come la distinzione tra [ha] verbo avere e [a] preposizione.

Invece, l’inglese o il francese definite lingue opache (in cui grafema e fonema non corrispondono se non in rari casi), sono lingue più difficili da scrivere, pronunciare e apprendere per uno studente dislessico.

Cosa dicono le statistiche

Secondo le statistiche elaborate dal MIUR nell’anno scolastico 2016/2017, il numero degli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento di ogni ordine e grado si è attestato complessivamente intorno alle 254.600 unità, pari al 2,9% del totale degli alunni.

Quindi, dando uno sguardo alla distribuzione territoriale, nelle regioni meridionali la percentuale è nettamente più moderata, pari in media all’1,4%. I valori più̀ elevati si rilevano in Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia, con il 4,9%, il 4,8% e il 4,5% sul totale della popolazione scolastica.

Ma, negli ultimi anni le diagnosi di DSA sono notevolmente aumentate: se nel 2010/2011 la percentuale si attestava sullo 0,7%, nel 2016/2017 tale percentuale è salita al 2,9% nei diversi ordini di scuola.

Dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)

Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento? Si tratta di un gruppo di disabilità in cui si presentano significative difficoltà nell’acquisizione e nell’impiego della lettura, della scrittura e del calcolo.

La principale caratteristica di questa categoria è proprio la “specificità”. Il disturbo interessa cioè uno specifico e circoscritto ambito di abilità necessarie per l’apprendimento (lettura, scrittura, calcolo), lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per una diagnosi di dislessia, il bambino non deve presentare deficit di intelligenza, problemi psicologici, deficit sensoriali o neurologici.

Principali disturbi dell’apprendimento

Quindi, fanno parte dei DSA:

Dislessia

La dislessia è una disabilità specifica dell’apprendimento caratterizzata dalla difficoltà ad eseguire una lettura accurata e/o fluente. Il bambino, all’inizio del percorso di scolarizzazione, ha difficoltà a:

Perciò, queste problematiche si ripercuotono sull’apprendimento scolastico e sulle attività che richiedono la lettura di testi scritti.

Disortografia

La disortografia è un disturbo che riguarda la costruzione della scrittura e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto da un punto di vista ortografico. Quindi, il bambino disortografico presenta difficoltà a:

Disgrafia

Riguarda l’aspetto grafo-motorio (scrittura poco leggibile), si riferisce cioè alla difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace. Quindi, il bambino disgrafico può presentare difficoltà a:

Discalculia

La discalculia riguarda la difficoltà a comprendere e a usare i numeri e ad automatizzare alcuni compiti numerici e di calcolo. Il bambino discalculico può presentare difficoltà:

Principali caratteristiche dei DSA

Dislessia: cause

Ma quali sono le cause della dislessia? Secondo molti studi derivano principalmente da alterazioni di alcune aree del cervello e da anomalie dello sviluppo neurologico.

In particolare, è associata a disfunzioni delle aree cerebrali responsabili delle associazioni verbali (area motoria del linguaggio di Wernicke) e della produzione dei suoni e del linguaggio (area motoria del linguaggio di Broca). Le interazioni tra le diverse aree cerebrali deputate alla lettura, scrittura e ortografia sono piuttosto complesse. Per questo motivo la dislessia non si presenta con le stesse caratteristiche in ogni persona, molto dipende dalle aree cerebrali interessate.

Mediante indagini con tecniche di neuroimaging si è visto che quando le persone dislessiche elaborano le informazioni, il loro cervello funziona in modo diverso da quello delle persone non affette da dislessia. Quindi non c’è alcuna relazione con il loro livello di intelligenza.

Dislessia: genetica o ambiente?

Uno dei dibattiti più accesi tra i ricercatori riguarda proprio il rapporto tra genetica e ambiente. Ma, lo sviluppo di un bambino è ovviamente influenzato dall’interazione tra i due aspetti.

In numerosi studi è stato dimostrato che i geni influenzano lo sviluppo delle abilità di lettura e che la dislessia si tramanda nelle famiglie.

I bambini i cui genitori sono dislessici manifestano lo stesso disturbo in una percentuale che va dal 30% al 50%.

Tuttavia anche i fattori ambientali possono condizionare lo sviluppo di tale abilità. Infatti, l’apprendimento è influenzato da una complessa relazione tra caratteristiche individuali, ambiente familiare e ambiente scolastico. Ma, anche se ambiente familiare e scolastico non rappresentano una causa diretta di dislessia, possono comunque avere un impatto importante sullo sviluppo delle abilità del bambino.

Secondo una ricerca pubblicata su Psychological Science, c’è una significativa correlazione tra il livello di istruzione dei genitori e il grado di ereditarietà della dislessia: nelle coppie in cui l’istruzione dei genitori è elevata, la dislessia dei figli è principalmente dovuta a cause di tipo genetico.

Invece, nelle coppie di genitori che presentano un’istruzione di livello inferiore, la dislessia dei figli sarebbe principalmente dovuta a cause di tipo ambientale.

Come si manifesta la dislessia

Tipi di dislessia

Come sono classificate le diverse forme di dislessia? È importante distinguere tra dislessia:

Dislessia evolutiva

Dislessia acquisita

Dislessia fonologica

In questo caso è attiva solo la via lessicale di lettura. Si presenta con la difficoltà nel leggere le non-parole e le parole sconosciute o le parole funzione (che hanno solo una funzione grammaticale tipo gli articoli, i pronomi personali, congiunzioni, ecc.). È, invece, conservata la capacità di leggere le parole che fanno parte del vocabolario del soggetto.

Caratteristiche

Le caratteristiche principali sono:

Dislessia lessicale

È attiva solo la via fonologica. La lettura è più corretta rispetto alla dislessia fonologica, ma più lenta, poiché la conversione grafema-fonema rallenta la decodifica.

I tratti caratteristici di questo tipo di dislessia sono:

Dislessia mista

È la forma più frequente e più complessa, anche in senso riabilitativo. In questa tipologia vi è una compresenza di alterazione di entrambe le vie, anche se spesso con una prevalenza di un meccanismo di lettura sull’altro.

Iperlessia

Questa tipologia è presente in forma evolutiva soprattutto nei disturbi dello spettro autistico e nei disturbi del linguaggio. I bambini con iperlessia imparano precocemente a leggere, ma hanno difficoltà a comprendere il significato di ciò che leggono.

Le caratteristiche principali di questo disturbo sono:

Dislessia profonda

Questa forma di dislessia acquisita presenta, oltre al deficit della via fonologica, anche una compromissione semantica. Ciò comporta errori di significato (ad esempio, leggere ‘cane’ invece di ‘gatto’).

I tratti specifici di questo disturbo sono:

Disturbo lettera per lettera

È una forma di dislessia acquisita in cui le lettere che compongono la parola sono lette singolarmente. Il processo di lettura è simile a quello dei bambini durante le prime fasi di apprendimento. Si osserva l’incapacità di unire con facilità i grafemi. Più lunghe saranno le parole, maggiore sarà la difficoltà. Sono soggetti che commettono molti errori di tipo visivo, cioè confondono grafemi e parole visivamente simili.

Disturbo da neglect

È un disturbo dell’elaborazione visiva delle parole per un deficit di una parte del campo visivo, generalmente la parte sinistra. Il soggetto con questo tipo di disturbo commette errori nella lettura perché non presta attenzione alle porzioni delle parole corrispondenti alle aree dello spazio “negletto”.

Dislessia attenzionale

È un disturbo che permette di leggere le parole, ma non le lettere che le compongono. Ovvero i soggetti sono in grado di leggere la parola CASA, ma non di denominare le lettere che la compongono (C-A-S-A).

Dislessia: sintomi

Il bambino dislessico presenta difficoltà scolastiche che solitamente si manifestano già nei primi anni di scuola, a volte già nella scuola dell’infanzia, e persistono negli anni successivi. È quindi con l’ingresso nella scuola che i bambini con dislessia si confrontano con la difficoltà di imparare a leggere e scrivere.

Principali indicatori della dislessia

Gli indicatori non sono presenti tutti contemporaneamente e questi comportamenti non sono esclusivi della dislessia e possono manifestarsi anche in forme più o meno evidenti. Segnalano quindi la possibile presenza di un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA). Perciò, in questi casi, è consigliato eseguire una valutazione specialistica.

La difficoltà di lettura può essere di grado variabile e associarsi a problemi nella scrittura e nel calcolo. Tali difficoltà portano il bambino a stancarsi facilmente, commettere errori, rimanere indietro nel programma scolastico e a non imparare.

Come riconoscere la dislessia

È molto importante, in caso di sospetto DSA, procedere prima possibile a una valutazione diagnostica per capire le difficoltà del bambino e trovare gli strumenti idonei per aiutarlo.

Infatti, ogni bambino dislessico è diverso dall’altro, perché la dislessia è un disturbo eterogeneo con caratteristiche diverse da persona a persona. Tuttavia, sicuramente un’imprevista difficoltà nella lettura e della scrittura sono i campanelli d’allarme più importanti.

Errori tipici nel bambino

Quindi, il bambino spesso compie errori tipici come:

Inoltre, in alcuni casi il bambino potrebbe manifestare anche problemi psicologici, soprattutto nell’interazione con i compagni o con gli insegnanti e rifiutarsi di andare a scuola. Tuttavia queste sono le conseguenze e non la causa delle difficoltà scolastiche.

Anche nella scuola secondaria il ragazzo dislessico può presentare i seguenti indicatori:

Campanelli di allarme

Bambini in età prescolare:

Bambini in età scolare.

Dislessia: diagnosi

La dislessia impedisce al bambino di apprendere le basi fondamentali della letto-scrittura, ma influisce anche sull’autostima e può avere effetti negativi a lungo termine. Per questo i genitori che rilevano nel figlio difficoltà nella lettura dovrebbero confrontarsi prima possibile con gli insegnanti e il proprio pediatra.

Ma, nonostante sia prematuro diagnosticare la dislessia prima della terza elementare, è possibile, già alla fine della prima o all’inizio della seconda elementare, avere un sospetto sulla presenza del disturbo. In questi casi sarebbe opportuno da parte degli insegnanti segnalare la presenza di queste difficoltà e consigliare ai genitori di aiutare il bambino anche con interventi di figure specializzate nelle aree carenti.

Chi fa la diagnosi di dislessia

La diagnosi deve essere fatta da specialisti esperti, mediante una valutazione con test specifici. Ma, per questo è necessario rivolgersi al medico di famiglia che indirizzerà i genitori alla ASL di competenza, anche se i tempi di attesa sono piuttosto lunghi. Inoltre, è possibile anche rivolgersi a Centri logopedici privati, Reparti di Neuropsichiatria infantile o all’Associazione Italiana Dislessia (AID).

La valutazione permette di capire che cosa sta accadendo al bambino, evitando di colpevolizzarlo perché non si impegna a scuola o attribuire il problema a sofferenza psicologica. Nonostante sia prematuro fare diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia prima della fine della seconda classe primaria e di discalculia prima della fine della terza classe primaria, è possibile comunque dichiarare un sospetto di DSA. Questo permette di attivare tempestivamente gli interventi di prevenzione del disturbo.

Strumenti diagnostici

Si eseguono diversi tipi di valutazioni:

Successivamente, è necessario assicurarsi che il bambino abbia una visione e un udito normali, attraverso screening ambulatoriali o tramite una visita audiologica o un test visivo. Invece, le valutazioni neurologiche possono evidenziare manifestazioni secondarie (ad esempio immaturità del neurosviluppo o anomalie neurologiche) e la presenza di altre patologie (ad esempio, l’epilessia).

Come si esegue una diagnosi di dislessia

Prima di iniziare la valutazione, lo specialista ricostruirà con i genitori la storia del bambino e analizzerà le difficoltà riferite. Quindi, il bambino sarà sottoposto a una serie di test per la valutazione dell’intelligenza, della scrittura, della lettura, della comprensione del testo e della matematica. Inoltre, in alcuni casi si possono utilizzare test per approfondire:

Il risultato della valutazione conterrà la diagnosi e le indicazioni per migliorare l’approccio didattico-educativo del bambino.

Protocollo diagnostico

Generalmente il protocollo diagnostico è suddiviso in quattro fasi:

  1. anamnesi
  2. valutazione
  3. colloquio conclusivo e relazione scritta
  4. controllo .

Anamnesi

È la raccolta, a scopo diagnostico, di tutte le notizie riguardanti i precedenti fisiologici e patologici, personali e familiari di un soggetto. Generalmente si svolge attraverso un’intervista ai genitori e/o attraverso la compilazione di un questionario.

Valutazione

Al bambino sono sottoposti diversi test per valutare le seguenti aree:

Colloquio conclusivo e relazione scritta

Al termine della valutazione si comunica la diagnosi rilasciando alla famiglia una relazione scritta in cui sono riportati:

Quindi, una volta accertata la dislessia, è opportuno richiedere alla scuola un Piano Didattico Personalizzato (PDP) per favorire l’apprendimento senza modificare i contenuti del programma scolastico. Dunque, si tratta di un progetto educativo personalizzato, adatto alle potenzialità dell’alunno, rispettoso dei suoi tempi di apprendimento.

Dislessia negli adulti: come diagnosticarla

In età adulta, la valutazione e l’accertamento (diagnosi) del disturbo sono più difficili da ottenere a causa della mancanza di servizi specializzati e dell’esiguità di strumenti validati per l’accertamento dei disturbi specifici di apprendimento in età adulta.

Ma se a un adulto venisse il sospetto di essere dislessico può avere una diagnosi?

Ad oggi, in Italia, i servizi sanitari per i DSA non prendono in carico persone che hanno superato i 18 anni e i servizi di neuropsicologia per adulti non si occupano di dislessia. Tuttavia, esiste un questionario composto da 20 domande. È l’Adult Dyslexia Check List in cui un punteggio superiore a 8 può indicare dislessia, ma non ha un valore diagnostico certo. Inoltre, nei centri logopedici privati è possibile avere una valutazione.

Se vuoi saperne di più, scopri le linee guida DSA per studenti e tutor.

Come riconoscere la dislessia in un adulto

Oltre alle difficoltà nella lettura e nella comprensione del testo, possono manifestarsi difficoltà in questi settori:

Comorbilità

Una caratteristica tipica nei DSA è la comorbilità (o “disturbo associato”). Quindi vuol dire che dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia possono anche essere compresenti.

Diversi studi evidenziano che nella pratica clinica si riscontra un’alta presenza di comorbilità sia fra i disturbi specifici dell’apprendimento stessi, sia fra DSA e altri disturbi:

È importante considerare questa compresenza come una semplice sincronia, senza relazione causale. Tuttavia, in alcuni casi, alcune manifestazioni psicopatologiche associate a disturbi specifici dell’apprendimento, possono essere la conseguenza di come il soggetto vive la presenza di questi disturbi.

Infine, lesioni in zone specifiche del cervello possono poi comportare diversi tipi di dislessia (dislessie acquisite).

Comorbilità psichiatrica negli adolescenti

Nei soggetti adolescenti con DSA si evidenziano percentuali rilevanti di associazione con i disturbi psichiatrici (dal 30 al 50%), anche se esistono ancora pochi studi sull’argomento. Tra questi:

Quindi, sia in età infantile che adolescenziale e adulta, un disturbo mentale può essere la manifestazione di un disagio correlato a DSA non riconosciuto.

Dislessia: complicanze

I bambini e i ragazzi con DSA, come la dislessia, possono aver bisogno di sostegno per superare i loro problemi. Inoltre, le difficoltà in alcuni ambiti dell’apprendimento possono creare disagio emotivo e insicurezza che possono poi ripercuotersi nella vita adulta. Queste riguardano principalmente:

Ortografia

I compiti scolastici sembrano svolti in maniera superficiale e disordinata. Molti studenti temono che un’ortografia povera li associ a una scarsa abilità intellettiva.

Possono aspettarsi, poi, che l’insegnante non valuti correttamente il contenuto del loro sforzo didattico. ma sia condizionato dallo scritto.

Grafia

Anche qui conta l’impatto visivo. Una grafia imprecisa può portare a una valutazione negativa delle abilità dello studente. La grafia dei dislessici può apparire disordinata o persino infantile. Se poi risulta difficile da leggere, i docenti possono non riconoscere la qualità del contenuto.

Lessico

Può essere limitato perché lo studente tende a usare le parole che sa scrivere bene e non quelle che vuole usare. Quindi, il risultato finale sarà un testo scritto semplificato.

Lettura

Ma, se per molti, la lettura è un processo semplice e automatico, per il dislessico è molto faticoso. La difficoltà dei dislessici a identificare rapidamente le parole non permette un’adeguata fluenza di lettura. Inoltre, la velocità di lettura è un requisito importante in molte situazioni sia scolastiche che lavorative.

Prendere appunti

Si tratta di un’abilità importante per gli studenti, perché dei buoni appunti possono essere di grande aiuto per l’apprendimento. Ma per i dislessici è un’attività molto impegnativa, poiché prendere appunti richiede contemporaneamente:

Organizzazione del lavoro

L’organizzazione del lavoro e la pianificazione delle attività di studio possono essere una barriera per i dislessici. Infatti, date e obiettivi possono generare confusione e comportare ritardi nella consegna dei compiti. Inoltre, questo può essere considerato come negligenza o mancanza di motivazione e non come aspetto di una specifica difficoltà di apprendimento.

Autostima

Il successo scolastico promuove l’autostima, mentre il fallimento scolastico può avere l’effetto contrario. Spesso i dislessici vivono esperienze scolastiche negative che possono trascinarsi per tutta la vita. Infatti, alcuni sono considerati alunni lenti o con problemi comportamentali. Quindi, rendono problematica la competizione all’interno dell’ambiente scolastico.

Memoria

Non tutti i dislessici hanno problemi di memoria, ma molti sì. La difficoltà può essere dovuta a un sovraccarico della memoria di lavoro per processare e gestire le informazioni in tempi rapidi (i calcoli a mente sono un buon esempio)

Altre complicanze

La dislessia può manifestarsi associata ad altre condizioni di deficit:

Dislessia: cure e trattamenti per bambini e per adulti

Il trattamento della dislessia è riabilitativo ed è gestito da operatori specializzati (principalmente logopedisti e neuropsichiatri infantili). Va attuato prima possibile, meglio se durante la scuola elementare.

Non c’è una cura e il disturbo dura tutta la vita. Tuttavia molti studi tendono a considerare la dislessia come una “neurodiversità”, cioè modalità diverse di apprendimento.

Quali sono gli obiettivi

Il trattamento mira a migliorare la velocità e la correttezza della lettura. Quindi, è diretto all’automatizzazione dei processi di conversione tra lingua scritta e lingua orale e delle attività per agevolare la consapevolezza fonologica e l’apprendimento delle regole di conversione fra grafemi (lettere) e fonemi (suoni).

In Italia la Legge 170/2010, garantisce al bambino con disturbo dell’apprendimento una didattica personalizzata, anche con il supporto strumenti compensativi. Si tratta di strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta. Sono adottate poi misure compensative, concedendo, ad esempio, allo studente di non svolgere alcune prestazioni che possano risultare particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.

Scopri la legge su disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico.

Strumenti compensativi

A questi si aggiungono misure compensative come:

Come aiutare un bambino dislessico

È importante che anche i genitori siano coinvolti nel percorso riabilitativo, poiché svolgono un ruolo molto importante nel favorire l’autostima del bambino. Quindi è fondamentale che lo incoraggino e lo sostengano mentre impara.

Ma in che modo? Di seguito alcuni suggerimenti:

Dislessia : trattamenti per adulti

Gran parte dei consigli e delle tecniche utilizzate per aiutare i bambini dislessici possono essere utili anche per gli adulti. Perciò, l’uso della tecnologia può essere molto utile per la scrittura e l’organizzazione delle attività quotidiane. Ad esempio, anche registrare una lezione all’università per poi riascoltarla, può essere molto utile. Così come la creazione di mappe concettuali o mentali che utilizzino parole chiave e immagini per creare una raffigurazione visiva di un argomento.

Ma, spesso una dislessia non diagnosticata, da adulti può causare bassa autostima e fiducia in se stessi, così come difficoltà nel trovare lavoro. C’è una proposta di legge del 22/3/2017 per modificare la legge 170/2010, prevedendo l’estensione degli strumenti compensativi anche al di fuori dell’ambito scolastico per le persone con DSA.

Strumenti compensativi per adulti con dislessia

Dislessia: prognosi

I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) sono biologicamente determinati e la dislessia resta comunque una condizione permanente. Tuttavia le persone dislessiche riescono a raggiungere ottimi risultati anche con l’ausilio della tecnologia.

I dati degli studi in corso sulla prognosi a lungo termine mostrano come nelle persone dislessiche i deficit neuropsicologici permangano. I DSA hanno poi un impatto individuale e sociale anche nel percorso scolastico e professionale.

Già nell’infanzia il bambino si confronta con le difficoltà di apprendimento che, a lungo andare, possono causare problemi di autostima, anche in età adulta. Ma, non c’è una relazione diretta tra DSA e aumento del rischio di sviluppare difficoltà psicologiche, tuttavia negli adulti è frequente un abbassamento dell’autoefficacia e autostima nella sfera lavorativa.

Gli studi disponibili in Italia sulla prognosi della dislessia in età adulta sono ancora scarsi, nonostante l’attuale interesse per i DSA, sia in ambito clinico che socio-assistenziale. L’evoluzione della dislessia è condizionata dal livello inziale di gravità, ma anche nelle forme lievi non c’è un pieno recupero del deficit.

Dislessia e alimentazione

C’è una relazione tra dislessia e alimentazione? I pareri sono discordanti. Secondo l’Associazione italiana dislessia, i DSA sono neuro-diversità, cioè una caratteristica individuale che dura tutta la vita. Sono disturbi che dipendono dalle diverse modalità di funzionamento dei neuroni coinvolti nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Ma, non dipendono da deficit intellettivi, problemi ambientali o psicologici e nemmeno dall’alimentazione.

La pensa diversamente un gruppo di ricercatori inglesi, secondo il quale una dieta ricca di grassi insaturi sarebbe di aiuto ai bambini dislessici e nel trattamento dei deficit di attenzione e iperattività.

Lo studio britannico ha coinvolto un campione di 41 bambini (tra gli 8 e i 12 anni) per tre mesi. A metà bambini è stato somministrato un integratore alimentare a base di Lcpufa (acidi grassi polinsaturi a lunga catena del gruppo omega 3 e omega 6), all’altra metà un placebo.

Al termine dell’esperimento, si è evidenziato che chi aveva assunto l’integratore presentava un significativo miglioramento delle abilità cognitive e comportamentali, mentre il gruppo di controllo con placebo manteneva inalterati i disturbi di partenza.

Cosa consigliare ai genitori di bambini con DSA

Una sana e corretta alimentazione è sempre raccomandabile. È anche evidente che esiste una relazione tra alimentazione e processi di apprendimento in generale.

Infatti, il consumo regolare di determinati alimenti migliora e ottimizza le capacità di apprendimento. Ad esempio, la vitamina A, presente nella frutta, verdure colorate, olio di pesce, fegato di vitello, latte e derivati, agisce sulle cellule dell’ippocampo deputate alle funzioni di apprendimento e memoria.

Ma, anche acidi grassi essenziali e i fosfolipidi giocano un ruolo fondamentale per il nostro cervello, poiché la struttura delle membrane cerebrali è composta prevalentemente da queste sostanze.

Quindi, adottare un sano regime alimentare, ricco degli alimenti sopracitati, è sicuramente di aiuto, ma non risolve la dislessia o il DSA.

Occorre abbinare un percorso terapeutico personalizzato di potenziamento delle abilità compromesse unitamente a un regime alimentare sano ed equilibrato. Ciò permette al bambino sia di sviluppare strategie efficaci per lo studio, sia di acquisire a livello cerebrale sostanze che possono favorire il potenziamento delle sue abilità cognitive.

Sport e dislessia

Generalmente si è portati a pensare che svolgere uno sport possa essere un’esperienza negativa per un ragazzo dislessico. Infatti, questi ragazzi spesso incontrano difficoltà di socializzazione e/o di coordinazione motoria. Tuttavia i ragazzi con DSA hanno spesso una visione d’insieme e riescono a “leggere” le situazioni in modo più ampio.

Cervelletto: equilibrio e movimento

D’altra parte, è nel cervelletto che le abilità motorie diventano automatiche, cioè eseguite senza alcuna consapevolezza (come ad esempio andare in bicicletta). Secondo alcuni studiosi il cervelletto è coinvolto in attività cognitive più complesse ed è collegato alla corteccia cerebrale, inclusa l’Area di Broca (area del linguaggio). Quindi, il cervelletto è coinvolto nello sviluppo del linguaggio, in particolar modo nell’articolazione e nella fluenza. Per questo motivo sembrerebbe esserci una relazione con la dislessia.

Vantaggi o svantaggi

Infatti, praticare uno sport spesso richiede l’utilizzo delle risorse attentive e il coordinamento motorio e, secondo alcuni studi, i ragazzi con DSA presentano maggiori difficoltà nella:

In sintesi si è evidenziata una correlazione tra capacità di lettura e abilità motorie, confrontando bambini con sviluppo tipico e bambini con DSA.

Invece, altri studi hanno dimostrato che il controllo posturale dei dislessici è associato al modo in cui le informazioni sensoriali sono acquisite dall’ambiente. I bambini dislessici richiedono più tempo per elaborare stimoli sensoriali e questo può inficiare le prestazioni sportive.

Michael Phelps

Dislessici e successo nello sport

Nonostante le difficoltà oggettive, i ragazzi dislessici o con altri DSA che intraprendono uno sport, presentano meno ansia e più passione e determinazione.

Infatti, la pratica sportiva permette di esprimere le proprie potenzialità, rafforzando il senso di sicurezza per affrontare le sfide della vita e la capacità di socializzazione.

Inoltre mettono in campo altre capacità:

Questo li rende creativi e in grado di trovare nuove idee e soluzioni.

Tutte queste peculiarità aprono buone possibilità di successo per i dislessici nel campo dello sport. Aspetto molto importante, poiché questi ragazzi, il più delle volte, leggono nelle espressioni degli insegnanti, dei compagni di scuola e perfino dei genitori la sfiducia nelle loro capacità. Quindi, lo sport può essere una bella rivincita.

Grandi campioni dislessici

Solo per citarne alcuni, perché la volontà e il sogno spesso superano le abilità.

Dislessia: prevenzione

È fondamentale l’identificazione precoce dei DSA, soprattutto attraverso l’osservazione da parte degli insegnanti nella scuola dell’infanzia e per tutto il percorso scolastico.

Infatti, l’importanza dell’osservazione dei docenti è stata ribadita dalla Legge 170/210 che affida alla scuola la tutela di persone con differenti caratteristiche neurobiologiche: “ai DSA si accompagnano stili di apprendimento e altre caratteristiche cognitive specifiche, che è importante riconoscere per la predisposizione di una didattica personalizzata efficace. Ciò assegna alla capacità di osservazione degli insegnanti un ruolo fondamentale”.

Prevenire il disagio

Il bambino con DSA vive ogni giorno la propria difficoltà senza capirne le ragioni.

Confrontandosi poi con l’ambiente circostante e le reazioni non sempre positive di amici, compagni di scuola, insegnanti e genitori, può sviluppare un forte disagio psicologico.

Quindi, tutto ciò può portare a un aumento dell’ansia e a un senso di frustrazione che si ripercuotono negativamente sull’autostima e, più in generale, sulla formazione della personalità.

Inoltre, numerose ricerche hanno messo in relazione il disturbo di apprendimento con un disagio caratterizzato da bassa autostima, senso d’inadeguatezza, isolamento e problemi relazionali.

Questo può portare a:

Infatti, il bambino o il ragazzo dislessico o con DSA non comprende cosa accade, anche perché spesso nemmeno gli adulti riescono a riconoscere questi disturbi. Quindi, la presenza di DSA costituisce anche un fattore di rischio per la comparsa di:

Dislessia: cosa devono fare i genitori

Perciò è necessario, soprattutto da parte della famiglia, attivarsi subito se si riscontrano nel figlio i sintomi tipici di un DSA o ci sia un sospetto. Dopo di che è importante, insieme agli insegnanti e alla figura di riferimento per il trattamento riabilitativo, costruire, conoscere e utilizzare tutte le risorse e le strategie a vantaggio del bambino con DSA.  

Inoltre, va garantito un adeguato ed efficace percorso di apprendimento per affrontare il compito educativo nel rispetto e nella condivisione dei percorsi tra genitori, insegnanti e gli alunni, per evitare rischi ed eventuali gravi conseguenze di emarginazione scolastica.

Con la consulenza della Dott.ssa Franca Carzedda (Psicologa e Psicoterapeuta) dell’Equipe per l’Età Evolutiva delle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, Associazione di Psicologia Cognitiva (APC) e Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC).

Link esterni

  1. Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento- MIUR;
  2. Società Italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Linee guida per i disturbi di apprendimento- SINPIA;
  3. foto di Michael Phelps: copyright: 1000cuorirossiblu.it ( storie Olimpiche).

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