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Cataratta: cos’è, cause, sintomi e fattori di rischio, cure e prevenzione

cataratta: cos'è, cause, sintomi e cure

La cataratta consiste nell’opacizzazione del cristallino, lente biconvessa all’interno dell’occhio, che focalizza la luce sulla retina. Quindi, la perdita di trasparenza della lente comporta calo della vista e fastidi oculari, come reverberi e distorsione dei colori. Il problema è connesso a modifiche della composizione delle proteine che compongono il cristallino.

L’agglutinamento di queste sostanze, alla base della patologia, può avvenire per molte cause, soprattutto per l’età. Oltre a quelle senile e congenita, c’è la cataratta secondaria, data da malattie sistemiche, come il diabete, traumi oculari e farmaci.

Diffusa nel mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, la malattia è la prima causa al mondo di cecità. Dopo l’esordio, con visione annebbiata, fotofobia e bagliori, la cataratta può degenerare e rendere ciechi. Invece, nei più piccoli, la malattia procura nistagmo, cioè movimenti degli occhi a scosse e oscillatori, e strabismo. L’unico trattamento risolutivo è l’intervento chirurgico per asportare il cristallino e sostituirlo con una lente artificiale, IOL.

L’operazione di microscopia si può fare in ambulatorio con la  facoemulsificazione. Tramite ultrasuoni, la lente viene frammentata, eliminata e sostituita con una IOL su misura.

Quando la cataratta è ipermatura, con cristallino completamente opaco, va operata al più presto, per evitare la cecità. L’intervento provoca raramente complicanze, 4 su 1.000 casi, tra cui un’altra cataratta dovuta a un frammento di capsula residuo.

Agendo sui fattori di rischio, come fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta, è possibile prevenire la cataratta. Allo scopo, è bene anche evitare l’esposizione al sole senza occhiali scuri e seguire la dieta mediterranea, con cibi ricchi di antiossidanti.

Cataratta: che cos’è

E’ una perdita di trasparenza del cristallino, lente dell’occhio, che genera un progressivo e indolore calo della vista.

I diversi tipi di cataratta sono provocati dalle modificazioni nella composizione chimica del cristallino. Le alterazioni dipendono da molti fattori, tra cui il principale è l’invecchiamento.

Anche traumi oculari o patologie, come il diabete, possono produrre l’opacizzazione del cristallino. Inoltre, difetti ereditari o congeniti e uno stile di vita malsano contribuiscono all’insorgenza della cataratta.

Chi è affetto dal disturbo presenta una visione offuscata, come se vedesse attraverso un vetro smerigliato.

La malattia degli occhi si associa a fotofobia, o ipersensibilità alla luce, visione doppia e altri fastidi oculari. Diagnosticata dall’oculista tramite appositi strumenti, la cataratta va trattata chirurgicamente se procura un deficit visivo rilevante. Nel corso dell’intervento, nell’occhio il cristallino viene asportato e sostituito con una piccola lente artificiale.

Anatomia dell’occhio

Il cristallino è una lente naturale dell’occhio che serve a mettere a fuoco sulla retina l’oggetto fissato.

La sua composizione comprende 3 parti:

L’organo presenta un diametro di circa 10 mm e uno spessore, al centro, di circa 3-4 mm. La lente, con un potere di 18 diottrie, si trova tra l’iride e il corpo vitreo, sostanza gelatinosa del globo oculare.

Nello specifico, l’occhio viene diviso in 2 parti da cristallino e corpo ciliare, che, davanti, hanno la camera anteriore con l’umor acqueo.

Invece, dietro, i 2 elementi delimitano la camera vitrea con l’umor vitreo, coinvolto nella sfericità del bulbo oculare. Il cristallino è situato nell’area anteriore dell’occhio, a 3,5 mm dalla cornea e a 16 mm dalla fovea, zona centrale della retina.

L’elemento è un componente dell’apparato diottrico dell’occhio e crea, con la cornea, un sistema di lenti convergenti. Completamente trasparente, il cristallino è strutturato con più strati concentrici di cellule, disposte ordinatamente. La lente ha una forma biconvessa ed è coperta totalmente da un rivestimento elastico, flessibile.

La capsula, detta cristalloide o sacco capsulare, è una membrana fine e trasparente, che può contrarsi e rendere sferico il cristallino. La sua integrità è importante per il metabolismo e la trasparenza della lente, correlata al regolare passaggio della luce.

Sotto la capsula, si trova l’epitelio, un unico strato di cellule cuboidi che la riveste e rigenera le fibre. Altro componente è il parenchima, costituito dalle fibre cristalline, o lenticolari, immerse in una sostanza cementante.

Com’è fatto il cristallino

La trasparenza della lente è strettamente collegata alla posizione di queste fibre, accostate tra di loro in modo serrato. In sostanza, il cristallino è fatto di particolari proteine trasparenti, in 20.000 livelli concentrici, con indice di rifrazione variabile.

Nella lente, si distinguono una faccia anteriore, con un raggio di curvatura maggiore, e una posteriore, più convessa. L’angolo di contatto tra loro viene chiamato equatore e corrisponde al contorno circolare maggiore del cristallino.

La curvatura delle 2 facce è diversa nell’occhio a riposo e durante la visione, a distanza o ravvicinata.

Il cristallino è flessibile per cui può differenziare il suo potere diottrico, ovvero la propria forma, per modulare la messa a fuoco. Sottilissimi tendini di tessuto connettivo, detti fibre zonulari, formano la zonula di Zinn, che sostiene la lente. I legamenti di supporto zonulari si uniscono alle fibre della capsula nel punto dell’equatore.

Grazie all’insieme di tendini, il cristallino rimane nella sua sede ed è fissato saldamente al corpo ciliare. Il meccanismo di accomodazione dipende dall’attività di queste strutture che fanno variare il potere di rifrazione della lente.

Funzione del cristallino

In pratica, l’apparato fa cambiare la foggia del cristallino in modo da focalizzare le immagini sulla retina. Pertanto, nel processo di accomodazione, il cristallino muta forma per adattarla alla distanza dell’oggetto da mettere a fuoco.

La modificazione della lente serve a regolare in maniera automatica la focalizzazione dei raggi luminosi sulla retina.

Quest’ultima, una tonaca interna a struttura nervosa, è preposta alla funzione visiva tramite i suoi fotorecettori. Sulla variazione del potere rifrattivo del cristallino, è basata la capacità di vedere un oggetto osservato, da lontano o da vicino.

Però la capacità della lente oculare si riduce nel tempo per motivi fisiologici e può andare incontro ad alterazioni. In effetti, il cristallino, per varie cause, oltre l’età, può diventare meno spesso, elastico e trasparente.

Inoltre, negli anziani, le 2 facce della lente assumono una minor curvatura, al contrario di quelle dei bambini, più incurvate. Importante il fatto che la lente, priva di nervi e vasi sanguigni propri, dipenda dall’umor acqueo e vitreo per essere nutrita.

Cataratta: cosa succede al cristallino

Tramite l’accomodazione, il cristallino cambia grado di curvatura a seconda della distanza degli oggetti da mettere a fuoco. Però con il passare degli anni l’organo non solo perde la sua capacità di accomodazione, ma tende ad opacizzarsi.

Tutta la luce che entra nell’occhio passa attraverso il cristallino, per cui qualunque opacità della lente la blocca o distorce. In questo modo, la diffusione anomala dei raggi luminosi può arrecare una diminuzione della vista, più o meno grave. Offuscamenti localizzati della lente, che non interferiscono sulla visione, sono denominati opacità lenticolari.

Quando si ha la cataratta

Invece quando il cristallino perde tutta la sua trasparenza, con un notevole calo della vista, si ha la cataratta. L’entità delle alterazioni visive date dall’affezione dipende dall’intensità della luce e dalla localizzazione della stessa.

Con una fonte luminosa molto intensa, la pupilla malata si restringe, riducendo lo spazio per il passaggio della luce. Di conseguenza, per i raggi luminosi che entrano nell’occhio risulta difficile superare una cataratta localizzata in centro, o nucleare.

Nella semioscurità, la pupilla si dilata per cui le luci forti, come i fari di un’automobile, sono refratte al margine della cataratta. Così si formano aloni e riverberi, fastidiosi e pericolosi soprattutto durante la guida di notte.

Aumento del potere diottrico del cristallino

Con la luce normale, una cataratta nucleare può, all’inizio, migliorare la vista negli ipermetropi, senza bisogno di occhiali. Infatti, nei pazienti con problemi di visione da vicino si ha un aumento del potere diottrico del cristallino.

Poiché la lente riesce così a focalizzare i fasci luminosi, viene incrementata la visione degli oggetti in prossimità degli occhi.

Grazie alla “seconda vista”, gli anziani, che non vedono bene da vicino, scoprono di riuscire a leggere di nuovo senza occhiali.

Purtroppo la cataratta nucleare prosegue e alla fine blocca e offusca la luce nell’occhio, compromettendo l’acuità visiva. Quindi, la visione viene disturbata soprattutto dalla cataratta della porzione posteriore del cristallino, o sottocapsulare posteriore.

Infatti, questa opacità è situata nel punto in cui i raggi di luce sono focalizzati in un unico fascio. Tale tipo di cataratta compromette la visione specialmente quando la luce è intensa e aumenta la possibilità di aloni e riverberi.

In sintesi, un normale cristallino è trasparente per cui riceve la luce e la focalizza sulla retina per la visione. Al contrario, la riduzione della trasparenza del cristallino blocca alcuni raggi di luce mentre attraversano la lente.

Perciò la cataratta provoca la distorsione di questi raggi focalizzati sulla retina in modo anomalo.

Classificazione

Una classificazione può essere fatta considerando i diversi tipi della malattia:

Tipi di cataratta

In base all’evoluzione, la cataratta si distingue in:

All’esame specifico, con la lampada a fessura, la cataratta si presenta:

Le tipologie corticali sono le più diffuse e caratterizzate da riduzione della vista, anche da vicino, e abbagliamenti notturni.

Cataratta: epidemiologia

L’opacizzazione del cristallino è frequente nei soggetti più anziani, ma può essere curata prima che degeneri. Secondo l’Istat, in Italia la cataratta colpisce circa l’8,5% della popolazione tra i 70 e i 74 anni.

Invece i soggetti con la malattia dai 75 ai 79 anni sono il 12,4% e quelli che superano gli 80 anni il 17,1%. Circa 1 individuo su 2 sopra i 75 anni ha la cataratta e 1 su 5 tra i 65-74 anni un deficit della vista per l’affezione.

Nel nostro Paese, vengono eseguiti ogni anno 500.000 interventi di cataratta, pari all’83% delle operazioni oculistiche totali.

L’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità indica la cataratta come prima causa al mondo di cecità e di ipovisione. Gli ultimi dati internazionali disponibili riferiscono che il disturbo è responsabile del 53% dei casi di disabilità visiva.

Secondo stime dell’OMS, attualmente su 39 milioni di ciechi nel mondo, più della metà dei casi sono dovuti a cataratta.

Cataratta: cause e fattori di rischio

La comparsa di cataratta sarebbe in funzione dell’ossidazione dei lipidi e delle proteine della lente, con riduzione della trasparenza. Infatti, il cristallino è composto essenzialmente di proteine e acqua in modo tale da farlo rimanere trasparente.

Invecchiamento

Tuttavia, con l’età, le proteine possono cominciare ad agglutinarsi, sviluppando inizialmente un piccolo velo. A seguito dell’usura della lente, con gli anni, il fenomeno s’ingrandisce fino a determinare opacità, o cataratta.

Di solito, la patologia si manifesta senza nessun motivo apparente, anche se può essere secondaria ad alcune condizioni. Innanzitutto, il naturale processo di invecchiamento facilita l’opacizzazione del cristallino nelle persone anziane.

Invece, i traumi e le malattie infettive oculari possono danneggiare direttamente il cristallino a tutte le età.

Cataratta traumatica

La cataratta traumatica è diretta conseguenza di un colpo offensivo all’occhio e si instaura subito o a distanza di tempo. La malattia post-traumatica non è rara e di solito colpisce un solo occhio, ovvero è monoculare.

Tra gli incidenti, soprattutto quello di origine elettrica produce la patologia, data dalla corrente che decorre vicino agli occhi. In tale frangente, l’opacizzazione del cristallino può avvenire entro pochi giorni oppure anche dopo anni dall’episodio.

Traumi oculari

Altri eventi responsabili della ridotta trasparenza del cristallino sono i traumi perforanti e le ferite oculari. A queste lesioni, bisogna aggiungere l’esposizione a calore intenso, a radiazioni o a sostanze chimiche.

Alcuni individui hanno maggiori probabilità di incorrere in traumi oculari a causa delle loro attività lavorative o sportive. Ad esempio, possono essere lesivi per l’occhio gli incidenti con pistole ad aria compressa o automobilistici.

Anche l’uso improprio di attrezzi, come il martello, e dei detergenti per la casa può danneggiare il cristallino. Inoltre, a un brutto colpo alla testa, per il forte impatto, potrebbe seguire la riduzione di trasparenza della lente. Raramente la cataratta può essere la conseguenza di un‘operazione chirurgica agli occhi.

In generale, il trauma oculare può stimolare l’infiammazione del cristallino, con modifica della sua composizione chimica. L’opacità della lente è scatenata anche da altre infiammazioni, come l’uveite, a carico della parte centrale dell’occhio.

Malattie che provocano la catarrata

Patologie oculari

Le patologie oculari che più possono determinare la cataratta, sono: iridociclite, la più diffusa; glaucoma acuto; miopia elevata; tumori endoculari; distacco di retina.

Anche alcune malattie cutanee possono ingenerare l’opacità del cristallino: dermatite atopica, sclerodermia e poichilodermia.

Diabete

Inoltre, la malattia può sopravvenire come complicanza di patologie sistemiche, in particolare ipertensione e diabete. In effetti, chi soffre di diabete mellito presenta un rischio di cataratta 4 volte superiore ai non diabetici.

Nel neonato, la galattosemia, elevato livello nel sangue di uno zucchero del latte, nuoce all’occhio, con formazione di cataratta.

Farmaci

L’uso prolungato di farmaci e l’esposizione a fattori ambientali nocivi sono ritenuti in grado di favorire la cataratta. E’ stato calcolato che la terapia continuativa, per 1 o 2 anni, di corticosteroidi influisce sull’insorgenza della malattia.

Allo stesso modo, una prolungata somministrazione di miotici, in forma di colliri per il glaucoma, può indurre cataratta.

Alimentazione

Secondo alcuni specialisti, l’offuscamento del cristallino può essere favorito da una dieta povera di antiossidanti, tipici dei vegetali.

Anche l’alimentazione ricca di componenti ossidanti, che abbondano nei cibi spazzatura, è stata messa in correlazione con la cataratta.

Il problema sembra essere più frequente nelle persone con iride scura e in quelle sottoposte a lungo alla luce diretta.

Stile di vita

Si pensa che la cataratta compaia molto di più nei fumatori e nei pazienti di altre malattie che risultano malnutriti. In particolare, le persone in età avanzata sono più suscettibili all’opacamento del cristallino, per la senescenza.

Chi ha avuto l’opacizzazione del cristallino in un occhio è predisposto, nel tempo, allo sviluppo del disturbo nell’altro occhio.

Cataratta congenita

A volte, la cataratta può apparire contemporaneamente in entrambi gli occhi e nei bambini essere presente dalla nascita. L’affezione congenita, contraddistinta da aree nebulose nel cristallino e visione indebolita, può avvenire per fattori genetici.

Altre cause possono essere la nascita prematura o condizioni favorenti occorse alla madre durante la gravidanza. Inoltre, il nascituro rischia la cataratta se la gravida si è esposta ai raggi X o a farmaci come sulfamidici e cortisonici.

All’origine della malattia ci sono anche le alterazioni metaboliche di feto e madre, tra cui:

Ma il problema più frequente è rappresentato dalle infezioni contratte dalla donna in gravidanza, soprattutto la rosolia. Inoltre, la cataratta congenita può essere data da herpes sistemico, parotite e varicella.

Invece, i bambini più grandi possono subire la riduzione della trasparenza del cristallino dopo un trauma o una malattia.

Quali sono i sintomi della cataratta

La cataratta è caratterizzata da una lenta e progressiva riduzione dell’acuità visiva, in termini quantitativi e qualitativi. All’inizio, di per sé, l’affezione non dà segnali particolari, come lacrimazione, bruciore o arrossamento.

La comparsa della malattia si verifica prima in un occhio e poi nell’altro, anche se è bilaterale, come nella forma senile.

I disturbi visivi possono avere un’evoluzione più o meno rapida ed essere più o meno invalidanti. Il decorso della malattia è in relazione ai diversi tipi e ai differenti stadi di maturazione della cataratta.

Primi sintomi

La prima manifestazione nei pazienti di solito è la vista annebbiata, come se fosse frapposto un vetro smerigliato. L’offuscamento del cristallino non produce dolore e si accompagna a ipersensibilità alla luce, o fotofobia.

Nelle prime fasi della malattia, la vista può rimanere normale, ma il suo peggioramento è scontato con il tempo. Comunque, la riduzione della vista è il sintomo che mette in allarme un soggetto e lo spinge a una visita oculistica.

Tra l’altro, l’interessato si accorge di dover cambiare più spesso le lenti degli occhiali, in quanto vede sempre meno. Infatti, in chi ha la cataratta si nota un certo grado di miopizzazione, con calo della vista da lontano.

Soprattutto nella cataratta nucleare la miopia può essere progressiva e arrivare a molte diottrie. Invece, il deficit visivo si rivela particolarmente grave nelle cataratte congenite bilaterali.

Di frequente, alcuni soggetti con la cataratta possono vedere meglio da vicino e peggio da lontano. Il fenomeno è dovuto alle modificazioni dell’indice di rifrazione che avvengono nel cristallino reso opaco.

La perdita di capacità visiva per la cataratta si manifesta non immediatamente, ma nel giro di mesi o anni. Dapprima il soggetto avverte una percezione dei colori meno brillante, con riduzione del contrasto, o discromatopsia. Inoltre, per il paziente risulta scarsa la visione notturna e per la lettura diventa necessaria una luce più intensa.

Doppia visione e alterazione della visione dei colori

Altri sintomi precoci della malattia sono restringimento del campo visivo, riverberi, aloni e, più raramente, diplopia monoculare.

Dunque lo sdoppiamento delle immagini fissate con l’occhio malato può presentarsi fin dall’inizio. In questo caso, le fibre lenticolari diventano irregolari, provocando una diffrazione dei raggi luminosi, con visione di 2 o più immagini.

I fastidi con le luci riguardano i fari delle macchine, i lampioni, le lampadine e il sole, con bagliori molesti. Comunque, anche intorno ai comuni oggetti la cataratta può far vedere al paziente aloni scuri inesistenti.

In alcuni soggetti, si verifica l’alterazione della visione dei colori, che appaiono più gialli e meno intensi. Inoltre, la minor capacità di distinguere tra lettere chiare e scure, stampate su una pagina, rende difficoltosa la lettura.

In alcuni casi, la cataratta può determinare dissolvenza delle immagini e la visione a macchie o a punti.

Cataratta ipermatura

Quando l’occhio diventa completamente bianco, allora la cataratta è considerata ipermatura. In tale condizione, l’interessato può soffrire di emicrania e di infiammazione oculare, connessi alla malattia.

Sintomi nei bambini

Invece, nei bambini con la variante congenita, alla visione offuscata si associano altri sintomi particolari. Se la forma infantile di cataratta è totale, la pupilla assume un aspetto bianco, detto leucocoria.

Inoltre, nei piccoli pazienti, gli occhi presentano nistagmo, cioè movimenti a scosse e oscillatori. Quando la cataratta è monolaterale, ovvero colpisce un occhio solo, il bambino può soffrire di strabismo.

Nei giovani diabetici, con forte scompenso della glicemia, raramente si può avere una grave forma bilaterale.

In tale caso, in entrambi gli occhi, si assiste, con un decorso acuto, a una opacizzazione totale del cristallino. Se il processo di offuscamento continua, senza interventi, in qualunque paziente la cataratta può portare alla cecità.

Come curare la cataratta

Visita oculistica

La cataratta viene confermata dall’oculista tramite l’oftalmoscopio, strumento manuale per esaminare il fondo oculare. Per mezzo della lampada a fessura, previa dilatazione delle pupille con uno speciale collirio, lo specialista fa un controllo più dettagliato. Infatti, lo strumento permette di identificare la sede esatta della cataratta e l’entità della perdita di acuità visiva.

Finché la vista non è troppo ridotta, il paziente può utilizzare gli occhiali e le lenti a contatto per migliorare la visione. Inoltre, contro il riverbero, sono utili le lampade con retroilluminazione e gli occhiali da sole, da usare se la luce è forte.

Di rado, per aiutare la vista nella cataratta nucleare, possono essere adoperati farmaci che dilatano la pupilla. In proposito, fino agli anni ’80, è stata molto praticata l’installazione di appositi colliri più volte al giorno e a lungo. Lo scopo era quello di stabilizzare o almeno di non far progredire oltre l’opacità della lente. Tuttavia, nessuna delle sostanze proposte si è dimostrata realmente efficace per combattere la cataratta.

Dato che non esistono gocce e medicinali risolutivi, il solo trattamento che guarisce la malattia è quello chirurgico.

Intervento: quando va fatto

L’intervento viene consigliato in tempi brevi in caso di glaucoma o di cataratta edematosa, che provocano alterazioni. Di norma, i soggetti vanno operati solo quando la vista è così scarsa da renderli insicuri o impossibilitati nelle attività quotidiane.

In effetti, sembra che non ci sia alcun vantaggio a rimuovere la cataratta prima di questo momento.

Operazione chirugica: come si svolge

L’operazione chirurgica è sicura, anche in pazienti cardiopatici o diabetici, e può essere fatta a qualsiasi età. In sintesi, negli ultimi 25 anni, l’intervento di cataratta ha registrato notevoli progressi, divenendo il più eseguito.

I motivi del successo comprendono l’impianto della particolare lente intraoculare in sostituzione del cristallino. Il chirurgo poi si avvale di un microscopio operatorio e di sostanze “vicoelastiche”, per mantenere gli spazi tra le strutture oculari.

Per frammentare la cataratta vengono usati gli ultrasuoni, nella cosiddetta facoemulsificazione. Lo YAG laser ha permesso di ovviare, in ambulatorio e in modo non traumatico, alla cataratta secondaria.

Questa forma, dovuta all’opacizzazione della capsula posteriore, membrana che riveste il cristallino, viene così risolta semplicemente. Però il sofisticato intervento di microchirurgia richiede una lunga preparazione del chirurgo e attenzione nell’esecuzione.

Dove si fa e quanto dura

Comunque, l’operazione di cataratta può avvenire anche in ambulatorio, con tutte le precauzioni necessarie. L’asportazione del cristallino viene eseguita in anestesia locale, instillando gocce che rendono insensibile la superficie oculare.

Tuttavia, nei bambini e in coloro che non riescono a stare immobili, è necessaria l’anestesia generale.

L’operazione normalmente dura 30 minuti e il paziente può tornare a casa il giorno stesso.

Di solito, l’oculista pratica una piccola incisione nell’occhio e procede con la facoemulsificazione. Innanzitutto, il cristallino viene frantumato tramite gli ultrasuoni e poi i vari pezzi sono aspirati completamente.

Eliminati tutti i frammenti, lo specialista sostituisce la lente naturale con una artificiale, lentina endoculare o IOL. In generale, non c’è bisogno di punti di sutura in quanto l’incisione oculare è piccola e si chiude da sola.

A volte può succedere che la lente non sia posizionata bene, per cui l’interessato deve poi portare lenti correttive.

Tempi di recupero

Chi si è sottoposto all’intervento deve prevedere in anticipo di avere un aiuto a casa per alcuni giorni dopo l’intervento. Infatti, l’attività fisica, anche semplice, come chinarsi o sollevare un peso blando, può essere limitata o proibita.

Per qualche tempo dopo l’operazione, potrebbero verificarsi alterazioni della vista, tra cui visione offuscata e malessere davanti a luci forti.

Per alcune settimane, il paziente deve usare colliri e pomate per prevenire infezioni, ridurre l’infiammazione e favorire la cicatrizzazione. Comunemente, agli interessati viene prescritto l’impiego di occhiali o di apposite protezioni per proteggere l’occhio da traumi.

L’operato viene visitato dall’oculista il giorno dopo l’asportazione, quindi a distanza di 1 settimana e poi di 1 mese.

In caso di cataratta bilaterale, molti specialisti aspettano alcuni mesi dopo la guarigione del primo occhio per procedere con l’altro. Nelle prime settimane post-intervento, numerose persone notano un certo miglioramento dell’acuità visiva. Però quasi tutti i pazienti devono ricorrere agli occhiali per leggere e solo alcuni a lenti per la visione da lontano. In proposito, prima dell’intervento, l’oculista calcola con formule matematiche il potere della lente artificiale da inserire.

In questo modo, il soggetto può passare dagli occhiali spessi precedenti a lenti più sottili subito dopo l‘operazione.

Complicazioni

Sebbene la cataratta sia spesso asintomatica, può evolvere e, a volte, produrre un aumento doloroso della pressione endoculare. Se non viene trattata, la pressione troppo alta provoca l’insorgenza di un glaucoma oppure una dislocazione del cristallino.

Quando la perdita di trasparenza è estesa, uniforme e compatta, la cataratta è matura, con marcata riduzione della vista. L’andamento della patologia è imprevedibile nella maggioranza dei casi, tuttavia se non si interviene diventa ipermatura.

La condizione estrema complica la riuscita dell’operazione chirurgica e può essere responsabile di altre patologie oculari. In questa forma, o margagnana, non trattata, la corteccia del cristallino si può sciogliere e rendere lattescente la lente.

L’occhio ormai bianco risulta difficile da operare e può essere interessato anche dal glaucoma. Anche se i recettori della retina rimangono intatti, quando il cristallino è ormai del tutto opaco, il paziente non vede più. Non tutti i malati presentano le stesse conseguenze a causa della cataratta e solo alcuni incorrono nell’incapacità visiva.

Peggioramento della vista

Il decorso della malattia può essere negativo se la cataratta viene trascurata e si rimanda ogni trattamento. Le complicanze connesse all’intervento chirurgico sono insolite e riguardano 4 casi ogni 1.000 operazioni. Quindi solo in via eccezionale l’occhio operato può subire la perdita della vista, anche in caso di un grave sanguinamento oculare.

Lo strato posteriore dell’occhio, ovvero la retina, può diventare edematoso e anche staccarsi. Il distacco impedisce alla retina di funzionare adeguatamente e, senza correzione, causa un danno permanente. Dopo l’operazione, alcuni afflitti da malattie retiniche, come la retinopatia diabetica, lamentano un peggioramento della visione.

In queste circostanze, un corretto controllo dell’oculista consente una diagnosi precoce e il trattamento delle rare complicanze. Il processo di guarigione in certi casi diventa più lungo e il paziente, in concomitanza, avverte alcuni fastidi.

Arrossamento, lacrimazione e sensazione di corpo estraneo implicano un prolungamento della terapia con colliri antibiotici e antinfiammatori.

Cataratta secondaria e infezione

A volte, si può presentare una cataratta secondaria, per l’opacizzazione del tessuto, o capsula, rimasto dopo l’asportazione. Il disturbo si manifesta in circa 1 operato su 4, dopo mesi o addirittura anni dall’intervento chirurgico. Per rimediare, si incide con lo Yag laser una piccola apertura nella capsula opaca, attraverso cui passano i raggi luminosi.

Inoltre, durante l’intervento, può accadere la rottura della capsula posteriore della lente. L’inconveniente può causare lo scivolamento dei pezzi di cataratta nel liquido gelatinoso contenuto nel bulbo oculare.

I rischi di riduzione della vista nell’interessato diminuiscono con una attenta gestione della complicanza da parte del chirurgo.

Ma la conseguenza più temibile dell’intervento sul cristallino è l’infezione delle strutture interne dell’occhio. L’endoftalmite postoperatoria è dovuta a germi patogeni che possono entrare nel bulbo durante o dopo l’intervento.

Come prevenire la cataratta

Recenti studi sostengono che l’opacizzazione del cristallino possa essere prevenibile, almeno in parte. Infatti, per ritardarne l’insorgenza, è possibile agire sui fattori di rischio, tra cui si ipotizzano:

Anche l’esposizione forte al sole, senza la valida protezione di occhiali scuri a norma di legge, può facilitare la cataratta. Quindi, sarebbe opportuno dotarsi di lenti filtrate per gli ultravioletti, UV, per riparare gli occhi dalla luce solare.

Inoltre, numerose indagini dimostrano l’effetto di una dieta sana, ricca di frutta e verdura, per contrastare il difetto. Soprattutto sarebbe utile l’apporto adeguato di vitamine A, C e carotenoidi, presenti negli ortaggi, come spinaci e cavoli.

Sulla rivista Ophthalmology, ricercatori canadesi e americani hanno rilevato alcuni fattori che aumentano il rischio di cataratta. Perciò gli studiosi consigliano di trattare adeguatamente alcune condizioni per prevenire la riduzione di trasparenza della lente.

Così è necessario tenere sotto controllo stretto:

Integratori sì o no?

Gli stessi esperti ritengono che sia controverso il ruolo dei complementi alimentari multivitaminici e minerali. L’effetto degli integratori è messo in discussione soprattutto nella diminuzione della cataratta correlata all’età (ARC). Infatti, sembra che alte dosi delle vitamine E e C possano aumentare il processo di opacizzazione.

Tuttavia, una sperimentazione con multivitaminici/minerali, durata 9 anni, ha evidenziato una riduzione del 34% di cataratta nei partecipanti. Comunque, alcuni autori attribuiscono a questi sistemi antiossidanti un ruolo nella prevenzione e non nella cura. Glutatione ridotto e vitamine C ed E potrebbero rallentare la cataratta, perché si oppongono al processo di perossidazione.

Quindi una dieta adeguata, come quella mediterranea, con vegetali, pesce e olio evo, potrebbe contribuire al benessere oculare.

Gli estrogeni nelle donne in menopausa si dimostrerebbero validi per la prevenzione della cataratta, ma non sono giustificati a tal fine. Infine, chi da lungo tempo assume corticosteroidi potrebbe chiedere al medico un farmaco diverso, per ridurre il rischio di cataratta.

Con la consulenza degli specialisti dello IAPB – Italia onlus (International Agency for the Prevention of Blindness- Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità, sezione italiana di Roma e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.

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