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Disbiosi intestinale: che cos’è, sintomi, cause, cosa mangiare, esempio di menù settimanale, cure

disbiosi intestinale: che cos'è, sintomi, cause, diagnosi, cure

La disbiosi intestinale è un disequilibrio nella flora intestinale che può avere molteplici cause, a partire da una dieta sbilanciata, stress e stile di vita sedentario. La sua diagnosi risulta tuttora difficile, in quanto la medicina tradizionale favorisce la ricerca di infezioni importanti nel tratto intestinale e le tecniche in maggioranza disponibili sono orientate verso ciò.

Questo comporta che le metodiche diagnostiche siano spesso oggetto di dibattito da parte della comunità scientifica. I sintomi sono poco specifici e variano da disturbi come flatulenza e stipsi a veri e propri cambiamenti dell’umore (ansia, depressione ecc.).

La terapia passa per diversi ambiti: dal seguire una dieta sana a un vero e proprio cambiamento nello stile di vita.

Cos’è la disbiosi intestinale: significato e caratteristiche

La disbiosi è un termine usato per descrivere uno squilibrio nell’ecosistema dei microbi che a volte può colpire il tratto digestivo di una persona. Anche se meno di frequente, la disbiosi può colpire anche la pelle, gli occhi, i polmoni, le orecchie, il naso, i seni nasali, le unghie e la vagina.

La disbiosi è talvolta chiamata anche “disbatteriosi” o “disbiosi batterica”, perché il tratto gastrointestinale contiene batteri buoni (o amici) e batteri ostili che formano la flora intestinale, contribuendo insieme a formare il cosiddetto “microbiota o microbioma” . Nel tratto gastrointestinale si trovano poi anche altri minuscoli organismi tra cui funghi (unicellulari o pluricellulari che producono spore), virus e parassiti.

Il corpo umano è pieno di colonie di batteri innocui, noti anche come “microbiota intestinale”. La maggior parte di questi batteri ha un effetto positivo sulla nostra salute e contribuisce ai processi naturali del corpo, ma quando l’equilibrio si perde ciò può portare al fenomeno della disbiosi.

La disbiosi di solito si verifica quando i batteri nel tratto gastrointestinale (che comprende, per definizione, lo stomaco e l’intestino) subiscono uno squilibrio. Alcuni effetti della disbiosi intestinale sono temporanei e piuttosto lievi. In molti casi, il corpo corregge lo squilibrio da solo senza bisogno di cure, ma se i sintomi diventano più gravi, è indicata una visita medica per una corretta diagnosi e cura.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sul microbiota intestinale.

Il ruolo dei batteri intestinali

Secondo la ricerca degli ultimi decenni, le popolazioni batteriche hanno un ruolo fondamentale nella fisiologia umana, essendo responsabili di molti processi naturali.

Tra di essi enumeriamo:

Alcuni microrganismi intestinali codificano proteine, come gli enzimi coinvolti nell’idrolisi di composti nutritivi altrimenti indigeribili e nella sintesi di numerose vitamine.

Pertanto, il microbiota intestinale funziona come un vero e proprio organo del corpo, contribuendo al benessere dell’organismo ospite influenzando i processi locali e sistemici.

Sintomi della disbiosi intestinale

La disbiosi, come abbiamo visto, è una condizione in cui l’equilibrio dei microbi nell’intestino è compromesso, con un’eccessiva presenza di alcuni ceppi batterici dannosi e una carenza di altri benefici. Si manifesta specialmente con dolore addominale, gonfiore, meteorismo, flatulenza, diarrea o stitichezza. L’irritazione della mucosa intestinale, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, cioè non direttamente associate a un uno specifico alimento.

Questo perché i villi intestinali infiammati non riescono più ad assorbire tutti i nutrienti che introduciamo con il cibo. L’unica strada è trattare l’infiammazione causata dalla disbiosi.

I sintomi della disbiosi intestinale possono comunque variare da persona a persina, ma alcuni sono comuni tra cui:

È importante evidenziare tuttavia che i sintomi della disbiosi intestinale possono sovrapporsi ad altre condizioni. Diventa quindi indispensabile una corretta diagnosi e un piano di trattamento appropriato.

Disbiosi intestinale: cause e soggetti a rischio

Qualsiasi cambiamento nell’equilibrio della flora intestinale (microbiota intestinale) può causare disbiosi. Quando questa si verifica nel tratto gastrointestinale, di solito è il risultato delle seguenti cause.

Dieta

Un cambiamento nella dieta che comporta un aumento dell’assunzione di proteine, zucchero o additivi alimentari, così come il consumo involontario di prodotti chimici, come i pesticidi che rimangono sulla buccia di alcune verdure o sulla frutta non lavata possono causare il fenomeno della disbiosi.

Allo stesso modo il consumo di alcol in dosi eccessive può portare ad uno squilibrio nel microbiota.

Pelle

La disbiosi è comune anche nella pelle. Il problema può essere causato dall’esposizione a batteri pericolosi o da una crescita eccessiva di un singolo tipo di batteri.

Ad esempio, lo Staphylococcus aureus (un tipo di batterio) può sfuggire al controllo del sistema immunitario e crescere molto, portando a una vera e propria infezione da stafilococco.

Un altro batterio (Gardnerella vaginalis) può proliferare diventando maggiormente presente dei batteri sani nei genitali esterni o interni e causare bruciore, prurito e perdite vaginali.

Altre cause

Ulteriori possibili cause includono:

Disbiosi intestinale: diagnosi e test

Allo stato attuale la diagnosi della disbiosi intestinale rimane oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Alcuni ritengono i test a nostra disposizione tutt’altro che affidabili e, spesso, poco specifici. Ad ogni modo tra di essi ricordiamo:

Analisi delle feci

Solitamente l’esame delle feci è indirizzato alla ricerca di germi patogeni nell’intestino o di parassiti. Questo esame è relativamente economico e praticamente disponibile nella maggior parte dei laboratori. 

L’analisi completa delle feci (in inglese CDSA) invece può fornire l’analisi più approfondita dei batteri, sia buoni che patogeni, che vivono nell’intestino.

Inoltre, gli esami delle feci possono determinare la presenza di altre infezioni opportunistiche come organismi parassitari. Un campione di feci deve essere raccolto per 4 giorni consecutivi, per poi essere recapitato al laboratorio designato.

Questo esame può raggiungere costi molto più elevati e la sua rilevanza nella diagnosi finale è ancora oggetto di dibattito tra gli specialisti.

Breath test all’idrogeno

Questa indagine dovrebbe rilevare la presenza di gas prodotti dai batteri nell’intestino.

Nel Breath test all’idrogeno il medico farà bere al paziente una soluzione di glucosio o zucchero.

Successivamente, il soggetto espira all’interno di un pallone speciale dove l’aria viene esaminata per la presenza di gas prodotti da batteri. Quando ci sono quantità eccessive o insufficienti di gas, questo può indicare uno squilibrio nei batteri intestinali.

Disbiosi test

Il disbiosi test è apparentemente un semplice esame delle urine che si concentra però sulla ricerca di due sostanze in particolare: lo scatolo e l’indicano.

Entrambe le sostanze vengono naturalmente eliminate nell’organismo, ma in quantità maggiori in caso di disbiosi.

Ulteriori informazioni possono essere ricavate dal tipo di sostanza maggiormente escreta: l’indicano suggerisce una disbiosi prevalentemente localizzata a livello dell’intestino tenue, mentre lo scatolo rivela un disequilibrio della flora a livello del crasso.

Nel caso in cui entrambe le molecole venissero escrete in quantità consistenti si parla di una disbiosi generalizzata.

La preparazione al test non richiede particolare attenzione se non un “periodo finestra” tra l’ultimo ciclo di antibiotici, che dovrebbe essere di almeno 7 giorni.

È necessario un campione delle prime urine del mattino che vanno recapitate al proprio laboratorio di fiducia.

Biopsia

Il medico può prelevare un campione di tessuto dall’intestino in cui è presente un’infezione attiva per vedere quale tipo di batteri è responsabile. Questa procedura è però molto invasiva e scarsamente raccomandata per la diagnosi di una semplice disbiosi.

Trattare la disbiosi è molto più che assumere probiotici per mantenere l’equilibrio nell’intestino. Questo ha qualcosa a che fare con scelte alimentari adeguate, evitando determinati cibi e limitando l’assunzione di alcol o eliminandolo del tutto.

Seguire una dieta sana e ridurre la quantità di zucchero e additivi alimentari consumati sembra essere una via promettente per frenare la disbiosi e mantenere un intestino sano.

Disbiosi intestinale: cure, trattamenti e rimedi

Antibiotici

Nel caso in cui il curante stabilisca che un farmaco è alla base di un eventuale squilibrio batterico, molto probabilmente sarà egli stesso a consigliare di smettere di usarlo fino a quando l’equilibrio naturale non sarà ripristinato.

A seconda della condizione da curare, diversamente, il medico può consigliare diverse terapie per aiutare a tenere sotto controllo i batteri, tra cui:

Dieta

Se la dieta è alla base del nostro equilibrio batterico, l’aiuto di un medico o di un nutrizionista risulta fondamentale per creare un piano nutrizionale personalizzato. A prescindere da ciò, generalizzando, è bene cercare di introdurre nel proprio regime alimentare cibi ricchi di:

Cosa mangiare e cosa evitare

Il medico potrebbe anche suggerire di smettere di mangiare determinati alimenti che contengono sostanze chimiche dannose o ricche di additivi (fast food, cibi molto elaborati o ricchi di grassi saturi ecc). Alcuni esempi includono:

Alcuni esempi di cibi che vanno invece prediletti includono:

Attenzione! Prima di modificare drasticamente la propria dieta è consigliato sempre parlare con il proprio medico o nutrizionista per formulare un programma integrativo adeguato.

L’assunzione di pre e probiotici può anche aiutare a mantenere in equilibrio i batteri intestinali. Questi integratori contengono colture di batteri specifici sotto forma di pillole, bustine solubili o flaconi.

Esempio di menù settimanale per curare la disbiosi intestinale

 ColazioneSpuntinoPranzoSpuntinoCena
Lunedìyogurt greco (125 ml) con muesli (35 g) e semi di psilliosmoothie con kiwi, banana e latte d’avena (200 ml)riso integrale (60 g) con bocconcini di petto di pollo (180 g) e carciofi1 frutto di stagione (mela)insalata mista con rucola, radicchio, pomodorini pachino, salmone (80 g) e mais
Martedìskyr con fiocchi di farro soffiatospremuta d’arancia rossa (200 ml)pasta integrale (60 g) con melanzane, tofu e pomodorini  3 nocistraccetti di manzo (180 g) con limone, fagiolini verdi, 3 gallette di grano saraceno
Mercoledì3 fette biscottate, 10 g di marmellata ai frutti di bosco, 200 ml latte d’avena1 frutto di stagione (pera)riso basmati (60 g), zucchine e scaglie di grana (5 g)  1 yogurt greco bianco naturale (125 ml)omelette con spinaci, 3 gallette di grano saraceno
Giovedìkefir (125 ml), 4 – 5 biscotti digestivesmoothie finocchi, mela verde, avocado e zenzero (200 ml)Bowl di riso integrale (50 g) con gamberetti, olive verdi, mais, carote, zucchine, succo di limone  1 frutta di stagione (pesca)petto di pollo alla piastra (180 g), carciofi lessi, 50 g di pane integrale tostato
Venerdìyogurt greco con muesli e semi di linosucco di melograno (200 ml)pasta integrale (60 g) con sgombro (150 g) radicchio e pomodorini  3 mandorlezuppa di farro con crostini integrali
Sabato3 fette biscottate, 10 g di marmellata ai frutti di bosco, 200 ml latte d’avenasmoothie con mango, carote, curcuma e limone (200 ml)riso freddo con peperoni, zucchine, carote, olive verdi e straccetti di pollo al limone (180 g)  frutta fresca di stagione (2 o 3 albicocche)orata al forno con patate, mix di verdure (zucchine, melanzane, carote)  
Domenicaskyr  con muesli e gocce di cioccolato fondentesucco d’arancia rossa (200  ml)pasta integrale (60 g), con dadolata di verdure e scaglie di grana (5 g)3 nociinsalatona di farro (60 g) con lattuga romana, sedano, finocchio, carote, cipolle e tofu (90 g)

Rimedi naturali nella disbiosi

Esistono anche alcuni rimedi utilizzati nella cura naturale della disbiosi, che possono essere molto utili, tra cui:

Ultima, ma non per importanza, l’adozione di una dieta che contenga alimenti con nutrienti sufficienti a mantenere l’equilibrio dei batteri nell’intestino, come vitamine del complesso B (soprattutto vitamine B6 e B12), calcio, magnesio, betacarotene e zinco.

Importante è ricordarsi di parlare con il proprio medico di fiducia prima di intraprendere qualsiasi azione di integrazione o regime alimentare.

Idrocolonterapia

Questa tecnica ha radici antichissime, probabilmente già dagli Egizi. Essa consiste nell’inserire nel colon un sondino contenente acqua depurata in modo da “scollare” lentamente i residui fecali aderenti alle pareti intestinali.

A differenza di un clistere, la pulizia delle pareti avviene in modo più lento ma più profondo, eliminando anche i residui dalla mucosa.

L’operazione può essere ripetuta in più sedute (ognuna di circa un’ora) e si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico per avere consigli e informazioni complete sul trattamento della disbiosi.

Come si può migliorare la propria salute intestinale?

In teoria, la disbiosi può essere tenuta a bada migliorando le abitudini alimentari e lo stile di vita in generale.

Attualmente esistono diverse opzioni supportate dalla ricerca scientifica per tenere a bada il disturbo, come mangiare probiotici (yogurt, crauti, olive verdi, ecc.) e prebiotici (cipolle, aglio, porri, ecc.).

Seguire una dieta sana potrebbe significare mangiare proteine ​​di alta qualità da fonti come carne magra (pollo, tacchino), pesce, tofu, legumi, aumentare l’apporto di fibre e limitare il consumo in eccesso, oppure evitare cibi come zucchero, grassi saturi e farine raffinate.

I cambiamenti dello stile di vita possono includere anche misure come la gestione dello stress con esercizi di respirazione, preghiera, meditazione, posture yoga e gite nella natura (montagna o mare).

Come prevenire la disbiosi intestinale

Alcuni cambiamenti dello stile di vita possono aiutare a mantenere l’equilibrio batterico e prevenire la crescita eccessiva. Tra di essi ricordiamo:

Complicazioni della disbiosi intestinale

Malattia infiammatoria intestinale

La malattia infiammatoria intestinale racchiude in sé un gruppo di disturbi che causano infiammazione cronica nell’intestino.

Esempi di malattia infiammatoria intestinale sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. I sintomi causati da queste condizioni sono dolore addominale, diarrea (a volte alternata a stitichezza) o bisogno urgente di defecare, gonfiore addominale e flatulenza, perdita di appetito o perdita di peso inspiegabile, muco o sangue nelle feci.

I trattamenti per la malattia infiammatoria intestinale possono consistere in farmaci (aminosalicilati, antibiotici, corticosteroidi, prodotti biologici, immunomodulatori, antidiarroici, farmaci antinfiammatori non steroidei) e integratori alimentari come i probiotici, ma nella maggior parte dei casi si può arrivare anche alla necessità di un trattamento chirurgico.

Sindrome dell’intestino irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile comprende un gruppo di sintomi che colpiscono il sistema digestivo. Il tipo di sindrome dipende da quali movimenti intestinali anomali ha il paziente e i sintomi possono comprendere stitichezza, diarrea o disturbo misto.

Altri segni della sindrome dell’intestino irritabile includono dolore o crampi addominali, di solito nella parte inferiore dell’addome, gonfiore, movimenti intestinali anomali, con diarrea, costipazione o una combinazione delle due, eccesso di gas, muco nelle feci.

Le donne con sindrome dell’intestino irritabile possono notare che i sintomi peggiorano durante le mestruazioni. Il trattamento consiste in una dieta ricca di fibre ma povera di latticini e caffeina insieme all’esercizio fisico regolare. In casi selezionati il medico può anche prescrivere farmaci per gestire la diarrea, la stitichezza e il dolore addominale.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla sindrome dell’intestino irritabile.

Obesità

La disbiosi può anche contribuire a disturbi dell’aumento del peso (come sovrappeso o addirittura obesità).

Una dieta ricca di grassi e carboidrati fa sì che il microbiota intestinale sia dominato da batteri ostili come Clostridium, Prevotella e Methanobrevibacter a scapito di specie benefiche come Bacteroides, Bifidobacterium, Lactobacillus e Akkermansia.

Troppi grassi animali, zuccheri semplici e cibi dolcificati nella dieta quotidiana contribuiscono all’aumento di peso.

Per dimagrire in modo sano e mantenere un peso normale è necessaria una dieta a base di verdura, frutta, legumi, pane integrale, carne magra, pesce, latticini magri, noci e semi, olio d’oliva e limitare il consumo di zucchero e grassi trans e animali, il tutto sempre correlato a un regolare esercizio fisico.

Si si vuole iniziare a perdere peso in modo sano si consiglia di evitare le diete “fai-da-te” che regalano risultati immediati con il riacquisto dei Kg persi a lungo raggio. Per ricevere un piano alimentare equilibrato rivolgersi al proprio medico o a un nutrizionista.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sull’obesità.

Sindrome metabolica

La sindrome metabolica racchiude un gruppo di condizioni che insieme aumentano il rischio di malattie coronariche, diabete, ictus e altri gravi problemi di salute.

Una persona soffre, secondo la medicina, di sindrome metabolica se ha almeno tre dei seguenti sintomi:

I cambiamenti dello stile di vita sono la prima linea di trattamento per la sindrome metabolica. Al paziente viene consigliato di scegliere cibi salutari per il cuore (verdura, frutta, cereali integrali, limitando zuccheri e grassi animali), fare esercizio regolarmente (nei limiti della tolleranza), gestire meglio lo stress, smettere di fumare e dormire circa 8 ore per notte.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla sindrome metabolica.

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 è una malattia che si verifica quando la glicemia è troppo alta nel sangue. È più probabile sviluppare il diabete di tipo 2 se si ha più di 45 anni, così come le persone con una storia familiare o i soggetti che soffrono di sovrappeso o obesità. Anche l’inattività fisica (stile di vita sedentario) e l’ipertensione aumentano il rischio di sviluppare una resistenza all’insulina.

Gestire la glicemia, la pressione sanguigna, il colesterolo e smettere di fumare sono traguardi importanti per gestire il diabete di tipo 2. Una volta stabilita la diagnosi è anche importante iniziare una terapia con dei farmaci orali, iniezioni di insulina o una combinazione dei due.

Spondilite anchilosante

La spondilite anchilosante è una forma di artrite che causa un’infiammazione cronica della colonna vertebrale.

Sebbene non esista una cura per la malattia, i trattamenti (esercizio fisico, farmaci antinfiammatori non steroidei, farmaci antireumatici, corticosteroidi) possono prevenire complicanze a lungo termine, ridurre il danno articolare e alleviare il dolore.

Alcuni esperti sostengono che uno squilibrio nella flora intestinale potrebbe rappresentare un fattore predisponente. Un valido aiuto può anche venire dalla terapia riabilitativa, in ambulatorio o in ospedale, per i pazienti seguiti dal proprio fisioterapista.

Dermatite atopica

L‘eczema o dermatite atopica è la forma più comune di malattia della pelle, una condizione che provoca prurito accompagnato da secchezza e screpolature della cute.

Sebbene non esista una cura per la malattia, esistono modi per ridurre i sintomi e tenerla sotto controllo:

Fonti
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  2. Gomes AC, Hoffmann C, Mota JF. The human gut microbiota: Metabolism and perspective in obesity. Gut Microbes. 2018 Jul 4;9(4):308-325. doi: 10.1080/19490976.2018.1465157. Epub 2018 May 24. PMID: 29667480; PMCID: PMC6219651.
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