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Bulimia: che cos’è, sintomi, cause, a chi rivolgersi per curare questo disturbo alimentare

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare. La patologia, detta DAP-Disturbo Alimentare Psicogeno o MIA, è caratterizzata da frequenti abbuffate senza freni inibitori.

Alle conseguenze dell’ingordigia, soprattutto sul peso, il bulimico rimedia con mezzi drastici, come il vomito o l’esercizio fisico eccessivo. Inoltre, non può resistere all’impellente bisogno di ingurgitare cibo a più non posso e di nascosto. Dopodiché prova un senso di colpa per la perdita di controllo.

Per non ingrassare, espelle il cibo, anche con lassativi, oppure smaltisce le calorie introdotte, con digiuno o dieta. In aggiunta, ha una falsa percezione del proprio corpo, che vorrebbe più snello, secondo l’ideale moderno di magrezza sinonimo di bellezza.

La bulimia nervosa è causata da diversi fattori, in prevalenza psicologici, come la bassa autostima, che interagiscono tra loro. Le donne, soprattutto adolescenti, sono le più colpite dalla patologia perché ossessionate dal peso.

Bulimia: che cos’è

La parola “bulimia” va accompagnata da “nervosa” per distinguere la malattia da saltuari episodi di fame eccessiva, senza altre manifestazioni.

L’autentica condizione patologica è un grave disturbo del comportamento alimentare. In sintesi, il bulimico è soggetto a ricorrenti abbuffate compulsive, fatte di nascosto e anche di notte.  

Alla grande ingestione di alimenti, rimedia sempre con comportamenti di compenso, come il vomito autoindotto. Le tattiche di riparazione sono adottate per “liberarsi” del cibo e dei suoi effetti indesiderati sul peso.

Non solo, prova un impulso irresistibile a ingozzarsi rapidamente di grandi quantità di cibo, senza freni inibitori e fino a “scoppiare”.

La crisi di “voracità famelica” non procura piacere al palato ma serve a calmare la mente. Tuttavia la scorpacciata selvaggia provoca all’interessato un senso di colpa per aver ceduto alla tentazione.

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Ossessione del cibo

L’assalto al frigorifero o alla dispensa può far ingerire al soggetto da 5.000 a 20.000 calorie in un’ora, ad una velocità di 81,5 calorie al minuto.

Di conseguenza, il divoratore si preoccupa per il proprio peso e cerca subito di svuotare lo stomaco o di ridurre l’impatto calorico. A questo scopo, mette in atto strategie compensative eliminatorie, tra cui l’abuso di lassativi e diuretici, e non eliminatorie, come l’esercizio fisico intenso.

Chi soffre di bulimia entra in un circolo vizioso, perché alterna le mangiate a condotte anomale per combatterle, come il digiuno. Nella bulimia nervosa, chiamata anche DAP-Disturbo Alimentare Psicogeno, il paziente avverte dentro di sé un vuoto fisico, che in realtà è affettivo.  

Di conseguenza, l’ansia provata lo spinge a colmare il “pozzo senza fondo” con il cibo. La spinta imperiosa e inarrestabile all’abbuffata arriva in maniera automatica, senza che il soggetto possa bloccarla. 

Spesso consuma anche prodotti crudi o surgelati e mescola ingredienti e sapori, a volte in modo disgustoso.

Il conseguente senso di colpa porta a decisioni insane, come una dieta restrittiva. In effetti, si autoaccusa di non saper resistere alla seduzione del cibo e ha paura di nuocere alla propria linea.

La patologia è temibile in quanto è connessa a numerosi disturbi, come l’erosione dello smalto dei denti dovuta all’acidità del vomito. La bulimia nervosa è anche fonte di alcune malattie, dalla gastrite alle disfunzioni cardiovascolari.

Come nell’anoressia, il malato dà un valore troppo alto alla magrezza. Quindi per ottenerla, dopo i cedimenti famelici, cerca di esercitare l’autocontrollo sul peso con metodi drastici.

Il disturbo, tipico delle donne, in particolare adolescenti, è causato in prevalenza da fattori psicologici e ambientali.

Bulimia e adolescenza

Da ricerche condotte su studenti di scuola superiore e universitari, sembra che i maschi bulimici rientrino tra lo 0,1% e l’1,4%. In pratica, su ogni 1.000 uomini circa 14 sarebbero bulimici.

Le bulimiche, nello studio, risultano tra lo 0,3% e il 9,4%. In conclusione, su ogni 1.000 donne un minimo di 3 e un massimo di 94 sono portatrici del disturbo. Quindi la bulimia nervosa sembra una prerogativa della popolazione femminile, con circa il 94% dei casi.

Nel sesso “rosa”, la bulimia in genere colpisce le donne tra i 16 e i 40 anni, in preponderanza nell’adolescenza.

Attualmente l’età d’insorgenza della bulimia nervosa femminile si sta abbassando, con casi in età prepubere. 

Di solito l’esordio avviene tra i 12 e i 25 anni, con un picco intorno ai 17 anni.

I dati sulla bulimia nervosa probabilmente sono sottostimati. Infatti non si possono conteggiare i numerosi soggetti che, provando vergogna, nascondono per anni la MIA.

Bulimia: sintomi

Sintomi psicologici

Dal lato psicologico, il futuro bulimico è dominato da:

Innanzitutto presenta una percezione alterata di sé e del proprio corpo, ritenendosi sempre troppo grasso. Le abbuffate servirebbero ad allontanare l’attenzione da stati emotivi intollerabili o a fuggire da situazioni che minacciano una positiva valutazione di sé stessi.

Le tecniche compensative, come il vomito, farebbero recuperare sicurezza e autostima al bulimico, che esercita così il controllo sul peso.

La bulimia nervosa può essere intesa anche come una ribellione biologica dell’organismo verso restrizioni dietetiche eccessive. Di conseguenza la malattia non sarebbe altro che l’altra faccia dell’anoressia. Tuttavia, nonostante gli espedienti, i bulimici riescono ad eliminare solo metà del cibo ingurgitato, per cui spesso il loro peso non si riduce.

Probabilmente chi soffre di bulimia colma l’assenza di affetti con il cibo o si ripaga di un lavoro frustrante e di aspettative andate deluse. Ma poi, con il pentimento e il terrore dei chili in più, passa a neutralizzare la scorpacciata con sistemi poco salutari.

Emozioni nella bulimia

Una simile gestione delle emozioni non elimina i problemi di fondo, anzi ne crea di nuovi. Il soggetto cade in una spirale che porta ad altre abbuffate e sensazioni negative.

Spesso ciò che viene mangiato è proprio quello che è “proibito” dalle regole alimentari. Anche per questo la persona sperimenta disagio e sensazione di perdita di controllo. Di conseguenza, può giudicare la propria dieta irrimediabilmente rovinata e sentirsi intensamente angosciata e demoralizzata.

Con il senso di colpa, il bulimico giudica se stesso come privo di forza di volontà. Inoltre scruta immediatamente il proprio corpo alla ricerca delle conseguenze della trasgressione alimentare.

Per annullare la mangiata, passa agli stratagemmi della malattia, chiamati “spurgo bulimico”, ovvero:

Dopo le sofferenze psicologiche, non si fanno attendere conseguenze fisiche e sociali ben evidenti. L’interessato può avere problemi lavorativi e nelle comuni attività quotidiane.

Per non incorrere in tentazioni alimentari, il bulimico si chiude in casa e adotta sotterfugi difensivi per non essere scoperto.

All’estremo, sono intaccati tutti gli aspetti della vita. A volte il paziente va incontro ad autolesionismo e ad abuso di sostanze, alcool e droghe.

Sintomi fisici del bulimico

Sul piano organico, all’inizio si riscontrano sintomi banali:

I disturbi più complessi sono:

Le donne possono soffrire di disfunzioni sessuali e di un ciclo mestruale alterato, fino all’amenorrea. Gli uomini rivelano disturbi dell’erezione. Ripercussioni si hanno a livello renale, intestinale e delle ossa, colpite da osteoporosi. Maggiormente danneggiato dalla MIA è il sistema cardiovascolare, con problemi come lo scompenso cardiaco.

Legati all’eventuale e raro eccesso ponderale del bulimico, si possono presentare diabete e ipertensione. All’opposto, le persone bulimiche appaiono in maggioranza in normopeso e solo saltuariamente in lieve sottopeso.

Bulimia: cause

La bulimia nervosa è una patologia complessa e s’instaura per un’interazione di fattori diversi. Innanzitutto la componente genetica ha un ruolo dominante, intorno al 28-38%. La comparsa della malattia è quattro volte più frequente in chi ha parenti bulimici.

Fattori familiari che predispongono alla patologia sono obesità e alcolismo dei genitori. Anche tratti caratteriali ereditati, come la tendenza alla depressione o al perfezionismo ossessivo, influiscono sull’insorgenza del disturbo.

Anche esperienze traumatiche con i parenti incidono sulla malattia:

La bulimia nervosa può essere condizionata dall’ambiente in cui si vive.

Cause sociali

Il desiderio di un corpo snello oppure essere vittima del bullismo sono condizioni che favoriscono la malattia.

Alcune professioni, come quella dell’indossatrice, e certi sport, che obbligano ad essere esili, come la danza, sono a rischio del disturbo. L’ossessione del controllo del peso, in nome della magrezza estrema, viene esaltata anche e soprattutto dai social. Più degno di nota è Instagram, perché mostra figure filiformi, spesso false, come esempi da seguire.

Pericolosi sono i siti dedicati alla MIA che inneggiano ai comportamenti malati del disturbo, come il vomito, per procurarsi la magrezza. Molte giovani cadono nell’inganno e praticano i consigli nefasti fino alle peggiori conseguenze o al decesso.

Diete troppo severe

Una dieta troppo restrittiva può aprire la via alla bulimia nervosa. Il fenomeno è stato confermato da un esperimento condotto su studentesse quindicenni a Londra. Dopo un anno di regime alimentare severo, le ragazze hanno mostrato un rischio otto volte maggiore di incorrere nella malattia.

Anche un lungo periodo di astensione dal cibo, il digiuno protratto o all’opposto l’obesità, possono essere causa della MIA.

Chi è affetto da diabete di tipo 1, giovanile, a volte può cedere al desiderio di mangiare molto. Per evitare l’iniezione di insulina e tenere lo stesso basso il livello di zucchero nel sangue, il paziente vomita.

A lungo andare, questo comportamento scorretto si traduce in bulimia nervosa conclamata.

Diagnosi

Chi soffre di bulimia prova disgusto, depressione, autosvalutazione e introversione, per cui nega i sintomi e tiene nascoste le manifestazioni della malattia.

Spesso, per questo motivo, non è facile diagnosticare il disturbo, che può rimanere nascosto per anni.

Il ruolo dei familiari

Tuttavia tutti possono contribuire a scoprire la malattia:

La diagnosi spetta comunque allo specialista. Il medico nutrizionista oppure lo psicoterapeuta hanno le competenze per cogliere i segnali della bulimia nervosa.

Quanto prima si riconosce la malattia, tanto più precocemente si può intervenire per curarla. Più anni passano dal suo esordio e più diventa radicata, mettendo il malato in pericolo di vita, anche per suicidio.

La certezza della diagnosi si ha quando il paziente presenta due caratteristiche:

A volte, superata la vergogna, chi soffre di bulimia, si reca spontaneamente dal medico. Il sanitario può confermare la diagnosi attraverso sintomi evidenti, come i frequenti momenti di “depurazione”.

Il ruolo dello specialista

Lo specialista esamina la dieta del soggetto, il suo peso e altri dettagli fisici, dal tono muscolare alla condizione di pelle e capelli. Importanti criteri diagnostici sono anche gli aspetti psicologici del paziente, come la sua costante preoccupazione per il peso.

Il paziente viene sottoposto ad analisi di laboratorio, tra cui l’emocromo, e ad esami strumentali, ad esempio cardiaci, per valutare il suo stato di salute.

Con l’IMC-Indice di Massa Corporea, al di sopra di 18,5, viene stabilito se si è in presenza di bulimia e non di anoressia.

La diagnosi dell’esperto si basa sulle caratteristiche specifiche della bulimia nervosa descritte nel DSM-Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Il trattato per gli specialisti considera soprattutto gli aspetti psicologici del paziente. Per essere giudicato bulimico, un soggetto deve mostrare i segni rivelatori della malattia, in particolare le ripetute abbuffate e la perdita di controllo.

Come curare la bulimia nervosa

Secondo autorevoli linee guida inglesi del 2017, l’intervento più efficace per la bulimia nervosa è la terapia cognitivo-comportamentale.

Sembra che con 20 sedute di questa cura in 20 settimane, si possa arrivare alla remissione della malattia. Al confronto, 100 sedute psicoanalitiche in due anni non avrebbero dato lo stesso risultato.

Il trattamento è multidisciplinare perché coinvolge più figure professionali, come il dietologo. Il percorso terapeutico di solito è ambulatoriale e raramente, nei casi più gravi, richiede il ricovero ospedaliero.

La terapia cognitivo-comportamentale può essere individuale oppure di gruppo. Quando si trova con altri bulimici, il paziente può sentirsi compreso e a suo agio. Tutti insieme, i malati riescono a confidarsi, a condividere gli stessi problemi e a socializzare.

Il bulimico che non va dal medico può lo stesso sottoporsi alla cura grazie a manuali di auto-aiuto o terapia digitale, proposta da appositi siti.

Terapia cognitivo-comportamentale: come funziona

La terapia cognitivo-comportamentale prevede una prima fase per cambiare l’atteggiamento del paziente verso l’alimentazione.

Il soggetto viene incoraggiato ad avere una dieta sana e regolare, superando il suo cattivo rapporto con il cibo. Per lui, il controllo del peso giusto deve essere un traguardo e non l’unico fattore di stima del proprio valore. Lo specialista insegna quando mangiare, con un distacco tra i pasti di non più di 3-4 ore, e cosa assumere, con un regime personalizzato.

Un diario alimentare può aiutare a comprendere le abitudini alimentari da correggere e le carenze nutrizionali da risolvere.

Il paziente poi viene guidato a riconoscere e vincere i sintomi propri della bulimia nervosa, soprattutto i comportamenti compensatori. Contro l’intolleranza alle emozioni negative, al bulimico viene consigliato di ricercare emozioni positive, sforzandosi di sfuggire alla vita emarginata.

Anche la terapia familiare e quella relazionale hanno un’importanza fondamentale. I due trattamenti servono per scoprire e risolvere i difficili rapporti del paziente con parenti e società, che hanno pesato sullo sviluppo della malattia.

Collegate al disturbo, la bassa autostima e l’asia sono dovute ad un pessimo concetto di sé e al confronto negativo con gli altri. Al contrario, relazioni esterne ben impostate e serene sono un sostegno per il soggetto.

Anche gli atteggiamenti consapevoli e disponibili dei familiari verso la malattia del congiunto offrono sollievo.

Farmaci

La bulimia nervosa può essere affrontata con i farmaci antidepressivi, che migliorano l’umore e riducono i disordini alimentari. Tuttavia questi medicinali agiscono dopo una lunga somministrazione e non sono esenti da conseguenze collaterali.

Queste sostanze non dovrebbero essere prescritte per più di 15 giorni, in dose di tre pastiglie al giorno. 

A detta della psicoterapeuta, i farmaci sono un metodo di cura passivo, che non impegna il paziente al cambiamento. Inoltre gli antidepressivi non funzionano sulle abitudini errate, come la dieta restrittiva.

L’effetto dei medicinali risulta limitato nel tempo e inferiore a quello della terapia cognitivo-comportamentale, che è un metodo attivo.

Dieta per bulimia nervosa

Il regime alimentare deve essere personalizzato, studiato su misura dallo specialista. In caso di normopeso, le calorie da assumere possono essere 2000 al giorno.

Nel sottopeso, l’aumento di calorie quotidiane dovrebbe arrivare ad almeno 3.000 calorie al giorno. Invece, di fronte al sovrappeso le calorie vanno portate a circa 1200 al giorno.

Per tutti quelli che soffrono di bulimia, il cibo va preso come se fosse una medicina: almeno quattro “pastiglie” al giorno. I quattro ‘pasti’, colazione, pranzo, cena e uno spuntino, riportano l’organismo all’alimentazione scandita da segnali di fame e sazietà.

In generale, tutti i malati dovrebbero adottare la Dieta Mediterranea come quella di Melarossa, cioè a base di alimenti salutari, cucinati in modo sano perché contribuiscono al benessere di un organismo provato dalla MIA.

L’alimentazione equilibrata del paziente segue i LARN-Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia della SINU-Società Italiana di Nutrizione Umana.

Il fabbisogno di proteine, suddivise in 2/3 vegetali e 1/3 di origine animale, è pari al 10-15% delle calorie totali giornaliere. Mentre i grassi al 10-35% delle calorie quotidiane e i carboidrati al 45-60% del totale di calorie in un giorno.

Inoltre, la ripartizione delle calorie quotidiane ai pasti prevede: colazione 20%, spuntino 5%, pranzo 40%, merenda 5%, cena 30%.

Dieta per bulimici in normopeso  

La dieta frazionata adatta ai bulimici normopeso sazia e fa sincronizzare con il ritmo della fame “vera”, metabolica. Predisposto il percorso mentale, il soggetto deve trovare il tempo e la tranquillità necessari ad ogni pasto, interrompendo altre attività.

Il programma alimentare deve essere prestabilito, decidendo in anticipo cosa mangiare in modo da non sgarrare. Per tamponare le crisi di fame, servono alimenti da masticare a lungo, come la frutta soda e compatta.

Al contrario, vanno limitati i cibi liquidi, tra cui gelati, succhi e frullati, che “tradiscono” provocando subito un senso di vuoto. Invece, come spuntino, vanno bene toast con prosciutto cotto, bresaola, yogurt oppure barrette.

Suddividendo e regolando i pasti, si ottengono il miglioramento dell’autostima e il riequilibrio del metabolismo.

Dieta per bulimici in sovrappeso

La Dieta integrale ipocalorica, per i bulimici in sovrappeso, è prescritta da Arianna Banderali. Secondo l’esperta, II desiderio impulsivo e compulsivo di cibo non è incontrollabile, ma si può dominare allenandosi a tollerare la fame.

Per non soccombere alla voracità, l’alimentazione deve essere a base di cibi ricchi di fibre, come cereali integrali, semi, legumi e ortaggi, che gonfiano e ingannano stomaco e cervello. Inoltre, come spegni-appetito, sono utili le tisane calde, che hanno anche un’azione rilassante.

Riducendo al minimo i condimenti di minestroni, pasta integrale, insalate e altri piatti “compiacenti”, non si superano le 1.200 calorie giornaliere.

Dieta alimentare per bulimici in sottopeso

La Dieta per il sottopeso serve ai bulimici magri per far salire il loro IMC sopra il 18,5.

Tuttavia, non devono consumare troppi cibi grassi ma piuttosto quelli proteici che fanno aumentare la massa magra e non l’adipe. In sostanza, dovrebbero privilegiare:

Inoltre, sono importanti alimenti concentrati e di volume minimo e pasti piccoli e frequenti. Ad esempio, è più indicato un semolino con tuorli e grana che pastasciutte o dolci elaborati, difficili da digerire. Anche yogurt e latticini sono utili alle giovani bulimiche sottopeso che devono fare provviste di calcio per evitare l’osteoporosi in età adulta.

Nei casi più gravi, la dieta dovrebbe comprendere 300 g di carboidrati e 100 g di proteine al giorno, per circa 2500-3000 calorie.

Oltre alla dieta, è necessario il movimento, per stimolare i muscoli e placare l’ansia. Soprattutto camminare tonifica la muscolatura delle cosce e riesce a sollevare i glutei.

Infine sono consigliate tecniche “consolatorie”, in sostituzione del cibo. In particolare, massaggi e yoga rilassano e stimolano l’autostima.

Bulimia e attività fisica

Anche l’attività fisica, come la dieta, può essere regolamentata. Senza strafare, per il benessere del paziente, sarebbe sufficiente una passeggiata a passo svelto per mezz’ora, cinque volte alla settimana.

Per l’armonia della psiche e di tutto il corpo, si dovrebbero praticare di preferenza gli sport di gruppo. Infatti, la pallavolo e altre attività collettive facilitano l’inclusione sociale e stimolano le facoltà mentali.

Come prevenire la bulimia

Le persone a rischio di bulimia nervosa, perchè hanno parenti malati o perchè sono obese o anoressiche, vanno tenute sotto stretto controllo. I segnali della malattia, disagi psichici e disordini alimentari, devono essere colti prontamente anche in chi non è a rischio.

Familiari, amici e chiunque è vicino al soggetto, come insegnanti o colleghi di lavoro, devono capire i campanelli d’allarme della malattia. A maggior ragione, il personale sanitario e docente deve essere preparato a identificare la bulimia nervosa.

Allo scopo, in Italia, sono programmati corsi di formazione, come a Milano, dove la prevenzione viene insegnata nelle scuole.

Soprattutto gli adolescenti che mostrano sintomi di disturbi alimentari vanno aiutati a superare i loro problemi, in particolare psicologici. I ragazzi devono essere indirizzati verso ideali di peso più realistici e abitudini dietetiche più salutari.

L’importanza della collettività

La famiglia ha il ruolo principale nella prevenzione della malattia. Un ambiente sereno, privo di conflitti, e l’esempio di una sana alimentazione sono determinanti nella crescita dei giovani.

L’appoggio e la comprensione dei genitori rendono i figli più sicuri e fiduciosi nei confronti di sé stessi e della vita. Anche i valori veri e positivi trasmessi dagli adulti alle nuove generazioni sono uno scudo protettivo contro la bulimia nervosa.

Gli ideali autentici si contrappongono a quelli falsi, come idolatrare la magrezza e le tecniche pro-MIA, sbandierati da una società alterata.

In conclusione, è possibile prevenire la bulimia nervosa conoscendola e riconoscendola. L’informazione al pubblico è quindi l’arma più potente, che mette le persone in grado di affrontare il disturbo. Solo parlando in modo chiaro e diffusamente della malattia, possono essere sensibilizzati molti cittadini.

Prima che si verifichi la patologia, vanno presi in considerazione i problemi esistenziali e le convinzioni sbagliate, che affliggono di più gli adolescenti.

Ai primi sintomi della malattia, è necessario un intervento pronto e mirato per eliminarli.

In caso di bulimia nervosa, il malato deve essere fermamente avviato al trattamento più adeguato, che evita anche eventuali ricadute.

Epidemiologia

Negli ultimi anni, i casi di bulimia nervosa sono in espansione. Soprattutto nel mondo occidentale aumentano i casi in ogni classe sociale, senza distinzione di ceto. Il riconoscimento della malattia è avvenuto nel ’79, quando lo psichiatra inglese Gerald Russell l’ha descritta per la prima volta. Rispetto ad allora la sua incidenza  è cresciuta, a partire dagli anni ’90.

Secondo studi, la patologia colpisce in maggioranza le donne. Le giovani bulimiche sono l’1%, come riferito da Arianna Banderali, vicepresidente di AIDAP-Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso, psicoterapeuta e specialista in Scienze dell’Alimentazione.

Invece, non ci sono dati certi sugli uomini ma si ritiene che oggi anche molti di loro cadano vittime della MIA. Probabilmente nel sesso forte, la bulimia nervosa è scatenata dall’attenzione maschile quasi maniacale verso l’aspetto “scultoreo” e asciutto, imposto dalla cultura moderna. Di conseguenza, per raggiungere la forma fisica ideale, alcuni uomini non esitano a controllare il peso con i metodi poco ortodossi tipici della malattia.

Bulimia: cenni storici

Il termine bulimia racchiude in sé il significato del disturbo in quanto deriva dal greco “boulimía”, ovvero “fame da bue”. Un tempo la malattia veniva catalogata anche come “cinoressia”, cioè “fame da cane”.

La bramosia patologica di cibo esisteva già nell’antichità, come dimostrano testi di epoche Avanti Cristo. Tuttavia in passato la fame smodata non era seguita da vomito o altre pratiche compensative della bulimia nervosa.

Più degno di nota il fatto che, un tempo, durante il banchetto si vomitava per far spazio nello stomaco e ricominciare a mangiare. Sempre in periodi remoti, lo svuotamento gastrico, fatto più volte al mese, era considerato una terapia salutare, soprattutto per gli obesi.

Invece, nel Medioevo, i ricchi ostentavano l’assunzione eccessiva di cibo. All’opposto, asceti e santi praticavano il vomito come antidoto alle tentazioni del diavolo e autopunizione per riparare ai peccati.

L’effettiva bulimia nervosa è testimoniata dal XX secolo, ma in quanto sintomo e non come malattia a sé. Ma a partire dagli anni ’30, da più parti, sono stati segnalati molti pazienti affetti da problemi bulimici. Tuttavia solo nel 1952, la malattia è stata scoperta e inserita nel DSM-Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Nel 1979, Gerald Russell ha inquadrato la sindrome come la si conosce oggi. Lo psichiatra britannico ha definito la patologia come una “inquietante variante dell’anoressia”.

La bulimia nervosa ha in comune con l’anoressia il culto del corpo snello e il suo raggiungimento a tutti i costi.

Il fenomeno si deve alla propaganda della magrezza come sinonimo di bellezza. Soprattutto social, moda e media promuovono una visione distorta del fisico che incanta molte persone.

Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione. Revisione scientifica a cura di Arianna Banderali vicepresidente di AIDAP psicoterapeuta e specialista in Scienze dell’Alimentazione.

Link esterni

1 -Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso AIDAP.
2- Società Italiana di Nutrizione Umana SINU.

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